Le arti esistono, come dovremmo dire alla nostra maniera primitiva, per mostrare la gloria di Dio; o, per tradurre la stessa cosa in termini psicologici, per risvegliare e mantenere vivo il senso di meraviglia nell'uomo. Il successo di qualsiasi opera d'arte si ottiene quando diciamo di qualsiasi soggetto, un albero, una nuvola o un personaggio umano: «L'ho visto mille volte e non l'ho mai visto prima». Ora, per questo scopo, una certa variazione di luogo è naturale e persino necessaria. Gli artisti cambiano quello che chiamano il loro attacco; perché in una certa misura è loro compito renderlo un attacco a sorpresa. Devono gettare una nuova luce sulle cose; e non c'è da stupirsi se a volte si tratta di un raggio ultravioletto invisibile o di un raggio nero che ricorda piuttosto la follia o la morte. Ma quando l'artista estende l'esperimento eccentrico dall'arte alla vita reale, è tutta un'altra cosa. È come uno scultore distratto che passa dal modellare il busto con lo scalpello al modellare la testa calva del distinto modello. E questi artisti anarchici soffrono un po' di distrazione.
Gilbert Keith Chesterton, The Thing (pubblicato in italiano come La Chiesa viva o La mia fede)
Nessun commento:
Posta un commento