ZENIT, 21/01/09
Manifestazione a Lecco per salvare Eluanadi Antonio Gaspari
ROMA, mercoledì, 21 gennaio 2009 (ZENIT.org).- “Salviamo Eluana”: è questo l’appello della fiaccolata svoltasi sabato scorso, 17 gennaio, e organizzata dal Centro Aiuto alla Vita (CAV) di Lecco e dall’associazione Solidarietà, in occasione del 17° anniversario dall’incidente stradale che colpì Eluana Englaro.
Il corteo, accompagnato da numerose persone con striscioni e cartelli in cui era scritto “no alla pena di morte per Eluana”, “nessuno tocchi Caino, ma si può uccidere Abele?”, “grazie Sacconi”, “Udine ha scelto la vita e non la morte”, si è aperto e chiuso sul sagrato della Basilica San Nicolò facendo anche tappa davanti alla sede del Tribunale.
Il senso della fiaccolata per la vita, ha detto a ZENIT, Paolo Gulisano, presidente del CAV, è quello di “impedire che venga praticata l’eutanasia su Eluana”.
Il dottor Gulisano ha ribadito ancora una volta quali sono le condizioni di Eluana: non si tratta di coma (infatti c'è alternanza di sonno e di veglia) ma di (presunto) stato d'incoscienza, la cui definitiva irreversibilità, essendo una mera ipotesi, è scientificamente indimostrata.
Testimonianze recenti di sanitari che l’hanno visitata, affermano che Eluana deglutisce, tieni gli occhi aperti, li apre all’accendersi della luce nella stanza o che modifica spontaneamente il ritmo del proprio respiro, in particolare quando sente parlare di lei.
“Eluana è un soggetto gravemente disabile, certo, - ha precisato Gulisano - ma è nelle stesse condizioni di migliaia di altre persone. Non è sottoposta ad alcun accanimento terapeutico, perché dare acqua e nutrimento a un malato per quanto cronicamente grave, non è rappresentabile come terapia”.
Secondo il presidente del CAV di Lecco, “sarebbe altrimenti legale lasciar morire di fame e di sete milioni di disabili, handicappati, malati di Alzheimer, solo per evitare di sottoporli ad accanimento terapeutico”.
Per Gulisano, “la stessa definizione di stato vegetativo permanente si riferisce ad una prognosi in realtà dubbia e con margini di errore. Non esistono tutt’oggi validi criteri per accertare l'irreversibilità del coma e dello stato vegetativo.”
A confermare questa incertezza nei criteri dell’irreversibilità del coma è stata la testimonianza di un uomo che è uscito da questa situazione, il catanese Salvatore Crisafulli. Rimasto in stato vegetativo per anni, si è poi risvegliato grazie soprattutto all'amore dei suoi familiari, che non si sono mai dati per vinti.
Crisafulli, che adesso scrive libri grazie ad un computer, ha voluto inviare un messaggio alla manifestazione del CAV.
"Sentivo e percepivo tutto... mi commuovevo quando mamma ed i miei fratelli mi facevano le coccole – racconta – e mi disperavo quando i medici dicevano che ero spacciato, che non c'era nulla da fare …piangevo, aprivo e chiudevo gli occhi per attirare la loro attenzione e mi disperavo quando li sentivo dire che erano solo riflessi condizionati e che in realtà non percepivo e sentivo nulla”.
“Le marce, i girotondi, le veglie, le fiaccolate siano fatte per invocare la vita e non per sentenziare la morte – ha continuato Crisafulli –; per potenziare e sensibilizzare la sanità e la ricerca scientifica, per rendere sopportabile la sofferenza, anche quella terminale, non per giustificare i più disperati e soli con il macabro inganno in una morte dolce, dietro cui si nasconde solo cinismo e utilitarismo”.
I familiari di Salvatore Crisafulli hanno aggiunto una loro testimonianza, letta alla fiaccolata, in cui hanno affermato: “A noi la speranza non è mai venuta meno e siamo stati premiati dalla confessione del nostro Salvatore, il quale ci ha ripetuto mille volte che, mentre tutti i più grandi luminari d'Europa lo reputavano una foglia d'insalata, lui si sentiva vivo e partecipe e soffriva terribilmente senza poter comunicare all'esterno la sua atroce ed agonizzante pena”.
“Il problema – hanno sottolineato – sta tutto nell'accettazione o no dell'eutanasia, inutile girare ipocritamente intorno all'interpretazione più o meno penosa dello stato della povera Eluana”.
I genitori di Crisafulli hanno affermato che “non si tratta di staccare nessuna spina, perché la vita di Eluana non dipende da macchinari ma solo dall'amore e dalla solidarietà di chi le sta vicino e le porge il minimo di acqua e cibo per sopravvivere”.
Alla manifestazione è intervenuto anche l’avvocato Alcide Maria Nicoli del Movimento per la Vita e legale dell’associazione Solidarietà che insieme al dottor Gulisano ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano per ottenere la revoca del decreto che autorizza a interrompere l’alimentazione e la idratazione di Eluana.
“Noi, come tutto il popolo della vita, non rinunceremo mai alla battaglia per la vita”, ha ribadito Nicoli.
Il legale ha anche annunciato l’intenzione di valutare nuovi esposti, “quando avremo una documentazione di carattere medico-scientifico che dimostri gli errori, anche molto gravi, in cui è caduto il provvedimento della Corte”.
Manifestazione a Lecco per salvare Eluanadi Antonio Gaspari
ROMA, mercoledì, 21 gennaio 2009 (ZENIT.org).- “Salviamo Eluana”: è questo l’appello della fiaccolata svoltasi sabato scorso, 17 gennaio, e organizzata dal Centro Aiuto alla Vita (CAV) di Lecco e dall’associazione Solidarietà, in occasione del 17° anniversario dall’incidente stradale che colpì Eluana Englaro.
Il corteo, accompagnato da numerose persone con striscioni e cartelli in cui era scritto “no alla pena di morte per Eluana”, “nessuno tocchi Caino, ma si può uccidere Abele?”, “grazie Sacconi”, “Udine ha scelto la vita e non la morte”, si è aperto e chiuso sul sagrato della Basilica San Nicolò facendo anche tappa davanti alla sede del Tribunale.
Il senso della fiaccolata per la vita, ha detto a ZENIT, Paolo Gulisano, presidente del CAV, è quello di “impedire che venga praticata l’eutanasia su Eluana”.
Il dottor Gulisano ha ribadito ancora una volta quali sono le condizioni di Eluana: non si tratta di coma (infatti c'è alternanza di sonno e di veglia) ma di (presunto) stato d'incoscienza, la cui definitiva irreversibilità, essendo una mera ipotesi, è scientificamente indimostrata.
Testimonianze recenti di sanitari che l’hanno visitata, affermano che Eluana deglutisce, tieni gli occhi aperti, li apre all’accendersi della luce nella stanza o che modifica spontaneamente il ritmo del proprio respiro, in particolare quando sente parlare di lei.
“Eluana è un soggetto gravemente disabile, certo, - ha precisato Gulisano - ma è nelle stesse condizioni di migliaia di altre persone. Non è sottoposta ad alcun accanimento terapeutico, perché dare acqua e nutrimento a un malato per quanto cronicamente grave, non è rappresentabile come terapia”.
Secondo il presidente del CAV di Lecco, “sarebbe altrimenti legale lasciar morire di fame e di sete milioni di disabili, handicappati, malati di Alzheimer, solo per evitare di sottoporli ad accanimento terapeutico”.
Per Gulisano, “la stessa definizione di stato vegetativo permanente si riferisce ad una prognosi in realtà dubbia e con margini di errore. Non esistono tutt’oggi validi criteri per accertare l'irreversibilità del coma e dello stato vegetativo.”
A confermare questa incertezza nei criteri dell’irreversibilità del coma è stata la testimonianza di un uomo che è uscito da questa situazione, il catanese Salvatore Crisafulli. Rimasto in stato vegetativo per anni, si è poi risvegliato grazie soprattutto all'amore dei suoi familiari, che non si sono mai dati per vinti.
Crisafulli, che adesso scrive libri grazie ad un computer, ha voluto inviare un messaggio alla manifestazione del CAV.
"Sentivo e percepivo tutto... mi commuovevo quando mamma ed i miei fratelli mi facevano le coccole – racconta – e mi disperavo quando i medici dicevano che ero spacciato, che non c'era nulla da fare …piangevo, aprivo e chiudevo gli occhi per attirare la loro attenzione e mi disperavo quando li sentivo dire che erano solo riflessi condizionati e che in realtà non percepivo e sentivo nulla”.
“Le marce, i girotondi, le veglie, le fiaccolate siano fatte per invocare la vita e non per sentenziare la morte – ha continuato Crisafulli –; per potenziare e sensibilizzare la sanità e la ricerca scientifica, per rendere sopportabile la sofferenza, anche quella terminale, non per giustificare i più disperati e soli con il macabro inganno in una morte dolce, dietro cui si nasconde solo cinismo e utilitarismo”.
I familiari di Salvatore Crisafulli hanno aggiunto una loro testimonianza, letta alla fiaccolata, in cui hanno affermato: “A noi la speranza non è mai venuta meno e siamo stati premiati dalla confessione del nostro Salvatore, il quale ci ha ripetuto mille volte che, mentre tutti i più grandi luminari d'Europa lo reputavano una foglia d'insalata, lui si sentiva vivo e partecipe e soffriva terribilmente senza poter comunicare all'esterno la sua atroce ed agonizzante pena”.
“Il problema – hanno sottolineato – sta tutto nell'accettazione o no dell'eutanasia, inutile girare ipocritamente intorno all'interpretazione più o meno penosa dello stato della povera Eluana”.
I genitori di Crisafulli hanno affermato che “non si tratta di staccare nessuna spina, perché la vita di Eluana non dipende da macchinari ma solo dall'amore e dalla solidarietà di chi le sta vicino e le porge il minimo di acqua e cibo per sopravvivere”.
Alla manifestazione è intervenuto anche l’avvocato Alcide Maria Nicoli del Movimento per la Vita e legale dell’associazione Solidarietà che insieme al dottor Gulisano ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano per ottenere la revoca del decreto che autorizza a interrompere l’alimentazione e la idratazione di Eluana.
“Noi, come tutto il popolo della vita, non rinunceremo mai alla battaglia per la vita”, ha ribadito Nicoli.
Il legale ha anche annunciato l’intenzione di valutare nuovi esposti, “quando avremo una documentazione di carattere medico-scientifico che dimostri gli errori, anche molto gravi, in cui è caduto il provvedimento della Corte”.
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