Dio mostra che il vero potere non è nel denaro o nella forza militare, ma nella misericordia e nel perdono. E’ un Dio che è vicino, ha sollevato il velo sul suo volto, è stato capace di soffrire insieme con l’uomo, per opporre un fiume infinito di bene all’oceano di male che c’è nel mondo.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Dobbiamo trovare il modo di tornare a far conoscere Dio, “a farlo presente” alle persone, al mondo”, perché una società senza Dio “è senza bussola, non ha l’orientamento”. Bisogna far conoscere che il vero potere, quello dell’Onnnipotente, è il perdono e la misericordia, non quello per cui “Stalin chiedeva quante divisioni ha il Vaticano”. Della missione di far conoscere Dio e il suo potere ha parlato questa sera Benedetto XVI che si è recato ad Aosta per celebrare i Vespri in cattedrale.
E’ stata una delle pochissime apparizioni pubbliche di questo breve periodo di riposo che il Papa si è concesso tra i monti della Valle d’Aosta e dei quali è apparso godere. Malgrado l’incidente che gli ha procurato la frattura del polso destro, questa sera è apparso rilassato e sorridente e ha risposto volentieri ai saluti delle migliaia di persone che erano lungo il percorso della sua auto scoperta e in cattedrale. Uscendo dalla chiesa, Benedetto XVI ha anche scherzato su quanto gli è capitato: “Vorrei – ha detto alla folla che lo applaudiva - semplicemente dirvi grazie per la simpatia e per l'affetto che mi dimostrate. Vi auguro buone vacanze come io sono in vacanza, ma senza incidenti per voi”.
Nella sua omelia, Benedetto XVI è partito dall’affermazione che “nella mia recente enciclica ho cercato di dimostrare la priorità di Dio sia nella storia personale che nella storia della società e del mondo”. Certo, ha proseguito, la priorità personale “è fondamentale, se non è viva non è vissuta, tutte le altre non possono trovare la loro forma giusta”. “Questo vale per l’umanità: se Dio è assente manca la bussola per trovare la strada, l’orientamento”.
“Ma come farlo conoscere?”. Nelle visite ad limina, ha raccontato il Papa, in occasione di incontri con vescovi dell’Asia e dell’Africa si parla delle religioni tradizionali: “ci sono elementi comuni, tutti sanno che c’e Dio un solo Dio, gli dei non sono Dio”. “Ma nello stesso tempo questo Dio sembra assente, molto lontano, si nasconde, non conosciamo il suo volto e cosi le religioni si occupano dei poteri piu vicini: gli spiriti, gli antenati”.
“L’evangelizzazione consiste proprio nel fatto che il Dio lontano si avvicina veramente, si fa conoscere, si rivela, il velo sul volto scompare e Dio mostra il suo volto”, “è vicino, entra nel nostro mondo”, non bisogna piu “arrangiarsi” con i poteri intermedi, “perché Lui è il potere vero, è l’onnipotente”. Noi “ci sentiamo quasi minacciati dall’onnipotenza, sembra limitare la nostra libertà, limitare le nostre forze. Ma dobbiamo imparare che non dobbiamo temere perché Dio può tutto”, perché “egli è il bene, è l’amore, è la vera libertà e perciò tutto quanto fa non può mai essere in contrasto con il bene, l’amore, la vera libertà”. Egli anzi “è il custode della nostra libertà” non è “un occhio cattivo che ci sorveglia, ma dona la certezza che il bene c’è”, che c’è “l’amore che dà il bene di vivere a noi”.
Il Papa ha poi ricordato un’orazione romana che chiede a Dio di mostrare la sua onnipotenza nel perdonare e nella misericordia. “Il vertice della potenza di Dio è la misericordia, è il perdono”. Oggi pensiamo al potere come a qualcuno che dispone del potere del mercato, del potere militare che può minacciare”. “La domanda di Stalin su quante divisioni ha il Vaticano ancora caratterizza la visione del potere”. “Ma la rivelazione ci dice che non è così, il vero potere è il potere di grazia e misericordia e qui Dio mostra il vero potere”.
Dio poi “ha sofferto” e “nel Figlio soffre con noi” e questo è l’ultimo apice del suo potere, che è capace di soffrire con noi e così dimostra il vero potere di Dio, nelle nostre sofferenze non siamo mai lasciati soli”. “Tuttavia rimane una questione difficile, perché era necessario soffrire per salvare il mondo”. La risposta di Benedetto XVI è che “nel mondo esiste un oceano di male, un oceano di ingiustizia, di odio, di violenza. Le tante vittime hanno diritto che sia creata giustizia, Dio non può ignorare il grido dei sofferenti che sono oppressi”. E poiché “perdonare non è ignorare, ma trasformare, Dio deve entrare e opporre all’oceano di di male uno piu grande”, un “fiume infinito” di bene, “sempre più grande di tutte le ingiustizie del mondo, un fiume di bontà, di verità, di amore”. “Cosi Dio traforma il nosto mondo” perché “ci sia un fume di bene più grande di tutto il male che può esistere”. Da qui viene un “invito a tutti noi, a uscire dall’oceano del male ed entrare nel fiume del suo amore”.
E’ una domanda che interroga anche i sacerdoti. “Come sacerdoti, abbiamo la funzione di consacrare il mondo, perché diventi ostia vivente, diventi liturgia, il cosmo diventi ostia vivente”. “Pregiamo perché Dio ci aiuti ad essere sacerdoti in questo senso”, “che a ns vita parli di Dio che sia veramente liturgia, annuncio di Dio e realmente dono di noi stessi a Dio”
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