lunedì 29 gennaio 2024

Hilaire Belloc, Le due culture - Sopravvivenze e sopravvenienze. Recensione di Marco Sermarini.

Hilaire Belloc, Le due culture - Sopravvivenze e sopravvenienze (titolo originale: Survivals and New Arrivals), OAKS Editrice, Sesto San Giovanni 2023; pp. 232. Traduzione di Frida Ballini. Prefazione di Martino Cervo. € 20,00.

Lo abbiamo segnalato qualche mese fa. Oggi lo riprendiamo.

Di Belloc questa casa editrice ha pubblicato in tempi recenti, oltre il testo che presento, anche Napoleone - Condottiero e politico europeo, La Rivoluzione Francese, Storia d'Inghilterra (voll. 1 e 2), e di Chesterton la Piccola storia d'Inghilterra (a cura del nostro Paolo Gulisano).

Il libro di oggi è del 1929 e si chiama Survivals and New Arrivals, titolo originale cui si è voluto sostituire o meglio aggiungere il nuovo titolo Le due culture che "libera dalle asperità dell'originale e un po' contabilizzante Sopravvivenze e sopravvenienze", dice il prefatore Martino Cervo, vicedirettore del quotidiano La Verità. L'editore si avvale della prima traduzione di Frida Ballini, che verté in italiano tra gli altri L'Uomo che fu Giovedì e L'Uomo Comune. Essa è del 1947, e io non ho nulla in contrario, l'italiano di ottanta anni fa mi piace, e ripeto anche qui che è la conferma - se ce ne fosse ancora bisogno - che i nostri cari eroi Chesterton e Belloc avevano un ampio seguito e la loro cattedra anche qui in Italia: per questo vi invito a cercare sempre su questo blog le tracce del Chesterbelloc su La Ronda, Il Frontespizio, le brevi note sui carteggi che coinvolsero Bargellini, De Luca, Minelli, Ferruzzi, Papini, Giuliotti, la pubblicazione a puntate di The Path to Rome su L'Illustrazione Vaticana a cura di don Giuseppe De Luca, le lettere di Belloc a Cecchi giacenti presso il Gabinetto Vieusseux (qui un estratto, per invogliarvi) e tanto altro ancora, il tutto da annoverare nell'ideale capitolo dei rapporti tra Chesterton, Belloc e l'Italia. Non metto collegamenti perché sarebbero davvero tanti e quindi vi invito a cercare questi riferimenti tramite il motore di ricerca interno del blog.

La tesi del libro è esposta nell'Introduzione o capitolo primo, ove Belloc afferma che "taluni spiriti indagatori hanno notato come ormai da diciannove secoli una sola istituzione sia stata fatta segno ad attacchi, non da parte di un unico principio opposto, ma bensì di argomentazioni le più discordi. Ogni suo aspetto è stato di volta in volta condannato per cause contrastanti anche tra loro ed essa si trovò a dover subire il disprezzo, l'odio e la apparenza della sconfitta da parte di nemici tanto diversi fra loro quanto li poteva produrre la disparità delle ragioni. Codesta istituzione è la Chiesa cattolica". Spiega Martino Cervo nella sua prefazione che "si tratta in effetti di una specie di Sillabo laico, che ebbe la ventura di uscire nell'anno della Grande crisi, e che ha la pretesa di elencare da un punto di vista baldanzosamente dogmatico la natura e i caratteri degli attacchi culturali, antropologici e filosofici portati dal mondo alla Chiesa cattolica". 

Belloc oggi ha la sorte di vedersi nominato se ed in quanto si nomina Chesterton, seppure - dice sempre Cervo - "l'autonomia intellettuale dell'autore di questo lungo pamphlet si staglia per quantità e qualità purtroppo largamente trascurate nel nostro Paese";  in realtà negli ultimi anni ha avuto anche lui la ventura di un piccolo risveglio, grazie alle riedizioni di OAKS, di Fede e Cultura, Cavinato e Morcelliana, oltre che la tiratura di lungo corso de Lo stato servile da parte dell'editore maceratese Liberilibri (uscito la prima volta nei primi anni Novanta e purtroppo ultimamente accantonato e non più ristampato). Dico sempre che comunque il primo ad essere pubblicato degli "ospiti" di Emilio Cecchi su La Ronda fu proprio Belloc con l'articolo La buona donna (The Good Woman).

Sottolinea il prefatore come "con grave ma comune parallasse si è portati a pensare che lo sguardo cristiano, specie se militante e rivendicato, sia un orientamento limitante la percezione del reale. Belloc ribalta fin dall'introduzione questo pregiudizio", ed infatti l'autore anglofrancese afferma - con la sua prosa chiarissima, dall'incedere marziale e sicuro (non per niente Mario Praz lo definì "il maresciallo di Napoleone"), assertiva ma dall'"eleganza curvilinea", tanto "implacabile" quanto quella di Chesterton, dotata di "icastica sintesi" (Cervo) - che "la struttura di tutte le società dipende dalla loro filosofia". E giustamente si dice che i rischi di un'esperienza religiosa che si consideri subordinata ad una costruzione sociale liberale sono quelli di vedere trattata la fede cristiana "come una setta fra le tante altre, e noi abbiamo la tendenza ad accettare questa posizione".

In effetti l'idea di Belloc, esposta sul piano economico e sociale ne Lo stato servile, è qui riassumibile nel concetto per cui le istituzioni e le leggi, i riferimenti diffusi della politica estera ed interna degli stati liberali occidentali appaiono costitutivamente contrarii all'idea di uomo e di società della Chiesa cattolica. In altre parole, come dice San Giovanni nel Prologo del suo Vangelo, la Luce venne nel mondo ma il mondo non la riconobbe, e l'illusione da cui vuole distoglierci Belloc è quella di credere che il mondo in qualche modo possa aprire con leggerezza e con favore le porte al cattolicesimo.

Lo sforzo di Belloc è di cogliere la posizione della Chiesa oggi (cento anni fa, in realtà, ma si coglie tuttora l'attualità di quest'idea) e "giudicare quali tra le forze che le si oppongono stanno oggi indebolendosi, quali oggi sono nel loro pieno rigoglio e quali nuovi antagonismi appaiono oggi, non ancora vigorosi ma in via di sviluppo". Questo perché "è di massima attualità e di grande importanza per tutta la civiltà nostra", in quanto "la filosofia di ogni società si concretizza in ciò che è praticamente una religione sia di una specie che dell'altra. La sorgente ultima della vita sociale è l'atteggiamento dello spirito, così come al centro di ogni cultura stanno un credo e un codice morale formulati, ovvero accettati a priori", e non "le circostanze economiche a decidere il destino delle società": ecco che Belloc asserisce con chiarezza e forza che "il capitalismo industriale non si sviluppò da sé, ma sorse al contrario come lento prodotto di una religione falsa", cioè la Riforma "e più esattamente dell'influenza di Calvino" di cui lo definisce figlio. Belloc è certo che "se la Riforma non fosse avvenuta, oggi questo particolare sistema non ci darebbe tante noie", perché "è radicato nella religione così che un mutamento di ordine religioso lo ucciderebbe e con lui ucciderebbe quel suo servo parassita che è il socialismo". 

Questa chiarezza e questo atteggiamento guascone ci mancano, oggi, al massimo sento qualche grido strozzato ed un po' isterico nel silenzio assenso verso il mondo, ma mai tanta virilità cattolica.

Colpisce il metodo di Belloc, più di ogni altra cosa: è ciò che lo rende ancora leggibile con frutto, ossia con la possibilità di trarne insegnamento e giovamento. È così vero che anche Cervo coglie, nell'elenco delle sopravvivenze, ossia dei vecchi temi d'attacco contro la Chiesa, delle rassomiglianze con l'oggi, in ispecie nell'"uso... della «scienza» (e della téchne, più in generale) come clava sulla dimensione spirituale" arrivando giustamente a proporre "un fugace paragone con la gestione politica del Covid e con la cosiddetta transizione ecologica", per ravvicinarci all'oggi. Belloc infatti afferma che "si può prevedere che ci verranno presentati come fatti dogmatici masse sempre maggiori di ipotesi, e che allorché una ipotesi verrà dimostrata erronea in luogo di ammettere l'errore si costruirà un'altra ipotesi che dissimuli la frattura e cosi via, sinché una intera struttura di ipotesi immaginarie costruite ad infinitum su ipotesi precedenti eleverà il suo velario di nebbia inteso a nascondere la realtà".

Inseriti nelle sopravvivenze ma ritrovati ancora oggi, questi temi "bellici" contro la Chiesa ci suggeriscono che possono essere vinti, proprio perché già visti, già sentiti, già passati al vaglio del cuore e del pensiero acutissimi dello scrittore anglofrancese.

Dunque il libro va letto, vale la pena di essere letto, proprio in forza di questo metodo per cui si arriva a dare un giudizio sulla realtà nella sua interezza a partire dall'idea cattolica del mondo, cosa sempre più vaga, sempre meno frequente, sempre più fuori moda.

Una lettura densa che darà slancio, coraggio e desiderio di farsi guidare dallo sguardo lucido di chi segue la fede cattolica.

Marco Sermarini






2 commenti:

Giova ha detto...

Buongiorno questa piccola caas editrice pratese ha in programma, almeno secondo Ibs, la pubblicazione di questo titolo: https://www.ibs.it/stato-schiavista-libro-hilaire-belloc/e/9788893711739?queryId=0a7ffd50c495af7b018b12b42db44417

L'Uomo Vivo ha detto...

Presumo, ma non ne sono certo, si tratti di una nuova traduzione di The Servile State, sino a pochi anni fa edito e ristampato in Italia da Liberilibri di Macerata.