giovedì 30 settembre 2010

La nostra traduzione dell'articolo di William Oddie sulla santità di Chesterton, che come Chestertoniani italiani sottoscriviamo integralmente.


Sabato 9 ottobre, tra una settimana da questo Sabato, staremo tutti celebrando, per la prima volta, la festa del beato John Henry Newman dell'Oratorio. E' un momento molto importante, questo; ho portato tutto a casa con una cosa molto semplice domenica scorsa, alla messa all'Oratorio di Oxford: al ritorno dall'altare dopo aver ricevuto la Santa Comunione, lì sul retro della chiesa ho visto per la prima volta il nuovo Santuario di Newman dell'Oratorio, con candele votive accese e persone inginocchiate dinanzi ad esso; sembrava tutto così determinato, così naturale, e ancora prima della beatificazione di questo mese sarebbe stato quasi impensabile.

E il 9 ottobre si terrà la sua festa. Lo stesso giorno parlerò a una conferenza organizzata da un gruppo chiamato Chesterton in the Chilterns su Chesterton e Newman. La data è stata scelta per questa conferenza (per i dettagli vai al sito della Chesterton Society inglese) prima dell'annuncio della data della festa di Newman: ma la felice coincidenza mi porta a suggerire che potrebbe essere ora il tempo di iniziare seriamente a pensare a una domanda inevitabile: dopo John Henry Newman, chi sarà il prossimo? La mia risposta è che può essere solo Gilbert Keith Chesterton.

L'obiezione ovvia è che Chesterton non era affatto simile alla nostra idea di come dovrebbe apparire un santo o come dovrebbe comportarsi. Era molto dedito ai piaceri della tavola, era enormemente, a volte sfrenatamente divertente, era l'opposto di Newman sotto molti aspetti (anche se Newman ha avuto anche un brillante senso dell'umorismo). Il defunto Cardinale Emmet Carter lo ha definito nel 50° anniversario della sua morte come una di quei "santi laici", che "hanno esercitato un ruolo veramente profetico nella Chiesa e nel mondo", ma non credeva che allora sarebbe stato possibile introdurre una causa per la sua canonizzazione finale, dal momento che egli non pensava "che siamo sufficientemente emancipati da alcune idee sulla santità" - anche se poi ha cambiato idea.

L'illustre storico JJ Scarisbrick, però, pensava che la sua santità è così chiara che l'apertura della sua Causa dovrebbe infatti essere seriamente contemplata. "Sappiamo tutti", ha risposto, "che era un uomo tanto enormemente buono quanto enorme. Il punto è che lui era più di questo. C'era una speciale integrità e innocenza su di lui, una speciale devozione al bene e alla giustizia... Soprattutto, c'era quel possesso della Verità mozzafiato, intuitivo (quasi angelico) e la consapevolezza del soprannaturale che solo una persona veramente santa può godere. Questo è stato il dono eroico dell'intelligenza e comprensione - e dell'eroica profezia. Era un gigante, sia spiritualmente che fisicamente. C'è mai stato nessuno come lui nella storia cattolica? ".

Sono d'accordo; e questo è quello che io e un gruppo di illustri teologi sosterremo in un libro intitolato La Santità di GK Chesterton, da pubblicare entro la fine dell'anno. Nel frattempo, perché non andare alla conferenza di Beaconsfield, il 9 ottobre? Magari ci vediamo lì.

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