mercoledì 16 gennaio 2008

Papa: universitari lo accolgono al grido di “libertà libertà”


All’udienza generale un gruppo di studenti testimonia così la solidarietà a Benedetto XVI che ha rinunciato a partecipare alla inaugurazione dell’anno accademico dell’università La Sapienza di Roma, per la contestazione di un piccolo gruppo di docenti e studenti. Ai presenti il Papa ha illustrato ancora la figura di Sant’Agostino.


Città del Vaticano (AsiaNews) – “Libertà libertà”: il grido lanciato da un gruppo di studenti universitari di Comunione e liberazione in apertura dell’udienza generale di oggi ha suscitato il caldo applauso delle 6mila persone presenti nell’aula Paolo VI ed è stato l’eco della decisione presa ieri da Benedetto XVI di non andare all’università La Sapienza di Roma. Decisione presa a causa della contestazione di un piccolo gruppo di docenti e studenti contro l’invito che gli era stato rivolto di partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico. “Così – commentava oggi uno dei giovani presenti all’udienza – ci sono tre posti dove il Papa non può andare: Mosca, Pechino e l’università di Roma”. Ma “Se Benedetto non va alla Sapienza, la Sapienza va da Benedetto”, si leggeva su uno striscione che hanno sollevato.

Del fatto il Papa non ha parlato, nemmeno nel saluto che ha rivolto agli studenti. Per la seconda settimana Benedetto XVI ha dedicato a Sant’Agostino il discorso per l’udienza generale, soffermandosi in particolare sugli ultimi anni della vita del vescovo di Ippona, morto durante l’assedio dei Vandali alla sua città, nel 430, sottolineandone in particolare un invito ai pastori a restare vicino ai fedeli nei momenti di difficoltà, come nella storia hanno tante volte fatto i sacerdoti.

Di quel periodo, Benedetto XVI ha ricordato gli interventi contro il conflitto che avrebbe portato alla invasione dei barbari, citandone tra l’altro l’affermazione che “il titolo più grande è quello di uccidere la guerra con la parola, anziché uccidere gli uomini con la spada” e “difendere la pace con la pace”. Le tragiche vicende di devastazioni e uccisioni che colpivano la regione spinsero qualche sacerdote a chiedere al vescovo se era giusto fuggire per salvare la vita. “Quando tutti sono nel pericolo – rispose Agostino, nelle parole dette oggi dal Papa - coloro che hanno bisogno non siano abbandonati da coloro che hanno il dovere di assisterli. Si salvino insieme o insieme sopportino le calamità. Questa è la prova suprema della carità". "Il mondo – ha commentato Benedetto XVI - riconosce in queste parole l’eroico messaggio che tanti sacerdoti nel corso dei secoli hanno accolto e fatto proprio”.

Nel terzo mese di quell’assedio, ha proseguito il Papa, Agostino si pose a letto per l’ultima sua malattia. Affermava che nessuno, vescovo, sacerdote o laico può affrontare la morte senza fare penitenza. Mori il 4 agosto del 430. Il suo corpo fu trasferito in Sardegna e di qui a Pavia dove ancora oggi riposa.

Ma, “quando leggo gli scritti di Sant'Agostino – ha commentato - non ho l'impressione che sia un uomo morto più o meno 1.600 anni fa, ma che sia un uomo di oggi, un amico, un contemporaneo, che parla a me, parla con noi, con la sua fede, fresca, attuale anche oggi”.

Salutando infine gli italiani presenti, Benedetto XVI ha parlato della Settimana per l’unità dei cristiani che comincia venerdì e che è alla sua centesima edizione: “Il tema - ha spiegato - è l'invito di San Paolo ai Tessalonicesi: ‘pregate continuamente’, invito che ben volentieri faccio mio e rivolgo a tutta la Chiesa. Sì, è necessario pregare senza sosta, chiedendo a Dio il grande dono dell'unità tra tutti i discepoli del Signore”. (FP)

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