"(...) Il caso è il suo (di Papa Benedetto, ndr) discorso di Ratisbona, la gran lezione sul dialogo tra fede e ragione, tra cristianesimo e islam che dai giornali occidentali e in alcune piazze musulmane è stato interpretato come un attacco frontale alla religione di Maometto. Echi della lezione di Ratisbona, secondo varie fonti vicine al Vaticano, potrebbero sentirsi nel discorso di Benedetto alle Nazioni Unite (...). L'idea che nel XXI secolo la fede distaccata dalla ragione sia un pericolo non solo per la gente di fede, ma anche per il mondo in generale e, inoltre, che sia altrettanto pericolosa una perdita della fede nella ragione, ovvero la convinzione che l'uomo non sia capace di conoscere la verità. C'è chi ha definito Ratisbona un errore, una gaffe, una dichiarazione di guerra, ma Raymond de Souza del National Catholic Register ha provato a dimostrare che 'c'è del metodo nei cosiddetti errori di Benedetto XVI', siano essi Ratisbona, le polemiche sul discorso alla Sapienza o il battesimo di Magdi Cristiano Allam. De Souza si aspetta qualche altra finta 'gaffe' in questo viaggio americano e spiega che Joseph Ratzinger sa come influenzare i media e generare un'attenzione globale sulle cose che intende dire. De Souza (...) Suggerisce l'ipotesi che ogni volta Benedetto intenda esattamente creare un caso, in modo da raccogliere l'attenzione sul messaggio più ampio che vuole trasmettere. (...) Papa Wojtyla era un maestro dell'immagine, Papa Ratzinger del ragionamento. L'editorialista del Wall Street Journal, Peggy Noonan, ha scritto che Giovanni Paolo II sapeva emozionare, mentre Benedetto XVI fa riflettere (...)".
Che Benedetto ami anche il paradosso, come Gilbert?
Che Benedetto ami anche il paradosso, come Gilbert?
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