"L'Europa tornerà alla Fede o perirà. Poiché la Fede è l'Europa e l'Europa è la Fede".
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Belloc aveva insegnato a Chesterton cosa fosse la coscienza cattolica della storia. Ecco cosa scriveva nell'introduzione al menzionato saggio del 1920: "Io dico con intenzione la "coscienza" cattolica della storia: parlo di "coscienza", cioè di conoscenza intima raggiunta attraverso l'identità…e non di un "punto di vista cattolico della storia". Questo indugiarsi su "punti di vista" è cosa moderna e perciò segno e manifestazione di decadenza…Vi può essere un punto di vista protestante come ve n'è uno ebraico, o mussulmano, o giapponese: ché tutti questi considerano l'Europa dal di fuori. Il cattolico invece guarda l'Europa dall'interno: non può esistere quindi un "punto di vista" cattolico della storia europea allo stesso modo che una persona non può avere un punto di vista su se stessa".
Dinanzi al mare del relativismo in cui siamo immersi e di fronte alla minaccia islamica che stiamo sempre più sperimentando, penso che la lezione di Belloc sia ancora magistrale. Abbiamo coscienza di questa identità? Ci assumiamo conseguentemente, da cattolici, precise e urgenti responsabilità verso Dio e gli uomini, come le indicava il grande storico franco-inglese? Ai sacerdoti e laici che già allora chiedevano tiepidamente a Belloc di attenuare la sua sana appartenenza alla "Chiesa Cattolica Romana" (come lui e Chesterton amavano coraggiosamente definirla) egli non rifiutava, anche in pubblico, di manifestare la ricchezza della Fede: "In questo momento cruciale rimane salda la verità storica che questo nostro organismo europeo, eretto sulle nobili fondamenta dell'antichità classica, fu plasmato dalla Chiesa cattolica, grazie ad essa esiste, ad essa consona, soltanto nella forma di essa persisterà". Credo che il cosiddetto "Chesterbelloc" sia stata l'avanguardia gagliarda e stimolante del pensiero cattolico e mi chiedo: "Ce ne siamo accorti? Crediamo che questi autori siano superati? Perché non studiamo le loro opere? Perché ci affaccendiamo in sterili e talvolta equivoche questioni quando il patrimonio delle loro idee sarebbero ancora capaci di farci comprendere a quale rotta stiamo navigando?".
Con tutti questi interrogativi e auspici auguro a tutti un fervido Santo Natale e concludo con il monito di Hilaire Belloc: "Ripeto pertanto dando nuova forma ai termini che la Chiesa è l'Europa e l'Europa è la Chiesa".
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