Nei primi anni della nostra Società, prima di dedicarci a questo blog, creammo qualche numero di un simpatico e umile bollettino con cui volevamo veicolare qualche contenuto poco conosciuto in Italia e qualche giudizio sul nostro Gilbert.
Frettoloso ma sincero, il bollettino ebbe qualche numero zero e qualche edizione, diffuso a mano nelle occasioni in cui venivamo allo scoperto come un bimbetto che esce di casa col primo sole. Meeting di Rimini, Chesterton Day e piccole conferenze in posti sperduti d’Italia, erano foglietti stampati a casa anzi precisamente nel mio ufficio, qualche volta con l’aiuto dei miei figli che erano piccolini ed entusiasti di aiutare babbo e il signor Chesterton, qualche volta ospitando articoli di cari amici che mi aiutavano e mi aiutano a portare Gilbert a casa di quanti più possibile in molte maniere.
Smettemmo di produrlo quando scoprimmo il più economico e maneggevole blog: veloce, si poteva sparare potenzialmente ogni giorno, sempre, qualunque cosa, e forse si poteva raggiungere un maggior numero di persone. Di certo il blog ha fatto e continua a fare un gran lavoro!
Però la carta ha sempre il suo fascino, e rivederlo oggi mi commuove.
Siamo rimasti il vecchio gruppo di amici “fissati”, anche se Chesterton oggi non è più dimenticato, anche se si trovano tante sue edizioni belle e se tante cose le abbiamo diffuse, scoperte, riscoperte proprio noi.
Per cui vi ripropongo queste paginette che facevano capolino da una grossa cartella rossa: chissà che un giorno si riesca a rifare qualcosa del genere con la stessa freschezza d’infanti.
Ognuno di noi dovrebbe fare intorno a sé un giornalino così, per convincere amici e conoscenti che è bello vivere alla Chesterton, che lui ci aveva azzeccato e che ha ancora tantissime cose da dire.
Una volta ascoltavo il mio amico Aidan Mackey, il capo di tutti i chestertoniani del mondo, che per anni ha continuato a stampare eroicamente un foglietto per tenere vive le idee di Chesterton. Ecco, questo mi piace, questo dovremmo farlo tutti, lottare per lo stesso Re per cui lottò e lotta Gilbert.
Marco Sermarini