domenica 27 gennaio 2008

Chesterton in Russia - da un'intervista a Natalia Trauberg

Qualche giorno fa abbiamo parlato di Chesterton e della Russia. Ora siamo in grado di darvi maggiori ragguagli, estremamente interessanti.
Chesterton era noto e letto in Russia, lui ancora vivente, tanto che il poeta russo Nicholas Gumylov lo considerava lo scrittore inglese maggiore e più popolare. Gumylov aveva una strana teoria, essa sosteneva che i poeti avrebbero dovuto governare le nazioni, e fece sapere a Chesterton che lui avrebbe avuto diritto alla corona inglese! Circa una ventina d'anni dopo Chesterton menzionò nella sua Autobiografia quel "pazzo poeta russo".




un ritratto di Nicholas Gumylov


Chi ci dà queste preziosissime informazioni è Natalia Trauberg. La Trauberg è russa, una leggenda per i russi amanti della letteratura inglese. Legge la prima volta Chesterton nel 1944 e ne iniziò subito a tradurre le opere, per la maggior parte usciti durante il periodo sovietico attraverso il samizdat, la stampa clandestina russa quasi sempre manoscritta. Oggi è monaca ortodossa (oltre che madre di sei figli) e continua a dare lezioni a giovani traduttori e a partecipare a trasmissioni radiofoniche. Ne abbiamo trovato un'interessantissima intervista nel sito internet della rivista americana Road to Emmaus, risalente al 2002.
La Trauberg ci riferisce che Chesterton era noto e letto tra i nobili e gli eruditi russi in grado di comprendere e parlare l'inglese, anche se ci viene testimoniato che negli anni '10 del Novecento c'era chi aveva già abbozzato traduzioni di Chesterton ("Un giorno un'anziana donna mi mandò la traduzione di Chesterton eseguita da sua nonna. Sua nonna l'aveva scoperto e lo traduceva già prima della rivoluzione").
C'erano in quegli anni molti russi che amavano l'Inghilterra, dice Natalia Trauberg, e la letteratura inglese, e notarono subito il grande successo presto raggiunto, già nei primi anni del secolo, dallo scrittore di Beaconsfield. Uno dei paradossi è che la popolarità di Chesterton crebbe anche dopo la Rivoluzione d'Ottobre. Nei primi anni Venti gente di cinema ed intellettuali di sinistra iniziarono ad apprezzarlo, anche se molti di loro furono presto delusi. Molti però continuarono ad apprezzarlo come un moderno inglese eccentrico. Lo stesso Eisenstein (il regista dei film "Alexander Nevskij" e "La Corazzata Potemkin", per intenderci), leggendolo, ne sottolineava i passaggi da lui ritenuti migliori. Un passaggio da lui apprezzato, per esempio, è quello in cui Gilbert si chiede il perché del fatto che diciamo che un uomo è bianco quando invece è rosaceo-giallastro-beige, o perché diciamo "vino bianco" quando è giallastro. Solo che Eisenstein apprezzava solo questa idea dei cliches. In effetti alcuni intellettuali russi di quel decennio credevano che Chesterton li avrebbe aiutati a scardinare i cliches in voga e che gli stessi avrebbero potuto essere rimpiazzati dalle loro idee. Alcuni addirittura arrivarono a pensare di Chesterton che fosse ideologicamente l'ala più a sinistra dell'estrema sinistra... ma qualche tempo dopo si accorsero che era cristiano, come dire? al cento per cento, e non si capacitavano che uno come lui potesse esserlo...


nella foto: Sergej Eisenstein

"Il ruolo di Chesterton -dice Natalia Trauberg- qui in Russia fu molto strano. Per venti o anche trent'anni sino al 1958 egli fu un tesoro seminascosto (non del tutto proibito, ma non interamente permesso) della cultura degli anni Venti".

La Trauberg riferisce che alla prima lettura ne apprezzò la mistura di "chiacchierata intima e sorprendente libertà", e si accorse "che 'religioso' e 'libero' erano la stessa cosa". Ma il vero amore per Chesterton nacque nel 1946 all'università, quando lesse il Ritorno di Don Chisciotte (inedito in Italia). Dice ancora la Trauberg: "Da studente osservavo la gente che incontravo così: davo loro Chesterton da leggere, e quelli che lo apprezzavano, sapevo, erano più vicini a me di quelli che non lo apprezzavano. Erano persone di una diversa libertà d'animo, persone non programmate, e io sono molto grata a loro per questo. Nella mia università ce n'erano cinque così".
Dice ancora la studiosa russa: "Ciò che mi prese (di Chesterton, ndr) fu la sua bellezza, e poi... la sua purezza. Quella tremenda purezza. Io ero impaurita dalla purezza angelica. Era importante per me perché la mia famiglia era molto bohemienne. Fu nel 1946, un tempo bruttissimo, ma quando presi quel libro vi trovai il paradiso. Non potevo vivere senza di lui. Ero quasi pazza per tutte quelle calamità ed egli mi salvò". In quel momento, dice ancora la Trauberg, le uniche voci di sanità e virtù cui attaccarsi "erano la Bibbia e Chesterton". Riferisce poi che i suoi saggi non potevano essere letti, perché considerati letteratura religiosa, ed essi erano introvabili. Erano invece reperibili le Storie di Padre Brown e qualche altro romanzo. Nel 1953, a Mosca, trovò saggi e opuscoli, iniziò a leggerli e a tradurli per il samizdat. Tradusse quattro romanzi: L'Uomo che fu Giovedì, L'Osteria Volante, La Sfera e la Croce e il Don Chisciotte. Dei saggi tradusse L'Uomo Eterno, San Tommaso, San Francesco, Dickens e metà di Ortodossia, nonché l'Autobiografia.
Anche altri in Russia si interessarono a Chesterton, ad esempio Muravyov tradusse Il Napoleone di Notting Hill e Kourney Chukovsky l'Uomo Vivo.
Va pure detto che esiste una Società Chestertoniana Russa, nata in occasione dell'anniversario della nascita di Gilbert nel 1974, fondata dalla Trauberg, Sergei Averincev (lo studioso, oggi defunto, tenne una lezione al Senato della Repubblica Italiana di cui ci diede conto Andrea Monda qualche anno fa, e iniziò con una citazione di Chesterton), i fratelli Muravyov e Yuri Schrader.
Non ci crederete ma esiste anche un sito internet su Chesterton in russo anzi meglio in caratteri cirillici oltre che in lingua russa all'indirizzo www.chesterton.ru.



nella foto: Sergej Averincev

L'intera intervista, in lingua inglese (in questo articolo ne ho riportato qualche stralcio, liberamente tradotto dal sottoscritto), a Natalia Trauberg è reperibile a questo link in formato pdf.

Marco Sermarini

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