La Spagna e l'aborto
La mobilitazione dei cattolici
Madrid, 26. Continua a far discutere in Spagna il progetto del Governo teso ad ampliare l'attuale normativa sull'interruzione volontaria di gravidanza. Oltre alla Chiesa cattolica, intervenuta a più riprese nelle settimane scorse attraverso comunicati della Conferenza episcopale e singole dichiarazioni dei vescovi - "la legge trasformerà la Spagna nell'abortadero d'Europa" ha detto l'arcivescovo emerito di Pamplona y Tudela, Fernando Sebastián Aguilar -, sono ora le associazioni che si battono per la vita a far sentire la loro voce contro una legge che sembra voler rispondere alla chiusura di varie cliniche dove si praticavano aborti illegali.
Secondo il Forum per la famiglia, il decreto "pretende di blindare le cliniche abortiste per evitare che le frodi di massa alla legge attuale possano essere individuate e provate, legittimando di fatto l'aborto libero". Il testo annunciato dall'Esecutivo dopo l'apertura dell'inchiesta giudiziaria "incorre in un'ingiustificata disparità di trattamento - sottolinea l'associazione - tra la privacy delle donne che intendono interrompere la gravidanza e quella delle persone che normalmente usufruiscono dei servizi sanitari". Con la legge in preparazione - aggiunge la fondazione Tommaso Moro - "i medici non potranno esercitare il proprio pieno diritto all'obiezione di coscienza. Essa non solo nega il diritto alla vita del più debole, il bambino che deve nascere, ma obbliga il medico che non vuole praticare l'intervento a indicare un altro centro dove poterlo effettuare".
In Spagna, in virtù di una legge del 1985, l'aborto è consentito soltanto in tre casi: durante le prime dodici settimane di gravidanza se la donna è rimasta vittima di uno stupro; nelle prime ventidue settimane se il feto è malformato; durante tutta la gravidanza se esiste pericolo per la salute fisica o psichica della madre. Appellandosi alla "salute psichica materna", in tutti questi anni sono stati effettuati molti aborti per ragioni economiche, per il fallimento del rapporto di coppia o per la mancanza di assunzione di responsabilità da parte del padre. Nel Paese il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni. Secondo i dati diffusi a dicembre dal ministero della Sanità, nel 2008 gli aborti sono stati 112.138, ovvero il 10 per cento in più rispetto ai 101.000 dell'anno precedente e oltre il doppio rispetto ai 54.000 del 1998. L'odiosa pratica è in preoccupante aumento fra le minorenni: nel 2008 le operazioni che hanno riguardato ragazze sotto i 18 anni sono state oltre quindicimila (circa cinquecento sono state praticate su under 15), cioè il 14 per cento del totale; meno di dieci anni fa rappresentavano solo il 5,71 per cento.
La sottocommissione parlamentare che sta studiando la nuova normativa - riferisce l'agenzia Zenit - è sul punto di concludere i lavori. Secondo i promotori della legge, il testo dovrebbe riconoscere l'aborto come "un diritto" e garantire la prestazione gratuita da parte del Servizio sanitario nazionale. Se approvata, la normativa porrebbe limiti massimi - si parla delle prime dodici-quattordici settimane di vita del bambino - al periodo entro il quale la gravidanza può essere interrotta volontariamente ma liberalizzerebbe del tutto l'aborto affidando la decisione solo alla donna incinta, qualunque sia la sua età. Tuttavia la segretaria organizzativa del Partito socialista operaio spagnolo (Psoe), Leire Pajín Iraola, ha spiegato che il dibattito in Parlamento non è sulla depenalizzazione o meno dell'aborto ma su "come migliorare la legge per garantire migliori prestazioni e diritti e dare sicurezza giuridica alle donne e ai medici che esercitano questo diritto".
L'associazione "Uniti per la vita" ha chiesto al Partito popolare - il principale schieramento all'opposizione del Governo presieduto da José Luis Rodríguez Zapatero - "coerenza" sull'aborto, ricordando come il suo leader, Mariano Rajoy Brey, ha più volte definito incostituzionale l'eventuale approvazione della legge in discussione. "Uniti per la vita" ha rilanciato il proprio Progetto di adozione per tutelare la vita dei minori in gestazione e rispondere alle migliaia di coppie disposte ad accoglierli. Un'altra iniziativa viene dalla piattaforma "Diritto di vivere" lanciata dall'associazione "HazteOir.org" che si batte per dare alle donne un'alternativa all'aborto. Sono già cinquanta i ginecologi che, da tutta la Spagna, hanno aderito al "gruppo per il diritto alla vita". I medici avranno un loro spazio sul web per la pubblicazione di articoli divulgativi sull'inizio dell'esistenza umana.
La Chiesa cattolica ha ripetutamente fatto sapere al Governo che non retrocederà di un passo riguardo alla strenua difesa della vita, intesa dal primo istante del suo concepimento alla sua fine naturale. Nella piazza di Colón, a Madrid, risuonano ancora le parole della dura omelia pronunciata dal cardinale Antonio María Rouco Varela il 28 dicembre scorso in occasione della festa della Santa Famiglia: "Fa rabbrividire il fatto e il numero di quanti sono sacrificati dall'impressionante crudeltà dell'aborto - ha detto il presidente della Conferenza episcopale spagnola -, una delle piaghe più terribili del nostro tempo, tanto orgoglioso di sé e del suo progresso. Le vittime sono i nuovi "santi innocenti" dell'epoca contemporanea". (giovanni zavatta)
Nessun commento:
Posta un commento