Reliquiario di Sisto V, Montalto Marche,
particolare.
Gli uomini non producono arte per essere contenti. Sono contenti, e perciò producono arte.
Gilbert Keith Chesterton, Daily News, 8 aprile 1905.
Reliquiario di Sisto V, Montalto Marche,
particolare.
Gli uomini non producono arte per essere contenti. Sono contenti, e perciò producono arte.
Gilbert Keith Chesterton, Daily News, 8 aprile 1905.
Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 31 agosto 1912.
Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 12 settembre 1931.
Overstrand, Battersea. |
1 Edwardes Square, Kensington, la prima casa dei Chesterton. |
Joy, which was the small publicity of the pagan, is the gigantic secret of the Christian.
Gilbert Keith Chesterton, Orthodoxy.
Nella lotta per l'esistenza, è solo su coloro che resistono per dieci minuti dopo che tutto è senza speranza, che la speranza comincia a sorgere.
Gilbert Keith Chesterton, The Speaker, 2 febbraio 1901.
C'è un corollario alla concezione di essere troppo orgogliosi per combattere. È che gli umili debbano fare la maggior parte dei combattimenti.
Gilbert Keith Chesterton, L'uomo Eterno.
Non guardate le facce sui giornali illustrati; guardate le facce per strada. Vedete quale grande e ragionevole numero di esse sono facce forti, umili, piene di umorismo e di duro lavoro, facce con occhi tristi e bocche umoristiche.
Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 16 novembre 1907.
It is exactly because our brother George is not interested in our religious difficulties, but is interested in the Trocadero Restaurant, that the family has some of the bracing qualities of the commonwealth. It is precisely because our uncle Henry does not approve of the theatrical ambitions of our sister Sarah that the family is like humanity. The men and women who, for good reasons and bad, revolt against the family, are, for good reasons and bad, simply revolting against mankind. Aunt Elizabeth is unreasonable, like mankind. Papa is excitable, like mankind. Our youngest brother is mischievous, like mankind. Grandpapa is stupid, like the world; he is old, like the world.
Gilbert Keith Chesterton, Heretics.
Fires will be kindled to testify that two and two make four. Swords will be drawn to prove that leaves are green in summer.
Gilbert Keith Chesterton, Heretics.
Null'altro che l'estrema e forte e sorprendente dottrina della divinità di Cristo darà quel particolare effetto che può veramente scuotere il sentimento popolare come una tromba; l'idea del re in persona che serve nei ranghi come un comune soldato.
Nel collegamento qui sotto trovate il saggio La visione della Chiesa in G. K. Chesterton di don Giovanni Barra. È acquistabile in vari formati digitali ad un prezzo modico.
Forse non tutti ricorderanno questo saggio e soprattutto il ruolo che ha giocato nella creazione di uno dei più citati apocrifi chestertoniani italiani, cioè: "La vita è la più bella (o la più romantica) delle avventure ma solo l'avventuriero lo scopre".
Ne parlammo in quest'occasione in cui demmo conto della ricerca fatta e dell'inventio della fonte dell'apocrifo:
https://uomovivo.blogspot.com/2013/05/la-vita-quotidiana-e-la-piu-romantica.html
Poi questa ricerca fu ripresa anche da Stefano Lorenzetto in un suo libro:
https://uomovivo.blogspot.com/2020/03/stefano-lorenzetto-riprende-una-nostra.html
Ora volevamo mettervi a disposizione la fonte stessa, che è quel numero della rivista Vita e Pensiero, anzi più precisamente quell'articolo di quel numero del 1956.
Merita però di essere ricordato l'autore dell'apocrifo, il fecondissimo don Giovanni Barra (1914 - 1975), sacerdote della Diocesi di Pinerolo di cui è in corso la causa di beatificazione. Barra, oltre a dedicarsi al lavoro pastorale a tutto tondo con la fondazione di una parrocchia e con l'apostolato presso i giovani e tante altre notevoli opere, fu anche scrittore prolifico di libri e saggi per varie case editrici. Vita e Pensiero lo vedeva come collaboratore stabile attraverso sedici titoli di saggi diversi tra cui articoli su Antoine de Saint Exupery, Graham Greene, Charles Maurras, Daniel Rops, Emmanuel Mounier. Tra questi saggi spicca per noi quello su Chesterton.
Di Chesterton nell'anno 1954 tradurrà per la Morcelliana La Chiesa cattolica e la conversione.
Lavoratore infaticabile, morirà prematuramente dopo alcuni anni di difficoltà fisiche. Un uomo impegnato ad egual titolo e misura nella vita del prete strettamente intesa ed in quella culturale. Acute le sue riflessioni sul pensiero di Chesterton, tutt'altro che scontate. Come ho sempre sostenuto, l'apocrifo che egli creò aveva il merito di cogliere il senso sintetico ed acuto di una parte di Eretici. Al di là delle questioni formalmente filologiche, la sua sintesi coglie il nocciolo duro di uno degli aspetti più significativi del pensiero di Chesterton (un po' come dicevo a proposito delle appropriate addende al Padre Brown televisivo del 1970 da parte dello sceneggiatore Edoardo Anton).
Meritava di essere ricordato, questo sacerdote sicuramente dall'animo chestertoniano.
Marco Sermarini
Don Giovanni Barra
Tommaso Moro, John Henry Newman e Gilbert K. Chesterton sono tre grandi nomi della cultura inglese, con il tratto in comune di essere cattolici. Con una particolarità: tutti e tre hanno lottato contro gli ostacoli che la società imponeva loro per vivere pienamente e in libertà la propria fede.
La libertà era per loro l’obiettivo che si presenta come meritevole di conquista, anche se per questo bisogna rinunciare alla vita, perché la conquista della vita eterna procede di pari passo con la libertà. Tommaso Moro e John Henry Newman lo hanno fatto eroicamente e sono santi. Tommaso Moro è morto martire, condannato per non aver ceduto alla volontà del re Enrico VIII, che aveva provocato uno scisma con la Chiesa di Roma per il fatto di voler rompere il suo matrimonio con Caterina d’Aragona per sposare Anna Bolena.
Il resto qui:
https://it.aleteia.org/2021/08/12/tommaso-moro-newman-e-chesterton-tre-chiavi-per-il-cattolico-di-oggi/
Il decimo racconto della raccolta La saggezza di Padre Brown (1914), ovvero L’insalata del Colonnello Cray (The Salad of Colonel Cray), non è nulla di che. Divertente il titolo e spiazzante l’esordio, ma per il resto si tratta della solita presunta maledizione che, in realtà, si rivela essere il prodotto delle astute macchinazioni di un rivale in amore. Abbastanza confuso è anche il procedere delle indagini; i personaggi, poi, ad eccezione del Colonnello e del Maggiore Putnam, sono comparse sbiadite incollate in qualche modo sullo sfondo della vicenda principale. Infine inizia a venire a noia pure l’espediente dell’analessi, quando la linea temporale degli eventi si interrompe per far raccontare a uno dei protagonisti fatti accaduti nel passato, fondamentali per riorientare un lettore altrimenti confuso e stordito dalle troppe informazioni contraddittorie.
Il resto qui sotto:
https://www.radiospada.org/2021/08/il-mercoledi-di-padre-brown-linsalata-del-colonnello-cray-prediche-nelle-oliere/?fbclid=IwAR1MJYh93bBT8O8-f1fm4P7pTdxuBifB1KB4rMGsm1YaLYMNafSSHZItnl8
I Racconti di Padre Brown sono ancora nella memoria di molti italiani, e possiamo dire che sia una delle riduzioni cinematografiche più riuscite della serie gialla del nostro Chesterton. Una delle sei puntate riscosse addirittura ventuno milioni di spettatori. Si dirà che all’epoca c’erano solo il Canale Nazionale e il Secondo Canale, ma ci si poteva anche non sedere di fronte al televisore, eppure questo accadde. Questo per dire della qualità della produzione ma soprattutto dell’interesse che destò il prete inglese creato da Chesterton.
Nicholas Clerihew Bentley fu un illustratore, giornalista e scrittore, ed era il figlio di Edmund Clerihew Bentley, amico d’infanzia e per sempre del nostro caro Gilbert (Edmund pronunciò un breve ed incisivo profilo di Gilbert la sera della sua morte dai microfoni della BBC, leggibile su Radio Chesterton).
Debbo colmare, come potrò, una delle molte mancanze del nostro piccolo blog, e cioè l'assenza di notizie circa uno degli uomini che hanno contribuito a rendere fruibile e conosciuto in Italia il nostro Chesterton, e cioè mons. Alberto Castelli.
Sicuramente i più anziani di noi ricorderanno l'introduzione all'Autobiografia pubblicata da Istituto di Propaganda Libraria: ecco, quel pregevole scritto, unitamente alla traduzione del libro, sono opera di mons. Alberto Castelli. E' il luogo in cui leggiamo del telegramma di papa Pio XI in occasione della morte e la acuta considerazione circa il fatto che Chesterton fu apostrofato "defensor fidei" dal Santo Padre, e la sua natura paradossale (un inglese cattolico, secoli dopo lo scisma e l'abbandono dell'ortodossia a causa di Enrico VIII, in un certo senso ne lavò l'onta).
Ma chi era Alberto Castelli? Nacque nel 1907 a Siziano, in provincia di Pavia; crebbe in una famiglia molto cattolica in cui ricevette il buon influsso dello zio salesiano e vescovo, Luigi Maria Olivares, dichiarato nel 2004 venerabile. Studiò tra l'altro nel Seminario Regionale Marchigiano di Fano. Fu l'autore della prima traduzione dell'Autobiografia di Chesterton, tradusse anche la biografia di San Tommaso Moro di Christopher Hollis (c'è da dire che Castelli riportò alla luce un poemetto in ottave di Zenobio Ceffino composto nel 1543 che ad oggi è la più antica testimonianza italiana della storia di Thomas More); curò una revisione dei Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer e si guadagnò la cattedra di Lingua e letteratura inglese all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano negli anni tra il 1934 e il 1953. Servì la Chiesa Cattolica nella Curia Romana, come vescovo ausiliare di Sabina - Poggio Mirteto (fu ausiliare del cardinale Adeodato Piazza), con il titolo di vescovo di Gerico. Successivamente fu promosso arcivescovo titolare di Rusio, sempre ricoprendo ruoli all'interno della Curia, tra cui quello di vicepresidente del Pontificio Consiglio per i laici, che lasciò nel 1970 per motivi di salute. Morì nel 1971.
È autore di numerose pubblicazioni su autori inglesi classici e novecenteschi (il già nominato Chaucer, E. Spenser, William Shakespeare, Thomas Hardy, George Bernard Shaw e naturalmente il nostro Chesterton e Clive Staples Lewis ecc.), di traduzioni ormai classiche e più volte ristampate, come Assassinio nella cattedrale di T.S. Eliot, Le Lettere di Berlicche di C.S. Lewis e la Montagna delle sette balze di T. Merton, e di un’autorevole edizione del Dialogo del conforto nelle tribolazioni di Tommaso Moro (1970).
Marco Sermarini
È difficile comprendere la scelta chestertoniana di posizionare La fine dei Pendragon (The Perishing of the Pendragons), ottavo racconto della raccolta La saggezza di Padre Brown (1914), subito dopo La parrucca violacea. Le due storie, infatti, sono piuttosto simili e ruotano entrambe attorno a una terribile maledizione che grava su una famiglia colpevole di orrendi delitti. In questo caso, all'epoca della Regina Elisabetta, Sir Peter Pendragon aveva poco onorevolmente ucciso due dei tre prigionieri spagnoli che si trovavano sulla sua nave. Il terzo era riuscito a fuggire a aveva giurato eterna vendetta. In effetti i Pendragon – lupi di mare da generazioni – sono stati poi funestati da diverse sciagure e persino il padre e il fratello dell'ultimo della famiglia, il vecchio Ammiraglio, sono morti in naufragio. Quest'ultimo vive su un'isoletta fluviale in una casa al cui fianco sorge una strana torre di legno, avvezza a prendere fuoco all'approssimarsi di una tragedia (per venire ogni volta pazientemente ricostruita).
Il resto qui sotto:Scrittore, poeta, giornalista, saggista dalla penna ironica e pungente, patriota inglese, figlio di anglicani poi convertitosi al credo cattolico, "principe dei paradossi" e autore della fortunata serie di racconti su Padre Brown, Gilbert Keith Chesterton (29 maggio 1874 – 14 giugno 1936) è considerato da molti il teorico del cosiddetto Distributismo – un pensiero economico alternativo tanto al capitalismo quanto al socialismo.
Tra queste due organizzazioni sociali tipicamente considerate agli antipodi, il capitalismo da una parte ed il socialismo dall'altra, vi è infatti una tendenza comune da cui Chesterton vuole difendersi e contro la quale ci mette in guardia: la tendenza di entrambe al monopolio e alla concentrazione della ricchezza; sia essa in mano a pochi capitalisti, o in mano allo Stato, o in mano a pochi capitalisti che dirigono le leve dello Stato.
Il resto in questo collegamento:
https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/filosofia/il-principe-dei-paradossi-g-k-chesterton/