venerdì 24 febbraio 2023

Qualche parola sull'inedito in italiano Lunacy and Letters.

Dorothy Collins, l'ultima segretaria dei Chesterton, aveva in un primo tempo collazionato un libro postumo di Chesterton formato da saggi inediti in volume tratti dalla sua rubrica sull'Illustrated London News (Our Note-book, tenuta dal 1905 sino alla sua morte); decise di fare lo stesso con alcuni articoli tratti dalla sua rubrica sul Daily News, un'altra delle collaborazioni storiche di Gilbert, finita con una vera e propria rottura a causa delle insanabili differenze di vedute sul liberalismo con Lord Cadbury, proprietario del giornale Lord Cadbury era il magnate proprietario della omonima fabbrica di dolci ancor oggi esistente). Il risultato di questo secondo esperimento fu appunto Lunacy and Letters di cui potete ammirare una prima edizione, purtroppo priva della originale sovraccoperta. Il volume fu pubblicato per i tipi della già nota Sheed & Ward. Dorothy, mi ha detto una volta Aidan Mackey che ne fu amico, non era il modello di segretaria dalla precisione svizzera, per cui due dei saggi di questa raccolta non provengono dal Daily News bensì dall'Illustrated London News, ma passi. Lo scopo era di pubblicare un altro Tremendous Trifles, con lo stesso tono e con lo stile originale di Chesterton su una varietà di argomenti. Trovata sicuramente intelligente, questa. D'altronde questo duplice sfruttamento del materiale prodotto da Chesterton era stato oggetto di altre raccolte simili durante la vita dell'autore, sempre grazie alla Collins, che - come ho raccontato in altri post dandone testimonianza fotografica - era anche destinataria di curiose e simpatiche dediche (una di tante, a mero titolo di esempio: "A Dorothy, senza la quale tutto questo non sarebbe mai uscito dal caos di carte disordinate..."). Le ho viste coi miei occhi più volte nella parte di volumi appartenuti a Chesterton, a sua moglie e a Dorothy rimasti a Beaconsfield nei locali della parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù e il post ne è una testimonianza.

Sebbene Lunacy and Letters abbia riscosso una minore popolarità rispetto al richiamato Tremendous Trifles, è comunque interessante. L'interesse di queste raccolte, soprattutto quelle riguardanti gli articoli più risalenti nel tempo, è costituito dalla testimonianza che esse formano del sorgere e del riprendere idee ricorrenti nelle opere maggiori di Chesterton, come Ortodossia e L'Uomo Eterno. È questa la sistematicità di Chesterton, la trama della sua filosofia che ritroviamo costantemente nel corso della sua carriera, di cui ho cercato di dare sempre prova, anche per smentire l'idea di "filosofo non sistematico" che il Nostro Eroe si è ritrovata attaccata alla giacca come un singolare ed immeritato pesce d'aprile (è dura definire non sistematico un pensatore che per tutta la sua attività, sin dai primi quaderni di appunti nei suoi vent'anni e sino all'ultimo respiro ha proclamato un sistema di pensiero intelligente, efficace e solido). Insisto a dire che chi continua a professare quest'idea di non sistematicità di Chesterton farebbe bene a leggere le raccolte che negli anni la Società ha tradotto o a sua volta formato (La nonna del drago, La famiglia regno della libertà, Summa Chestertheologica, La divina poltrona ed altro ancora...) in cui sono reperibili numerosi articoli che diversamente sarebbero rimasti inediti in italiano, tratti dalle due citate e da altre riviste. Farà una sorprendente e lieta scoperta.

In Lunacy and Letters (che è inedito in italiano; di esso la Società possiede una copia) l'articolo che dà il titolo al libro contiene idee che ritroveremo nel capitolo "Il maniaco" (o "Il pazzo", a seconda delle traduzioni) di Ortodossia. Quelli della sanità mentale e della follia sono temi costantemente visitati nell'opera di Chesterton (ne Il poeta e i pazzi, Il profilo della ragionevolezza e in altri ancora...). Chesterton ci dice che la follia è una ristrettezza di vedute o, con un'immagine formidabile, "la prigione pulita e ben illuminata di un'unica idea". Troviamo poi negli altri articoli il mondo delle fate, la dottrina della gioia condizionata (largamente sviluppati in un capitolo di Ortodossia, L'etica del paese delle fate per l'edizione italiana Lindau o La morale della favola per la storica traduzione di Raffaello Ferruzzi dell'edizione Morcelliana -- è o non è sistematico?), la democrazia dei morti, sempre facente parte del tesoro della medesima opera, o il primato dell'uomo comune (quest'argomento costituirà il criterio di raccolta dell'omonimo libro, formato anche questo con lo stesso metodo dalla Collins).

Come si vede, Ortodossia attinse poi a queste riflessioni costituendone l'ossatura (queste stesse idee d'altronde erano presenti già nei suoi Notebooks dei vent'anni), anche se tanti altri sono gli sviluppi che verranno in seguito. Sono gli anni antecedenti al trasferimento a Beaconsfield, molto prolifici, di grande crescita quanto a popolarità, successo, prolificità.

Le cose da dire sono sempre molte, qui c'è qualcosa che mi colpiva e che avevo piacere sapeste anche voi, cari amici chestertoniani. Spero vi piaccia ed interessi.

Marco Sermarini





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