DUE LIBRI A DIFESA DELL'UOMO COMUNE
La meritoria iniziativa della Casa editrice Lindau di dare continuità alle pubblicazioni del grande scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) ci permette di accostare temi ricorrenti ed importanti nell'opera del saggista e romanziere londinese, al di là di logori schemi ideologici che vorrebbero collocare ed inquadrare le sue opere secondo categorie pre-confezionate e quindi pregiudizievoli alla comprensione dei testi.I due saggi a difesa dell'uomo comune che ci accingiamo a recensire per stimolarne una proficua ed attenta lettura sono"L'Uomo Comune" e "Ciò che non va nel mondo". Dotato di un naturale temperamento artistico (soprattutto nella pittura e nella poesia) che gli permise di fruire di una vasta e fertile immaginazione, Chesterton era altresì provvisto di un incredibile talento per l'essenzialità della verità filosofica, che partiva dalla constatazione sorprendente e meravigliosa dell'ovvio e della semplicità dell'uomo comune. Questa è la natura "democratica" di Chesterton, la difesa appassionata e cattolica del povero Uomo Comune perseguitato. La cifra della comprensione dei suoi scritti passa attraverso il vibrante e tenace appello non demagogico né populista in favore della gente comune, delle loro tradizioni e dei loro costumi. Nell'opera Ciò che non va nel mondo (1910) non è accidentale che la parte iniziale sia dedicata all'Uomo senza casae che quella finale sia rivolta alla Casa dell'uomo: e questo non è affatto un gioco di parole. A Chesterton interessa davvero tutto l'uomo con le sue canzoni un po' stonate, il sudore sacro per le fatiche quotidiane, i suoi proverbi ancestrali e persino l'esattezza di alcuni luoghi comuni resi intellettualmente frivoli ed obsoleti.A distanza di cento anni, la freschezza delle sua argomentazioni e la stringente ed acuta attualità dei suoi illuminanti paradossi ci sorprendono ininterrottamente. Ciò che connota primariamente il pensiero dello scrittore di Beaconsfield è la ricerca appassionata e sincera della verità, da lui cercata e trovata nell'autentica e sana dottrina cattolica. Per Chesterton l'ortodossia (da ricordare lo splendido saggio omonimo del 1908) rappresenta un punto definito, come il dogma. Difesa dell'ortodossia e dell'Uomo Comune vanno di pari passo, in opposizione allo sterile ed ipocrita intellettualismo. In Ciò che non va nel mondo il "neo-ipocrita" è colui che si oppone al dogma ed all'ortodossia: <<Vi sono persone che non amano il termine dogma. Fortunamente, sono libere e dispongono di un'alternativa. La mente umana conosce due cose, e solo due: il dogma e il pregiudizio. Il Medioevo fu un'età razionale, un'epoca di dottrina. La nostra epoca, al massimo, è un'epoca poetica, un'età di pregiudizio>>.
Il pensiero di Chesterton si caratterizza nel continuo ricorso ad immagini ed esempi efficaci, fatti per rafforzare il concetto, come quello che evidenzia la riflessione precedente: <<Dire che un bue può essere mangiato mentre un uomo non dovrebbe esserlo significa enunciare una dottrina. Dire che si dovrebbe mangiare il meno possibile di qualunque cosa significa manifestare un pregiudizio, chiamato anche, talvolta, ideale>>. Il famoso creatore di Padre Brown intendeva così stigmatizzare, a tutela dell'uomo comune, la nostra moderna vaghezza, che perde e allontana gli esseri umani come in una nebbia. Chesterton volle così condannare quello scetticismo e quel relativismo che permeavano la società e che impedivano di fatto il coraggio delle scelte libere ed audaci dell'uomo. Anche ai giovani d'oggi, stretti nella morsa dell'individualismo e dell'insicurezza, questa frase di Chesterton potrebbe aiutare a credere con fiducia ed a perseverare nella ricerca della verità: <<Gli uomini sono disposti a camminare sull'orlo di un abisso se il cielo è limpido, ma si terranno ben alla larga dal precipizio se c'è nebbia>>.Chesterton invitava a vigilare sulle suggestioni della mentalità moderna, come espresse chiaramente nell'opera L'Uomo Comune: <<Il problema maggiore di quella che si autodefinisce "mentalità moderna"sono i binari, la nostra abitudine a essere soddisfatti di stare nei binari perché ci viene detto che sono binari di cambiamento>>.
Chesterton struttura le sue riflessioni su intuizioni folgoranti per tenerci desta la mente e dotarci di strumenti utili all'analisi. Come abbiamo cercato di rimarcare, il grande scrittore inglese difese l'uomo comune in forza e nel rispetto del disegno creativo ed originale di Dio, come si può constatare in Ciò che non va nel mondo: <<Dio è colui che può creare dal nulla. L'uomo, si può dire, è colui che può creare da qualsiasi cosa esistente. In altre parole, mentre la gioia di Dio consiste nella creazione illimitata, la gioia peculiare all'uomo è la creazione limitata, la combinazione di creazione e limiti>>. Quella "gioia di Dio" che, per analogia, è la gioia delle Sue creature, come espresso in modo entusiasmante nell'Uomo Comune: <<Se solo occasionalmente ci sorprendiamo nell'atto di gridare di gioia, è perché solo in modo parziale o imperfetto siamo figli di Dio; non del tutto diseredati, ma nemmeno del tutto familiarizzati. In breve soffriamo le conseguenze della Caduta, cioè del Peccato originale>>. Quella gioia, sola appariscenza del pagano,che dovrebbe costituire l'essenza del cristiano, quella gioia quale vero segreto del cristiano.
Chesterton ribadisce che quella gioia è fondata ontologicamente ela espresse in modo efficace nell' "uomo vivo" Innocenzo Smith che incarnò paradossalmente la libertà dell'Uomo Comune:<<Ogni uomo è un re ed ogni cappello è una corona>>. Ogni uomo, in quanto creato ad immagine di Dio, aveva una dignità inalienabile ed avrebbe dovuto essere aiutato nelle scelte della vita quotidiana. Chesterton ricorse ancora, con impareggiabile maestria, a due immagini contrapposte (il solco dei carri ed i binari dei treni) per esprimere il nucleo della vera libertà,come evidenziò nel saggio L'Uomo Comune : <<Faccio notare che della mente moderna si dice più spesso che procede entro i binari, piuttosto che in carreggiata .Il termine "carreggiata" era comunemente usato in riferimento ai solchi lasciati dai carri, in un tempo in cui a trainarci erano cavalli … la peculiarità del binario consiste nella sua incapacità di offrirci qualcosa di nuovo, al di là del condurci in posti nuovi e possibilmente anche oltre, con una velocità assolutamente nuova. La sostanza di ciò che intendo dire è questa quando parlo di binari moderni, ossia che la loro unica forma di progresso è il procedere sempre più velocemente lungo una sola linea, in un'unica direzione. Non hanno la curiosità di fermarsi, né il coraggio avventuroso di procedere all'indietro>>. Chesterton non era un nostalgico passatista, ma condannava quella "paura del passato" che attanagliava ed immobilizzava l'autentica libertà dell'Uomo Comune. Con parole che rapiscono deliziosamente il nostro cuore e con riflessioni che commuovono per la struggente bellezza delle immagini evocate, Chesterton così scriveva in Ciò che non va nel mondo : <<Per qualche strana ragione l'uomo pianta sempre i propri alberi da frutto in un cimitero. L'uomo può trovare la vita soltanto in mezzo ai morti. L'uomo è un mostro deforme, con i piedi rivolti in avanti e la testa girata indietro. Può creare un futuro lussureggiante e ciclopico soltanto fintanto che pensa al passato>>.
Lo scrittore londinese collegava la strenua difesa della libertà dell'Uomo Comune con la libertà di restaurare il passato, come espresse brillantemente nel capitolo intitolato al "tempio incompiuto":
<<I grandi ideali del passato sono falliti non perché sono vissuti troppo, ma perché non sono vissuti abbastanza. L'umanità non ha superato il Medioevo. Piuttosto, si è ritirata da esso disordinatamente. L'ideale cristiano non è stato tentato e trovato manchevole ma è stato trovato difficile e per questo lo si è lasciato intentato>>.
Tornando all'immagine del treno sui binari, Chesterton associò a quell'immagine la vita intellettuale della sua epoca: <<La vita intellettuale di oggi continua a colpirmi perché, in linea di massima, può essere simboleggiata dal treno, o dalla rotaia, o dal binario. Si fa un gran parlare e ci si entusiasma molto di talune mode o direzioni di pensiero, proprio come non si pongono limiti alla velocità raggiungibile lungo i binari. Ma se cominciassimo seriamente a pensare all'idea di uscire dai binari, scopriremmo che ciò che vale per il treno vale anche per la verità. Scopriremmo che è effettivamente più difficile uscire dai binari quando il treno procede velocemente che quando avanza lentamente. Scopriremmo che la rapidità è rigidità … e alla fine nessuno farà il salto verso la vera libertà intellettuale, proprio come nessuno salterebbe giù da un treno in corsa … questo mi pare il segno distintivo di ciò che nel moderno chiamiamo "pensiero progressista".
Chesterton proseguì il confronto tra le cose antiche e moderne inCiò che non va nel mondo, in quanto volle evidenziare il giusto rapporto che l'Uomo Comune aveva naturalmente con le cose.
Il secolarismo che ha espunto il posto di Dio nella vita dell'uomo aveva prodotto innumerevoli e deprecabili separazioni. Non solo ciò che Dio aveva unito, ad esempio nel Sacramento del Matrimonio, l'uomo non avrebbe osato separare, ma anche ciò che l'Uomo Comune aveva unito, l'uomo non avrebbe potuto disgiungere: <<Il principio di cui parlo può essere osservato dappertutto, confrontando le cose antiche e universali e quelle moderne e specialistiche>>.
Chesterton perorava a tutto campo la libertà dell'uomo, quella libertà che solo nel Dio vivente (Gesù) avrebbe potuto avere vera attuazione; si scagliò così contro tutte le divisioni che impoverivano ed imbarbarivano l'Uomo Comune: <<Il mondo è un unico, violento tribunale specializzato in divorzi; eppure, nonostante ciò, vi sono ancora molte persone che sentono nella propria anima la voce tonante dell'autorità delle usanze umane: ciò che l'uomo ha unito, l'uomo non separi>>. Due libri, due saggi: Ciò che non va nel mondo e L'Uomo Comune di strettissima e sconvolgente attualità; due opere, quelle di Chesterton, in stretta continuità con molte altre, che tracciano un possibile itinerario di salvezza per l'Uomo Comune, nella speranza di un mondo migliore secondo il progetto di Dio.
FABIO TREVISAN
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