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venerdì 29 ottobre 2010

Il Papa: depenalizzare aborto ed eutanasia è tradire l'ideale democratico

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Riceve in udienza i Vescovi brasiliani della Regione Nordeste V

CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 28 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Quando i progetti politici contemplano la depenalizzazione dell'aborto e dell'eutanasia, l'ideale democratico “è tradito nei suoi fondamenti”.

Papa Benedetto XVI lo ha dichiarato questo giovedì mattina, incontrando i Vescovi della Regione Nordeste V della Conferenza Episcopale del Brasile in occasione della loro visita “ad Limina Apostolorum”.

Compito dei Vescovi, ha spiegato, è “contribuire alla purificazione della ragione e al risveglio delle forze morali necessarie per la costruzione di una società giusta e fraterna”.

“Quando però i diritti fondamentali della persona o la salvezza delle anime lo esigono, i pastori hanno il grave dovere di emettere un giudizio morale, persino in materia politica”, ha osservato.

Nel formulare questi giudizi, “devono tener conto del valore assoluto di quei precetti morali negativi che dichiarano moralmente inaccettabile la scelta di una determinata azione intrinsecamente cattiva e incompatibile con la dignità della persona”.

Sarebbe infatti “totalmente falsa e illusoria qualsiasi difesa dei diritti umani politici, economici e sociali che non comprendesse l'energica difesa del diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale”.

Per questo motivo, ha sottolineato il Pontefice richiamando l'Enciclica Evangelium vitae, “quando i progetti politici contemplano, in modo aperto o velato, la decriminalizzazione dell'aborto o dell'eutanasia, l'ideale democratico - che è solo veramente tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana - è tradito nei suoi fondamenti”.

“Cari Fratelli nell'episcopato, nel difendere la vita non dobbiamo temere l'ostilità e l'impopolarità, rifiutando ogni compromesso ed ambiguità, che ci conformerebbero alla mentalità di questo mondo”, ha detto ai Vescovi brasiliani.

Fede e politica

“Per aiutare meglio i laici a vivere il loro impegno cristiano e socio-politico in modo unitario e coerente”, ha proseguito Benedetto XVI, servono “una catechesi sociale ed un'adeguata formazione nella dottrina sociale della Chiesa”.

“Ciò significa anche che, in determinate occasioni, i pastori devono pure ricordare a tutti i cittadini il diritto, che è anche un dovere, di usare liberamente il proprio voto per la promozione del bene comune”.

“Il dovere immediato di lavorare per un ordine sociale giusto” è infatti “proprio dei fedeli laici che, come cittadini liberi e responsabili, s'impegnano a contribuire alla retta configurazione della vita sociale, nel rispetto della sua legittima autonomia e dell'ordine morale naturale”.

“Su questo punto politica e fede s'incontrano”, ha sottolineato il Vescovo di Roma.

“La fede ha, senza dubbio, la natura specifica di incontro con il Dio vivo che apre nuovi orizzonti ben al di là dell'ambito proprio della ragione”, e “senza il correttivo fornito dalla religione anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall'ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana”.

“Una società può essere costruita solo rispettando, promuovendo e insegnando instancabilmente la natura trascendente della persona umana”, ha indicato.

Insegnamento e simboli religiosi

Ribadendo il principio enunciato nell'Enciclica Caritas in Veritate, per cui Dio deve “trovare un posto anche nella sfera pubblica, con specifico riferimento alle dimensioni culturale, sociale, economica e, in particolare, politica”, il Papa ha quindi levato “un vivo appello a favore dell'educazione religiosa, e più concretamente dell'insegnamento confessionale e diversificato della religione, nella scuola pubblica statale”.

Parimenti, ha ricordato che “la presenza di simboli religiosi nella vita pubblica è allo stesso tempo memoria della trascendenza dell'uomo e garanzia del suo rispetto”.

In Brasile questi segni “hanno un valore particolare”, visto che la religione cattolica è “parte integrante” della storia del Paese.

“Come non pensare in questo momento all'immagine di Gesù Cristo con le braccia tese sulla baia di Guanabara che rappresenta l'ospitalità e l'amore con cui il Brasile ha sempre saputo aprire le sue braccia a uomini e donne perseguitati e bisognosi provenienti da tutto il mondo?”, ha chiesto.

“Fu in questa presenza di Gesù nella vita brasiliana che essi s'integrarono armoniosamente nella società, contribuendo all'arricchimento della cultura, alla crescita economica e allo spirito di solidarietà e di libertà”, ha concluso.

Ministero fruttuoso

Nel suo saluto al Papa a nome dei Vescovi delle 12 Diocesi che compongono la Regione Nordeste V, monsignor Xavier Gilles de Maupeou d'Ableiges, Vescovo emerito di Viana, ha affermato che i presuli della zona vogliono che il loro ministero episcopale produca frutti per poter “contribuire a far sì che la Chiesa sia realmente sacramento di salvezza”.

L'amore per Cristo e la fedeltà nei suoi confronti, ha aggiunto come riporta “L'Osservatore Romano”, “consentono di rimanere uniti alla vera vite e di produrre frutti che restano per tutta la vita”.

Tra questi, alcuni sono già visibili nelle Diocesi della Regione Nordeste V, “come la formazione dottrinale, spirituale e pastorale, le conversioni, l'impegno missionario, in particolare le missioni popolari, la lettura orante della Bibbia”.
“Tutto ciò ha contribuito a far sì che avessimo sempre più discepoli e missionari, persone che hanno realizzato l'incontro personale con Cristo, che si sono aperte a un vero processo di conversione, che hanno abbracciato la vita ecclesiale e hanno iniziato a partecipare attivamente alla missione della Chiesa, oltre a divenire capaci di relazionare fede e vita e d'impegnarsi nella costruzione di una nuova società, in grado di superare tutti i segnali di morte, che sono le manifestazioni del peccato”, ha segnalato.

Ad ogni modo, ha concluso, è necessario che “la società sia rinnovata ogni istante dalla grazia, affinché possiamo dire che vediamo con chiarezza il Regno di Dio presente nella storia. Perciò il criterio del nostro agire è il Vangelo di Cristo”.

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