da IlSussidiario.net
ATEISMO/ Quanta nostalgia di Dio sopra quegli autobus
Redazione
sabato 17 gennaio 2009
Coloro che promuovono la campagna a favore dell’ateismo non vogliono solo negare la fede. Come direbbe Chesterton, la loro causa si oppone a una verità scolpita nel profondo dell’anima: la coscienza del fatto che esiste un significato e una direzione nel mondo che guardiamo con interesse.
I promotori di questa campagna dicono che tutti vorrebbero vedere un autobus ateo nella loro città. Ma non è il fatto che abbiano pagato per questa pubblicità a preoccupare. Sebbene non lo credano, c’è una mancanza di amore verso la propria umanità e per quella di chi, per le strade di Barcellona e Madrid, vede gli autobus con la loro pubblicità.
Si può gustare veramente la vita assistendo quotidianamente all’assenza del significato di cui parla Chesterton? Come non registrare un solco di tristezza, un segno di nostalgia davanti a questa mancanza?
Cosa vogliono allora i promotori? Affermano che la gente avrebbe voglia di parlare di ateismo, sia a favore che contro. Sinceramente non credo che intervistando la gente per le strade incontrerremmo questo tipo di domanda. Inoltre, i promotori non sanno cosa rispondere quando gli si chiede perché credere sia incompatibile con il vivere bene.
Qualche giorno fa, Benedetto XVI ha ribadito il tema dell’emergenza educativa. Davanti all’indebolimento - specialmente tra i giovani aggiungerei - dei significati che aprono alla speranza e danno senso alla vita, chiedeva di implicarsi con loro in iniziative in cui possano costruire il loro futuro con fiducia
Coloro che chiedono di godersi la vita riconoscono l’astio che provocano «i desideri effimeri e le speranze che non durano» in cui vivono - viviamo - disgraziamente immersi i giovani e i non più giovani? A cosa si riferiscono quando parlano di godersi la vita?
La testimonianza della presenza di Dio nella vita degli uomini, il fatto di poter vedere i fatti, i miracoli quotidiani che Egli suscista sono la risposta più opportuna a questa campagna.
Può diventare un’opportunità non come reazione, ma per mostrare ai promotori di questa pubblicità le ragioni della fede.
ATEISMO/ Quanta nostalgia di Dio sopra quegli autobus
Redazione
sabato 17 gennaio 2009
Coloro che promuovono la campagna a favore dell’ateismo non vogliono solo negare la fede. Come direbbe Chesterton, la loro causa si oppone a una verità scolpita nel profondo dell’anima: la coscienza del fatto che esiste un significato e una direzione nel mondo che guardiamo con interesse.
I promotori di questa campagna dicono che tutti vorrebbero vedere un autobus ateo nella loro città. Ma non è il fatto che abbiano pagato per questa pubblicità a preoccupare. Sebbene non lo credano, c’è una mancanza di amore verso la propria umanità e per quella di chi, per le strade di Barcellona e Madrid, vede gli autobus con la loro pubblicità.
Si può gustare veramente la vita assistendo quotidianamente all’assenza del significato di cui parla Chesterton? Come non registrare un solco di tristezza, un segno di nostalgia davanti a questa mancanza?
Cosa vogliono allora i promotori? Affermano che la gente avrebbe voglia di parlare di ateismo, sia a favore che contro. Sinceramente non credo che intervistando la gente per le strade incontrerremmo questo tipo di domanda. Inoltre, i promotori non sanno cosa rispondere quando gli si chiede perché credere sia incompatibile con il vivere bene.
Qualche giorno fa, Benedetto XVI ha ribadito il tema dell’emergenza educativa. Davanti all’indebolimento - specialmente tra i giovani aggiungerei - dei significati che aprono alla speranza e danno senso alla vita, chiedeva di implicarsi con loro in iniziative in cui possano costruire il loro futuro con fiducia
Coloro che chiedono di godersi la vita riconoscono l’astio che provocano «i desideri effimeri e le speranze che non durano» in cui vivono - viviamo - disgraziamente immersi i giovani e i non più giovani? A cosa si riferiscono quando parlano di godersi la vita?
La testimonianza della presenza di Dio nella vita degli uomini, il fatto di poter vedere i fatti, i miracoli quotidiani che Egli suscista sono la risposta più opportuna a questa campagna.
Può diventare un’opportunità non come reazione, ma per mostrare ai promotori di questa pubblicità le ragioni della fede.
(Roberto de la Cruz)
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