Torna GKC, gioioso gigante del buonsenso
Venuti meno i diritti di traduzione, si assiste a un vivace revival italiano su Gilbert K. Chesterton, l’inventore di padre Brown, amato tanto per la sua galoppante fantasia romanzesca, come per la lucidità dei suoi saggi ironici e paradossali.
La prima tentazione, davanti ai giganti, è di parcellizzarli. Considerarne solo un dito, o una gamba, o il busto: così non spaventano più. Capita anche per il poliedrico G.K. Chesterton (1874-1936), che gigantesco lo era anche di statura – la sua bara, troppo grande per le scale, fu calata dalla finestra – e per farsene un’idea basta guardare gli ultimi titoli entrati in commercio.
Bompiani ha messo l’accento sulle sue profezie sociali ristampando due vecchie traduzioni de L’uomo che fu Giovedì e L’osteria volante, che preconizzano – scrive Enrico Ghezzi nelle prefazioni – due questioni attualissime: il complottismo e il confronto con l’Islam. Excelsior 1881 ha messo a fuoco la sua spietata critica al capitalismo, che dà comodamente punti alle previsioni pasoliniane, traducendo gli articoli inediti de L’utopia degli usurai (traduzione di D. Comerlati, pagg. 258, euro 15,50: ottimo l’apparato critico in nota).
Altri hanno ripreso la sua rampante apologetica cattolica. Rubbettino ripropone L’uomo eterno (pagg. 349, euro 18, fuori commercio dal 1930!), mentre Cantagalli ci offre Eugenetica e altri malanni (traduzione di F. Salvatorelli, pagg. 342, euro 22): entrambi con prefazione di Luca Volontè. Il primo è un saggio in risposta a H.G. Wells, fervido sostenitore di uno sviluppo lineare e costante della società: GKC ripercorre la storia dell’umanità indicando salti, fratture, avanzamenti e retrocessioni, e – soprattutto – quell’irriducibile novità che è l’annuncio cristiano. Eugenetica, invece, è una pugnace difesa della vita contro la tirannia estetizzante del benessere; e un plauso va all’editore per aver aggiunto un’appendice di oltre cento pagine per documentare il movimento eugenetico promosso in terra britannica da sir Francis Galton, cugino di Charles Darwin.
Altri editori hanno investito sulle biografie di pensiero. Tanto che, per uno strano fenomeno editoriale, ci troviamo ad avere in contemporanea ben due nuove traduzioni del San Francesco d’Assisi, una per Mursia (traduzione di B. Miro, Mursia, pagg. 159, euro 15) e una per Lindau (traduzione di G. Caputo, pagg. 163, euro 14, prefazione di Giulio Meotti). Sempre Lindau, poi, ha appena sfornato pure il San Tommaso d’Aquino (pagg. 200, euro 16,50, prefazione di mons. Luigi Negri), che con l’altro volume costituisce un dittico sullo splendore medioevale. Dulcis in fundo... nel caso questa cascata di titoli non vi abbia soddisfatti, Morganti editori sta affrontando la sfida di far conoscere GKC per intero attraverso una collana che proporrà nuove e accurate traduzioni di ben quattordici opere. Già pronti i primi due volumi di racconti di padre Brown, mentre ferve l’attesa per la prossima uscita del romanzo-capolavoro Uomovivo. Ne parliamo con l’editore e traduttore Paolo Morganti.
Morganti, perché questo progetto?
«Eravamo interessati a pubblicare un volume su padre Brown. Avevo letto qualcosa quando Renato Rascel lo aveva interpretato nella riduzione televisiva negli anni Sessanta, non rimanendone però particolarmente colpito... un po’ perché all’epoca ero piuttosto giovane, ma soprattutto perché avevo trovato il testo “indigesto”. A distanza di anni mi sono ritrovato a leggere le avventure del pretino chestertoniano. E l’impressione sul testo è rimasta la stessa: non era possibile che questo fosse Chesterton! Dopo aver letto, per reazione, altri libri di GKC, mi sono convinto sempre di più che le traduzioni erano quanto meno datate. A questo punto è scattata una molla...».
...ed è cominciata la traduzione. Prime difficoltà?
«Lo stile dello scrittore non è solo denso e colto, ma è anche ricco di metafore, rimandi, citazioni, allegorie, iperboli. Tutti giochi linguistici che richiedono non solo un’attenta traduzione, ma un’assoluta aderenza al testo. Quindi devono essere fatte ricerche storiche e letterarie per risalire ai personaggi citati, al senso di alcuni motti di spirito, che possono essere tradotti e magari adeguati al lettore moderno solo se collocati nel loro preciso tessuto storico e culturale».
Nelle vecchie traduzioni ha trovato molti tagli?
«I tagli sono stati sistematicamente applicati dove GKC si lascia prendere la mano dalla fantasia, dalle allusioni e dalle citazioni. Non credo a chi sostiene che la ragione sia quella di aumentarne la leggibilità, perché i tagli semplificano le storie, sviliscono i personaggi, creano delle rotture nel ritmo di lettura».
GKC ha spaziato in molti generi, come definirebbe la sua scrittura?
«Lingua sciolta e stile epico-ironico. Il suo linguaggio è unico. Non ho mai trovato uno scrittore in grado di oscillare dal registro tragico a quello umoristico nel tempo di un batter di ciglia. Ora sto ultimando la traduzione di Uomovivo. Il personaggio principale di questo capolavoro, il roboante, assurdo e magico Innocent Smith, è il suo alter ego per antonomasia. Il libro uscirà nel mese di marzo 2009 e lo consiglio a tutti, perché è un autentico inno alla vita e al ripudio della banalità».
La traduzione non è la sua professione principale: quali, allora, le caratteristiche necessarie per tradurre GKC?
«L’immedesimazione e un innato ottimismo. Tradurre GKC attenendosi soltanto al testo, senza accorgersi del metatesto vibrante e coinvolgente, significa svilirne la portata immaginifica ed emotiva. Il grande e grosso Gilbert amava giocare con il linguaggio, come se fosse il miglior giocattolo per un bambino troppo cresciuto: le parole, nelle sue mani, svelano un mondo dove tutto è possibile... dove la speranza impèra, dove la fiducia nel prossimo non si estingue mai, dove l’amore si esprime per tutte le cose».
Quali caratteristiche ne apprezza di più?
«I suoi personaggi sono sempre delle icone del carattere degli uomini. Chesterton è attualissimo e intramontabile, uno scrittore esistenzialista che ha voluto sempre comunicare ai suoi lettori lezioni di vita. I suoi personaggi, che siano ricchi o poveri, giovani o vecchi, innocenti o colpevoli, affetti da una “sana malattia mentale” o rigidamente razionalisti, accettano di buon grado la propria sorte perché la vita, qualunque essa sia, merita di essere apprezzata e vissuta. Lui era un fervente cattolico, anzi, ha trovato nella Chiesa di Roma quello che da sempre cercava: significati universali, legati alla vita, alla morte, al dolore, alla speranza, e soprattutto alla necessità degli uomini di avere dei valori etici che ne guidino i passi sulle strade del mondo».
Si dedicherà anche agli inediti di GKC?
«Alcuni collaboratori li stanno leggendo e valutando. Posso sbilanciarmi solo dicendo che, per il prossimoNatale 2009, la casa editrice uscirà con due libri sorprendenti ».
La prima tentazione, davanti ai giganti, è di parcellizzarli. Considerarne solo un dito, o una gamba, o il busto: così non spaventano più. Capita anche per il poliedrico G.K. Chesterton (1874-1936), che gigantesco lo era anche di statura – la sua bara, troppo grande per le scale, fu calata dalla finestra – e per farsene un’idea basta guardare gli ultimi titoli entrati in commercio.
Bompiani ha messo l’accento sulle sue profezie sociali ristampando due vecchie traduzioni de L’uomo che fu Giovedì e L’osteria volante, che preconizzano – scrive Enrico Ghezzi nelle prefazioni – due questioni attualissime: il complottismo e il confronto con l’Islam. Excelsior 1881 ha messo a fuoco la sua spietata critica al capitalismo, che dà comodamente punti alle previsioni pasoliniane, traducendo gli articoli inediti de L’utopia degli usurai (traduzione di D. Comerlati, pagg. 258, euro 15,50: ottimo l’apparato critico in nota).
Altri hanno ripreso la sua rampante apologetica cattolica. Rubbettino ripropone L’uomo eterno (pagg. 349, euro 18, fuori commercio dal 1930!), mentre Cantagalli ci offre Eugenetica e altri malanni (traduzione di F. Salvatorelli, pagg. 342, euro 22): entrambi con prefazione di Luca Volontè. Il primo è un saggio in risposta a H.G. Wells, fervido sostenitore di uno sviluppo lineare e costante della società: GKC ripercorre la storia dell’umanità indicando salti, fratture, avanzamenti e retrocessioni, e – soprattutto – quell’irriducibile novità che è l’annuncio cristiano. Eugenetica, invece, è una pugnace difesa della vita contro la tirannia estetizzante del benessere; e un plauso va all’editore per aver aggiunto un’appendice di oltre cento pagine per documentare il movimento eugenetico promosso in terra britannica da sir Francis Galton, cugino di Charles Darwin.
Altri editori hanno investito sulle biografie di pensiero. Tanto che, per uno strano fenomeno editoriale, ci troviamo ad avere in contemporanea ben due nuove traduzioni del San Francesco d’Assisi, una per Mursia (traduzione di B. Miro, Mursia, pagg. 159, euro 15) e una per Lindau (traduzione di G. Caputo, pagg. 163, euro 14, prefazione di Giulio Meotti). Sempre Lindau, poi, ha appena sfornato pure il San Tommaso d’Aquino (pagg. 200, euro 16,50, prefazione di mons. Luigi Negri), che con l’altro volume costituisce un dittico sullo splendore medioevale. Dulcis in fundo... nel caso questa cascata di titoli non vi abbia soddisfatti, Morganti editori sta affrontando la sfida di far conoscere GKC per intero attraverso una collana che proporrà nuove e accurate traduzioni di ben quattordici opere. Già pronti i primi due volumi di racconti di padre Brown, mentre ferve l’attesa per la prossima uscita del romanzo-capolavoro Uomovivo. Ne parliamo con l’editore e traduttore Paolo Morganti.
Morganti, perché questo progetto?
«Eravamo interessati a pubblicare un volume su padre Brown. Avevo letto qualcosa quando Renato Rascel lo aveva interpretato nella riduzione televisiva negli anni Sessanta, non rimanendone però particolarmente colpito... un po’ perché all’epoca ero piuttosto giovane, ma soprattutto perché avevo trovato il testo “indigesto”. A distanza di anni mi sono ritrovato a leggere le avventure del pretino chestertoniano. E l’impressione sul testo è rimasta la stessa: non era possibile che questo fosse Chesterton! Dopo aver letto, per reazione, altri libri di GKC, mi sono convinto sempre di più che le traduzioni erano quanto meno datate. A questo punto è scattata una molla...».
...ed è cominciata la traduzione. Prime difficoltà?
«Lo stile dello scrittore non è solo denso e colto, ma è anche ricco di metafore, rimandi, citazioni, allegorie, iperboli. Tutti giochi linguistici che richiedono non solo un’attenta traduzione, ma un’assoluta aderenza al testo. Quindi devono essere fatte ricerche storiche e letterarie per risalire ai personaggi citati, al senso di alcuni motti di spirito, che possono essere tradotti e magari adeguati al lettore moderno solo se collocati nel loro preciso tessuto storico e culturale».
Nelle vecchie traduzioni ha trovato molti tagli?
«I tagli sono stati sistematicamente applicati dove GKC si lascia prendere la mano dalla fantasia, dalle allusioni e dalle citazioni. Non credo a chi sostiene che la ragione sia quella di aumentarne la leggibilità, perché i tagli semplificano le storie, sviliscono i personaggi, creano delle rotture nel ritmo di lettura».
GKC ha spaziato in molti generi, come definirebbe la sua scrittura?
«Lingua sciolta e stile epico-ironico. Il suo linguaggio è unico. Non ho mai trovato uno scrittore in grado di oscillare dal registro tragico a quello umoristico nel tempo di un batter di ciglia. Ora sto ultimando la traduzione di Uomovivo. Il personaggio principale di questo capolavoro, il roboante, assurdo e magico Innocent Smith, è il suo alter ego per antonomasia. Il libro uscirà nel mese di marzo 2009 e lo consiglio a tutti, perché è un autentico inno alla vita e al ripudio della banalità».
«L’immedesimazione e un innato ottimismo. Tradurre GKC attenendosi soltanto al testo, senza accorgersi del metatesto vibrante e coinvolgente, significa svilirne la portata immaginifica ed emotiva. Il grande e grosso Gilbert amava giocare con il linguaggio, come se fosse il miglior giocattolo per un bambino troppo cresciuto: le parole, nelle sue mani, svelano un mondo dove tutto è possibile... dove la speranza impèra, dove la fiducia nel prossimo non si estingue mai, dove l’amore si esprime per tutte le cose».
Quali caratteristiche ne apprezza di più?
«I suoi personaggi sono sempre delle icone del carattere degli uomini. Chesterton è attualissimo e intramontabile, uno scrittore esistenzialista che ha voluto sempre comunicare ai suoi lettori lezioni di vita. I suoi personaggi, che siano ricchi o poveri, giovani o vecchi, innocenti o colpevoli, affetti da una “sana malattia mentale” o rigidamente razionalisti, accettano di buon grado la propria sorte perché la vita, qualunque essa sia, merita di essere apprezzata e vissuta. Lui era un fervente cattolico, anzi, ha trovato nella Chiesa di Roma quello che da sempre cercava: significati universali, legati alla vita, alla morte, al dolore, alla speranza, e soprattutto alla necessità degli uomini di avere dei valori etici che ne guidino i passi sulle strade del mondo».
Si dedicherà anche agli inediti di GKC?
«Alcuni collaboratori li stanno leggendo e valutando. Posso sbilanciarmi solo dicendo che, per il prossimoNatale 2009, la casa editrice uscirà con due libri sorprendenti ».
11 dicembre 2008 |
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