Gilbert Keith Chesterton, Come si scrive un giallo - Due note su Sherlock Holmes
sabato 30 ottobre 2010
Un aforisma al giorno
venerdì 29 ottobre 2010
Il Papa: depenalizzare aborto ed eutanasia è tradire l'ideale democratico
Riceve in udienza i Vescovi brasiliani della Regione Nordeste V
Il Papa: depenalizzare aborto ed eutanasia è tradire l'ideale democratico
Riceve in udienza i Vescovi brasiliani della Regione Nordeste V
giovedì 28 ottobre 2010
Et voilà, La mia fede, di GK Chesterton!
Scheda libro
AUTORE: Chesterton G.K.
La mia fede
COLLANA: I Pellicani
PAGINE: pp. 328
ILLUSTRAZIONI: N° No
FORMATO: cm. 14x21
PREZZO: euro 24,00
ISBN: 978-88-7180-889-5
IL LIBRO
In questa brillante raccolta di saggi, G. K. Chesterton analizza, con la sua ironia colta e pungente, i mali del suo e del nostro tempo: l’individualismo, il materialismo, il relativismo, l’edonismo, il consumismo, oltre a una rassegnata disperazione che sembra invadere l’animo dell’uomo, ormai privo di valori, fede e religione.
Secondo l’autore esiste un solo antidoto per questo smarrimento etico, per le aberrazioni del comunismo, le intemperanze del capitalismo, le distorsioni dell’agnosticismo, l’esasperato modernismo e giovanilismo, la mania dei culti spiritici e le mode fuggevoli e insignificanti: è la Parola di Gesù, unica fonte di vita vera. E la Chiesa cattolica è l’ultimo baluardo rimasto a difesa dell’uomo comune, normale ma non banale, alla ricerca della propria felicità in questo e nell’altro mondo.
Della Chiesa Chesterton riconosce gli errori, anche gravi, ma sottolinea l’importanza e il valore del suo messaggio, che ha attraversato i secoli e che ancora oggi è vivo e presente in mezzo a noi.
I giudizi dello scrittore, così come gli argomenti che affronta, in particolare quelli riguardanti la famiglia, appaiono davvero di una sconcertante attualità; egli si fa portavoce di una fede convinta, alla quale ha aderito con la ragione e con il cuore e che ha una portata e un valore universali.
L'AUTORE
Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) fu scrittore e pubblicista dalla penna estremamente feconda. Soprannominato «il principe del paradosso», usava una prosa vivace e ironica per esprimere serissimi commenti sul mondo in cui viveva. Scrisse saggi letterari e polemici, romanzi «seri» (L’uomo che fu Giovedì, L’osteria volante) e gialli (celebre la serie di avventure di Padre Brown). Lindau ha pubblicato i suoi saggi biografici su san Francesco d’Assisi e san Tommaso d’Aquino, le opere La Chiesa cattolica, Eretici e Ortodossia, il romanzo Il Napoleone di Notting Hill e l’Autobiografia.
Il Vescovo ausiliare anglicano di Londra diventa cattolico
Il vescovo ausiliare anglicano di Londra, John Broadhurst, si dimetterà entro fine anno per diventare cattolico a pieno titolo. Ne ha dato notizia ieri l’edizione online del Daily Telegraph. Il vescovo, secondo quanto riferito dal quotidiano, ha annunciato la sua decisione intervenendo ieri a Londra all’assemblea nazionale di «Forward in Faith» (FiF), – organizzazione che si oppone all’ordinazione sacerdotale ed episcopale delle donne – di cui è presidente e di cui rimarrà tale in quanto, come ha sottolineato, «non è un’organizzazione della Chiesa d’Inghilterra». Broadhurst, sposato e con quattro figli, è il primo vescovo del movimento anglo-cattolico ad annunciare che si unirà all’Ordinariato che Benedetto XVI, con la costituzione apostolica «Anglicanorum Coetibus», ha voluto istituire un anno fa per garantire agli anglicani che rientrano nella Chiesa cattolica, il rispetto della liturgia e delle tradizioni. La sua decisione, al di là dell’eco che ha avuto oltremanica, non è arrivata tuttavia inattesa. Fin da quando la Chiesa d’Inghilterra, all’inizio degli anni Novanta, avviò il dibattito sull’ordinazione femminile, infatti, Broadhurst s’era posto in prima linea nella corrente che si opponeva a tale svolta. Fif nacque nel 1992, dalla fusione di preesistenti organizzazioni anglo-cattoliche non solo britanniche, e attualmente raccoglie un migliaio di parrocchie anglicane in tutto il mondo. Adesso si pensa che con l’annuncio del vescovo, il quale, oltre all’incarico di ausiliare del quartiere londinese di Fulham, era incaricato della «cura pastorale delle parrocchie con una più tradizionale visione della loro fede e che si oppongono all’ordinazione delle donne», saranno in molti a seguire il suo esempio. (...)
Angli o Angeli? Vedete un po' voi...
mercoledì 27 ottobre 2010
Ecco come Padre Brown condusse Guinness nella Chiesa
Di Rita Reichardt – traduzione di Gianmaria Spagnoletti
Sir Alec Guinness morì nel 2000 a ottantaquattro anni, grato al Padre Brown di Chesterton, che lo aveva condotto per mano nella Chiesa, e alla guarigione di un bambino, che suggellò un patto con Dio.
Rita Reichardt è madre di cinque figli. Ha insegnato nelle scuole superiori,è stata catechista parrocchiale e attualmente conduce un programma su grandi libri cattolici. Scrive da La Grange, Illinois.
La Cucina dell'Osteria Volante è in libreria da oggi!
martedì 26 ottobre 2010
India - Responsabile di una scuola cattolica picchiato da 500 indù davanti alle telecamere
Fratel Philip, dell’Holy Cross, è stato sequestrato e picchiato perfino dall’ispettore di polizia. È accusato di molestie verso le studentesse della scuola, ma secondo il suo superiore e le autorità della scuola egli è innocente. Chi lo ha colpito, l’ha minacciato di morte se osa sviluppare di più la scuola e se non permette ai proprietari di un tempio indù di requisire un terreno della scuola per far passare una strada.
lunedì 25 ottobre 2010
Di nuovo su Tomasi di Lampedusa e Chesterton.
Qui trovate un articolo sulla recente pubblicazione in inglese dell'epistolario di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Chesterton in altre parole - Ancora su Tomasi di Lampedusa e Chesterton
«Durante i suoi viaggi in Inghilterra Giuseppe mostrò di apprezzare la rivalità letteraria tra Shaw e Chesterton e fu molto colpito dal fatto che i due uomini, "fedeli alle tradizioni nazionali" di sportività, fossero amici».
David Gilmour, L'ultimo gattopardo - Vita di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Universale Economica Feltrinelli
domenica 24 ottobre 2010
Il Gattopardo e Chesterton
venerdì 22 ottobre 2010
Un aforisma al giorno
Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo Eterno
India, dove il micro-credito spinge al suicidio
Si apre oggi la causa di beatificazione del card. Francis Xavier Nguyen Van Thuan
di Thanh Thuy
La cerimonia al Vicariato di Roma. Il porporato ha trascorso 13 anni in prigione, facendosi testimone di fede, speranza e santità per cattolici e non cattolici. La preghiera di un non cristiano, suo ex compagno di prigionia.
Ho Chi Min City (AsiaNews) – Nell'aula della conciliazione del Vicariato di Roma si apre oggi la causa di beatificazione del cardinale Francis Xavier Nguyen Van Thuan. I cattolici in Vietnam e nel mondo hanno accolto con gioia tale notizia.
In Vietnam c'è profonda ammirazione verso di lui, considerato un esempio di forza e grande umiltà per cattolici e non cattolici. Il cardinale Van Thuan è stato testimone di fede, speranza e santità per tutti.
Il signor Hai, un suo compagno di prigione, scriveva così in una lettera al cardinale: "Caro fratello Thuan, vi ho promesso che andrò dalla Signora di La Vang a pregare per voi. In questi anni ogni domenica, quando non pioveva, sono andato in bicicletta fino al santuario della Madonna, perché qui la chiesa è crollata durante la guerra. Ho detto per te questa preghiera 'Cara Madre Maria, non sono cattolico e non conosco nessuna preghiera. Ma ho promesso a fratello Thuan di pregarti, così sono venuto qui per chiedere a te Madre Maria, che conosci questo mio fratello, di aiutarlo se ha bisogno di qualcosa'".
Il card. Van Thuan è stato vescovo di Nha Trang, prima di essere nominato ausiliare di Ho Chi Min City (Saigon). Pochi mesi dopo la presa del sud e l'indipendenza del Vietnam, è stato arrestato sotto il regime comunista. Il porporato ha trascorso 13 anni in carcere – dal 1975 al 1988, 9 dei quali in assoluto isolamento – senza essere stato processato. Nel 1991 fu costretto a lasciare il Paese, e venne accolto nella Curia romana da Giovanni Paolo II. È stato presidente del Pontificio consiglio "Giustizia e Pace" dal 1998 al 2002, anno in cui si è spento all'età di 74 anni.giovedì 21 ottobre 2010
Un aforisma al giorno (attualissimo!!!)
Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia
Un aforisma al giorno
Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia
Evoluzionismo - Attizziamo un po' questa sana polemica...
L'evoluzionismo sostiene che nel DNA avvengono di continuo mutazioni accidentali.
Il genetista James Shapiro ricorda invece che le mutazioni del DNA, la "scrittura della vita" ... sono rarissime. (...) Di fatto, il DNA è la struttura più stabile dell'universo.
Nei secoli, le lapidi egizie di granito diventano illeggibili; il DNA, fatto di proteine, si riproduce sempre uguale, opponendosi in modo attivo al degrado di tutte le cose. (...)
Le sole mutazioni frequenti sono provocate dall'uomo su animali di laboratorio, con radiazioni nucleari o con agenti chimici, che sconvolgono brutalmente la struttura del DNA.
E’ il caso del moscerino della frutta (Drosophila Melanogaster), l'insetto preferito dai genetisti perché produce una generazione nuova ogni mese. Studiato da 80 anni in tutti i laboratori del pianeta, il moscerino è stato costretto a subire milioni di mutazioni.
Tutte, nessuna esclusa, diminuiscono la sua attitudine alla vita (mancanza di occhi, di ali, di zampe); gli animaletti mutanti possono vivere solo in laboratorio, grazie alle cure degli sperimentatori; in natura sarebbero morti prima di trasmettere il loro patrimonio genetico ai discendenti.
Meno che mai la drosofila ha dato luogo ad altra specie.
Tutto ciò induce una nuova generazione di scienziati a sostenere, ormai apertamente, che gli esseri viventi sono il frutto di una "progettazione intelligente" (intelligent design). "è una teoria pienamente scientifica che formuliamo come tale", ha scritto William Dembski, logico-matematico della Notre Dame University.
Perché? Perché troppi apparati delle creature viventi presentano una complessità irriducibile, risponde Michael Behe, biochimico della Leighton University.
Come esempio di "complessità irriducibile", Behe porta il caso della trappola per topi. Costituita di cinque pezzi - una molla, la fagliela, il gancetto che tiene la tagliola in posizione, l'esca, la tavoletta su cui il tutto è inchiodato - è una macchina molto semplice.
Ma la sua semplicità "non può essere ridotta". Se manca un solo pezzo, non è che la trappola funzioni meno bene; non funziona affatto.
Dunque, non può essersi formata a poco a poco, con aggiunte e miglioramenti; la trappola è stata progettata fin dall'inizio così.
Molti apparati di esseri viventi sono ugualmente "irriducibili". Non funzionano se mancano anche solo di un componente.
La lingua del picchio è una "complessità irriducibile".
Il noto uccellino ha una lingua lunga 15 centimetri, quanto il suo corpo. Dove la tiene? La tiene arrotolata attorno al cranio, come una fionda. La cosa stupefacente è che la lingua parte dal becco all'indietro, gira attorno al cranio e ritorna al becco dalla parte opposta.
Ora, non è possibile che una lingua così straordinaria si sia "evoluta" per gradi.
Il solo fatto che sia rivolta all'indietro avrebbe reso impossibile la nutrizione a generazioni di progenitori del picchio, finché l'apparato non avesse raggiunto la necessaria lunghezza.
Altro caso: il limulo, una specie di granchio corazzato che vive sulle coste dell'Atlantico. Essere "primitivo", cugino degli antichissimi trilobiliti (estinti da milioni di anni), è considerato un fossile vivente, presente in strati fossili da 300 milioni di anni (e sempre uguale).
Di recente s'è scoperto che gli occhi del limulo, di notte, aumentano il loro potere visivo di un milione di volte.
Non sono affatto occhi "primitivi". Al contrario: sono più sofisticati degli apparecchi elettronici a visione notturna usati per scopi militari.
Ciò che vediamo in natura è uno scoppio di fantasia progettistica. Anche l'evoluzione dell'Uomo è in discussione. L'albero genealogico fornitoci dagli evoluzionisti viene sconvolto da sempre nuove scoperte. (...)
L'uomo di Neanderthal, estintosi "solo" 25 mila anni fa (già esisteva l'uomo moderno), non solo ha perso il posto di nostro "antenato", ma anche quello di parente collaterale. Due studi recenti hanno ricavato il DNA del Neanderthal: è cosi diverso dal nostro, che le due specie non potevano unirsi ed avere prole (...).
Nel novembre 1999, l'autorevole rivista National Geographic ha pubblicato in pompa magna la foto di una lastra minerale dove si vedeva un dinosauro con ali e piume: "è la prova che gli uccelli si sono evoluti da questi antichi rettili", ha esultato il biologo Barry A. Palevitz nell'articolo che accompagnava la scoperta.
Subito dopo, s'è appurato che "il fossile" era un falso, composto da due fossili diversi (un uccello e un sauro) incollati assieme, opera dei contadini cinesi della zona di Liaoning, che sfruttano e vendono (sul mercato nero) i fossili di un giacimento locale. Uno "scandalo" molto chiacchierato in Usa. Piero Angela non ce lo ha raccontato.
Diciamo subito che la Teoria dell'Evoluzione Biologica della specie umana non è Scienza galileiana. Essa pretende di andare molto al di là dei fatti accertati (...).
Una teoria con anelli mancanti, sviluppi miracolosi, inspiegabili estinzioni, improvvise scomparse non è Scienza galileiana. (...)
Se l'uomo dei nostri tempi avesse una cultura veramente moderna, dovrebbe sapere che la teoria evoluzionistica non fa parte della Scienza galileiana.
A essa mancano i due pilastri che hanno permesso la grande svolta del milleseicento: la riproducibilità e il rigore.
Insomma, mettere in discussione l'esistenza di Dio, sulla base di quanto gli evoluzionisti hanno fino a oggi scoperto, non ha nulla a che fare con la Scienza. Con l'oscurantismo moderno, si".
mercoledì 20 ottobre 2010
La recensione de La Chiesa Cattolica - Dove tutte le verità si danno appuntamento uscita su Cultura & Identità qualche tempo fa
Gilbert Keith chesterton, La Chiesa cattolica. Dove tutte le verità si danno appuntamento, Lindau, To- rino 2010, pp. 116, € 13,00.
La società occidentale postmoderna viene solitamente descritta come una società libera, orgogliosamente fondata sul primato dei diritti e soprattutto della tolleranza. Sembrerebbe una società ideale, in cui tutto si può dire, eppure restano, inaspettate, delle parole tabù. ‘Conversione’ è una delle parole tabù dei giorni nostri. Sui mezzi di comunicazione e nei salotti pubblici ben poche perso- ne osano pronunciarla e ancora meno la tollerano. Probabilmente perché si tratta di una parola di per sé impegnativa, che presuppone peraltro l’esistenza di una Verità oggettiva da riconoscere, superiore al singolo individuo — cose veramente intollerabili per la diffusa cultura del disim- pegno e del relativismo morale. Il saggio del “convertito eccellente” Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) pubblicato per la prima volta in Italia da Lindau offre a tal proposito, sul tema della conversione (e dei convertiti), delle riflessioni straordina- riamente puntuali. Nella Prefazione (pp. 5-10), Marco Sermarini, presidente della Società Chestertoniana Italiana, tratteggia brevemente il profilo del grande scrittore inglese mettendone in luce l’eccezionale ars retorica, propria dei grandi apologeti di Cristo: «quando Chesterton parla di religione, ne parla sempre a partire dalla ragione e dalla vita. Non fa un “discorso ecclesia- stico” o clericale. Può partire da un pezzo di gesso, un dente di leone o un tramonto per arrivare al rapporto di ciascuno di noi con il Mistero. Perché per lui fu così: il Mistero che fa tutte le cose si manifestò nella sua vita attraverso gli umili ma potenti segni dell’allegria familiare, del gusto del bello scorto nelle cose di tutti i giorni... Tutto era la conferma che la vita era degna di essere vissuta, che il mondo era magico e che, se ne aveva scoperto la magia, voleva dire che c’era un Mago» (p. 9).
Seguono sei capitoli nel consueto stile chestertoniano brillante e paradossale su quelle che il futuro inventore dell’indi- menticabile “Padre Brown” definisce le fasi-tipiche della conversione: anzitutto la caduta dei pregiudizi e delle proiezioni mentali su quello che l’outsider “crede” sia la religione, quindi la scoperta della bel- lezza e della grandezza della fede, infine la consapevolezza del dono ricevuto, da conservare, difendere e comunicare. La conversione autentica infatti — come in- segna Papa Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazaret — non scaturisce mai da un’astratta decisione intellettuale ma da un incontro: la scoperta del volto amo- revole di Cristo che chiama l’umanità di ogni tempo alla sua sequela. Una scoperta che vince ogni resistenza e persuade tutti gli scetticismi covati fino a quel momento nell’anima: «avevo intenzione di farmi cattolico tanto quanto di diventare cannibale»(p. 55), confida con ironia il grande scrittore per testimoniare la potenza imprevedi- bile della grazia davanti alla sua orgogliosa testardaggine. Parlando a un pubblico ieri come oggi per lo più critico verso la maturità dei convertiti, da alcuni guardati alla stregua di fuggiaschi del mondo che coltivano illusioni, il futuro apologeta sot- tolinea poi come una delle chiavi di lettura delle vere conversioni sia invece proprio l’adesione alla realtà: «il convertito non abbandona affatto la ricerca e nemmeno l’avventura. Non pensa di sapere tutto, né ha perso interesse per ciò che non conosce. Ma l’esperienza gli ha insegnato che quasi tutto si trova da qualche parte all’interno di quel maniero, e che al di fuori molti non trovano quasi nulla» (p. 79). Quel maniero che resiste alle crepe e alle sofferenze dei tempi è la Chiesa, che Che-
sterton — ancora, come tutti i veri convertiti — ama con tutto il cuore in quanto luo- go di grazia, prescelto dal Si- gnore per comunicarsi ai suoi figli. Insomma, «diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a far- lo. È questo il suo significato, proprio come guarire da una paralisi non significa rinuncia- re a muoversi, ma imparare a farlo» (p. 79).
Il passo successivo è la rilet- tura di quella storia e di quella civiltà cri- stiana che il pensiero moderno ha in gran parte rifiutato, pur continuando a goder- ne i numerosi frutti morali e sociali. Così, Chesterton si definisce un «medievalista, nel senso che a mio avviso la vita moderna ha molto da imparare da quella medievale». E a chi parla di Medioevo riferendosi ai “secoli bui”, non esita a rispondere che «i secoli bui hanno migliorato la [...] vita squallida e volgare» (p. 73) che l’umanità aveva condotto fino ad allora. D’altron- de, il Medioevo fu l’età di Dante Alighieri (1265-1321), di san Tommaso d’Aquino (1225-1274) e di Giotto (1267-1337), solo per citare tre geni assoluti che hanno illu- minato — come ben pochi dopo di loro
— tre differenti campi di studio. Queste figure — ma se ne potrebbero citare tante altre — esemplificano in modo eloquente il binomio caratteristico da sempre della fede cristiana, ultimamente richiamato in funzione pedagogica anche dal magiste- ro pontificio: ragione e libertà. Di conse- guenza, «il fatto che la maggioranza delle persone ritenga siano queste le due cose proibite ai cattolici, è un’osservazione il- luminante sull’attuale propaganda anticat- tolica» (p. 99). Il più grande debito verso la fede però riguarda la difesa cristallina di quel che chiamiamo ordinariamente buon senso e garantisce la stabilità delle fondamenta della civiltà contro le passio- ni ebbre delle ideologie alla moda: infatti, «ogni passo indietro verso il buon senso è un passo indietro verso il cattolicesimo» (p.
75). La Chiesa muove i suoi passi — ieri come oggi — tra mille insidie, tuttavia «fintanto che rimarrà un barlume di buon senso, nonostante il giornali- smo e l’istruzione di stato, sarà possibile riconoscere ciò che de- finiamo una realtà» (p. 101).
Da ultimo Chesterton ricorre alla testimonianza e all’azione trascinante dei grandi conver- titi del suo tempo, compagni di strada nell’affascinante cam- mino alla ricerca della verità. Fra di essi soprattutto il cardinale — presto beato — John Henry Newman (1801-1890), che aveva smascherato i diffusi pregiudizi e gli stereotipi anticat- tolici della società del tempo nelle pagine formidabili dei Discorsi sul pregiudizio: la condizione dei cattolici in Inghilterra nel 1851. Così, la Chiesa si rivela veramente come il luogo in cui tutte le verità si danno appuntamento: essa, infatti, è «l’unica cosa in grado di salvare l’uomo da una schiavitù degradante, quella di essere figlio del suo tempo» (p. 85).
Omar Ebrahime