Avevamo già detto in passato che il Gran Bretagna è in corso da qualche secolo una massiccia sbornia causata da bevute di cervelli...
Nessuno che pensi che sia un problema di educazione...
I numeri parlano con una chiarezza agghiacciante. La Gran Bretagna è il Paese che in Europa detiene il duplice e triste record di gravidanze fra le adolescenti e di malattie trasmesse sessualmente. Il governo sta cercando da anni di affrontare l’emergenza, ma senza risultati. Poche settimane fa Gordon Brown ha deciso di investire altri venti milioni di sterline – di cui 7 diretti ad una campagna sui media per il ricorso ai contraccettivi – per cercare di arginare questa piaga in una gioventù allo sbaraglio e che, tra l’altro, è tra quelle che beve e si droga di più in Europa. Ma dubbi e preoccupazioni ancora maggiori sta sollevando la scelta della Bcap, l’autorità britannica che regola la pubblicità radiotelevisiva, di consentire la trasmissione tra poco su alcuni canali televisivi britannici – per ora di certo su Channel Four, ITV e Sky – di spot che pubblicizzano le attività dei consultori e delle cliniche specializzate negli aborti. Gli spot saranno trasmessi prima delle nove di sera così da permettere ai ragazzi di vederli ed essere informati direttamente.
Finora nessuna televisione britannica ha mai trasmesso spot di questo genere e solo Channel Four manda in onda la pubblicità dei preservativi dalle 7 di sera in poi. Un portavoce ha spiegato che con questo provvedimento verrà «stimolato il dibattito pubblico su una materia così delicata in vista della nuova regolamentazione del settore prevista per il prossimo anno». La consultazione pubblica si chiuderà il 19 giugno, poi l’iniziativa sugli spot «abortisti» dovrebbe partire. L’annuncio fa seguito alle rivelazioni di alcuni giornali britannici, che solo due giorni fa hanno reso noto come in sei scuole secondarie della contea dell’Oxfordshire, per prevenire gravidanze tra le giovanissime, la pillola del giorno dopo venga distribuita a ragazzine tra gli 11 e i 13 anni. Il tutto tenendo i loro genitori all’oscuro. Le ragazze possono richiederla anche attraverso un semplice sms ed è gratis.
Inoltre la nazione è ancora sotto choc per il caso di un ragazzino di 13 anni che qualche settimana fa è divenuto padre di una bambina da una ragazza di 15 anni. E non è il primo caso del genere. Ulteriore preoccupazione viene inoltre per i dati sempre più sconfortanti di ragazze che abortiscono anche per la seconda o terza volta prima dei diciotto anni: sono almeno cento ogni mese in Gran Bretagna quelle che effettuano pluriaborti. Tuttavia per una fetta della popolazione, che si presenta come una minoranza ma forte e decisa, pubblicizzare l’aborto non sarà la soluzione. Anzi, sostengono i critici, il provvedimento ne aumenterà ancora i numeri così come quelli delle gravidanze indesiderate e forse più gravemente porterà ad ignorare il problema completamente.
«In questo modo le autorità si lavano le mani della vita di molti giovani – dice ad Avvenire Julia Milligan, direttore di un movimento pro-life –. In questo modo l’aborto viene proposto come una soluzione quando sappiamo bene che è circondato da moltissime problematiche, dalla salute della madre a quella del figlio». L’idea della Bcap è quella di autorizzare cliniche e consultori privati a farsi conoscere al grande pubblico, ma non tutti avranno i fondi per permettersi spot sui canali nazionali a orari competitivi. Ieri la catena di consultori più conosciuta in Gran Bretagna, Marie Stopes, nonostante abbia dato il benvenuto alla notizia, ha messo in dubbio le possibilità di potersi permettere spot pubblicitari nella fascia d’orario più gettonata. «Interessante, ma molto costoso», ha commentato Julie Douglas, capo dell’amministrazione.
Finora nessuna televisione britannica ha mai trasmesso spot di questo genere e solo Channel Four manda in onda la pubblicità dei preservativi dalle 7 di sera in poi. Un portavoce ha spiegato che con questo provvedimento verrà «stimolato il dibattito pubblico su una materia così delicata in vista della nuova regolamentazione del settore prevista per il prossimo anno». La consultazione pubblica si chiuderà il 19 giugno, poi l’iniziativa sugli spot «abortisti» dovrebbe partire. L’annuncio fa seguito alle rivelazioni di alcuni giornali britannici, che solo due giorni fa hanno reso noto come in sei scuole secondarie della contea dell’Oxfordshire, per prevenire gravidanze tra le giovanissime, la pillola del giorno dopo venga distribuita a ragazzine tra gli 11 e i 13 anni. Il tutto tenendo i loro genitori all’oscuro. Le ragazze possono richiederla anche attraverso un semplice sms ed è gratis.
Inoltre la nazione è ancora sotto choc per il caso di un ragazzino di 13 anni che qualche settimana fa è divenuto padre di una bambina da una ragazza di 15 anni. E non è il primo caso del genere. Ulteriore preoccupazione viene inoltre per i dati sempre più sconfortanti di ragazze che abortiscono anche per la seconda o terza volta prima dei diciotto anni: sono almeno cento ogni mese in Gran Bretagna quelle che effettuano pluriaborti. Tuttavia per una fetta della popolazione, che si presenta come una minoranza ma forte e decisa, pubblicizzare l’aborto non sarà la soluzione. Anzi, sostengono i critici, il provvedimento ne aumenterà ancora i numeri così come quelli delle gravidanze indesiderate e forse più gravemente porterà ad ignorare il problema completamente.
«In questo modo le autorità si lavano le mani della vita di molti giovani – dice ad Avvenire Julia Milligan, direttore di un movimento pro-life –. In questo modo l’aborto viene proposto come una soluzione quando sappiamo bene che è circondato da moltissime problematiche, dalla salute della madre a quella del figlio». L’idea della Bcap è quella di autorizzare cliniche e consultori privati a farsi conoscere al grande pubblico, ma non tutti avranno i fondi per permettersi spot sui canali nazionali a orari competitivi. Ieri la catena di consultori più conosciuta in Gran Bretagna, Marie Stopes, nonostante abbia dato il benvenuto alla notizia, ha messo in dubbio le possibilità di potersi permettere spot pubblicitari nella fascia d’orario più gettonata. «Interessante, ma molto costoso», ha commentato Julie Douglas, capo dell’amministrazione.
Elisabetta Del Soldato
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