Qual è il puntello più solido della città? È il rapido e cavalleresco farmacista, o il benefico droghiere che sa antevedere e provvedere a tutti i nostri bisogni? In un dubbio simile, non è possibile scegliere se non obbedendo ai nostri istinti superiori e attendere il risultato. Comunque sia, io ho scelto. Mi si perdoni se la scelta è ingiusta, ma io ho scelto il droghiere.
- Buon giorno, signore, - disse il droghiere che era un uomo di mezza età, in parte calvo con baffi e barba rossa, e la fronte solcata da tutte le rughe che gli avevano impresso le cure dell’esercente al minuto. - Che cosa posso fare per voi, signore?
Wayne s’era tolto il cappello entrando nel negozio, e quel gesto cerimonioso sebbene discreto, era stato seguito dal mercante con uno sguardo in cui c’era una punta di sorpresa.
- Vengo, signore, - disse egli con semplicità - vengo a fare appello al vostro patriottismo.
- Signore, - rispose il droghiere - questo mi fa ricordare il tempo in cui ero giovane, quando c’erano le elezioni.
- Vi saranno rese le elezioni e cose anche più grandi - rispose Wayne con energia. - Ascoltatemi, signor Mead. Io so come un droghiere sia tentato di considerare le cose da un punto di vista cosmopolita; mi rendo conto di ciò che deve essere il passare come fate voi tutta la santa giornata attorniato da merci che provengono da tutti i cantoni della terra, dal fondo di strani mari che non abbiamo mai esplorati, dal fondo di strane foreste che non potremmo neanche immaginare. Nessun Re d’Oriente riceveva simili carichi da Levante o da Ponente, e Salomone, con tutta la sua gloria, non viveva fra ricchezze pari alle vostre. L’India è alla nostra destra, - esclamò egli indicando con la punta del bastone un cassetto di riso, mentre il commerciante, intimorito, indietreggiava di un passo - la Cina è davanti a voi, Demerara dietro, l’America è sopra la vostra testa, e in questo momento, voi, simile ad un vecchio ammiraglio spagnolo, tenete Tunisi fra le vostre mani!
Il signor Mead lasciò cadere la cassetta dei datteri che aveva in mano, poi la raccattò con gesto vago. Wayne proseguì, col volto rosso, abbassando un po’ la voce:
- Conosco dunque tutta la tentazione che vi è in una visione di ricchezza così internazionale, così universale. Lo so: voi non affrontate, come tanti altri commercianti, il rischio di rinchiudervi in una specialità troppo angusta e meccanica; ma piuttosto rischiate di perdervi per eccesso di larghezza, di generosità, di liberalità. Come un nazionalismo angusto rappresenta il pericolo del pasticciere che fabbrica sotto il cielo della patria i prodotti che vende, così il cosmopolitismo rappresenta il pericolo del droghiere. Ma io vengo a voi in nome di quel patriottismo che nessuna stravaganza, nessun progresso di lumi potranno mai bandire e vi chiedo di non dimenticare Notting Hill. Giacché, in fondo, in questa magnificenza cosmopolita nella quale voi troneggiate, Notting Hill ha il suo posto. Senza dubbio, i vostri datteri sono nati sulle grandi palme delle coste barbaresche, senza dubbio il vostro zucchero viene dalle isole meravigliose dei Tropici, e il vostro tè da villaggi misteriosi dell’Impero del Drago. Per approvvigionare questo negozio, è stato necessario abbattere delle foreste sotto la Croce del Sud, e arpionare dei leviatani sotto la Stella Polare; ma voi stesso, voi che siete un tesoro non meno prezioso, che siete il cervello che ordina questi vasti interessi, voi almeno siete cresciuto in forza e saggezza fra queste grigie case, sotto questo cielo piovoso. Ora, questa città che vi ha creato, e che vi ha permesso così d’accumulare i vostri tesori, questa città si vede minacciata di guerra. Venite dunque e che in capo al mondo si sappia questo: l’olio viene dal Settentrione, la frutta dai paesi Australi; il riso viene dall’India e le spezie da Ceylon; i montoni appartengono alla Nuova Zelanda, ma gli uomini a Notting Hill!
Il droghiere rimase per un po’ con gli occhi vaganti e la bocca spalancata come un pesce. Si grattò la nuca e non disse nulla. Infine pronunziò:
- Volete qualche cosa, signore?
Wayne girò lo sguardo per la bottega, un po’ sbalordito, e scorgendo degli ananassi canditi, li indicò con la punta del bastone.
- Sì, - disse - prenderò questi.
- Tutti? - domandò il droghiere, imbarazzato al massimo grado.
- Sì, sì, tutti - rispose Wayne, sempre stupito, come uno che riceveva una doccia fredda.
- Benissimo, signore. Grazie, signore - rispose il droghiere vivacemente. - Fate affidamento sul mio patriottismo, signore.
- Ci faccio grande affidamento, - rispose Wayne, e uscì nella notte incombente.
Il droghiere rimise a posto la cassetta dei datteri.
- Che delizioso ragazzo! - diceva. - È strano vedere come sono simpatici, molto più di quelli che sono perfettamente a posto.
Gilbert Keith Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill.
Nessun commento:
Posta un commento