martedì 8 novembre 2011

La Sfera e la Croce - Fabio Trevisan

LA SFERA E LA CROCE



A distanza di più di cent’anni, il romanzo La sfera e la croce di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) sintetizza in modo meraviglioso la capacità visionaria ed immaginativa dell’artista e la concezione teologica e metafisica del sano filosofo, ovvero di colui che vede e pensa “dentro la realtà”, anche quella invisibile e ce la propone in un quadro d’insieme coinvolgente.
L’esito dell’opera è stupefacente e pone degli interrogativi inquietanti ed ineludibili, seppur in una forma paradossale. Infatti, il capitolo inaugurale (Una discussione campata in aria) trae linfa vitale e leggerezza dall’espressione popolare “discorsi campati in aria” per sottolineare, al contrario, la gravità e la serietà dei temi, resi icasticamente dalla contrapposizione tra il professor Lucifero e il monaco Michele. Una battaglia in cielo di assoluta rilevanza teologica (il peccato degli angeli capeggiati da Lucifero) che proseguirà sulla terra tra l’ateo (James Turnbull) ed il cattolico (Evan McJan) con conseguenze devastanti. La pazzia della disubbidienza degli angeli ribelli insuperbiti in cielo si riverbera nella pazzia collettiva degli uomini sulla terra, facendoci vedere le conseguenze folli e disumane dell’eresia, i disastri antropologici provocati da quel primo peccato.
La sfera (il mondo) e la croce (la volontà di Dio) hanno i loro avvocati nello spazio celeste: rispettivamente il professor (facile l’allusione) Lucifero ed il monaco Michele. Così Lucifero, Principe del mondo, difenderà la sfera: «Questa palla è ragionevole; quella croce è irragionevole. E’ una bestia a quattro zampe, una delle quali è più lunga delle altre. Il globo è logico. La croce è arbitraria… ne abbiamo abbastanza di questo simbolo. La stessa sua forma è una contraddizione». Il monaco Michele ribatterà al Principe della Luce: «Noi amiamo le contraddizioni. L’uomo stesso è una contraddizione: è un animale la cui superiorità sugli animali sta nel fatto che è caduto». Nel rinnovare quella che per Chesterton sarà sempre chiamata la Filosofia della Caduta (il Peccato Originale), il monaco porterà alle estreme conseguenze, con un bellissimo apologo, l’odio contro la croce: «Un uomo aveva adottato l’opinione che il segno del cristianesimo fosse un simbolo di barbarie e di irragionevolezza. E’ una storia assai interessante ed una perfetta allegoria di ciò che accade ai razionalisti come te. Egli cominciò, naturalmente, col bandire il crocifisso da casa sua, dal collo della sua donna, perfino dai quadri. Diceva, come tu dici, che era una forma arbitraria e fantastica, una mostruosità … avrebbe voluto abbattere le croci che si innalzavano lungo le strade del suo paese… Una sera d’estate, mentre ritornava lungo un viale, a casa sua, il demone della sua follia lo ghermì di botto gettandolo in quel delirio che trasfigura il mondo agli occhi dell’insensato… di fronte a una lunghissima palizzata egli credette di vedere la lunga palizzata tramutata in un esercito di croci… egli odiava la croce ed ogni palo era per lui una croce. Quando arrivò a casa, era pazzo da legare» La descrizione della parabola discendente distruttiva in coloro che rifiutano la croce svela l’ordito maligno del professor Lucifero, il quale, non riuscendo più a sostenere le ragioni e le suggestioni della sfera contro la croce, inveisce e scaraventa il monaco fuori dalla nave: «A ciascuno la sua pazzia! Tu sei pazzo della croce. Ch’essa ti salvi!». Un braccio della croce sopra la Cattedrale St. Paul di Londra salverà il monaco Michele che, aggrappandosi ad esso per poi lasciarsi scivolare (mirabili gli accostamenti evangelici nella descrizione della salvezza) potrà ritornare sulla terra come un umile fanciullo: «Si sentì allora improvvisamente felice e incredibilmente piccolo. Credette di ridiventar fanciullo».
La contrapposizione tra l’alterigia del professor Lucifero e l’umiltà del monaco Michele è segnata dall’umiltà e dalla gioia cristiana espressa nella vittoria della croce: «Egli –il monaco Michele- sentì tutta l’intensità di quella gioia che gli orgogliosi non conoscono, poiché nasce dall’umiltà. Coloro che per un miracolo sono sfuggiti alla morte; coloro che inaspettatamente si vedono riamati dalla creatura amata; coloro che si vedono perdonati i loro peccati: questi soli conoscono e sentono una simile gioia». Il peccato degli angeli, combattuto in cielo, ha prodotto la follia insana che dal cielo è discesa sulla terra, ha contaminato gli uomini rendendoli folli a loro volta. L’epilogo del prologo in cielo tra il professor Lucifero ed il monaco Michele, tra la sfera e la croce, sarà il peccato e la pazzia tra gli uomini. Ci sarà ancora spazio e tempo per la croce di Cristo oppure la sfera (il mondo) avrà il sopravvento ? Ci sarà ancora posto per Dio nella vita degli uomini ?
Dopo l’esperienza del combattimento contro il Male, al monaco Michele sarà riservato, come alter Christus, l’incomprensione ed il rinnegamento, l’allontanamento e la segregazione in una casa di cura per pazzi. La gioia cristiana sarà rigettata dall’uomo che non presterà fede alla testimonianza dal monaco Michele: «Michele non capiva. Tutta la pace del mondo veniva a rifugiarsi dolorosamente nel suo cuore. Questo mondo nuovo, infantile ch’egli aveva d’un tratto intravveduto, gli uomini non lo avevano nemmeno sospettato … le prime due o tre parole che egli pronunciò con voce squillante come una tromba d’argento convertirono in altrettante statue di meraviglia quelli che gli stavano intorno … un poliziotto conduceva in una casa di salute l’uomo (il monaco Michele) più felice del mondo». Questa importante premessa in cielo costituisce tutto il significato del combattimento sulla terra tra il bene e il male, tra la sfera e la croce. La sfera e la croce non possono essere considerati elementi dialettici di dispute razionalistiche, ma hanno la causa prima originaria nel trascendente e vanno collocati in una cornice di riferimento metafisica.
L’aspro conflitto tra l’ateo Turnbull ed il cattolico scozzese McJan sulla terra va necessariamente inquadrato sul piano verticale celeste ed è consequenziale alla caduta salvifica del monaco Michele ora confinato in un manicomio, lontano dalla pazzia del professor Lucifero, lontano dalla follia del mondo e dall’apparente vittoria della sfera sulla croce. L’ infrangersi della vetrina del giornale L’Ateo da parte del cattolico Evan McJan sarà la prosecuzione narrativa ideale della controversia tra la sfera e la croce, che condurrà i due aspiranti duellanti dinanzi al giudizio del tribunale. Ancora una volta Chesterton, con grande maestria, ci farà conoscere il laicismo e la posizione del giudice Cumberland Vane. Qual è la religione del giudice (così viene titolato il significativo capitolo) ? 
Quale rilevanza ha la questione dell’esistenza di Dio nella vita degli uomini ? 
Alla richiesta di chiarimenti da parte del giudice, così risponde McJan: «E’ un mio nemico (Turnbull) e un nemico di Dio». Ecco la reazione seccata del giudice: «Voi non dovete tenere un simile linguaggio qui dentro. Queste cose non ci riguardano. … La religione è un affare troppo personale per farne menzione in un luogo come questo». La reazione di McJan è perentoria e coraggiosa: «Se egli (Turnbull, l’ateo) avesse detto di mia madre quello che ha scritto della madre di Dio, nessun uomo al mondo, degno di questo nome, mi avrebbe negato il diritto di sfidarlo a duello». Il riferimento al trascendente è preciso ed è una risposta convinta alla “religione relativistica del giudice”. Così Evan McJan affermerà: «Questo mondo straniero, dove viviamo, mi è tuttavia ospitale perché vi trovo in segreto un focolare. Questo mondo crudele mi è dolce perché, più alto dei cieli, c’è qualcosa di più umano dell’umanità. Se un uomo non deve battersi per questo, per che cosa si batterà?... Non posso dunque battermi per la mia stessa esistenza?». 
Il “mondo” designato da McJan è straniero e crudele, in quanto è segnato dal peccato dell’uomo che ha seguito il peccato degli angeli ribelli; ma la fede, la speranza e la carità hanno reso quel mondo ospitale e dolce (C’è qualcosa di più umano dell’umanità). 
Come la gioia cristiana del monaco Michele veniva segregata, così Evan McJan veniva disprezzato e deriso: «Era indubitabile che il mondo moderno guardava il suo mondo come una chimera».
La levigatezza e la rotondità della sfera-mondo sembrano così avere la meglio sull’asprezza e sullo scandalo della croce. Ci si potrà ancora battere per una vita cristiana ? Ci si potrà ancora battere per il posto di Dio nel mondo ? A queste sfide Chesterton risponderà in un modo sorprendente ed approfondito nel proseguio del romanzo La sfera e la croce.



Ci si potrà ancora battere per il posto di Dio nel mondo? Evan McJan, cattolico integerrimo scozzese e James Turnbull, ateo profondamente convinto, si sfidano a duello senza mezzi termini, il primo per difendere il posto di Dio nel mondo, il secondo per negarne addirittura l’esistenza. Così sentenzia l’ateo Turnbull: «Uno di noi deve uccidere l’altro o convertirlo. Io credevo davvero che tutti i cristiani fossero degli ipocriti, ed avevo per loro una certa indulgenza. Ma sento che voi siete sincero e per questo vi odio. Dal canto vostro voi credevate che tutti gli atei non vedessero nell’ateismo altro che la licenza d’essere immorali e pur tuttavia in fondo al vostro cuore sentite un po’ di tolleranza per noi. Adesso voi sapete che io sono un uomo onesto e voi mi odiate follemente, come io odio voi. Voi non potete odiare i cattivi. Ma un brav’uomo che è nell’errore … ah,sì: si ha sete del suo sangue». Sembrerebbero frasi irriducibili d’altri tempi, di un’epoca precedente il postmoderno; frasi che rivelano sincere convinzioni e disposizioni d’animo combattive. L’errore e l’eresia vengono fermamente denunciate e perseguite fino allo spargimento di sangue: questa è l’anima del conflitto che Chesterton ci presenta in questa presunta follia dei due contendenti, acerrimi rivali fino alla morte. Dinanzi alla “folle” battaglia dei due duellanti, il mondo non potrà rimanere inerte ed impassibile e cercherà di ostacolare il fermo proposito di Turnbull e McJan. Quest’ultimo così proruppe: «Non mi sorprende affatto che il mondo sia contro di noi. Ciò mi prova che ero nel giusto quando ruppi il vostro vetro (la vetrina dell’Ateo). Ho risvegliato il mondo». La ripresa della battaglia in cielo tra il professor Lucifero, difensore della sfera-mondo, ed il monaco Michele, assertore della verità della croce, prosegue sulla terra tra Turnbull e McJan, suscitando l’indignazione di un mondo (non mi sorprende affatto che il mondo sia contro di noi) inerme (ho risvegliato il mondo). Probabilmente il temperamento focoso ed audace dei due “guerrieri” sarebbe osteggiato anche ai nostri tempi, magari proprio come il tolstojano paciere che cercherà inutilmente, nel romanzo di Chesterton, di farli desistere: «Voi vi volete battere in duello ma non dovete essere troppo al corrente, mi pare, delle idee moderne. Il duello è ormai lontanissimo da noi … non litighiamo per una parola». La risposta di Evan McJan è forte, chiara ed ineccepibile e lontana ovviamente da quelle “idee moderne” presentate dal cordialissimo paciere: <>. Dinanzi alla posizione estrema e risoluta di McJan, il paciere cerca di dissuaderlo appellandosi alle forze dell’ordine: «E se chiamassi la polizia?». La risposta di McJan: «Rinneghereste i vostri dogmi più sacri»farà emergere la dirompente eresia mascherata dal paciere: «Noi non abbiamo dogmi! Mi auguro che voi sappiate che non vi sono principi morali connaturati a noi». Ecco la fresca attualità della proposta chestertoniana, l’essenza dell’apologetica del buon cattolico, ribadita in queste incredibili e sconvolgenti parole di Evan McJan: «Abbandona il duello e diventerai come questo (il paciere).Rinnega il giuramento e i dogmi e tutti i principi eterni e tu sarai simile a questo». Evan McJan e James Turnbull vorrebbero scuotere il mondo attorno alle questioni importanti, come l’esistenza di Dio e la verità: «Cercate di capire la nostra condizione. Siamo soli, in tutto il mondo moderno, a pensare che Dio è di un’importanza essenziale». 
Il dramma della denuncia dei due sfidanti è il dramma della difesa della fede, cattolica o non, e il desiderio di combattere per essa, come Chesterton tratteggerà nell’ateo Turnbull: «Egli vedeva finalmente su quali basi poggiasse la massa del mondo moderno per combattere la sua fede, e si gettava a difenderla con calda voluttà intellettuale». La condanna del cosiddetto “libero pensiero” e del mondo è, in Chesterton, esplicita ed appassionante: «Il libero pensiero può essere suggestivo, eccitante, avere tutte le virtù che gli derivano dalla vivacità e dall’eclettismo. Ma c’è una cosa che il libero pensiero non potrà mai rivendicare a se stesso: essere un elemento del progresso. Non lo può essere, perché non accetta nulla del passato». Nell’affannoso tentativo di battersi e di sfuggire ai tentacoli del mondo che lo vorrebbe acciuffare come un esagitato criminale, McJan manifesta la sua fede ed il suo attaccamento alla Chiesa Cattolica: «Il cristianesimo è sempre fuori moda perché è sano e tutte le mode sono insanità… La Chiesa pare sempre alla retroguardia del tempo, mentre è all’avanguardia: essa aspetta che l’ultima follia abbia visto il suo ultimo tramonto. Essa tiene le chiavi di una virtù permanente». Dove sta quindi la pazzia? Sono folli i due duellanti oppure il mondo che forsennatamente li sta inseguendo ? A svelarci l’angoscioso dilemma saranno due sogni rivelatori: il sogno di McJan e quello di Turnbull che si riveleranno due incubi infernali. In entrambi i sogni premonitori, l’inferno dell’eresia e della pazzia sulla terra causeranno il ritorno degli angeli ribelli: il professor Lucifero, Principe del mondo, troverà quel luogo folle (la sfera-mondo) pronta per il suo dominio, ma verrà ancora una volta smascherato dalla croce, prima nel monaco Michele, ora in Evan McJan: «Ho visto sulle vostre labbra il ghigno della vostra diabolica sofistica. Ho visto che c’è qualcosa di cattivo; tutto è cattivo». Anche Turnbull risponderà alla domanda: «Credete che io sia il diavolo?» con queste parole: «Sì, perché io credo che il demonio sia un sogno e anche voi lo siate. Io non credo né a voi né al vostro aereo né alla vostra ultima battaglia del mondo». Evan McJan e James Turnbull constateranno che: «Tutta l’Inghilterra si è tramutata in un asilo di pazzi per provare la nostra pazzia … io non dico che noi non siamo mai diventati pazzi; ma dico che noi non possiamo tuttavia essere gli infermieri e i guardiani dei nostri nemici». Che cos’è più pazzo: la Chiesa o il mondo? La sfera o la croce? Risponde McJan a questi angoscianti interrogativi: «Quando ho visto quello spettacolo, ho visto tutto: ho visto la Chiesa e il mondo… Il mondo lasciato a se stesso diventa più feroce di tutte le religioni. Questa è l’unica vera questione: la Chiesa è veramente più pazza del mondo? Se il mondo ha qualche altro equilibrio normale all’infuori di Dio, che se lo trovi». Cosa e dove stanno vivendo Turnbull e McJan? La sfera può reggersi senza la croce?
Può il mondo rimanere senza Dio o fare come se Dio non esistesse? Evan McJan risponde ancora una volta: »Il mondo non può reggersi da solo: voi (Turnbull) sapete che esso non può. E’ stato il dolore di tutta la vostra vita. Turnbull, questo giardino non è un sogno, ma un’apocalisse che si realizza. Questo giardino è il mondo che è diventato pazzo … I nostri due sogni venivano dall’inferno: è necessaria una terra rotonda per piantarci la croce. Ma ecco la terribile differenza: il mondo sferico non vorrà nemmeno restare una sfera». Fanno riflettere e rabbrividire questi concetti espressi da Chesterton! La pazzia non sta forse nella non accettazione della natura, della realtà, di un ordine stabilito da Dio? Quanto abbiamo eroso questo ordine? Quanto abbiamo distrutto follemente la ragione e la persona? Di chi la colpa? McJan conclude: «Gli astronomi vanno ripetendo che la sfera ha la forma di un’arancia, di un uovo o di una salsiccia tedesca. Essi tormentano questo vecchio mondo come una vescica e gli danno migliaia di forme imprecise … infine l’immenso globo terrestre perderà la sua figura e solo la croce resterà dritta». 
L’ultimo capitolo della “La sfera e la croce” si intitola significativamente Dies irae: il mondo è diventato talmente pazzo che negherà l’esistenza di Turnbull e McJan ed imprigionerà tutti coloro che avranno avuto rapporti con loro (persino il relativista e laicista giudice Cumberland Vane sarà dichiarato pazzo). La sfera-mondo è diventata un inferno incandescente ed in essa sopraggiungerà il professor Lucifero per raccogliere i più feroci persecutori: è l’apocalisse, la fine del mondo.
Ma tutto non è finito: ritornerà il vecchio monaco Michele che in mezzo a quell’inferno incandescente cantava come un uccello. Chi salverà la propria anima? Chi riconoscerà la follia del mondo? Chesterton fa intravvedere uno spiraglio di salvezza: «Mentre il vecchierello (il monaco Michele) si andava avvicinando, Evan cadde in ginocchio… anche Turnbull si inginocchiò… Fra le ceneri, due oggetti luccicanti erano sfuggiti al fuoco: la sua spada e quella di Turnbull, cadute per caso in forma di croce».
FABIO TREVISAN

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