Roma - La libertà religiosa, che è una delle importanti conquiste contenute nella Carta dei diritti dell’uomo firmata sessant’anni fa a Parigi, oggi è messa in discussione ed è a rischio a causa di una tendenza sempre più diffusa che vuole escludere la religione dalla costruzione dell’ordine sociale. Si è espresso in questi termini oggi pomeriggio il cardinale Tarcisio Bertone nel corso dell’atto commemorativo per i sessant'anni della Dichiarazione dei diritti dell’uomo svoltosi nell’Aula Paolo VI in Vaticano.
La Chiesa invita a vigilare "Un’attenzione particolare la Chiesa sente di doverla rivolgere - ha spiegato il segretario di Stato Vaticano - alla libertà religiosa che la Dichiarazione Universale nel suo articolo 18 ha reso esplicita in significati e limiti, prevedendo altresì i diritti e le situazioni che a tale libertà sono connessi". Secondo il Vaticano, è un dato di tutta evidenza che "il fatto religioso abbia un’influenza diretta nello svolgersi della vita interna degli Stati e di quella della Comunità internazionale". "Questo - spiega il prelato - nonostante si percepiscano sempre di più indicazioni e tendenze che sembrano voler escludere la religione e i diritti ad essa connessi dalla possibilità di concorrere alla costruzione dell’ordine sociale, pur nel pieno rispetto del pluralismo che contraddistingue le società contemporanee".
La confusione dei governi In questo quadro Bertone ha rilevato che "la libertà religiosa rischia di essere confusa con la sola libertà di culto o comunque interpretata come elemento appartenente alla sfera privata e sempre più sostituita da un imprecisato diritto alla tolleranza. E questo ignorando che la libertà religiosa quale diritto fondamentale segna il superamento della tolleranza religiosa, che era saldamente ancorata ad una visione relativa della verità e ad un individualismo senza limiti". E proprio una "prospettiva internazionale lascia emergere la tendenza a relegare il fatto religioso alla dimensione della cultura o ad accomunarla alle pratiche ed ai saperi tradizionali ai quali non è estranea una visione sincretista, dimenticando che la religione, e le libertà e i diritti ad essa collegati, sono un’esperienza di vita, un indicatore delle aspirazioni più profonde che la persona attraverso il suo agire vuole raggiungere".
Il diritto alla vita Bertone constata che "quando viene meno il riconoscimento del diritto alla vita e alla libertà religiosa anche il rispetto per gli altri diritti vacilla". La Chiesa, insieme con la saggezza politica e giuridica, ha sempre sostenuto il principio della indivisibilità dei diritti umani: ognuno di essi rispecchia tutti gli altri e rimanda ad essi come a elementi complementari e insostituibili di se stesso. Quindi il cardinal Bertone ha insistito sull’importanza del diritto alla vita e del diritto alla libertà religiosa che "non deriva dalla volontà di voler inserire una qualche divisione tra i diritti dell’uomo, una gerarchia". "L’insistenza - ha aggiunto - nasce piuttosto dal bisogno di esplicitare il fatto che gli stessi diritti non si fondano da soli, ma sono espressione del volto della persona umana e della sua dignità". Aver ricevuto la vita in dono e poter ringraziare l’Autore della vita sono, quindi, i primi due diritti umani. Ciò non significa, ha spiegato Bertone, "collocare gli altri diritti a un livello inferiore, anzi, tutti i diritti umani vengono con ciò innalzati indivisibilmente a essere espressione di una dignità ricevuta per amore e non prodotta da tecniche umane. Il discorso può essere anche rovesciato".
La Chiesa invita a vigilare "Un’attenzione particolare la Chiesa sente di doverla rivolgere - ha spiegato il segretario di Stato Vaticano - alla libertà religiosa che la Dichiarazione Universale nel suo articolo 18 ha reso esplicita in significati e limiti, prevedendo altresì i diritti e le situazioni che a tale libertà sono connessi". Secondo il Vaticano, è un dato di tutta evidenza che "il fatto religioso abbia un’influenza diretta nello svolgersi della vita interna degli Stati e di quella della Comunità internazionale". "Questo - spiega il prelato - nonostante si percepiscano sempre di più indicazioni e tendenze che sembrano voler escludere la religione e i diritti ad essa connessi dalla possibilità di concorrere alla costruzione dell’ordine sociale, pur nel pieno rispetto del pluralismo che contraddistingue le società contemporanee".
La confusione dei governi In questo quadro Bertone ha rilevato che "la libertà religiosa rischia di essere confusa con la sola libertà di culto o comunque interpretata come elemento appartenente alla sfera privata e sempre più sostituita da un imprecisato diritto alla tolleranza. E questo ignorando che la libertà religiosa quale diritto fondamentale segna il superamento della tolleranza religiosa, che era saldamente ancorata ad una visione relativa della verità e ad un individualismo senza limiti". E proprio una "prospettiva internazionale lascia emergere la tendenza a relegare il fatto religioso alla dimensione della cultura o ad accomunarla alle pratiche ed ai saperi tradizionali ai quali non è estranea una visione sincretista, dimenticando che la religione, e le libertà e i diritti ad essa collegati, sono un’esperienza di vita, un indicatore delle aspirazioni più profonde che la persona attraverso il suo agire vuole raggiungere".
Il diritto alla vita Bertone constata che "quando viene meno il riconoscimento del diritto alla vita e alla libertà religiosa anche il rispetto per gli altri diritti vacilla". La Chiesa, insieme con la saggezza politica e giuridica, ha sempre sostenuto il principio della indivisibilità dei diritti umani: ognuno di essi rispecchia tutti gli altri e rimanda ad essi come a elementi complementari e insostituibili di se stesso. Quindi il cardinal Bertone ha insistito sull’importanza del diritto alla vita e del diritto alla libertà religiosa che "non deriva dalla volontà di voler inserire una qualche divisione tra i diritti dell’uomo, una gerarchia". "L’insistenza - ha aggiunto - nasce piuttosto dal bisogno di esplicitare il fatto che gli stessi diritti non si fondano da soli, ma sono espressione del volto della persona umana e della sua dignità". Aver ricevuto la vita in dono e poter ringraziare l’Autore della vita sono, quindi, i primi due diritti umani. Ciò non significa, ha spiegato Bertone, "collocare gli altri diritti a un livello inferiore, anzi, tutti i diritti umani vengono con ciò innalzati indivisibilmente a essere espressione di una dignità ricevuta per amore e non prodotta da tecniche umane. Il discorso può essere anche rovesciato".
Nessun commento:
Posta un commento