martedì 31 marzo 2009

I vescovi italiani garantiscono per le famiglie in difficoltà


mons. Mariano Crociata, segretario generale della CEI


da Avvenire


Fondo di 30 mln per le famiglie

Un fondo di "garanzia" e solidarietà, basato su una grande colletta che sarà lanciata a livello nazionale, e che vedrà gli interventi concordi della Conferenza episcopale italiana e del sistema bancario italiano. È la novità annunciata stamane a Roma da mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, emersa dai lavori del Consiglio episcopale permanente della scorsa settimana.

Le famiglie con più di tre figli che si trovassero senza lavoro a causa della crisi potranno accedere a una forma di sostegno promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana: avranno diritto a un sussidio di 500 euro al mese per pagare l'affitto o il mutuo. I soldi saranno erogati dalle banche sotto forma di un prestito garantito da un Fondo che la Cei alimenterà con 30 milioni di euro, che saranno raccolti in una colletta nazionale. Le banche da parte loro decuplicheranno il tetto (che è di garanzia, ed è quind infruttifero) fino a 300 milioni per far fronte ai prestiti che saranno rimborsdabili in 5 anni a partire dal raggiungimento di un nuovo reddito da lavoro e con un interesse minimo concordato dalla Cei con l'Abi.

"Abbiamo calcolato - ha detto ai giornalisti mons. Mariano Crociata, neo segretario generale della Cei - che in queste condizioni potranno trovarsi dalle 20 alle 30 mila famiglie. Ci si dovrà rivolgere al parroco e non ci saranno persone dedicate a questo servizio. Le famiglie che rientreranno in questi parametri (dovranno essere coppie sposate, anche se solo civilmente) saranno indirizzate alla Caritas diocesana o agli uffici delle Acli. La banca poi in 10-20 giorni inizia questo sostegno, con l'erogazione mensile della somma di 500 euro. Servirà per l'affitto o il mutuo per un anno. L'erogazione potrà essere rinnovat apoi per un secondo anno e non esclude altri aiuti che la famiglia può chiedere o ricevere". Per Crociata, "servirà alle famiglie che hanno perso il reddito a resistere in questa fase difficile per rientrare nel mercato del lavoro".

Un aiuto alle famiglie con tre figli o malati gravi. "Accanto alle decine di iniziative di solidarietà già attivate nelle diocesi - ha detto Crociata - abbiamo avuto l'assenso dell'Abi per istituire un fondo rivolto ad aiutare in particolare le famiglie con tre figli, oppure con malati gravi, disabili o particolari situazioni di disagio a seguito della perdita del posto di lavoro del capofamiglia e del venir meno dell'unico reddito familiare. In pratica la Cei - ha spiegato - intende raggiungere, grazie alla colletta popolare, la somma di partenza di 30 milioni di euro". La rete bancaria italiana, dal canto suo, potrebbe ampliare il plafond delle erogazioni fino a 300 milioni di euro, ma l'accordo con l'Abi sarà annunciato ufficialmente non appena tutte le questioni tecniche verranno risolte.

500 euro al mese per un anno a 20-30 mila famiglie. Mons. Crociata ha sottolineato che "la quota dei destinatari potenziali è stata calcolata in 20-30 mila famiglie al massimo" e i criteri di distribuzione del prestito agevolato (500 euro al mese per un anno, prorogabile per un secondo anno) saranno piuttosto stringenti.

La colletta nazionale a Pentecoste. Il fondo sarà finanziato con una colletta nazionale che si terrà in tutte le chiese italiane domenica 31 maggio, solennità di Pentecoste, ma vi si potrà contribuire anche per altre vie, per esempio attraverso conti correnti bancari da istituire ad hoc, in modo da favorire "azioni di solidarietà dentro e fuori dalla comunità ecclesiale". La Cei conta di raggiungere così l'obiettivo di 30 milioni di euro, che si tradurrebbe in prestiti alle famiglie più bisognose per un totale di 300 milioni di euro. Potranno accedervi, attraverso i centri Caritas delle parrocchie, le famiglie regolari, anche straniere e non cattoliche, purché con almeno tre figli o malati a carico e che abbiano perso il lavoro ed ogni fonte di reddito.

L'iniziativa si affianca a quella delle diocesi. "Non è un'elemosina ai poveri - ha tenuto a sottolineare il segretario della Cei - ma un intervento nel rispetto della dignità delle persone che potranno restituire quanto percepito, a tassi contingentati da definire e nei tempi loro possibili, quanto ricevuto". Se ciò non fosse possibile, interverrà il fondo di garanzia che, in caso di mancato utilizzo, sarà invece distribuito tra le diocesi per aiuti diretti. L'iniziativa - è stato anche chiarito - si affianca a quelle già avviate in molte diocesi italiane, ma ne è indipendente ed è tesa, fra l'altro, a sottolineare l'immagine "di una Chiesa unita impegnata nell'annuncio del Vangelo anche attraverso una costante attenzione alle necessità concrete di chi ha bisogno".

Cina - Sequestrato dalla polizia mons. Jia Zhiguo, vescovo sotterraneo di Zhengding



di Bernardo Cervellera

È stato portato via dalla sua casa da 5 poliziotti. Da settimane era sotto controllo 24 ore su 24 per proibirgli di incontrarsi con il vescovo ufficiale, con il quale si era riconciliato su indicazione del Vaticano. Un colpo alla strategia di unificazione della Chiesa cinese lanciata dalla Santa Sede, mentre in Vaticano prosegue l’incontro della Commissione plenaria sulla Chiesa in Cina. Mons. Jia Zhiguo ha subito anche la derisione della polizia.


Roma (AsiaNews) – Mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo sotterraneo di Zhengding (Hebei) è stato sequestrato ieri dalla polizia e portato in un luogo sconosciuto. Il sequestro avviene in concomitanza con l’incontro in Vaticano della Commissione plenaria sulla Chiesa in Cina.

Ieri pomeriggio alle 16 (ora locale), 5 poliziotti e due auto si sono presentati nella casa del vescovo e lo hanno prelevato per una località sconosciuta. Mons. Jia, 74 anni, soffre di vari disturbi a causa delle carcerazioni passate e per la sua età e i fedeli della diocesi sono preoccupati che questo nuovo sequestro possa metterlo in pericolo di vita.

Da anni mons. Jia subisce sequestri e isolamenti da parte della polizia, che lo tengono lontano per mesi dalla sua comunità. Durante questi periodi la polizia cerca di indottrinarlo sulla politica religiosa del Partito e lo spinge ad aderire all’Associazione patriottica (Ap).

Questa volta i motivi sono ancora più gravi e colpiscono al cuore i tentativi del Vaticano nel voler riconciliare Chiesa ufficiale e sotterranea dell’Hebei, la regione a massima concentrazione di cattolici.

Mesi fa mons. Jang Taoran, vescovo di Shijiazhuang (Hebei), la diocesi della Chiesa ufficiale della zona, si è riconciliato con la Santa Sede, ed ha accettato – su indicazione del Vaticano - di collaborare con il vescovo Jia Zhiguo, divenendo suo vescovo ausiliare. Mons. Jia diverrebbe invece il vescovo ordinario della diocesi, pur rimanendo della Chiesa sotterranea e non riconosciuto dal governo.

I due vescovi si sono incontrati spesso e hanno cominciato a costruire un piano pastorale comune. Ma non appena l’Associazione patriottica ha scoperto questi segni di riconciliazione, ha obbligato i due vescovi a non più incontrarsi e li ha messi sotto custodia della polizia 24 ore su 24. Secondo alcuni fedeli locali, la polizia ha detto a mons. Jia Zhiguo che “questa unità [fra i due vescovi – ndr] è cattiva perché è voluta da una potenza straniera come il Vaticano. Se unità ci deve essere, deve avvenire attraverso il governo e l’Ap”. Data la resistenza di mons. Jia a sottoscrivere l’adesione all’Ap, la polizia si è messa a irridere il vescovo, dicendo che il governo metterà un altro vescovo al suo posto e che per lui “è tempo di andare in pensione, dato che è malato”.

L’incontro della Commissione vaticana sulla Chiesa in Cina, che dura fino a domani, doveva affrontare proprio le tematiche dell’accettazione della Lettera del papa ai cattolici cinesi, pubblicata nel giugno 2007. In essa Benedetto XVI aveva esortato Chiesa ufficiale e Chiesa sotterranea a far crescere la riconciliazione e aveva definito “incompatibili” con la fede cattolica gli ideali e la struttura dell’Associazione patriottica, che mira a costruire una Chiesa nazionale, indipendente dalla Santa Sede.

Sulla situazione attuale di persecuzione della Chiesa in Cina cfr anche: AsiaNews.it, 30/03/2009 In Cina è persecuzione. Incontro in Vaticano .

Aids, testamento biologico e stamilani, tre articoli.


Vi segnaliamo nei collegamenti qui sotto tre articoli da IlSussidiario.net.

Il primo è un'intervista ad Antonio Socci sul Papa e le polemiche seguite alle sue giuste dichiarazioni sull'Aids dal titolo: Papa/Socci: una testimonianza che vince l'ipocrisia di certe posizioni.

Il secondo è un'intervista al sottosegretario Eugenia Roccella sulla questione del testamento biologico dal titolo Testamento Biologico/ Roccella: Veronesi sbaglia, non serve un governo dei giudici.

Il terzo è un'intervista al professor Geoffrey Raisman, direttore dello Spinal Repair Unit all’University College London – Institute of Neurology, dal significativo titolo: Raisman (University College): le staminali embrionali? Tossiche come i subprime.

In Cina è persecuzione. Incontro in Vaticano


di Bernardo Cervellera

Un sacerdote sotterraneo dell’Hebei arrestato perché ha celebrato una messa. Controlli accresciuti per l’anniversario della morte di mons. Giuseppe Fan Xueyan, ucciso sotto tortura nel ’92. Vescovi e sacerdoti scomparsi o nei lager. Sotto pressione i vescovi ufficiali per farli tornare sotto l’obbedienza dell’Associazione patriottica. Da oggi in Vaticano incontro della Commissione per la Chiesa in Cina.


Roma (AsiaNews) – Vescovi e sacerdoti della Chiesa sotterranea arrestati, Chiese ufficiali sotto controllo, incremento della repressione contro i fedeli: è questa la situazione dei cattolici in Cina in questi giorni, mentre in Vaticano, da oggi, è in corso il raduno della Commissione plenaria sulla Chiesa cattolica in Cina.

Fonti di AsiaNews confermano che in queste settimane, soprattutto nell’Hebei (la regione vicina a Pechino, con la massima concentrazione di cattolici) le comunità sotterranee sono sotto pressione e viene loro proibito di incontrarsi per celebrare la messa. Giorni fa un sacerdote di Dung Lü, p. Paolo Ma, 55 anni, ha celebrato l’eucarestia con alcuni fedeli sotterranei e per questo è stato arrestato. La comunità cristiana è preoccupata per la sua sorte anche perché p. Ma è malato di cuore ed è probabile che in detenzione non venga curato.

Incremento di controlli e arresti sono dovuti al fatto che è vicino l’anniversario della morte di mons. Giuseppe Fan Xueyan, vescovo di Baoding, ucciso dalla polizia nel 1992. Per l’occasione i fedeli visitano la tomba del vescovo a Baoding e organizzano momenti di preghiere per il loro martire.

Mons. Fan, dopo aver passato decenni in campo di concentramento, è stato sequestrato dalla polizia nel 1992. Dopo alcuni mesi, il 13 aprile dello stesso anno è stato riportato morto, depositato nella notte davanti alla porta della casa dei familiari, il cadavere racchiuso in un sacco di plastica, con evidenti segni di tortura.

Fonti di AsiaNews ricordano che nella Chiesa sotterranea vi sono altri due vescovi scomparsi da anni nelle mani della polizia e dei quali non si conosce il loro destino. Il primo è mons. Giacomo Su Zhimin (diocesi di Baoding, Hebei), 75 anni, arrestato e scomparso dal 1996. Nel novembre 2003 è stato visto nell'ospedale di Baoding, controllato dalla polizia, dove ha subito cure al cuore e agli occhi. Ma dopo pochi giorni è scomparso ancora. Il secondo è mons. Cosma Shi Enxiang (diocesi di Yixian, Hebei), 86 anni, arrestato e scomparso il 13 aprile 2001. Mons. Shi, ordinato vescovo nel '82, era stato in prigione per 30 anni. L'ultima volta fu arrestato nel dicembre '90, poi rilasciato nel '93. Da allora aveva vissuto in isolamento forzato fino al suo ultimo arresto

Le stesse fonti affermano che vi sono anche decine di sacerdoti sotterranei in prigione o nei campi di lavoro forzato. E altre decine i vescovi sotterranei in isolamento.

Anche la Chiesa ufficiale subisce controlli e durezze. In questi mesi i vescovi riconosciuti dal governo sono stati chiamati molte volte a subire per settimane e perfino per mesi sessioni politiche sul valore della politica religiosa del Partito comunista cinese. Alcuni vescovi, come quello di Pechino, sono stati costretti anche a elogiare in pubblico l’operato dell’Associazione patriottica e a criticare “l’intromissione vaticana” negli affari religiosi in Cina. L’aumento delle pressioni è dovuto al fatto che ormai la quasi totalità dei vescovi ufficiali sono in segreto in comunione con la Santa Sede e molti vescovi riconosciuti dal governo collaborano sempre più con i vescovi sotterranei. Pechino vede male questa riconciliazione fra Chiesa sotterranea e ufficiale perché essa è generata “da una potenza straniera”, cioè il papa. Dal giugno 2007, quando Benedetto XVI ha pubblicato la sua Lettera ai cattolici cinesi, si sono moltiplicati i segni di riconciliazione fra i due rami della Chiesa in Cina, emarginando il potere dell’Associazione patriottica, l’organismo di controllo sulla Chiesa, voluto dal Partito.

Rompere questa unità è lo scopo di tutte queste vessazioni.

Da tempo l’Associazione patriottica prepara degli incontri a livello nazionale per votare il nuovo presidente dell’Associazione patriottica e il presidente del Consiglio dei vescovi cinesi [una specie di conferenza episcopale, che raduna solo i vescovi ufficiali, non riconosciuta dalla Santa Sede]. Le due cariche sono vacanti da tempo: il vescovo patriottico Michele Fu Tieshan, eletto presidente dell’Ap nel ’98, è morto nel 2007; mons. Giuseppe Liu Yuanren, vescovo patriottico di Nanchino, eletto presidente del Consiglio dei vescovi nel 2004, è morto nel 2005.L’elezione delle due cariche dovrebbe avvenire nel Congresso nazionale dei rappresentanti cattolici, già in programma da mesi. Ma l’incontro non si è ancora tenuto, a causa della resistenza di molti vescovi ufficiali a parteciparvi. Il card. Zen, in un messaggio ai vescovi cinesi lo scorso fine dicembre, ha chiesto loro di boicottare l’incontro, per onorare il loro rapporto di comunione con papa, che nella Lettera ha bollato come “inconciliabili” con la dottrina cattolica gli ideali e la politica dell’Ap.

La Commissione plenaria che si incontra in Vaticano da oggi fino al 2 aprile, è composta circa da 30 persone: superiori e membri della Segreteria di stato e della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli; rappresentanti dell’episcopato cinese, fra cui il card. Joseph Zen di Hong Kong; il suo coadiutore, mons. John Tong Hon; mons. Jose Lai Hung-seng di Macao; mons. John Hung Shan-chuan di Taipei e mons. Bosco Lin Chi-nan di Tainan (Taiwan).

La notizia del raduno, pubblicato ieri sull’Osservatore Romano, annuncia che fra i temi in discussione vi sono “questioni religiose attuali e importanti”.

lunedì 30 marzo 2009

L’album di Claudio


«Una vita felice senza dolore è un’illusione che rende debole la mente». La Weltanschauung di un caparbio malato di Sla.

Da Tempi, attraverso questo collegamento.

Oh, sembra una frase di Chesterton, quella sopra...

Un aforisma al giorno - 101

“La dura realtà è che i popoli che venerano la salute non riescono a rimanere sani”.

Gilbert Keith Chesterton, San Francesco d'Assisi

Un aforisma al giorno - 100

“Noi ricorriamo al medico per salvarci dalla morte; ed essendo la morte, diciamo pure, un male, egli ha il diritto di somministrarci le pillole più strane e recondite che a suo avviso giovano a contrastare queste minacce di morte. Non ha, però, il diritto di somministrare la morte in quanto rimedio a tutti i malanni. E come non ha l’autorità morale per imporre un nuovo concetto della felicità, così egli non ha l’autorità morale per imporre un nuovo concetto di sanità mentale”.

Gilbert Keith Chesterton, Eugenetica e altri malanni

Una nuova convenzione per i chestertoniani! Fede & Cultura!

A Verona c'è una bella casa editrice, Fede & Cultura, che ha all'attivo alcuni titoli chestertoniani ed ha stretto una convenzione anche con noi.

Le condizioni che Fede & Cultura riserva ai chestertoniani d'Italia sono le seguenti:

sconto del 15% su tutti i titoli in catalogo e niente spese di spedizione per ordini di almeno € 40,00; per ordini di valore inferiore spese di spedizione pari ad € 4,00 per ogni invio.

Ricordiamo allora alcuni dei titoli chestertoniani:

San Tommaso d'Aquino, di G. K. Chesterton.

Il pazzo e il re, di Fabio Trevisan, nostro socio ed animatore di tanti Chesterton Day ed incontri indimenticabili. E' una riduzione teatrale molto brillante de Il Napoleone di Notting Hill di Chesterton.

Uomo vivo con due gambe, di Fabio Trevisan. E' una riduzione teatrale di Manalive.

Fede & Cultura
Via Camuzzoni, 5
37138 Verona
tel. 045-941851
fax 045-9251058
cell. 329-4028078

http://www.fedecultura.com

L'Uomovivo è tornato!


Cari amici chestertoniani,

nel prossimo mese di Aprile 2009 troverete in libreria Uomovivo, ultima fatica di Morganti Editori, casa editrice che ha deciso di pubblicare nuovamente tante belle cose di Chesterton che mancavano da tanto tempo nelle librerie.

Uomovivo (questo il titolo -più attinente all'originale- scelto da Morganti per indicare Manalive, in passato noto al pubblico italiano come Le Avventure di un Uomo Vivo, uscito con la traduzione di Emilio Cecchi negli anni Dieci del '900) esce dopo tantissimi anni: una delle ultime edizioni fu quella di Piemme di una decina di anni fa, preceduta da un'altra edizione, quella degli Oscar Mondadori del 1989.

L'edizione nuova comprende anche un'altra novità, la traduzione, completamente rifatta e con le aggiunte di parti omesse nelle edizioni precedenti, resa con un linguaggio corrente.

E' un grande ritorno perché siamo in molti a ritenerla come una delle opere fondamentali di Chesterton, quella che sintetizza molti dei motivi poetici e teoretici del nostro Gigante, e che contiene tantissimi riferimenti autobiografici, seppure in un clima surreale. Ma è di quel surreale che aiuta a capire meglio il reale, e a goderne fino in fondo.

Il prezzo del volume è di € 15,00, ma per noi chestertoniani (= soci in regola col pagamento della quota annuale) c'è uno sconto del 30% sul prezzo di copertina. Le spese di imballo e spedizione sono a carico della Casa Editrice, il pagamento richiesto è tramite bonifico alle seguenti coordinate:

IT92R0541861500075570281247

L'ordine dovrà giungere alla Casa Editrice tramite il telefono 0422 445454 o per fax 0422 699066 oppure per email all'indirizzo segreteria@morgantieditori.it

Ricordiamo che sono sempre disponibili, stesso mezzo e stesse condizioni, Il Candore di Padre Brown e La Saggezza di Padre Brown.

Eutanasia - In Belgio l'eutanasia addormenta anche i bambini

Il Belgio era un paese cattolico, ora è diventato un paese di una tristezza allucinante per tanti motivi. Ecco che cosa ci dice Il Foglio.


In Belgio l’eutanasia sui minorenni è proibita per legge, eppure uno studio (pubblicato dall’American Journal of Critical Care) dimostra che è ampiamente praticata.

Secondo i dati raccolti dall’Università VUB di Bruxelles e quella di Gand e d’Anversa, in cinque delle sette unità di cura intensiva pediatriche del paese negli ultimi due anni i casi sono almeno 76. Tra questi, 25 volte si è deciso di ricorrere a farmaci letali (paralizzanti neuromuscolari o barbiturici) con “l’esplicita intenzione di causare la morte”, mentre nei restanti casi sono state interrotte terapie o respirazione artificiale, oppure sono stati somministrati sedativi.

Nel 62 per cento dei casi in cui la morte è avvenuta con la somministrazione di un farmaco letale, la decisione è stata presa dal medico senza interpellare gli infermieri, mentre nel 31 per cento dei casi è stato proprio l’infermiere ad agire senza la presenza di un dottore. Il 69 per cento del personale infermieristico interpellato si è dichiarato “pronto a interrompere le sofferenze di un bambino somministrando farmaci letali” e secondo il 90 per cento “proseguire con i trattamenti non è sempre nell’interesse del minore”.

Parla Suor Albina, buona suora che è stata per tanto tempo vicina ad Eluana.


In questo collegamento trovate l'intervista di Sat2000 a Suor Albina, la direttrice della casa di cura che ha accudito per tanti anni amorevolmente la povera Eluana Englaro. L'intervista è dei giorni in cui Eluana era stata trasferita ad Udine.

Nella convulsione di quei dolorosi giorni queste parole sono scivolate forse con pochissimo ascolto, ed invece meritano ascolto, come merita ascolto la commozione della buona suora quando saluta Eluana.

Grazie ad Avvenire.

domenica 29 marzo 2009

Il San Tommaso visto da Il Velino.

Da Il Velino

- La figura di san Tommaso d'Aquino (1225-1274), uno dei pilastri del pensiero cristiano e il “conciliatore” della cristianità con la filosofia classica, rivive nelle pagine di Gilbert Keith Chesterton, in un saggio del 1933 che l’editore Lindau ha ripubblicato per la collana “I pellicani”. Chesterton, famoso ai più per essere l’inventore di quel padre Brown interpretato da Renato Rascel che tanta fortuna ebbe nella televisione italiana, fu infatti anche un apprezzato biografo, come confermano le sue opere su Charles Dickens e san Francesco d'Assisi. Ma proprio il volume sul “doctor universalis”, come fu definito dai contemporanei, rappresenta il punto più alto del suo lavoro. Al punto che un fine studioso tomistico come Etienne Gilson lo definì addirittura, “senza possibilità di paragone, il miglior libro mai scritto su San Tommaso”. Chesterton, al quale l’opera fu commissionata dal suo editore, rievoca con la sua consueta ironia e sagacia le principali tappe della vita di Tommaso: la decisione giovanile di diventare frate mendicante domenicano, contrastata dalla sua ricca e potente famiglia, gli studi a Colonia sotto la guida di Alberto Magno, l'arrivo a Parigi e l'insegnamento alla Sorbona, il ritorno in Italia.

“San Tommaso - scrive Chesterton - allo stesso modo di san Francesco, percepiva a livello inconscio che le convinzioni della sua gente si stavano allontanando dalla rigida dottrina e disciplina cattolica, logorata da oltre mille anni di routine, e che la fede doveva essere rappresentata in una luce nuova e affrontata da un altro punto di vista. Ma il suo unico scopo era di diffonderla per la salvezza della gente”. E al “bue muto”, definizione ironica affibbiata all’Aquinate dai suoi compagni di studi per i suoi silenzi pensosi, l’autore inglese riconosce il merito della “sfida del razionalismo”, ovvero di aver costruito un sistema filosofico in cui fede e ragione si potenziano reciprocamente. Un merito che ne ha reso imperitura la fama, ha dato vita a uno dei pensieri filosofici più significativi dell'età medievale, tanto da trovare ancora ampio consenso, come accade fra gli studiosi protestanti statunitensi.

E che è uno strumento ancora utile alla Chiesa di oggi, assicura il vescovo di San Marino e Montefeltro, monsignor Luigi Negri, nella prefazione al volume: “All'inizio del terzo millennio ci troviamo in una situazione stranamente analoga a quella in cui san Tommaso visse la sua grande esperienza, nel senso che tanta tradizione cattolica è sentita dal popolo cattolico come una difficoltà, come un peso, come un condizionamento, e la tentazione di fuga verso compromessi con le ideologie secolari è più forte che mai. In questo quadro Tommaso ha ancora molto da dire alla Chiesa di oggi, non solo per le sue soluzioni di carattere strettamente filosofico - argomenta Negri - ma soprattutto per lo spirito che ha incarnato, quello perennemente giovane della Chiesa, per il quale la fede va proposta nella sua radicale essenzialità e nella sua capacità di prendersi carico dell'esistenza concreta degli uomini e della società”.

venerdì 27 marzo 2009

Asia - Qualcuno nota una preferenza di Papa Benedetto per l'Asia.

Da Il Foglio di oggi 27 Marzo 2009

Papa Benedetto XVI ha un debole per l’Asia. Nessun favoritismo, sia chiaro, ma un’attenzione speciale quella sì. Lo confermano le ultime due decisioni prese dalla Santa Sede. E’ indiano il vescovo che quest’anno scriverà le meditazioni che il Pontefice leggerà durante la Via Crucis del Venerdì Santo. E’ il cinese la prima lingua extraeuropea adottata dal sito del Vaticano.
Dopo il cardinale Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, sarà monsignor Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati, nello Stato dell’Assam, a redigere le meditazioni che verranno lette Venerdì Santo, 10 aprile, nella Via Crucis che Benedetto XVI percorrerà al Colosseo, a Roma.

L’India, nell’agosto scorso, ha visto esplodere la violenza dei fondamentalisti indù ai danni della minoranza cristiana, cattolici compresi. Veri e propri pogrom si sono registrati in Orissa, Madhya Pradesh e Assam. In quest’ultimo Stato i terroristi di fede induista (ribattezzati “talebani indù”) hanno attaccato anche la minoranza musulmana, dando vita a delle persecuzioni religiose che nemmeno il governo centrale di Nuova Delhi ha saputo fermare. Ci è invece riuscito monsignor Menamparampil, che il 5 febbraio ha fatto sedere allo stesso tavolo i capi tribali indù e musulmani per porre fine alle violenze che hanno provocato almeno 50 morti e oltre 45mila sfollati.

Nato a Palai, città sull’Oceano Indiano nello Stato del Kerala, monsignor Menamparampil è stato ordinato sacerdote salesiano nel 1965. Ha sempre svolto la sua missione pastorale nell’arcidiocesi di Guwahati, prima come vescovo di Dibrugarh e poi – dal 1992 – di Guwahati. La scelta di un religioso indiano, così come lo scorso anno di uno cinese, è un chiaro segnale della Santa Sede verso le comunità cattoliche che vivono spesso nella persecuzione la loro condizione di minoranza religiosa, in particolare nel continente asiatico, come ha sottolineato lo stesso monsignor Menamparampil intervistato da Asianews, l’agenzia del Pontificio istituto missioni estere. Il vescovo vede in questa scelta un segno della “grande attenzione di Sua Santità verso l’Asia”.

E che questo spicchio di mondo sia in cima alle attenzioni di Benedetto XVI lo conferma anche la scelta di creare una versione cinese del sito del Vaticano. Inaugurata il 19 marzo – festa di San Giuseppe, uno dei più importanti santi cattolici – la pagina web è disponibile sia in caratteri tradizionali sia in quelli semplificati, perché l’obiettivo è raggiungere quanti più fedeli possibile.
Il cinese è la prima lingua extraeuropea voluta dalla Santa Sede per il suo sito, finora disponibile in latino, italiano, francese, inglese, spagnolo e portoghese. Si tratta di un evento, vista la particolarissima situazione della Chiesa in Cina, spaccata tra quella ufficiale di Stato fedele al Partito comunista di Pechino e quella clandestina messa al bando perché obbediente al Vaticano. Questa versione cinese si fa portavoce della volontà del Papa: avere sempre a cuore i cattolici più lontani (e perseguitati).

di Simona Verrazzo

Londra, sbornia colossale, arriva lo spot tv sull’aborto per «istruire» le minorenni

Da L'Avvenire di oggi.

Avevamo già detto in passato che il Gran Bretagna è in corso da qualche secolo una massiccia sbornia causata da bevute di cervelli...

Nessuno che pensi che sia un problema di educazione...

I numeri parlano con una chiarezza agghiacciante. La Gran Bretagna è il Paese che in Europa detiene il duplice e triste record di gravidanze fra le adolescenti e di malattie trasmesse sessualmente. Il governo sta cercando da anni di affrontare l’emergenza, ma senza risultati. Poche settimane fa Gordon Brown ha deciso di investire altri venti milioni di sterline – di cui 7 diretti ad una campagna sui media per il ricorso ai contraccettivi – per cercare di arginare questa piaga in una gioventù allo sbaraglio e che, tra l’altro, è tra quelle che beve e si droga di più in Europa. Ma dubbi e preoccupazioni ancora maggiori sta sollevando la scelta della Bcap, l’autorità britannica che regola la pubblicità radiotelevisiva, di consentire la trasmissione tra poco su alcuni canali televisivi britannici – per ora di certo su Channel Four, ITV e Sky – di spot che pubblicizzano le attività dei consultori e delle cliniche specializzate negli aborti. Gli spot saranno trasmessi prima delle nove di sera così da permettere ai ragazzi di vederli ed essere informati direttamente.

Finora nessuna televisione britannica ha mai trasmesso spot di questo genere e solo Channel Four manda in onda la pubblicità dei preservativi dalle 7 di sera in poi. Un portavoce ha spiegato che con questo provvedimento verrà «stimolato il dibattito pubblico su una materia così delicata in vista della nuova regolamentazione del settore prevista per il prossimo anno». La consultazione pubblica si chiuderà il 19 giugno, poi l’iniziativa sugli spot «abortisti» dovrebbe partire. L’annuncio fa seguito alle rivelazioni di alcuni giornali britannici, che solo due giorni fa hanno reso noto come in sei scuole secondarie della contea dell’Oxfordshire, per prevenire gravidanze tra le giovanissime, la pillola del giorno dopo venga distribuita a ragazzine tra gli 11 e i 13 anni. Il tutto tenendo i loro genitori all’oscuro. Le ragazze possono richiederla anche attraverso un semplice sms ed è gratis.

Inoltre la nazione è ancora sotto choc per il caso di un ragazzino di 13 anni che qualche settimana fa è divenuto padre di una bambina da una ragazza di 15 anni. E non è il primo caso del genere. Ulteriore preoccupazione viene inoltre per i dati sempre più sconfortanti di ragazze che abortiscono anche per la seconda o terza volta prima dei diciotto anni: sono almeno cento ogni mese in Gran Bretagna quelle che effettuano pluriaborti. Tuttavia per una fetta della popolazione, che si presenta come una minoranza ma forte e decisa, pubblicizzare l’aborto non sarà la soluzione. Anzi, sostengono i critici, il provvedimento ne aumenterà ancora i numeri così come quelli delle gravidanze indesiderate e forse più gravemente porterà ad ignorare il problema completamente.

«In questo modo le autorità si lavano le mani della vita di molti giovani – dice ad Avvenire Julia Milligan, direttore di un movimento pro-life –. In questo modo l’aborto viene proposto come una soluzione quando sappiamo bene che è circondato da moltissime problematiche, dalla salute della madre a quella del figlio». L’idea della Bcap è quella di autorizzare cliniche e consultori privati a farsi conoscere al grande pubblico, ma non tutti avranno i fondi per permettersi spot sui canali nazionali a orari competitivi. Ieri la catena di consultori più conosciuta in Gran Bretagna, Marie Stopes, nonostante abbia dato il benvenuto alla notizia, ha messo in dubbio le possibilità di potersi permettere spot pubblicitari nella fascia d’orario più gettonata. «Interessante, ma molto costoso», ha commentato Julie Douglas, capo dell’amministrazione.

Elisabetta Del Soldato

Gli anarchici e Chesterton


La Rivista Anarchica, scopriamo oggi, si è interessata nel 2006 a Chesterton, ed in maniera tutt'altro che indignitosa.

Cliccando il nostro titolo verrete portati alla pagina del sito svizzero www.anarca-bolo.ch, sito di comunità anarchiche, che parla (naturalmente) de L'Uomo che fu Giovedì.

Eutrapelia papale

Questa articolo di cronaca che il nostro vicepresidente Paolo Gulisano ha voluto scrivere è ovviamente immaginario, ma se ci pensate non lo è troppo... se riguardiamo indietro a tutte le chiacchiere degli scorsi giorni sulle (giustissime) affermazioni del Papa a proposito di Aids.

E' eutrapelia, cioè la virtù di saper fare sorridere.

E' veramente gustoso!


Di ritorno dall’Africa, appena atterrato a Roma in un pomeriggio soleggiato, il Papa avrebbe esclamato con i giornalisti: “Che bel tempo, oggi!”.


Questa frase imprudente ha sollevato nel mondo emozione e perplessità e sta alimentando una polemica crescente. Riportiamo alcune delle reazioni più significative.

L’arcivescovo di Salisburgo: “Ribadiamo la piena fedeltà della Chiesa austriaca al Pontefice e ci stringiamo a lui. Ma è spontaneo chiedersi se per caso egli non voglia far regredire la Chiesa ad una setta animista di adoratori del sole. Dopo tale frase, il numero di persone che chiedono la cancellazione dai registri fiscali per il sostegno alla Chiesa cattolica è considerevolmente aumentato

Alain Juppé, ex primo ministro francese e ora sindaco di Bordeaux: “Nell’istante in cui il papa pronunziava queste parole, a Bordeaux pioveva a catinelle. Questa contro-verità, prossima al negazionismo, mostra che il papa vive in uno stato di totale autismo. Questo distrugge, se ve n’era ancora bisogno, il dogma dell’infallibilità pontificale".

Il Rabbino-Capo di Roma: “Come si può ancora pretendere che faccia bello dopo la Shoah? Solo il giorno in cui si deciderà a farmi visita alla Sinagoga di Roma allora, forse, potremo insieme verificare come sarà il tempo

Margherita Hack, astronoma e astrofisica: “Affermando senza mezzi termini e senza prove obbiettive indiscutibili “che bel tempo oggi”, il papa dimostra il disprezzo ben noto della Chiesa per la Scienza, che combatte il dogmatismo da sempre. Che cosa c’è di più soggettivo e di più relativo di questa nozione di “bello”? Su quali prove sperimentali indiscutibili si appoggia? I meteorologi e gli specialisti della materia non sono giunti a mettersi d’accordo sul punto nell’ultimo Colloquio Internazionale a Caracas. E ora Benedetto XVI, ex cathedra, pretende decidere lui con tale arroganza. Si vedranno presto accendere roghi per tutti quelli che non concordano interamente con la nozione papalina di bello e cattivo tempo?

L’Associazione delle Vittime del Riscaldamento Globale: “Come non vedere in questa dichiarazione provocatoria un insulto per tutte le vittime passate, presenti e future dei capricci del clima, delle inondazioni, degli tsunami, della siccità? Questa acquiescenza al “tempo che fa” mostra chiaramente la complicità della Chiesa con questi fenomeni distruttori, nei quali pretende vedere disegni “provvidenziali” di un Dio vendicatore e punitivo. E, quel che è peggio, simile attitudine non fa che incoraggiare coloro che causano il riscaldamento del pianeta, poiché potranno ora far valere l’avallo del Vaticano.

Il Consiglio Mondialista: “Il papa finge di dimenticare che mentre splende il sole a Roma, una parte del pianeta è sprofondata nell’oscurità notturna. Ecco un segno intollerabile di disprezzo per vastissime porzioni del mondo e un chiaro segno, se ve n’era ancora bisogno, dell’eurocentrismo neocoloniale di questo papa tedesco”.

Il Direttivo americano delle Associazioni femministe: “Perché il papa ha voluto dire “che bel tempo” usando termini che, nell’originale in italiano della frase, sono al maschile? Avrebbe potuto benissimo utilizzare parole femminili come “che bella giornata”, o meglio ancora “che tempo attraente”, usando così un aggettivo “inclusivo” perché non declinabile differentemente al maschile al femminile. E’ evidente che questo papa, che già ha fatto condannare la formula del battesimo e delle benedizioni non maschilista (“In the name of the Creator, the Redeemer and the Sanctifier”), mostra ad ogni occasione il suo attaccamento ai principi più retrogradi. E’ sconsolante che nel 2009 si sia ancora a tali punti di arretratezza

La Lega dei Diritti dell’Uomo: “Questo tipo di dichiarazioni non può che ferire profondamente tutte le persone che hanno della realtà uno sguardo diverso da quello del papa. Pensiamo in particolare alle persone immobilizzate in ospedale, o imprigionate, il cui orizzonte di limita a quattro mura; e così pure alle vittime di malattie rare i cui sensi non permettono di percepire lo stato della situazione atmosferica. C’è qui, è evidente, una volontà di discriminazione tra il “bello”, secondo il canone che si vorrebbe imporre a tutti, e coloro che, per scelta o per impossibilità, percepiscono le cose in modo differente. Noi proporremo a titolo dimostrativo querele giudiziarie per discriminazione contro questo papa”.

Alberto Melloni, della Scuola di Bologna: “Si vede bene la profonda differenza tra questo papa introverso e chiuso in sé e nel suo mondo sorpassato, che si limita ad un’osservazione climatica senza trarne le dovute conseguenze, ed invece la paterna apertura al mondo di Papa Giovanni XXIII che, dopo aver osservato la luna in cielo, invitava tutti a portare ai loro bambini la carezza del Papa. A quando un Giovanni XXIV che riprenda in mano la spinta dello Spirito conciliare, che gli ultimi papi hanno tentato di soffocare?

Beppe Severgnini, giornalista: “Il Papa è il Papa. Punto. Ma non si può pensare con un po’ di nostalgia che Giovanni Paolo II le stesse parole le avrebbe dette magari in romanesco (“ggiornata bbona!”) e agitando lo zucchetto bianco ai fedeli che lo riaccoglievano a casa”.


L’Osservatore Romano ha pubblicato una versione leggermente differente delle parole esatte del Papa (egli avrebbe detto, secondo l’Osservatore: “qualcuno potrebbe dire che faccia bel tempo”). Ma le registrazioni audio e video dei giornalisti hanno smentito la versione edulcorata. Molti hanno anche attaccato l’ingenuità di P. Lombardi che, pur essendo al fianco del Papa, non è intervenuto per impedire quell’affermazione o subito chiarirne meglio il senso.


Membri influenti della Curia hanno tentato di attenuare la gravità della frase del Papa, facendo rilevare la sua stanchezza dopo il viaggio africano, vista la avanzatissima età del Pontefice, nonché dichiarando che la frase incriminata è stata mal compresa e voleva avere un significato teologico-metafisico e non climatico, come grossolanamente è stata interpretata.

Ma la polemica non accenna a placarsi.


giovedì 26 marzo 2009

Papa, Aids e staminali - alcuni articoli.

Alcuni articoli interessanti su cellule staminali e prese di posizione del Papa.
Da IlSussidiario.net

STAMINALI/ Angelo Vescovi: ricavare sangue dagli embrioni? Falso e mostruoso

PAPA/ Pansa: onore a un uomo che parla con franchezza, e dà fastidio ai falsi laici

Una notiziona: stanno girando un film su Uomovivo!!!

Ebbene sì, l'Uomovivo non finisce di stupirci, perché sarà protagonista di un film prodotto da Moonhunt Production e diretto da Joey Odendahl, scritto da Dale Ahlquist (il presidente della American Chesterton Society) e basato proprio sul capolavoro di Chesterton.

Il budget per Manalive è di centomila dollari (non proprio hollywoodiano);

Il poster di Manalive è stato creato da John Herreid, che è l'autore del poste della seconda parte del film della CBS su Giovanni Paolo II (per intenderci: il film in cui il Papa era impersonato dall'attore Jon Voight, quello di Un uomo da marciapiede).

La casa di produzione è la Moonhunt Productions, creata da Dale Ahlquist (il presidente della Società Chestertoniana Americana) e Joey Odendahl lo scorso agosto 2008 e questa è la prima produzione.

Le riprese sono iniziate proprio in questi giorni.

Il protagonista è impersonato da Mark Shea, uno scrittore americano convertitosi prima al cristianesimo evangelico e poi nel 1987 al cattolicesimo.

Cliccando qui vedrete il blog di Mark Shea (Cattolico e contento di esserlo, è, più o meno, il titolo), l'attore che impersona Innocenzo Smith.

Cliccando qui si viene portati al sito internet del film.

Sembra una notizia interessante, staremo a vedere il risultato, ma crediamo sia un'idea che ogni vero chestertoniano dotato di passione per il cinema o il teatro dovrebbe avere avuto per la testa.

Notizia importantissima! Uomovivo è ormai in stampa!



Ebbene sì, cari amici, sta per uscire (è in stampa) la nuova edizione di Uomovivo, con una nuovissima traduzione, per i tipi di Morganti Editori!

Il libro, uscito in Italia negli anni Venti del '900 con la traduzione di Emilio Cecchi, sta per uscire per l'appunto in una nuovissima bella edizione di Morganti che ha preso sul serio l'idea di pubblicare nuovamente Chesterton, cogliendone la magia e l'attualità.

Per cui riproponiamo la bellissima immagine di copertina, che ritrae quell'Innocenzo Smith che credo molti di noi hanno desiderato di essere almeno una volta nella vita.

Riteniamo che un vero chestertoniano dovrebbe passare quest'esame, per essere veramente tale: leggere questo fantastico libro e ritrovarcisi tutto dentro.

mercoledì 25 marzo 2009

Aids - L'Avvenire sveglissimo rintuzza le sguaiate insistenti pervicaci critiche francesi al Papa

Ancora attacchi al Papa che parla della realtà africana

Aids, interessate supponenze di Francia (e d’Occidente)

Occhi occidentali, teste occidentali e un po’ della irrefrenabile supponenza di chi in Africa, come in tutto il sud del mondo, è sempre andato da padrone. Ieri a « portare la civiltà » attraverso il colonialismo, oggi – con lo stesso animus – per trasmettere ben calcolate ricette circa la cura dei « mali » del Continente Nero.

A Parigi si continua a coltivare l’ambizione di dare lezioni al Papa, a questo Papa che in nome di Cristo e con gli argomenti della ragione ha osato parlare ai popoli di Camerun e Angola – e per loro tramite a tutti gli africani – come a popoli adulti che devono saper alzare testa e voce (anche contro i corrotti che li governano) e riconoscere appieno il ruolo sociale e familiare delle donne. E che ha detto chiaro e tondo l’indicibile per i signori del politicamente corretto e dell’economicamente vantaggioso. Ha detto, Papa Benedetto, che la povertà non si combatte con l’aborto e che l’aborto non può e non deve essere contrabbandato come « cura della salute materna » . Ha ripetuto che lo sfruttamento e l’immiserimento di persone, terre e risorse naturali da parte dei potenti reggitori del « regno del denaro » è una nuova e intollerabile forma di colonialismo.

E, in principio e alla fine della sua trasferta, ha avvertito che l’Aids non si limita davvero e non si sconfigge con i profilattici, ma con stili di vita umanamente responsabili e con farmaci efficaci e garantiti in modo gratuito ai poveri. È stata ed è quest’ultima affermazione a suonare scandalosa – in particolare, in terra di Francia – agli orecchi di reattivi ministri e portavoce governativi, di pensosi intellettuali, di solerti professoroni. Non facciamo mica polemica, continuano ad assicurare. Ma poi sgranano raffiche d’indignazione contro un’affermazione che sarebbe « cinica » e « pericolosa » e addirittura gravida di « drammatiche conseguenze » . E tuonano sui giornali, ai microfoni, davanti alle telecamere: s’informi il Papa, prima di parlare. Naturalmente consultando loro o, magari, gli esperti della case farmaceutiche e, naturalmente, quei benefattori dell’umanità che sono i produttori di condom. Al Papa importa della vita e della dignità di milioni di uomini e di donne d’Africa che è andato a incontrare e con i quali le disarmate « forze » della Chiesa cattolica condividono la prima linea d’ogni giorno.

Mentre a loro, ai soloni d’Oltralpe (e d’Oltrereno e d’Oltremanica e d’Oltreoceano...), sembra premere soprattutto l’affermazione di un mirabolante principio: il profilattico è liberatorio e salvifico. Forse come alibi per le coscienze di un Occidente ricco e sentenzioso, più che mai chino a contemplare l’ombelico delle proprie convinzioni e a dissimulare i propri egoismi. Di certo non per la dolente umanità di un continente piagato. La realtà è evidente: non è stato e non sarà il mito di un asettico scudo di lattice a promuovere la giustizia e a restituire salute e pace all’Africa. Cinico, drammatico e pericoloso è non capirlo.

Av

Aids - Sempre anticorpi contro la menzogna, grazie ad Angelo Bottone.

Angelo Bottone ci suggerisce due letture da fare, sono in inglese, ma Angelo ci aiuta. Grazie ancora. Cliccando i due titoli si va ai rispettivi siti da cui sono stati tratti i due articoli.


UNAids and myth of condoms efficacy against Aids

Sempre sulla questione condom e Africa, molto interessante e' questo articolo apparso su The East African il 7 febbraio, ossia prima delle polemiche legate alle parole del Papa. Si parla dell'UNAids, l'agenzia delle Nazioni Unite che dovrebbe prevenire e curare la malattia, e di come questa abbia nascosto e manipolato studi scientifici che mostrano come le politiche basate sulla promozione del condom si siano rivelate sbagliate.

Vi traduco il paragrafo piu' importante, che conferma quanto dicevo nei giorni scorsi:
I critici dell'organizzazione credono che i fatti messi in luce da Maxine Ankrah, Norman Hearst, Tom Barton ed altri erano semplicemente troppo duri da digerire per l'UNAids in quanto contraddicevano il sistema di credenze dell'organizzazione - che i condom e non il cambiamento di comportamente fossero la soluzione definitiva per prevenire il diffondersi della pandemia nell'Africa subsahariana e in altre regioni in sviluppo. In breve, era un chiaro caso nel quale l'ideologia prende sopravvento sui fatti epidemiologici.



UNAids and myth of condoms efficacy against Aids
By CURTIS ABRAHAM

Saturday, February 7 2009

The recent appointment of Michael Sidibe of Mali as the new director of the United Nations Programme on HIV/Aids (UNAids), the main advocacy body in the global fight against HIV, the deadly virus that causes Aids, could mark a significant turning point in the way the organisation handles its mandate in the political and scientific spheres of the deadly disease.

However, two recent books criticising the way the organisation is putting political correctness above scientific evidence as well as recent calls in some quarters for the organisation to be disbanded altogether have thrown the usefulness of the global body into serious question.

Experts now know that unprotected sex involving high rates of long-term concurrent sexual relationships coupled with low rates of male circumcision has led to national prevalence rates in East and Southern Africa ranging from six per cent to 24 per cent, according to the 2007 report, Why is HIV prevalence so severe in Southern Africa?: The role of multiple concurrent partnerships and lack of male circumcision, written by Daniel T. Halperin of the Department of Population and International Health at the Harvard School of Public Health and Aids expert and author Helen Epstein.

However, UNAids and other Aids organisations fail to recognise fully the role of long-term multiple concurrent relationships in the spread of HIV and instead appear to favour the use of condoms, abstinence and other less effective methods.

Take the case of Dr Norman Hearst, an epidemiologist at the University of California, San Francisco.

In 2003 Dr Hearst and his research assistant Sanny Chen, then of San Francisco’s Department of Public Health, carried out an extensive literature review commissioned by UNAids on the effectiveness of condoms in preventing the spread of HIV virus in sub Saharan Africa and other developing regions.

The initial report, titled: Condoms for Aids prevention in the developing world: A review of the scientific literature, concluded that although condoms were about 80 per cent to 90 per cent effective as a public health strategy in halting the spread of Aids in some concentrated epidemics (epidemics affecting men who have sex with men, injecting drug users and commercial sex workers) in places like Thailand and Cambodia, condoms were seen as ineffective in preventing the spread of HIV/Aids in generalised epidemics like those taking place in Eastern and Southern Africa.

“These findings surprised us and were not what UNAids wanted to hear at all,” recalls Dr. Hearst who says that his report provoked serious debate within UNAids.

Efforts were made by UNAids to edit the Hearst/Chen report into something that might be more politically palatable to the organisation. In fact, Dr Hearst was shown various drafts of the heavily edited document, which UNAids was expected to publish but in the end never did.

Instead they released their own separate statement about how wonderful and effective condoms are. This did not have our names on it, nor would I have wanted it to,” says Hearst. “It made no reference to our review or our report. I was never given any explanation for this decision.”

But the conclusions reached by the Hearst/Chen study would have been of major importance to policy makers in Africa, the West and elsewhere in the developing world; Aids agencies; Aids activists; and the general public at large in terms of policies formulation and programme implementation to combat the spread of Aids.

However, this crucial report was not made public by UNAids. According to UNAids insiders, the organisation rewrote the entire report — even removing the names of the researchers — and published something quite different from what they had submitted. Taken aback by this blatant action, Hearst and Chen published their original findings in 2004 in Studies in Family Planning, a major peer-review journal.

Per ragioni di copyright non posso citare l'intero articolo ma lo trovate qui.

The Pope and the condoms

THE POPE AND CONDOMS

March 23, 2009

On March 17, a reporter asked Pope Benedict XVI, while en route to Cameroon, to defend the Church’s promotion of monogamy and opposition to condoms in the fight against AIDS, especially since such positions are “frequently considered unrealistic and ineffective.” He responded in part by saying that “the scourge cannot be resolved by distributing condoms; quite the contrary, we risk worsening the problem.” This prompted a fresh, if predictable, round of scorn from the western press. France went so far as to say his statements represent a threat to public health. Yet it might surprise the casual observer to learn that empirical record supports the Pope’s assertions.

First, every instance in which HIV rates have fallen in Africa is most attributable to fundamental changes in sexual behavior, most importantly an increase in faithfulness. In contrast, HIV transmission rates have remained high and even grown in other African countries where widespread behavior change has not occurred, despite considerable increases in condom use. An influential article in Science last year lamented that international HIV prevention priorities had not yet shifted to reflect this epidemiological profile.

In recent years, researchers have paid greater attention to the specific issue Benedict raised: the possibility that condom promotion even risks “worsening the problem.” The theory that people may take greater risks in exposing themselves to harm because they feel a new technology grants them a measure of protection in doing so, goes by the names of “risk compensation” or “behavioral disinhibition” in public health circles. A series of recently published articles (including in the Lancet) have concluded that this phenomenon – that condom promotion can lead to greater risk taking - is quite real indeed.

Finally, the track record for condoms – by far the most emphasized approach over the years – has been rather poor in Africa. An exhaustive review of the impact of condom promotion on actual HIV transmission in the developing world concluded that condoms have not been responsible for turning around any of the severe African epidemics. This rigorous study was originally commissioned by UNAIDS, and conducted by researchers at the University of California at San Francisco. Instead of welcoming the findings, and adapting HIV prevention strategies accordingly, UNAIDS first tried to alter the findings, and ultimately refused to publish them. The findings were so threatening to UNAIDS that the researchers were finally forced to publish them on their own in another, peer-reviewed journal.

This episode provides a disturbing glimpse into the priorities of the lead United Nations’ AIDS agency. Though normally quick to insist on the right to “accurate information” about condoms, in this case they placed their own ideological convictions above the welfare of those they are charged with protecting. Still, the New York Times claims, mere hours after the Pope’s remarks, that he “deserves no credence when he distorts scientific findings about the value of condoms in slowing the spread of the AIDS virus.” The informed observer might well conclude that the outrage aimed at the Pope over the fight against AIDS is poorly directed.

Matthew Hanley

PS.
Per chi non capisce l'inglese, traduco il paragrafo piu' importante.

Negli anni recenti i ricercatori hanno prestato piu' attenzione alla questione specifica sollevata da Benedetto: la possibilita' che la promozione del condom rischia di "peggiorare il problema". La teoria secondo la quale le persone possono incorrere in rischi maggiori esponendosi al danno perche' hanno la sensazione che una nuova tecnologia assicuri loro una misura di protezione nel farlo viene chiamata nei circoli che si occupano di salute pubblica "compensazione del rischio" o "disibizione comportamentale". Una serie di articoli pubblicati recentemente (su The Lancet incluso) hanno concluso che questo fenomeno, ossia che il la promozione del condom puo' portare a rischiare maggiormente, e' certamente reale.

Angelo Bottone

Aids - Per farsi gli anticorpi contro la menzogna spacciata per moralissima verità


Siccome le polemiche attorno alle giuste e ragionevoli affermazioni di Papa Benedetto su preservativi ed AIDS non accennano a scemare (divenendo sempre più sceme, per uno strano paradosso; adesso poi ci mettono dentro anche i sondaggi sotto battage mediatico, utilissimi e soprattutto veritieri ed attendibili, vedi Repubblica), riteniamo giusto ed interessante diffondere qualche articolo sulla questione perché la gente possa farsi davvero un'idea fondata e vera sulla questione (fermo restando quello che ci ricordava l'amico e socio Angelo Bottone qualche post fa).

L'articolo di John Waters, editorialista dell'Irish Times, su IlSussidiario.net: L'Africa e l'ossessione dell'Occidente

L'intervista ad Edward Green, Direttore dell'AIDS Prevention Research Project della Harvard School of Public Health and Center for Population and Development Studies, su IlSussidiario.net: Io, scienziato laico, sto con il Papa

Staminali - Tutte le bugie che si raccontano sulle staminali embrionali

da Il Sussidiario

Articolo di Augusto Pessina (vi preghiamo caldamente di diffonderlo!)



Da un po’ di tempo quando si parla delle frontiere della cosiddetta biomedicina sembra divenuto obbligatorio parlare di cellule staminali. In particolare, il tema è ritornato di interesse a seguito della decisione di Obama di utilizzare fondi federali per la ricerca sulle cosiddette cellule staminali embrionali. Infatti, di questo si tratta (dell’uso dei fondi federali, quindi pubblici) perché negli Usa non è vietato utilizzare embrioni per derivare cellule se ciò avviene con fondi privati.
L’occasione permette di intervenire brevemente per chiarire alcuni aspetti che spesso chi “non è addetto ai lavori” non ha affatto chiari e che alcuni “addetti ai lavori” preferiscono lasciare confusi o addirittura confondere deliberatamente.
La prima questione è che (contrariamente a quanto riportato in molti siti cosiddetti informativi-educational) le cosiddette “cellule staminali embrionali” che vengono coltivate in vitro non sono il risultato di un delicato (per quanto assai pericoloso) prelievo di cellule da un embrione che seguirà il suo iter naturale fino alla nascita. Se così fosse, fatti salvi gli aspetti gravissimi di rischio cui l’embrione verrebbe sottoposto nell’intervento, di certo il problema etico si porrebbe in ben altro modo. Deve essere invece chiaro a tutti che l’embrione viene distrutto per disaggregarne le cellule che sono “tout court” cellule embrionali (e non staminali) e che vengono coltivate in vitro dove poroliferano con caratteristiche di pluripotenza. È evidente a tutti che tale operazione coincide con “l’uccisione” di un essere umano, mentre è nel suo stadio più iniziale, allo scopo di ricavarne cellule da coltivare in una bottiglia.
Un secondo elemento su cui fare chiarezza (solo apparentemente più tecnico) riguarda appunto la natura di queste cellule che non sono quindi cellule “di per sé” staminali.
Le cellule “propriamente” definibili come staminali sono, per fisiologia e scopo, quelle di un organismo adulto del quale hanno proprio il compito di garantirne prima la crescita, poi il rinnovo e la riparazione di organi e tessuti. Lo zigote non è una cellula staminale e l’embrione che ne deriva non è quindi un pool di cellule staminali. Un feto ha già una riserva di cellule staminali fetali, un embrione ha solo cellule embrionali. Il termine “cellula staminale embrionale” è quindi inesatto e comunque ambiguo e contraddittorio innanzitutto per ciò che riguarda la natura propriamente biologica-funzionale di queste cellule. Il termine “embrionale” sembra voler accentuare il grado di plasticità di queste cellule (che nella blastocisti possono essere totipotenti) ma il termine “staminale” è applicabile alle sole cellule ottenute in vitro che sono solo pluripotenti. Non basta che cellule embrionali siano messe in vitro per poterle definire cellule staminali. In questa sede non è possibile riportare e dettagliare la miriade di caratteri per cui una cellula embrionale è completamente diversa da una cellula staminale (tra i quali le modalità della divisione cellulare, l’espressione genetica differenziale,ecc). Le cellule dell’embrione hanno una plasticità, una natura ed una fisiologia cellulare uniche in biologia. Ad esse venne arbitariamente dato il nome di ESC (embryo stem cells della terminologia anglosassone) per alcune ragioni tecniche che non è possibile dettagliare qui.
È tuttavia evidente a tutti che quando l’unità anatomico-funzionale (data dalla struttura embrionale) viene distrutta e le cellule sono coltivate in una bottiglia da laboratorio, esse non possono originare un organismo completo (funzionalmente ed anatomicamente) pur mantenendo la capacità di originare vari tipi di tessuti (da cui la pluripotenza e non la totipotenza).
Quanto sopra descritto non è una banale questione di linguaggio tecnico e dalla confusione di comunicazione su questi aspetti ne derivano storture assai gravi non solo nella percezione della gente ma anche in chi ha il compito di regolare con leggi adeguate l’utilizzo delle staminali in medicina.
Per esempio, nella comunicazione circa l’uso delle cellule staminali si parla spesso dei successi ottenuti in clinica, ma non si precisa a sufficienza che ci si riferisce alle “staminali da adulto” (per esempio alle cellule staminali mesenchimali utilizzate già in clinica in varie situazioni patologiche). Così, viene spesso sottaciuto che le cellule embrionali sono assai difficili da controllare e che in clinica (oltre che nella sperimentazione animale) hanno prodotto tumori come recentemente riportato dalla rivista PlosMedicine. Da ultimo è anche importante ricordare che chi propugna la cosiddetta “clonazione terapeutica” per ottenere “cellule staminali”, intende proporre la produzione di embrioni umani da “sacrificare” per ottenere cellule pluripotenti.
Di fronte a queste cose, da uomini ancor prima che da ricercatori, viene spontaneo chiedersi se possiamo chiamare progresso il dare la vita ad esseri umani per metterli in una bottiglia e farne cellule per il mercato biomedico.

martedì 24 marzo 2009

Ripetiamo, qualora non si fosse capito...

Diritto o capovolto, Pietro era Pietro, per l'umanità. Capovolto, sovrasta ancora l'Europa, e milioni di individui vivono e operano nella sua Chiesa.

Un aforisma al giorno - 99 - suggerito stavolta da Alessandro Giorgiutti

Riceviamo e volentierissimo pubblichiamo il commento al post mattutino sul discorso del Card. Bagnasco con i suoi riferimenti al Papa ed al suo quotidiano martirio sotto il fuoco delle sciocche e strumentali polemiche; l'autore del commento è l'amico e socio Alessandro Giorgiutti (che ringraziamo sentitamente per l'interessamento), e vi è annesso un aforisma o meglio un brano chestertoniano strategicamente ad hoc:

Quando Bagnasco ha detto che il papa è stato "irriso" e "offeso", mi è venuta in mente questa pagina di Chesterton:

"La crocifissione è comica. E una cosa divertentissima. Era un modo d'impalare e inchiodare riservato alla gente che si voleva mettere alla gogna, agli schiavi, agli abitanti delle province dell'impero; ai dentisti e ai negozianti, come direbbe lei. Ma la tirannia che si esprime in questa forma di comicità non ha il grande potere che lei crede. San Pietro è stato crocifisso, e a testa in giù. Cosa potrebbe esserci di più esilarante di un venerando apostolo con le gambe all'aria? Cosa potremmo immaginare di più consono allo stile del vostro umorismo moderno? Ma che scopo aveva la faccenda? Diritto o capovolto, Pietro era Pietro, per l'umanità. Capovolto, sovrasta ancora l'Europa, e milioni di individui vivono e operano nella sua Chiesa".

(G. K. Chesterton, da Il Napoleone di Notting Hill)

Rassegna stampa

Come vedrete, c'è l'ampio servizio di Avvenire sulla prolusione del card. Bagnasco e altro ancora.

24 Marzo 2009 - Avvenire
Fine Vita
SI PARLA DI NOI :: LA PROLUSIONE DI BAGNASCO. Il testo integrale 677 KB

24 Marzo 2009 - Avvenire
Fine Vita
SI PARLA DI NOI :: LA PROLUSIONE DI BAGNASCO. Dalle associazioni gioia e riconoscenza 86 KB

24 Marzo 2009 - CorrieredellaSera
Fine Vita
SI PARLA DI NOI :: LA PROLUSIONE DI BAGNASCO. Basta lungaggini 117 KB

24 Marzo 2009 - Secolo XIX
Fine Vita
SI PARLA DI NOI :: LA PROLUSIONE DI BAGNASCO. Serve una legge 378 KB

24 Marzo 2009 - Europa
Fine Vita
SI PARLA DI NOI :: LA PROLUSIONE DI BAGNASCO. Gli scenari del match al Senato 98 KB

24 Marzo 2009 - Unità
Fine Vita
SI PARLA DI NOI :: LA PROLUSIONE DI BAGNASCO. Organizzazioni pronte alla mobilitazione 93 KB

24 Marzo 2009 - Gazzettino
Fine Vita
SI PARLA DI NOI :: LA PROLUSIONE DI BAGNASCO. Mobilitiamo la società 73 KB

24 Marzo 2009 - Riformista
Fine Vita
SI PARLA DI NOI :: LA PROLUSIONE DI BAGNASCO. Ci vuole mobilitazione 103 KB

24 Marzo 2009 - Liberazione
Fine Vita
SI PARLA DI NOI :: LA PROLUSIONE DI BAGNASCO. Vescovi contro media e politica 103 KB

24 Marzo 2009 - EcoBergamo
Fine Vita
SI PARLA DI NOI :: LA PROLUSIONE DI BAGNASCO. Basta irrisioni e offese al Papa 348 KB

24 Marzo 2009 - Foglio
Fine Vita
SI PARLA DI NOI :: LA PROLUSIONE DI BAGNASCO. Critiche oltre il buon senso 137 KB

24 Marzo 2009 - CorrieredellaSera
Fine Vita
Franco: un altolà alle istituzioni ed ai cattolici 107 KB

24 Marzo 2009 - OsservatoreRomano
Fine Vita
Senza indugi una legge 70 KB

24 Marzo 2009 - Messaggero
Fine Vita
Il Pdl si ricompatta grazie alla Cei 86 KB

24 Marzo 2009 - CorrieredellaSera
Fine Vita
Ammessi 58 voti segreti 53 KB

24 Marzo 2009 - Europa
Fine Vita
Tonini: se non cambia diciamo no 145 KB

24 Marzo 2009 - Unita
Fine Vita
Cure palliative in aula dopo Pasqua 48 KB

24 Marzo 2009 - Messaggero
AIDS E PRESERVATIVO. Castelli: da solo non basta 78 KB

Card. Bagnasco - Non accetteremo offese al Papa.

La Chiesa sta aiutando le famiglie in questo momento di crisi. Questo ha detto il Card. Angelo Bagnasco nella sua prolusione al Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana. Gli attacchi al Papa non sono tollerabili, basta irrisioni ed offese. Una dura critica a media e politici. I media particolarmente incriminati in tal senso sono stati, diciamo noi, ultimamente Le Monde e il Times. C'è stato un atteggiamento provocatorio da parte dei media sui pronunciamenti del Papa sull'Aids, atteggiamento grave e per così dire poco laico.

Maggiori particolari li potrete vedere su Avvenire di oggi, di cui cercheremo di darvi ampi stralci.


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lunedì 23 marzo 2009

La storia di un Uomo Vivo, padre Aldo Trento.


Dall'ultimo numero del settimanale Tempi


«Dicono che sono folle perché curo gli incurabili, ma vorrei che la piantassero di parlare a priori e venissero a vedere la vita dei miei rifiuti umani»

di Rodolfo Casadei

Questo prete ci darà un sacco di guai. Prossimo è il tempo in cui le sue lettere, le toccanti e terribili lettere in cui descrive le sofferenze dei suoi moribondi e l’amore che lo sospinge continuamente ai loro capezzali, là nell’ospedale della missione di San Rafael in Paraguay, verranno agitate nei talk-show per accusare i cattolici di sadismo e forse scrutate negli uffici dei magistrati come notizie di reato per chiudere i lazzaretti in cui i cristiani si compiacciono di assistere l’agonia di «esseri mostruosi e deformi», come li ha definiti Giorgio Bocca sull’Espresso. E il suo clamoroso gesto di protesta contro il capo dello Stato che si è rifiutato di firmare il decreto legge che avrebbe salvato la vita di Eluana Englaro (la restituzione della decorazione della Stella della solidarietà di cui era stato insignito) ci sarà rinfacciato come la prova della slealtà dei cristiani verso le istituzioni. Guai a chi, quel giorno, lo rinnegherà. Perché sarà la stessa cosa che rinnegare Cristo e se stessi. Padre Aldo Trento, 62 anni, quarant’anni di sacerdozio di cui venti di naufragio della vocazione e della salute sprofondate nel nero gorgo della depressione, è infatti un santo “per filiazione”. Figlio di don Luigi Giussani e figlio del popolo di don Giussani, cioè Comunione e Liberazione. Non è il santo che appare dal nulla come una folgore nella notte; è carne della carne di don Giussani e dei figli di don Giussani (primo fra tutti il sacerdote forlivese don Alberto Bertaccini), lentamente generato nella fatica e nell’umiltà davanti alla sofferenza incomprensibile della depressione. Don Aldo esercita il diritto e compie il dovere di scandalizzare mostrando ed esaltando il contenuto provvidenziale della sofferenza dei piccoli e degli innocenti, perché ha vissuto nella propria carne patimento analogo e ne ha infine abbracciato la verità per la Grazia della compagnia di chi gli è stato vicino sempre, fedelmente. La sua voce rauca e nebbiosa, così simile a quella del più famoso prete di Brianza da far trasalire, trasmette verità che non lasciano scampo, perché coincidono con la drammaticità di una vita vissuta.

Padre Aldo, nel contesto della vicenda che ha portato alla soppressione di Eluana Englaro lei ha compiuto un gesto di protesta clamoroso: ha restituito l’onorificenza di cui era stato insignito dal capo dello Stato. Perché lo ha fatto?
Perché l’uomo è un mistero, è relazione con l’Infinito. Io non posso pensare neanche per un istante che un presidente della Repubblica non rispetti la storia in cui questa coscienza dell’uomo come “io sono Tu che mi fai” ha creato il tessuto culturale e la civiltà non solo di un popolo, ma di un intero continente. Il gesto che ho fatto è stato come dire: «Caro presidente, guardi che lei non è il padrone della vita di nessuno. Anche lei in questo momento è fatto da un Altro, e mi duole che lei non possa capire questo». Anche perché io penso che col passare degli anni, avvicinandosi al giorno della propria morte, l’uomo se usa correttamente la ragione dovrebbe avere più acuto il senso dell’aldilà, il senso dei Novissimi, il senso del giudizio di Dio. E come può un uomo essere tanto arrogante da impedire che una persona umana, autenticamente umana, possa continuare vivere? Il secondo motivo della mia reazione è che mi sono sentito toccato nel cuore. Di Eluana si diceva che era allo stato vegetativo. Ma in fondo anch’io mi sono trovato allo stato vegetativo spiritualmente e moralmente per anni. Se è vero che la vita è vita quando ha un significato, io ho avuto momenti della vita in cui avevo perso il significato e avrei desiderato morire. Però ho incontrato un uomo, Giussani, che dallo stato vegetativo mi ha fatto rivivere, scoprire la bellezza della vita, il significato della vita. Facendomi anche capire che il significato non coincide con la funzione biologica, ma con il fatto che io possa essere cosciente di essere creatura divina. E se succedesse che io fossi incosciente, tuttavia farei ancora parte del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Il terzo motivo è che nella mia clinica non ho un caso Eluana, ma tanti. Eppure quando mi inginocchio davanti a queste piccole Eluana, penso all’Amore del Padre verso di me, che potendo offrirsi Lui come vittima d’Amore, ha preferito come segno di Amore ancora più grande di offrire suo Figlio sulla croce per me. Un giorno mentre dicevo Messa nella stanzetta di questi bambini malati ho letto il passo della Lettera agli ebrei dove si dice che Dio castiga quelli che ama. Non capivo. Ma ho guardato il crocefisso e ho guardato Victor, uno dei piccoli malati. E in quel momento ho capito che Victor è un privilegiato. Perché se Gesù è stato castigato per amore nei miei confronti, allora Victor è Gesù che sta soffrendo per me e per tutti, perché possa salvarmi io e salvarsi il mondo intero. Ma l’uomo di oggi non vuole sentire questo, ha eliminato Eluana perché vuole eliminare il crocefisso. C’è questa tendenza a eliminare il crocefisso dai luoghi pubblici perché si vuole eliminare tutto quello che ci ricorda il dolore. Ma il dolore è l’inevitabile condizione per la bellezza, perché uno possa incontrare il Mistero. Se io non avessi conosciuto la depressione per anni, se non avessi conosciuto in me l’odio alla vita, però sotto il manto di Giussani e della Madonna, credo che Dio non avrebbe potuto fare di me uno strumento di amore e di tenerezza verso tutti i rifiuti umani che riempiono la città di Asunción e dintorni, che porto con me come figli e fratelli, come altri Cristi.
Oggi la battaglia culturale è proprio su questo: ci sono intellettuali, come Lidia Ravera, che accusano le persone come lei di sadismo, dicendo che chi cura i malati incurabili lo fa per sfruttare le loro sofferenze, per sentirsi buono attraverso di loro. Oggi il giudizio morale va ribaltandosi: chi vuole curare i malati è crudele, perché vuole mantenerli nella sofferenza, chi li sopprime invece è veramente compassionevole.
Il problema è tutto nella risposta a una domanda: chi è l’uomo? Se l’uomo, come dice Sartre, è “una passione inutile”, un essere per la morte, allora non ho niente da obiettare. Però ci sono in noi delle cose inesplicabili come l’esigenza di amore, di infinito, di eternità, di bellezza. Questa nostalgia dell’eterno suggerisce che l’uomo è il frutto più bello del Mistero. Per cui, se Dio esiste, tutto ha un significato. In secondo luogo, questi signori non hanno conosciuto quello che ho conosciuto io, o che ha conosciuto Pavese, o che ha conosciuto Leopardi, o che hanno conosciuto tante persone: il “male del vivere”. Chi ha conosciuto il male del vivere ma ha avuto la Grazia, a differenza di Pavese, di incontrare un uomo come Giussani che lo ha amato, capisce bene che il sadismo è il loro, non il mio. Io sono uno che è resuscitato, che con molta facilità se non avesse avuto l’incontro con Giussani si sarebbe volentieri autoeliminato. Credo che quello che umilmente faccio io oggi sia l’espressione di un amore. Perché solo Dio sa quanto soffro, quanto soffro in questo dolore. Però non mi importa se non mi caspiscono. Forse grazie al mio dolore e al dolore dei miei figli anche per loro ci sarà, nell’ultimo istante della vita, un barlume minimo di lucidità per il quale si renderanno conto di ciò che ora, ubriachi di orgoglio come il demonio, disprezzano.
In questo momento storico drammatico è però successo anche un fatto inaspettato: mentre non pochi cristiani mostrano cedevolezza alla mentalità comune sui temi bioetici – l’ultimo caso è appunto quello dell’eutanasia a Eluana Englaro – ci sono stati degli atei e degli agnostici che mostrano sensibilità per la sacralità della vita. Il caso più clamoroso è quello del medico e cantante Enzo Jannacci, che si dichiara ateo, e che ha evocato «una carezza del Nazareno» per Eluana.
Ci sono uomini autentici che hanno una coscienza limpida di cos’è la ragione. Perché se la ragione è la capacità di guardare la realtà secondo la totalità dei fattori, allora capisco perché Jannacci ha detto quelle cose. Mentre tanti cattolici, proprio perché non fanno un uso corretto della ragione, non hanno neanche la coscienza della fede. La ragione ti apre la totalità dell’altro, te lo fa vedere come il riflesso del Mistero, qualcosa che sfugge alla tua portata. Jannacci mi ha commosso perché, come Leopardi, non è realmente un ateo. È più autenticamente religioso di migliaia di cattolici e anche di preti come quelli di Udine, favorevoli all’eutanasia su Eluana.
Il cristiano è chiamato alla testimonianza. Come deve essere la sua testimonianza nell’ambito politico, in questo momento storico drammatico? Che responsabilità deve esercitare?
È necessario prendere sul serio il magistero di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II, cioè prendere sul serio il cuore del cristianesimo, che è l’amore alla persona nella sua totalità. Dio vuole che la politica torni realmente ad essere per l’uomo, per la sua integralità. Ciò sarà possibile solamente se recupereremo un concetto chiaro di ragione. La sfida è lì: dobbiamo decidere chi è l’uomo. Se l’uomo è un numero che è uscito alla roulette, come dice Monod, allora è possibile tutto. Ma se l’uomo è relazione con il Mistero, le cose stanno diversamente. La politica deve decidere: o seguire quello che dice Monod, o decidere per quello che è l’uomo secondo la ragione: “Io sono Tu che mi fai”. La politica deve recuperare questa prospettiva del Mistero, altrimenti tutto diventa assurdo.
Lei ha fatto l’esperienza di quel che dice san Paolo: «Quando sono debole, è allora che sono forte per Cristo». Oggi la Chiesa è debole davanti alle potenze del mondo. Come può trasformare questa debolezza in forza?
A me impressiona quello che diceva Giussani: noi cristiani, e soprattutto molti pastori, vescovi, preti, religiosi, abbiamo vergogna di Cristo. Questo credo sia il delitto più grande. Se il mondo è quello che è, è perché noi, come dice Eliot, abbiamo abbandonato l’uomo. In America latina è evidente, anche nel mio paese: disobbedendo alle direttive del Santo Padre, un vescovo si è presentato alle elezioni e si è tirato dietro il 90 per cento del mondo cattolico. Invece dobbiamo recuperare la fedeltà effettiva e affettiva al Papa, superando quel complesso antiromano che da più di un secolo ci portiamo dietro. Quanto più saremo uniti al Papa, quanto più lo ameremo e lo seguiremo, tanto più il continente definito “il continente della speranza” da Giovanni Paolo II tornerà a rifiorire, mentre oggi è percorso da un asse del male che va da Raúl Castro a Chávez, a Rafael Correa, a Evo Morales e Lula.
Oggi la parola d’ordine della nostra cultura è “autodeterminazione”. Tutto va bene purché sia risultato di autodeterminazione. Va bene curare i malati inguaribili ma va bene anche sopprimerli; va bene abortire così come va bene tenere il bambino: basta che siano decisioni autodeterminate. In questo caso cade l’accusa di sadismo contro chi accudisce i sofferenti, ma a prezzo di un relativismo morale assoluto. Anche alcuni teologi e cristiani impegnati vedono nell’autodeterminazione una delle caratteristiche salienti dell’identità cristiana. Cosa ne pensa?
L’esistenza stessa documenta la menzogna, la diabolicità di questa posizione. Quando chiedo a un bambino in braccio ai suoi genitori “come ti chiami?”, lui guarda suo padre e sua madre come a dirmi: «Padre Aldo, hai sbagliato domanda, la tua domanda avrebbe dovuto essere: “Di chi sei?”». In ogni istante, io dipendo da qualche cosa: anche dagli elementi chimici, dagli elementi cosmici, da tutto. Ma ancora di più dipendo dal mio cuore, che mi porta inesorabilmente a cercare, a mendicare l’infinito. Poi io parto dalla mia esperienza di vita: se non avessi avuto la Grazia di qualcuno che mi ha aiutato a prendere coscienza di questa dipendenza ontologica, non sarei qui a parlare con lei. Perché l’autodeterminazione, nel caso della mia malattia, mi avrebbe spinto a farla finita con la vita. E tutto sarebbe finito. Invece è sorto un popolo che oggi gode di questa gioiosa dipendenza dal Mistero che io ho vissuto grazie a Giussani, che mi ha permesso di ritrovare il senso della vita e di farlo riscoprire a centinaia, a migliaia di persone. Quindi la posizione anarchica potrà anche appassionare, ma uno deve spiegarmi: prima non c’ero, adesso ci sono. Quindi Qualcuno mi ha creato. E poi, perché tutti cerchiamo un gesto d’amore? «Una carezza del Nazareno»: che cosa voleva dire Jannacci con questa frase, se non che l’uomo è dipendenza, proprio perché ha bisogno di una carezza? Aver bisogno di una carezza è già un desiderio, un grido di dipendenza. È dire “io sono Tu che mi fai”. Io sfido tutte queste persone a dirmi se c’è un momento della loro giornata in cui possono prescindere da una dipendenza, non importa da che cosa. Anche un ateo nel profondo di sé, arrivando alla sera e guardandosi allo specchio, capisce che da solo non può niente, che da solo si autoeliminerebbe, ma il cuore gli dice: “No, guarda che tu sei fatto da un Altro”, ed è da qui che origina la tristezza che in fondo tutta questa gente ha dentro. Io non ho mai incontrato nessuno, in quarant’anni che son prete, che non mi abbia mai chiesto: «Padre, mi benedica». Io ho assistito morire i fondatori di Ordine Nuovo rifugiati in Paraguay, Graziani e Massagrande. Più atei di loro non c’era nessuno. Eppure sul letto di morte questa dipendenza, questa affermazione del Mistero, l’ho ritrovata sulle loro labbra: mi hanno chiesto di confessarsi. Quando nella vita urge il momento decisivo, l’orgoglio si dilegua.
Recentemente è morto il figlio di 6 anni del capo dell’opposizione parlamentare in Inghilterra, David Cameron. Era nato con una grave disabilità. Il padre ha detto: «Quando è nato questo bambino, noi abbiamo pensato: “Avrà bisogno di tutte le nostre cure, dovremo fare tanto per lui”. Adesso che è morto, mi sono accorto che è lui che ha fatto tantissimo per noi. Chi ha ricevuto di più dal rapporto siamo stati noi». Che ne pensa?
È la stessa cosa che mi dicono le cento persone che lavorano nella nostra clinica. Credete che vengano a lavorare solo per lo stipendio? No. Mi dicono: «Padre, non possiamo più lasciare questo luogo, perché siamo noi che tutti i giorni torniamo a casa arricchiti, più umani». Cambia il rapporto fra marito e moglie: c’è gente che riscopre il valore della famiglia e chiede il matrimonio, ci sono madri che riscoprono l’amore per i figli, depressi che vengono anche dall’Italia e tornano a casa con un ritrovato gusto di vivere, imprenditori falliti che scendono da me e tornano in patria recuperati. Tutti mi dicono: «Padre, ma siamo noi i beneficiati di questo ospedale, non gli ammalati. Sono gli ammalati che assistono noi. Ci comunicano la bellezza della vita, il senso del dolore come cammino redentivo». Capisco benissimo quello che ha detto David Cameron. E vorrei che tutti venissero a vedere la Grazia che ha ricevuto quest’uomo che sono io: centinaia di figli deformi, bambini malati di Aids, che mi fanno riscoprire ogni giorno di più uomo. Io non mi sarei curato della mia depressione, non la affronterei se non vedessi tutti i giorni, più volte al giorno, quei malati terminali, quei bambini che mi guardano con gli occhi e mi dicono senza parlare “ma tu mi vuoi bene!” e “padre Aldo, noi soffriamo per te, perché tu possa andare avanti e aiutare gli altri”. Per queste mie parole sul Manifesto del 17 dicembre hanno scritto: “Le follie del prete del Paraguay”. Io vorrei che questa gente imparasse a parlare partendo da un’esperienza, non da un a priori. Perché a priori si possono dire un sacco di sciocchezze. Ma è la vita che parla, come dice quel bellissimo blues. Quello dove Richard diceva alla nonna: «Ma Dio non esiste», e la nonna rispondeva «È la realtà che dice che Dio esiste».