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sabato 30 ottobre 2010

Un aforisma al giorno

"Sherlock Holmes sarebbe stato un investigatore migliore se fosse stato un filosofo, se fosse stato un poeta; ancor più se fosse stato un innamorato".

Gilbert Keith Chesterton, Come si scrive un giallo - Due note su Sherlock Holmes

venerdì 29 ottobre 2010

Il Papa: depenalizzare aborto ed eutanasia è tradire l'ideale democratico

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Riceve in udienza i Vescovi brasiliani della Regione Nordeste V

CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 28 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Quando i progetti politici contemplano la depenalizzazione dell'aborto e dell'eutanasia, l'ideale democratico “è tradito nei suoi fondamenti”.

Papa Benedetto XVI lo ha dichiarato questo giovedì mattina, incontrando i Vescovi della Regione Nordeste V della Conferenza Episcopale del Brasile in occasione della loro visita “ad Limina Apostolorum”.

Compito dei Vescovi, ha spiegato, è “contribuire alla purificazione della ragione e al risveglio delle forze morali necessarie per la costruzione di una società giusta e fraterna”.

“Quando però i diritti fondamentali della persona o la salvezza delle anime lo esigono, i pastori hanno il grave dovere di emettere un giudizio morale, persino in materia politica”, ha osservato.

Nel formulare questi giudizi, “devono tener conto del valore assoluto di quei precetti morali negativi che dichiarano moralmente inaccettabile la scelta di una determinata azione intrinsecamente cattiva e incompatibile con la dignità della persona”.

Sarebbe infatti “totalmente falsa e illusoria qualsiasi difesa dei diritti umani politici, economici e sociali che non comprendesse l'energica difesa del diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale”.

Per questo motivo, ha sottolineato il Pontefice richiamando l'Enciclica Evangelium vitae, “quando i progetti politici contemplano, in modo aperto o velato, la decriminalizzazione dell'aborto o dell'eutanasia, l'ideale democratico - che è solo veramente tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana - è tradito nei suoi fondamenti”.

“Cari Fratelli nell'episcopato, nel difendere la vita non dobbiamo temere l'ostilità e l'impopolarità, rifiutando ogni compromesso ed ambiguità, che ci conformerebbero alla mentalità di questo mondo”, ha detto ai Vescovi brasiliani.

Fede e politica

“Per aiutare meglio i laici a vivere il loro impegno cristiano e socio-politico in modo unitario e coerente”, ha proseguito Benedetto XVI, servono “una catechesi sociale ed un'adeguata formazione nella dottrina sociale della Chiesa”.

“Ciò significa anche che, in determinate occasioni, i pastori devono pure ricordare a tutti i cittadini il diritto, che è anche un dovere, di usare liberamente il proprio voto per la promozione del bene comune”.

“Il dovere immediato di lavorare per un ordine sociale giusto” è infatti “proprio dei fedeli laici che, come cittadini liberi e responsabili, s'impegnano a contribuire alla retta configurazione della vita sociale, nel rispetto della sua legittima autonomia e dell'ordine morale naturale”.

“Su questo punto politica e fede s'incontrano”, ha sottolineato il Vescovo di Roma.

“La fede ha, senza dubbio, la natura specifica di incontro con il Dio vivo che apre nuovi orizzonti ben al di là dell'ambito proprio della ragione”, e “senza il correttivo fornito dalla religione anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall'ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana”.

“Una società può essere costruita solo rispettando, promuovendo e insegnando instancabilmente la natura trascendente della persona umana”, ha indicato.

Insegnamento e simboli religiosi

Ribadendo il principio enunciato nell'Enciclica Caritas in Veritate, per cui Dio deve “trovare un posto anche nella sfera pubblica, con specifico riferimento alle dimensioni culturale, sociale, economica e, in particolare, politica”, il Papa ha quindi levato “un vivo appello a favore dell'educazione religiosa, e più concretamente dell'insegnamento confessionale e diversificato della religione, nella scuola pubblica statale”.

Parimenti, ha ricordato che “la presenza di simboli religiosi nella vita pubblica è allo stesso tempo memoria della trascendenza dell'uomo e garanzia del suo rispetto”.

In Brasile questi segni “hanno un valore particolare”, visto che la religione cattolica è “parte integrante” della storia del Paese.

“Come non pensare in questo momento all'immagine di Gesù Cristo con le braccia tese sulla baia di Guanabara che rappresenta l'ospitalità e l'amore con cui il Brasile ha sempre saputo aprire le sue braccia a uomini e donne perseguitati e bisognosi provenienti da tutto il mondo?”, ha chiesto.

“Fu in questa presenza di Gesù nella vita brasiliana che essi s'integrarono armoniosamente nella società, contribuendo all'arricchimento della cultura, alla crescita economica e allo spirito di solidarietà e di libertà”, ha concluso.

Ministero fruttuoso

Nel suo saluto al Papa a nome dei Vescovi delle 12 Diocesi che compongono la Regione Nordeste V, monsignor Xavier Gilles de Maupeou d'Ableiges, Vescovo emerito di Viana, ha affermato che i presuli della zona vogliono che il loro ministero episcopale produca frutti per poter “contribuire a far sì che la Chiesa sia realmente sacramento di salvezza”.

L'amore per Cristo e la fedeltà nei suoi confronti, ha aggiunto come riporta “L'Osservatore Romano”, “consentono di rimanere uniti alla vera vite e di produrre frutti che restano per tutta la vita”.

Tra questi, alcuni sono già visibili nelle Diocesi della Regione Nordeste V, “come la formazione dottrinale, spirituale e pastorale, le conversioni, l'impegno missionario, in particolare le missioni popolari, la lettura orante della Bibbia”.
“Tutto ciò ha contribuito a far sì che avessimo sempre più discepoli e missionari, persone che hanno realizzato l'incontro personale con Cristo, che si sono aperte a un vero processo di conversione, che hanno abbracciato la vita ecclesiale e hanno iniziato a partecipare attivamente alla missione della Chiesa, oltre a divenire capaci di relazionare fede e vita e d'impegnarsi nella costruzione di una nuova società, in grado di superare tutti i segnali di morte, che sono le manifestazioni del peccato”, ha segnalato.

Ad ogni modo, ha concluso, è necessario che “la società sia rinnovata ogni istante dalla grazia, affinché possiamo dire che vediamo con chiarezza il Regno di Dio presente nella storia. Perciò il criterio del nostro agire è il Vangelo di Cristo”.

Il Papa: depenalizzare aborto ed eutanasia è tradire l'ideale democratico

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Riceve in udienza i Vescovi brasiliani della Regione Nordeste V

CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 28 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Quando i progetti politici contemplano la depenalizzazione dell'aborto e dell'eutanasia, l'ideale democratico “è tradito nei suoi fondamenti”.

Papa Benedetto XVI lo ha dichiarato questo giovedì mattina, incontrando i Vescovi della Regione Nordeste V della Conferenza Episcopale del Brasile in occasione della loro visita “ad Limina Apostolorum”.

Compito dei Vescovi, ha spiegato, è “contribuire alla purificazione della ragione e al risveglio delle forze morali necessarie per la costruzione di una società giusta e fraterna”.

“Quando però i diritti fondamentali della persona o la salvezza delle anime lo esigono, i pastori hanno il grave dovere di emettere un giudizio morale, persino in materia politica”, ha osservato.

Nel formulare questi giudizi, “devono tener conto del valore assoluto di quei precetti morali negativi che dichiarano moralmente inaccettabile la scelta di una determinata azione intrinsecamente cattiva e incompatibile con la dignità della persona”.

Sarebbe infatti “totalmente falsa e illusoria qualsiasi difesa dei diritti umani politici, economici e sociali che non comprendesse l'energica difesa del diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale”.

Per questo motivo, ha sottolineato il Pontefice richiamando l'Enciclica Evangelium vitae, “quando i progetti politici contemplano, in modo aperto o velato, la decriminalizzazione dell'aborto o dell'eutanasia, l'ideale democratico - che è solo veramente tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana - è tradito nei suoi fondamenti”.

“Cari Fratelli nell'episcopato, nel difendere la vita non dobbiamo temere l'ostilità e l'impopolarità, rifiutando ogni compromesso ed ambiguità, che ci conformerebbero alla mentalità di questo mondo”, ha detto ai Vescovi brasiliani.

Fede e politica

“Per aiutare meglio i laici a vivere il loro impegno cristiano e socio-politico in modo unitario e coerente”, ha proseguito Benedetto XVI, servono “una catechesi sociale ed un'adeguata formazione nella dottrina sociale della Chiesa”.

“Ciò significa anche che, in determinate occasioni, i pastori devono pure ricordare a tutti i cittadini il diritto, che è anche un dovere, di usare liberamente il proprio voto per la promozione del bene comune”.

“Il dovere immediato di lavorare per un ordine sociale giusto” è infatti “proprio dei fedeli laici che, come cittadini liberi e responsabili, s'impegnano a contribuire alla retta configurazione della vita sociale, nel rispetto della sua legittima autonomia e dell'ordine morale naturale”.

“Su questo punto politica e fede s'incontrano”, ha sottolineato il Vescovo di Roma.

“La fede ha, senza dubbio, la natura specifica di incontro con il Dio vivo che apre nuovi orizzonti ben al di là dell'ambito proprio della ragione”, e “senza il correttivo fornito dalla religione anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall'ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana”.

“Una società può essere costruita solo rispettando, promuovendo e insegnando instancabilmente la natura trascendente della persona umana”, ha indicato.

Insegnamento e simboli religiosi

Ribadendo il principio enunciato nell'Enciclica Caritas in Veritate, per cui Dio deve “trovare un posto anche nella sfera pubblica, con specifico riferimento alle dimensioni culturale, sociale, economica e, in particolare, politica”, il Papa ha quindi levato “un vivo appello a favore dell'educazione religiosa, e più concretamente dell'insegnamento confessionale e diversificato della religione, nella scuola pubblica statale”.

Parimenti, ha ricordato che “la presenza di simboli religiosi nella vita pubblica è allo stesso tempo memoria della trascendenza dell'uomo e garanzia del suo rispetto”.

In Brasile questi segni “hanno un valore particolare”, visto che la religione cattolica è “parte integrante” della storia del Paese.

“Come non pensare in questo momento all'immagine di Gesù Cristo con le braccia tese sulla baia di Guanabara che rappresenta l'ospitalità e l'amore con cui il Brasile ha sempre saputo aprire le sue braccia a uomini e donne perseguitati e bisognosi provenienti da tutto il mondo?”, ha chiesto.

“Fu in questa presenza di Gesù nella vita brasiliana che essi s'integrarono armoniosamente nella società, contribuendo all'arricchimento della cultura, alla crescita economica e allo spirito di solidarietà e di libertà”, ha concluso.

Ministero fruttuoso

Nel suo saluto al Papa a nome dei Vescovi delle 12 Diocesi che compongono la Regione Nordeste V, monsignor Xavier Gilles de Maupeou d'Ableiges, Vescovo emerito di Viana, ha affermato che i presuli della zona vogliono che il loro ministero episcopale produca frutti per poter “contribuire a far sì che la Chiesa sia realmente sacramento di salvezza”.

L'amore per Cristo e la fedeltà nei suoi confronti, ha aggiunto come riporta “L'Osservatore Romano”, “consentono di rimanere uniti alla vera vite e di produrre frutti che restano per tutta la vita”.

Tra questi, alcuni sono già visibili nelle Diocesi della Regione Nordeste V, “come la formazione dottrinale, spirituale e pastorale, le conversioni, l'impegno missionario, in particolare le missioni popolari, la lettura orante della Bibbia”.
“Tutto ciò ha contribuito a far sì che avessimo sempre più discepoli e missionari, persone che hanno realizzato l'incontro personale con Cristo, che si sono aperte a un vero processo di conversione, che hanno abbracciato la vita ecclesiale e hanno iniziato a partecipare attivamente alla missione della Chiesa, oltre a divenire capaci di relazionare fede e vita e d'impegnarsi nella costruzione di una nuova società, in grado di superare tutti i segnali di morte, che sono le manifestazioni del peccato”, ha segnalato.

Ad ogni modo, ha concluso, è necessario che “la società sia rinnovata ogni istante dalla grazia, affinché possiamo dire che vediamo con chiarezza il Regno di Dio presente nella storia. Perciò il criterio del nostro agire è il Vangelo di Cristo”.

giovedì 28 ottobre 2010

Et voilà, La mia fede, di GK Chesterton!

Scheda libro


La mia fede

AUTORE: Chesterton G.K.

La mia fede

COLLANA: I Pellicani

PAGINE: pp. 328

ILLUSTRAZIONI: N° No

FORMATO: cm. 14x21

PREZZO: euro 24,00


ISBN: 978-88-7180-889-5


IL LIBRO

In questa brillante raccolta di saggi, G. K. Chesterton analizza, con la sua ironia colta e pungente, i mali del suo e del nostro tempo: l’individualismo, il materialismo, il relativismo, l’edonismo, il consumismo, oltre a una rassegnata disperazione che sembra invadere l’animo dell’uomo, ormai privo di valori, fede e religione.
Secondo l’autore esiste un solo antidoto per questo smarrimento etico, per le aberrazioni del comunismo, le intemperanze del capitalismo, le distorsioni dell’agnosticismo, l’esasperato modernismo e giovanilismo, la mania dei culti spiritici e le mode fuggevoli e insignificanti: è la Parola di Gesù, unica fonte di vita vera. E la Chiesa cattolica è l’ultimo baluardo rimasto a difesa dell’uomo comune, normale ma non banale, alla ricerca della propria felicità in questo e nell’altro mondo.
Della Chiesa Chesterton riconosce gli errori, anche gravi, ma sottolinea l’importanza e il valore del suo messaggio, che ha attraversato i secoli e che ancora oggi è vivo e presente in mezzo a noi.
I giudizi dello scrittore, così come gli argomenti che affronta, in particolare quelli riguardanti la famiglia, appaiono davvero di una sconcertante attualità; egli si fa portavoce di una fede convinta, alla quale ha aderito con la ragione e con il cuore e che ha una portata e un valore universali.

L'AUTORE

Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) fu scrittore e pubblicista dalla penna estremamente feconda. Soprannominato «il principe del paradosso», usava una prosa vivace e ironica per esprimere serissimi commenti sul mondo in cui viveva. Scrisse saggi letterari e polemici, romanzi «seri» (L’uomo che fu Giovedì, L’osteria volante) e gialli (celebre la serie di avventure di Padre Brown). Lindau ha pubblicato i suoi saggi biografici su san Francesco d’Assisi e san Tommaso d’Aquino, le opere La Chiesa cattolica, Eretici e Ortodossia, il romanzo Il Napoleone di Notting Hill e l’Autobiografia.

Il Vescovo ausiliare anglicano di Londra diventa cattolico


E lo seguiranno probabilmente un migliaio di parrocchie anglicane in tutto il mondo: grande successo per l'Ordinariato degli ex anglicani costituito un anno fa da Benedetto XVI
da Avvenire

Il vescovo ausiliare anglicano di Londra, John Broadhurst, si dimetterà entro fine anno per diventare cattolico a pieno titolo. Ne ha dato notizia ieri l’edizione online del Daily Telegraph. Il vescovo, secondo quanto riferito dal quotidiano, ha annunciato la sua decisione intervenendo ieri a Londra all’assemblea nazionale di «Forward in Faith» (FiF), – organizzazione che si oppone all’ordinazione sacerdotale ed episcopale delle donne – di cui è presidente e di cui rimarrà tale in quanto, come ha sottolineato, «non è un’organizzazione della Chiesa d’Inghilterra». Broadhurst, sposato e con quattro figli, è il primo vescovo del movimento anglo-cattolico ad annunciare che si unirà all’Ordinariato che Benedetto XVI, con la costituzione apostolica «Anglicanorum Coetibus», ha voluto istituire un anno fa per garantire agli anglicani che rientrano nella Chiesa cattolica, il rispetto della liturgia e delle tradizioni. La sua decisione, al di là dell’eco che ha avuto oltremanica, non è arrivata tuttavia inattesa. Fin da quando la Chiesa d’Inghilterra, all’inizio degli anni Novanta, avviò il dibattito sull’ordinazione femminile, infatti, Broadhurst s’era posto in prima linea nella corrente che si opponeva a tale svolta. Fif nacque nel 1992, dalla fusione di preesistenti organizzazioni anglo-cattoliche non solo britanniche, e attualmente raccoglie un migliaio di parrocchie anglicane in tutto il mondo. Adesso si pensa che con l’annuncio del vescovo, il quale, oltre all’incarico di ausiliare del quartiere londinese di Fulham, era incaricato della «cura pastorale delle parrocchie con una più tradizionale visione della loro fede e che si oppongono all’ordinazione delle donne», saranno in molti a seguire il suo esempio. (...)

da Avvenire, 17 ottobre 2010

Angli o Angeli? Vedete un po' voi...

Dopo il clamoroso successo del Meeting di Rimini, torna lo spettacolo di Paolo Gulisano, Carlo Pastori, Walter Muto e la band dei Flying Angels

ANGLI O ANGELI?

parole musica letture intorno a Newman, Chesterton e i grandi dell'Inghilterra più sana e santa!

Venerdì 29 Ottobre 2010 ore 21.30
Fabbrica-Pub di Via Sempione 2 a Castellanza (VA)
Non mancate!!

mercoledì 27 ottobre 2010

Ecco come Padre Brown condusse Guinness nella Chiesa































Di Rita Reichardt – traduzione di Gianmaria Spagnoletti


http://www.catholic.com/images/1x1trans.gif

Sir Alec Guinness è considerato uno dei migliori attori del ventesimo secolo, noto per la sua abilità nel portare in scena una vasta gamma di caratteri. La sua interpretazione di Amleto sul palcoscenico [dell’Old Vic] di Londra fu acclamatissima e conobbe un successo internazionale nei suoi film. Chi può dimenticare la sua magistrale interpretazione di Fagan in Oliver Twist, o il suo humour sardonico nelle commedie Sangue Blu (Kind Hearts and Coronets, in cui rivestiva otto ruoli) Lo scandalo del vestito bianco (The Man in the White Suit) L’incredibile avventura di Mr. Holland (The Lavender Hill Mob) e Il paradiso del capitano Holland (The Captain’s Paradise)?

Nel 1957, Guinness vinse un Academy Award come migliore attore per la sua interpretazione ne Il ponte sul fiume Kwai (The Bridge over the River Kwai). Film successivi includono Guerre stellari (Star Wars), La piccola Dorrit (Little Dorrit), la serie TV La Talpa (Tinker, Tailor, Soldier, Spy) e Tutti gli uomini di Smiley (Smiley’s People). Nel 1959 fu fatto cavaliere dalla regina Elisabetta. Tuttavia, nella sua biografia Blessings in Disguise [Non tutto il male vien per nuocere] Guinness diede quasi più risalto alla sua conversione al cattolicesimo che al successo della sua carriera di attore.

La sua fu una conversione insolita.

Alec Guinness nacque a Londra nel 1914 da Agnes Cuffe, una ragazza madre che si prendeva cura di lui in maniera disordinata. Si rifiutò sempre di rivelare l’identità del padre, e Alec non scoprì mai perché il suo certificato di nascita riportasse il nome Guinness. Fino all’età di sei anni il bambino venne lasciato solo per ore e ore ogni giorno. Sua madre contrasse un breve matrimonio con un uomo brutale, odiato e temuto dal giovane Alec. L’unica tregua che il ragazzo potesse avere dalla miseria dell’indigenza e della trascuratezza arrivava quando veniva mandato a scuola. Da adolescente scoprì la magia del teatro.
All’età di sedici anni Guinness ricevette la Cresima anglicana, ma si dichiarò segretamente un ateo. "Certi avvenimenti o certe parole del Nuovo Testamento”, scrisse, "mi tiravano indietro, ogni tanto, verso qualcosa di molto vicino alla fede, e mantenni un interesse costante in materia di religione, benché fossi ignorante di qualunque teologia, ma per lo più cedevo al cinismo adolescenziale”.

Questo “interesse costante in materia di religione” portò il giovane Guinness a frequentare i riti presibiteriani per un certo periodo, ma l’attrazione fu di breve durata. Scrisse nella sua autobiografia che non gli era mai passato per la mente di varcare la soglia di una chiesa cattolica. Disse che la sua “tolleranza per i cattolici, a meno che non li si conoscesse di persona, era limitata a uno sguardo simpatetico, anche se condiscendente”.
Guinness lasciò la scuola a diciott’anni e lavorò come copywriter per un’agenzia pubblicitaria. Non pensava più molto alla religione, credendo che fosse solo “un mucchio d’immondizie, un maledetto complotto del Potere per tenere i lavoratori al loro posto”. Ebbe una infatuazione per il comunismo distribuendo libri marxisti/leninisti. Visitò incontri dei quaccheri, studio il buddismo e si interessò ai tarocchi.
La carriera di Guinness come copywriter fu un fallimento, così si rivolse al palcoscenico, realizzando un’attrazione che aveva avuto sin da bambino. Il successo non tardò ad arrivare.

Recitava nell’Amleto all’Old Vic quando un prete anglicano andò a trovarlo in camerino. Il prete lamentò che in scena Guinness si benediceva nella maniera sbagliata. Questo incontro si rivelò un passo verso il cristianesimo.

In una terribile notte della seconda Guerra mondiale, mentre Londra veniva bombardata dalla Luftwaffe, Guinness cercò riparo nella canonica del Rev. Cyril Tomkinson. Era preoccupato per sua moglie e suo figlio, che erano in un cottage in affitto a Stratford-upon-Avon. Davanti a un bicchiere di vino di Bordeaux, il chierico anglicano diede a Guinness una copia dell’Introduzione alla vita devota di S. Francesco di Sales e gli consigliò di genuflettersi sempre davanti all’altare. Guinness non aveva idea di cosa si intendesse per “Presenza Reale” ma, con le bombe che esplodevano tutt’intorno, il momento non sembrava appropriato per una discussione.

Guinness tornò alla fede anglicana e spesso andava in bicicletta nell’oscurità delle mattine invernali per ricevere la comunione in una chiesa di campagna. La sua amicizia con Tomkinson aveva ridotto il suo anticlericalismo ma non il suo anticattolicesimo. Ci voleva Padre Brown perché quel processo avesse inizio.

Padre Brown è il monotono ma simpatico prete cattolico inventato da G. K. Chesterton. Una delle interpretazioni più memorabili di Guinness fu quella di questo prete umile e abile a risolvere delitti.

Il film veniva girato in uno sperduto villaggio francese. Una sera Guinness, ancora in costume di scena, stava tornando al suo alloggio. Un bambino, scambiandolo per un vero sacerdote, lo prese per mano e fiduciosamente accompagnò quel “prete”.
Quel fatto colpì Guinness. "Continuando a camminare", disse, "Riflettei che una Chiesa che poteva ispirare una tale fiducia in un bambino rendendo i preti, anche sconosciuti, così facilmente avvicinabili, non poteva essere così “malvagia” o “inquietante” come spesso mi immaginavo. Cominciai a liberarmi dei miei vecchi, inveterati pregiudizi”.

Poco più tardi il figlio undicenne di Guinness, Matthew, si ammalò di poliomielite e fu paralizzato dalla vita in giù. Il futuro del ragazzo era incerto e, alla fine di ogni giorno di lavoro sul set, Guinness cominciò a frequentare una piccola chiesa cattolica posta sulla via di casa. Decise di fare un patto con Dio: se Dio avesse fatto guarire Matthew, Guinness non avrebbe ostacolato il figlio se avesse desiderato diventare cattolico.

Fortunatamente Matthew si riprese completamente, e Guinness e sua moglie lo iscrissero a un’accademia gesuita. A quindici anni Matthew annunciò che desiderava diventare cattolico. Guinness rispettò il suo patto con Dio: accettò la conversione di buon grado.
Ma Dio voleva molto di più. Guinness si mise a studiare il cattolicesimo. Ebbe lunghi colloqui con un prete cattolico. Fece un ritiro in un’abbazia trappista. Andò addirittura a Messa con Grace Kelly mentre lavorava a un film a Los Angeles. Le dottrine dell’indulgenza e dell’infallibilità papale lo rallentarono un po’, ma la sua descrizione di come finalmente entrò nella Chiesa è eloquente: "non c’era stato nessuno sconvolgimento emotivo, nessuna grande intuizione, certamente nessuna vera comprensione di materie teologiche; solo un senso di storia e di congruenza delle cose."

Guinness fu accolto nella Chiesa cattolica dal vescovo di Portsmouth, e mentre era in Sri Lanka per girare Il ponte sul fiume Kwai sua moglie lo sorprese convertendosi anch’ella. Come nel caso di altri neoconvertiti, sentì periodi di pace profonda intervallati da piacere fisico. Narrò di aver corso una volta come un matto per visitare il Santissimo Sacramento in una chiesetta anonima. Riflettendo su quell’episodio scrisse: “Se la religione aveva un significato, questo era che l’uomo intero pregava, mente e corpo insieme . . . Ne ebbi una conferma quando scoprii che il buon, intelligente, e perfettamente sano Ronald Knox si era trovato a correre, in più di un’occasione, per visitare il Santissimo”.

Sir Alec Guinness morì nel 2000 a ottantaquattro anni, grato al Padre Brown di Chesterton, che lo aveva condotto per mano nella Chiesa, e alla guarigione di un bambino, che suggellò un patto con Dio.


Rita Reichardt è madre di cinque figli. Ha insegnato nelle scuole superiori,è stata catechista parrocchiale e attualmente conduce un programma su grandi libri cattolici. Scrive da La Grange, Illinois.

http://www.catholic.com/thisrock/2005/0505dr.asp

La Cucina dell'Osteria Volante è in libreria da oggi!

Un ricettario. Ma anche un lungo racconto su Chesterton. Conoscere un grande della letteratura in cucina. Spadellare ai fornelli imparando dai racconti di Chesterton. Insomma, un libro molto appetitoso. Ma forse la scheda qui sotto vi farà venire di più l'acquolina in bocca...
 
COMUNICATO STAMPA ÀNCORA Per i «golosi» di… Chesterton!
 
CONTENUTO DATI TECNICI Luisa Vassallo ci porta a mangiare da Gilbert Keith Chesterton, noto ai più per essere l'inventore di Padre Brown, in realtà fertilissimo scrittore, giornalista e polemista inglese. Il ricettario è sì una raccolta di ricette, ma anche un lungo racconto di narrativa, un vero e proprio viaggio fra i tavoli di un'osteria in compagnia di un gigantesco oste di nome Gilbert. In ogni capitolo, ovvero ad ogni tavolo, ci sono alcuni dei personaggi di Chesterton che conversano, citando più volte piatti e cibi che vengono poi spiegati nelle ricette.
 
Luisa Vassallo LA CUCINA DELL'OSTERIA VOLANTE Ricette e menu stravaganti dal mondo di G. K. Chesterton e di Padre Brown PAGG.: 204 PREZZO: 16 euro FORMATO: 14,5*21 ISBN: 978-88-514-0806-0
 
In libreria dal 27 ottobre 2010 Con un Dialogo introduttivo sulla Chestertonianità tra Paolo Gulisano, biografo di Chesterton, e Marco Sermarini, Presidente della Società Chestertoniana Italiana
Brani inediti in italiano
 
COPERTINA INDICE Dialogo sulla Chestertonianità
Note dell'Autrice
Ingresso
Tavolo 1 (Padre Brown, Flambeau, Horne Fisher e l'assassino)
Tavolo 2 (Innocenzo Smith, Adam Wayne, Patrick Dalroy, Mr. Pond, Gabriel Syme e Lucian Gregory, Basil Grant, Gabriel Gale)
Tavolo 3 (Hilaire, Vincent, Frances, John e Cecil)
Tavolo 4 (San Francesco d'Assisi e San Tommaso d'Aquino)
La cucina
La dispensa
Lo sgabuzzino
Tornando a casa
Appendice (Ricette base)
Summa chestertoniana
Bibliografia
Indici
 
UNA RICETTA PER VOI
APPLE PIE (per 6 persone) 1,5 kg di mele 100 g di zucchero 160 g di farina 2 bustine di zucchero vanigliato 1 tuorlo 2 cucchiai di latte 150 g di burro 2 cucchiaini di cannella sale
Versate la farina in una ciotola, aggiungete 80 g di zucchero, 120 g di burro ammorbidito, il tuorlo e un pizzico di sale. Mescolate gli ingredienti con le dita, aggiungete il latte e fate una palla che avvolgerete in uno straccio e metterete in frigo per un'ora e mezza. Riscaldate il forno a 180°, pelate le mele e tagliatele a piccoli cubetti. Insaporitele con lo zucchero vanigliato, la cannella e irrorate con il burro rimasto. Prendete quindi 2/3 della pasta e stendetela in una tortiera imburrata e infarinata. Versate le mele e con il resto della pasta coprite il tutto unendo bene i bordi. Praticate dei piccoli fori con una forchetta, fate cuocere per circa 40 minuti e servite la torta ancora tiepida e cosparsa con lo zucchero rimasto.
 
Se siete interessati, contattate l'Ufficio Stampa di Àncora
 
LUISA VASSALLO, nata nel 1965 a Imperia, dove vive e lavora, è diplomata in scienze religiose con una tesi sulla religiosità del teatro. Appassionata di letteratura fin dalla prima adolescenza e attratta dai profumi della gastronomia, ha saputo coniugare queste eterogenee passioni in molti testi della collana Àncora «A tavola con», ottenendo diversi premi e riconoscimenti.
 
Via G.B. Niccolini, 8 - 20154 Milano Franca Galimbertif.galimberti@ancoralibri.it Tel. 02.345608.306 - Fax: 02.345608.66ufficio.stampa@ancoralibri.it

India - Responsabile di una scuola cattolica picchiato da 500 indù davanti alle telecamere

di Nirmala Carvalho
Fratel Philip, dell’Holy Cross, è stato sequestrato e picchiato perfino dall’ispettore di polizia. È accusato di molestie verso le studentesse della scuola, ma secondo il suo superiore e le autorità della scuola egli è innocente. Chi lo ha colpito, l’ha minacciato di morte se osa sviluppare di più la scuola e se non permette ai proprietari di un tempio indù di requisire un terreno della scuola per far passare una strada.

Bangalore (AsiaNews) – Rapito da un autobus, trascinato a scuola davanti a circa 500 persone – molti con indosso la sciarpa color zafferano – picchiato fino a sfigurarlo, mentre tre telecamere dei canali del Karnataka filmavano l’assalto. Fra chi lo colpiva, anche B N Gopalakrishna, l’ispettore di polizia di Whitefield (un’area vicino a Bangalore), sempre sotto l’occhio delle telecamere.
È accaduto a fratel Philip Noronha (v. foto), dell’istituto dell’Holy Cross, vice-direttore della Holy Cross School di Whitefield. Secondo i picchiatori fr. Philip avrebbe usato un linguaggio scurrile e fatto avances alle ragazze della scuola.
Il superiore provinciale dell’Holy Cross, Sesuraj S, interrogato da AsiaNews, afferma che il suo confratello “è totalmente innocente” e accusa alcuni che hanno guidato la folla e pianificato l’assalto di avere altri fini: sequestrare alcune proprietà della scuola e distruggere il suo buon nome.
Il mattino del 23 ottobre, fr. Philip era su un pullman di linea, diretto da Whitefield a Bangalore. A un certo punto, nella zona di Big Bazar sulla Old Madras Road, un pullmino blocca l’autobus e sequestra il fratello, riportandolo a scuola. Lungo la strada cominciano a picchiarlo accusandolo di molestie e di linguaggio sconveniente. Secondo Sesuraj, alcuni dei picchiatori lo hanno minacciato, esigendo che “la scuola blocchi restauri e ampliamenti in corso e che un problema di terre sia risolto a loro favore”.
All’arrivo a scuola vi sono circa 500 persone in subbuglio e diversi cameramen di alcuni canali televisi in lingua kannada (lingua ufficiale del Karnataka). Mentre questi filmano, fr. Philip viene trascinato nel suo ufficio e picchiato in modo indiscriminato dalla folla.
Fr. Philip è ora ricoverato all’ospedale Vaidehi a Whitefield ed è sotto shock. Ha la faccia tumefatta e non riesce a parlare e mangiare. Da parte sua, la polizia ha accettato solo a fatica la denuncia sporta dalle autorità della scuola.
Secondo le prime ipotesi, tutto il piano è stato architettato dai genitori di due studenti della 10ma classe. Uno di loro è responsabile di una scuola vicina, anche se ha voluto che sua figlia andasse alla Holy Cross School.
Fr. Philip, nella sua denuncia, cita il nome di MG Reddy. “Mentre andavamo nel pullmino – recita la denuncia – MG Reddy e altri tre hanno minacciato di uccidermi se io mi interesso troppo all’andamento della scuola. Egli mi ha anche minacciato di eliminarmi se io mi interesso troppo alle questioni di terreni che vi sono a scuola e che io ho bloccato”.
Proprio affianco alla scuola sta sorgendo un tempio indù e i proprietari hanno richiesto da tempo di rilevare una parte del terreno della scuola per farci passare una strada che porta al tempio. Fr. Philip, da quando è stato nominato superiore della comunità dell’Holy Cross nella scuola, ha escluso ogni idea di cessione del terreno.

Di nuovo su Tomasi di Lampedusa e Chesterton.


Qui trovate un articolo sulla recente pubblicazione in inglese dell'epistolario di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Vi si fa anche un cenno, ripreso da una recensione del Financial Times on line, dell'interesse anzi della passione di Tomasi di Lampedusa per Chesterton.

Chesterton in altre parole - Ancora su Tomasi di Lampedusa e Chesterton


«Durante i suoi viaggi in Inghilterra Giuseppe mostrò di apprezzare la rivalità letteraria tra Shaw e Chesterton e fu molto colpito dal fatto che i due uomini, "fedeli alle tradizioni nazionali" di sportività, fossero amici».


David Gilmour, L'ultimo gattopardo - Vita di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Universale Economica Feltrinelli

domenica 24 ottobre 2010

Il Gattopardo e Chesterton

Forse non tutti sanno che uno degli scrittori più ammirati da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de Il Gattopardo, era proprio Gilbert Keith Chesterton...

venerdì 22 ottobre 2010

Un aforisma al giorno

"Per tornare a casa si può fare in due modi: o non allontanarsene o fare il giro del mondo per ritrovarsi al punto di partenza".

Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo Eterno

India, dove il micro-credito spinge al suicidio

di Nirmala Carvalho

Il sistema, ideato e lanciato dal Nobel Yunus, si è trasformato in un sistema di sfruttamento feroce, dove gli agenti di riscossione spingono i debitori a uccidersi per recuperare (grazie a un fondo assicurativo) l’intera somma prestata. In un mese e mezzo, 45 suicidi accertati dallo Stato. La condanna di un attivista: “Un sistema peggiore di quello nazista”.


Mumbai (AsiaNews) – Il micro-credito “è un sistema di sfruttamento degli esseri umani, crudele come il nazismo e improntato soltanto su criteri di profitto. Non c’è alcun interesse al miglioramento della condizione sociale dei poveri: si pensa soltanto a fare soldi. I mercati sono essenziali, ma dovrebbero basarsi su dei valori etici. La micro-finanza, invece, non ne ha”. È il durissimo commento rilasciato ad AsiaNews da Lenin Raghunvashi, attivista per i diritti umani, dopo l’ondata di suicidi in India collegata agli Istituti di micro-finanza.

Uno studio compiuto dal governo indiano e pubblicato nei giorni scorsi ha infatti rivelato che sono gli stessi agenti degli Istituti a incitare i debitori a suicidarsi, se non riescono a saldare le rate del prestito concesso: in questo modo sarà l’assicurazione a pagare per loro. Nell’ultimo mese e mezzo, si sono verificati almeno 45 suicidi che possono essere collegati con sicurezza alla pratica del micro-credito.

Sujata Sharma, direttore dell’Autorità statale per lo sviluppo dei distretti rurali, conferma tutto: “Sono gli agenti dell’Imf a incitare i poveri al suicidio. Sanno che c’è un Fondo di protezione assicurativo a tutela di chi concede prestiti, che interviene in caso di morte improvvisa del debitore. Non vogliono aspettare tanto tempo o stare dietro a debitori poveri, quindi presentano la morte come un’alternativa molto pratica”.

Inoltre, lo stesso studio dimostra in maniera evidente che il micro-credito non soltanto non aiuta lo sviluppo delle classi inferiori delle società asiatiche, ma anzi è spesso la causa di un peggioramento della situazione dei poveri. Come si legge nel testo, “analizzando i cicli di spesa di quei settori, si nota un aumento impressionante delle spese inutili. Davanti alla possibilità di ottenere denaro senza alcuna garanzia, i poveri sono stimolati a contrarre debiti che per loro diventano enormi”.

I soldi ottenuti, inoltre, “non vengono usati per lo sviluppo di progetti economici. Anzi, i primi sei scopi di spesa dell’intero giro del micro-credito dimostra la futilità del prestito”. Secondo lo studio, questi sei motivi sono matrimoni; funerali; riti particolari di carattere religioso; spese mediche non coperte dallo Stato; pagamento di vecchi debiti e educazione dei minori. D’altra parte gli Imf non si impegnano nella richiesta di progetti di sviluppo.

Il microcredito, sviluppato dall’economista e premio Nobel Mohammad Yunus, si basa su un sistema apparentemente geniale: invece di fondare filiali bancarie e concedere denaro in cambio di garanzie, gli Imf affidano un certo quantitativo di contante ad agenti scelti sul territorio (spesso appartenenti alle classi alte dei vari villaggi) che si impegnano poi a recuperare il denaro. Secondo Raghunvashi, che ha vinto nel 2007 il Premio Gwangju per i diritti umani, “si tratta di membri delle caste alte, arroganti e violenti, che agiscono in cambio di una commissione pari al 20% del prestito”.

In un villaggio dell’Uttar Pradesh, racconta ancora l’attivista, “c’erano 4 membri dell’Imf. La gente era arrivata a chiedere prestiti a uno per ripagare l’altro: un circolo vizioso che alla fine ha condotto al suicidio. Molti di questi agenti sono inoltre indù delle case più alte, che dominano il sistema e tendono a degradare gli esseri umani”.

Nei nostri villaggi, sottolinea Raghunvashi, “stiamo combattendo per convincere la gente a non cadere nella trappola. Cerchiamo di assistere i poveri per ottenere prestiti bancari, ma solo se hanno un progetto di lavoro. Vogliamo che si crei un collegamento fra chi dà i soldi e chi li usa, in modo da trasformare un lavoratore in un proprietario. Dandogli così piena dignità”.

Si apre oggi la causa di beatificazione del card. Francis Xavier Nguyen Van Thuan


di Thanh Thuy
La cerimonia al Vicariato di Roma. Il porporato ha trascorso 13 anni in prigione, facendosi testimone di fede, speranza e santità per cattolici e non cattolici. La preghiera di un non cristiano, suo ex compagno di prigionia.

Ho Chi Min City (AsiaNews) – Nell'aula della conciliazione del Vicariato di Roma si apre oggi la causa di beatificazione del cardinale Francis Xavier Nguyen Van Thuan. I cattolici in Vietnam e nel mondo hanno accolto con gioia tale notizia.

In Vietnam c'è profonda ammirazione verso di lui, considerato un esempio di forza e grande umiltà per cattolici e non cattolici. Il cardinale Van Thuan è stato testimone di fede, speranza e santità per tutti.

Il signor Hai, un suo compagno di prigione, scriveva così in una lettera al cardinale: "Caro fratello Thuan, vi ho promesso che andrò dalla Signora di La Vang a pregare per voi. In questi anni ogni domenica, quando non pioveva, sono andato in bicicletta fino al santuario della Madonna, perché qui la chiesa è crollata durante la guerra. Ho detto per te questa preghiera 'Cara Madre Maria, non sono cattolico e non conosco nessuna preghiera. Ma ho promesso a fratello Thuan di pregarti, così sono venuto qui per chiedere a te Madre Maria, che conosci questo mio fratello, di aiutarlo se ha bisogno di qualcosa'".

Il card. Van Thuan è stato vescovo di Nha Trang, prima di essere nominato ausiliare di Ho Chi Min City (Saigon). Pochi mesi dopo la presa del sud e l'indipendenza del Vietnam, è stato arrestato sotto il regime comunista. Il porporato ha trascorso 13 anni in carcere – dal 1975 al 1988, 9 dei quali in assoluto isolamento – senza essere stato processato. Nel 1991 fu costretto a lasciare il Paese, e venne accolto nella Curia romana da Giovanni Paolo II. È stato presidente del Pontificio consiglio "Giustizia e Pace" dal 1998 al 2002, anno in cui si è spento all'età di 74 anni.



giovedì 21 ottobre 2010

Un aforisma al giorno (attualissimo!!!)

"L'adorazione sfrenata dell'illegalità e l'adorazione materialista della legge finiscono nel medesimo vuoto".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Un aforisma al giorno

"A forza di pensare in solitudine e con orgoglio si finisce per diventare degli idioti. Tutti gli uomini senza il cuore tenero alla fine si ritroveranno col cervello tenero".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Evoluzionismo - Attizziamo un po' questa sana polemica...

TUTTO QUELLO CHE PIERO ANGELA HA NASCOSTO A MILIONI DI TELESPETTATORI
Gli esempi illuminanti del picchio, del limulo e dell'uomo di Neanderthal (parola del più famoso fisico italiano)
di Antonino Zichichi

L'evoluzionismo sostiene che nel DNA avvengono di continuo mutazioni accidentali.
Il genetista James Shapiro ricorda invece che le mutazioni del DNA, la "scrittura della vita" ... sono rarissime. (...) Di fatto, il DNA è la struttura più stabile dell'universo.
Nei secoli, le lapidi egizie di granito diventano illeggibili; il DNA, fatto di proteine, si riproduce sempre uguale, opponendosi in modo attivo al degrado di tutte le cose. (...)
Le sole mutazioni frequenti sono provocate dall'uomo su animali di laboratorio, con radiazioni nucleari o con agenti chimici, che sconvolgono brutalmente la struttura del DNA.
E’ il caso del moscerino della frutta (Drosophila Melanogaster), l'insetto preferito dai genetisti perché produce una generazione nuova ogni mese. Studiato da 80 anni in tutti i laboratori del pianeta, il moscerino è stato costretto a subire milioni di mutazioni.
Tutte, nessuna esclusa, diminuiscono la sua attitudine alla vita (mancanza di occhi, di ali, di zampe); gli animaletti mutanti possono vivere solo in laboratorio, grazie alle cure degli sperimentatori; in natura sarebbero morti prima di trasmettere il loro patrimonio genetico ai discendenti.
Meno che mai la drosofila ha dato luogo ad altra specie.
Tutto ciò induce una nuova generazione di scienziati a sostenere, ormai apertamente, che gli esseri viventi sono il frutto di una "progettazione intelligente" (intelligent design). "è una teoria pienamente scientifica che formuliamo come tale", ha scritto William Dembski, logico-matematico della Notre Dame University.
Perché? Perché troppi apparati delle creature viventi presentano una complessità irriducibile, risponde Michael Behe, biochimico della Leighton University.
Come esempio di "complessità irriducibile", Behe porta il caso della trappola per topi. Costituita di cinque pezzi - una molla, la fagliela, il gancetto che tiene la tagliola in posizione, l'esca, la tavoletta su cui il tutto è inchiodato - è una macchina molto semplice.
Ma la sua semplicità "non può essere ridotta". Se manca un solo pezzo, non è che la trappola funzioni meno bene; non funziona affatto.
Dunque, non può essersi formata a poco a poco, con aggiunte e miglioramenti; la trappola è stata progettata fin dall'inizio così.
Molti apparati di esseri viventi sono ugualmente "irriducibili". Non funzionano se mancano anche solo di un componente.
La lingua del picchio è una "complessità irriducibile".
Il noto uccellino ha una lingua lunga 15 centimetri, quanto il suo corpo. Dove la tiene? La tiene arrotolata attorno al cranio, come una fionda. La cosa stupefacente è che la lingua parte dal becco all'indietro, gira attorno al cranio e ritorna al becco dalla parte opposta.
Ora, non è possibile che una lingua così straordinaria si sia "evoluta" per gradi.
Il solo fatto che sia rivolta all'indietro avrebbe reso impossibile la nutrizione a generazioni di progenitori del picchio, finché l'apparato non avesse raggiunto la necessaria lunghezza.
Altro caso: il limulo, una specie di granchio corazzato che vive sulle coste dell'Atlantico. Essere "primitivo", cugino degli antichissimi trilobiliti (estinti da milioni di anni), è considerato un fossile vivente, presente in strati fossili da 300 milioni di anni (e sempre uguale).
Di recente s'è scoperto che gli occhi del limulo, di notte, aumentano il loro potere visivo di un milione di volte.
Non sono affatto occhi "primitivi". Al contrario: sono più sofisticati degli apparecchi elettronici a visione notturna usati per scopi militari.
Ciò che vediamo in natura è uno scoppio di fantasia progettistica. Anche l'evoluzione dell'Uomo è in discussione. L'albero genealogico fornitoci dagli evoluzionisti viene sconvolto da sempre nuove scoperte. (...)
L'uomo di Neanderthal, estintosi "solo" 25 mila anni fa (già esisteva l'uomo moderno), non solo ha perso il posto di nostro "antenato", ma anche quello di parente collaterale. Due studi recenti hanno ricavato il DNA del Neanderthal: è cosi diverso dal nostro, che le due specie non potevano unirsi ed avere prole (...).
Nel novembre 1999, l'autorevole rivista National Geographic ha pubblicato in pompa magna la foto di una lastra minerale dove si vedeva un dinosauro con ali e piume: "è la prova che gli uccelli si sono evoluti da questi antichi rettili", ha esultato il biologo Barry A. Palevitz nell'articolo che accompagnava la scoperta.
Subito dopo, s'è appurato che "il fossile" era un falso, composto da due fossili diversi (un uccello e un sauro) incollati assieme, opera dei contadini cinesi della zona di Liaoning, che sfruttano e vendono (sul mercato nero) i fossili di un giacimento locale. Uno "scandalo" molto chiacchierato in Usa. Piero Angela non ce lo ha raccontato.
Diciamo subito che la Teoria dell'Evoluzione Biologica della specie umana non è Scienza galileiana. Essa pretende di andare molto al di là dei fatti accertati (...).
Una teoria con anelli mancanti, sviluppi miracolosi, inspiegabili estinzioni, improvvise scomparse non è Scienza galileiana. (...)
Se l'uomo dei nostri tempi avesse una cultura veramente moderna, dovrebbe sapere che la teoria evoluzionistica non fa parte della Scienza galileiana.
A essa mancano i due pilastri che hanno permesso la grande svolta del milleseicento: la riproducibilità e il rigore.
Insomma, mettere in discussione l'esistenza di Dio, sulla base di quanto gli evoluzionisti hanno fino a oggi scoperto, non ha nulla a che fare con la Scienza. Con l'oscurantismo moderno, si".

Antonino Zichichi
da Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo (ed. Il Saggiatore)

mercoledì 20 ottobre 2010

La recensione de La Chiesa Cattolica - Dove tutte le verità si danno appuntamento uscita su Cultura & Identità qualche tempo fa

Gilbert Keith chesterton, La Chiesa cattolica. Dove tutte le verità si danno appuntamento, Lindau, To- rino 2010, pp. 116, € 13,00.

La società occidentale postmoderna viene solitamente descritta come una società libera, orgogliosamente fondata sul primato dei diritti e soprattutto della tolleranza. Sembrerebbe una società ideale, in cui tutto si può dire, eppure restano, inaspettate, delle parole tabù. ‘Conversione’ è una delle parole tabù dei giorni nostri. Sui mezzi di comunicazione e nei salotti pubblici ben poche perso- ne osano pronunciarla e ancora meno la tollerano. Probabilmente perché si tratta di una parola di per sé impegnativa, che presuppone peraltro l’esistenza di una Verità oggettiva da riconoscere, superiore al singolo individuo — cose veramente intollerabili per la diffusa cultura del disim- pegno e del relativismo morale. Il saggio del “convertito eccellente” Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) pubblicato per la prima volta in Italia da Lindau offre a tal proposito, sul tema della conversione (e dei convertiti), delle riflessioni straordina- riamente puntuali. Nella Prefazione (pp. 5-10), Marco Sermarini, presidente della Società Chestertoniana Italiana, tratteggia brevemente il profilo del grande scrittore inglese mettendone in luce l’eccezionale ars retorica, propria dei grandi apologeti di Cristo: «quando Chesterton parla di religione, ne parla sempre a partire dalla ragione e dalla vita. Non fa un “discorso ecclesia- stico” o clericale. Può partire da un pezzo di gesso, un dente di leone o un tramonto per arrivare al rapporto di ciascuno di noi con il Mistero. Perché per lui fu così: il Mistero che fa tutte le cose si manifestò nella sua vita attraverso gli umili ma potenti segni dell’allegria familiare, del gusto del bello scorto nelle cose di tutti i giorni... Tutto era la conferma che la vita era degna di essere vissuta, che il mondo era magico e che, se ne aveva scoperto la magia, voleva dire che c’era un Mago» (p. 9).

Seguono sei capitoli nel consueto stile chestertoniano brillante e paradossale su quelle che il futuro inventore dell’indi- menticabile “Padre Brown” definisce le fasi-tipiche della conversione: anzitutto la caduta dei pregiudizi e delle proiezioni mentali su quello che l’outsider “crede” sia la religione, quindi la scoperta della bel- lezza e della grandezza della fede, infine la consapevolezza del dono ricevuto, da conservare, difendere e comunicare. La conversione autentica infatti — come in- segna Papa Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazaret — non scaturisce mai da un’astratta decisione intellettuale ma da un incontro: la scoperta del volto amo- revole di Cristo che chiama l’umanità di ogni tempo alla sua sequela. Una scoperta che vince ogni resistenza e persuade tutti gli scetticismi covati fino a quel momento nell’anima: «avevo intenzione di farmi cattolico tanto quanto di diventare cannibale»(p. 55), confida con ironia il grande scrittore per testimoniare la potenza imprevedi- bile della grazia davanti alla sua orgogliosa testardaggine. Parlando a un pubblico ieri come oggi per lo più critico verso la maturità dei convertiti, da alcuni guardati alla stregua di fuggiaschi del mondo che coltivano illusioni, il futuro apologeta sot- tolinea poi come una delle chiavi di lettura delle vere conversioni sia invece proprio l’adesione alla realtà: «il convertito non abbandona affatto la ricerca e nemmeno l’avventura. Non pensa di sapere tutto, né ha perso interesse per ciò che non conosce. Ma l’esperienza gli ha insegnato che quasi tutto si trova da qualche parte all’interno di quel maniero, e che al di fuori molti non trovano quasi nulla» (p. 79). Quel maniero che resiste alle crepe e alle sofferenze dei tempi è la Chiesa, che Che-

sterton — ancora, come tutti i veri convertiti — ama con tutto il cuore in quanto luo- go di grazia, prescelto dal Si- gnore per comunicarsi ai suoi figli. Insomma, «diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a far- lo. È questo il suo significato, proprio come guarire da una paralisi non significa rinuncia- re a muoversi, ma imparare a farlo» (p. 79).

Il passo successivo è la rilet- tura di quella storia e di quella civiltà cri- stiana che il pensiero moderno ha in gran parte rifiutato, pur continuando a goder- ne i numerosi frutti morali e sociali. Così, Chesterton si definisce un «medievalista, nel senso che a mio avviso la vita moderna ha molto da imparare da quella medievale». E a chi parla di Medioevo riferendosi ai “secoli bui”, non esita a rispondere che «i secoli bui hanno migliorato la [...] vita squallida e volgare» (p. 73) che l’umanità aveva condotto fino ad allora. D’altron- de, il Medioevo fu l’età di Dante Alighieri (1265-1321), di san Tommaso d’Aquino (1225-1274) e di Giotto (1267-1337), solo per citare tre geni assoluti che hanno illu- minato — come ben pochi dopo di loro

— tre differenti campi di studio. Queste figure — ma se ne potrebbero citare tante altre — esemplificano in modo eloquente il binomio caratteristico da sempre della fede cristiana, ultimamente richiamato in funzione pedagogica anche dal magiste- ro pontificio: ragione e libertà. Di conse- guenza, «il fatto che la maggioranza delle persone ritenga siano queste le due cose proibite ai cattolici, è un’osservazione il- luminante sull’attuale propaganda anticat- tolica» (p. 99). Il più grande debito verso la fede però riguarda la difesa cristallina di quel che chiamiamo ordinariamente buon senso e garantisce la stabilità delle fondamenta della civiltà contro le passio- ni ebbre delle ideologie alla moda: infatti, «ogni passo indietro verso il buon senso è un passo indietro verso il cattolicesimo» (p.

75). La Chiesa muove i suoi passi — ieri come oggi — tra mille insidie, tuttavia «fintanto che rimarrà un barlume di buon senso, nonostante il giornali- smo e l’istruzione di stato, sarà possibile riconoscere ciò che de- finiamo una realtà» (p. 101).

Da ultimo Chesterton ricorre alla testimonianza e all’azione trascinante dei grandi conver- titi del suo tempo, compagni di strada nell’affascinante cam- mino alla ricerca della verità. Fra di essi soprattutto il cardinale — presto beato — John Henry Newman (1801-1890), che aveva smascherato i diffusi pregiudizi e gli stereotipi anticat- tolici della società del tempo nelle pagine formidabili dei Discorsi sul pregiudizio: la condizione dei cattolici in Inghilterra nel 1851. Così, la Chiesa si rivela veramente come il luogo in cui tutte le verità si danno appuntamento: essa, infatti, è «l’unica cosa in grado di salvare l’uomo da una schiavitù degradante, quella di essere figlio del suo tempo» (p. 85).

Omar Ebrahime