venerdì 7 giugno 2013

Il cielo in una stanza. Benvenuti a casa Chesterton - L'intervista del Notiziario Meeting di Giugno a Ubaldo Casotto, Edoardo Rialti, Annalisa Teggi e Andrea Monda


Il mondo in casa Chesterton

Dal Notiziario Meeting di giugno un articolo di Stefano Pichi Sermolli
“Il cielo in una stanza. Benvenuti a casa Chesterton” è la mostra che sarà allestita al prossimo Meeting dedicata alla vita, al pensiero e alle opere del più celebre saggista e apologeta inglese del XX secolo. Abbiamo posto alcune domande ad alcuni curatori della mostra dedicata a Chesterton e qui riproponiamo le loro risposte.



Ubaldo Casotto, la mostra ha un titolo molto particolare: “Il cielo in una stanza. Benvenuti a casa Chesterton”. Da dove nasce questo titolo, cosa vuole evidenziare e sottolineare fin da subito dell’opera Chestertoniana? 

Associando il titolo del Meeting "Emergenza uomo", a due libri di Chesterton, all’inizio era venuto fuori "L’uomo è vivo perché è eterno". Bello, paradossale, ma un po’ didascalico. Poi Annalisa ha tirato fuori l’idea della casa: il salotto, la cucina, lo studio... perché tutto Chesterton può essere raccontato con gli oggetti di casa sua; Edoardo ed io iniziamo a rincorrerci con citazioni sull’intuizione Chestertoniana del limite come condizione dell’opera d’arte (se vuoi fare un quadro devi avere una cornice, una poesia è chiusa nella metrica del verso), passiamo al "materialismo" di Chesterton per cui l’infinito è incontrabile solo nel finito, quindi ricordiamo che Innocenzo Smith, l’uomo vivo esce dalla porta di casa, cammina sempre dritto, fa il giro del mondo e torna a casa. Ora è più casa di prima e ha qualcosa a che fare con il paradiso perché Innocenzo ci ha portato dentro il mondo: il mondo in una stanza... ci mettiamo a cantare Gino Paoli... «questa stanza non ha più pareti» ... Il cielo in una stanza. Benvenuti a casa Chesterton.


Edoardo Rialti, il titolo del Meeting di quest’anno sarà “Emergenza Uomo”. Come Chesterton nella sua vita di uomo e di artista sentiva questa emergenza? Come sentiva l’umano, la sua identità, il suo bisogno di esistere, che nessuna menzogna e riduzione dentro e fuori di noi può eliminare?

«Qualunque cosa abbia il potere di far sentire all’uomo di essere vecchio, è fatalmente misera e meschina, sia essa un impero o una squallida bottega. Qualunque cosa lo faccia sentir giovane è un portento, sia essa una guerra immane o una storia d’amore». Come al solito Chesterton con il lampo di una sua battuta risponde alla domanda assai meglio di quanto lo possa fare io. Tutta la vita, e di conseguenza la scrittura, di Chesterton ha avuto come centro infiammato sempre e solo questa domanda: cosa permette all’uomo di non perdere ciò che egli già ama, fuori e dentro di sé, cosa gli permette di non veder sbiadire il “mattino eterno del mondo”? Egli sentiva, avvertiva con tutto sé stesso che forse la cosa più preziosa che abbiamo è non smarrire questa segreta, perenne sorgente di gratitudine, gioia, libertà ed umorismo di cui ci sorprendiamo già dotati, un sorriso che ci accompagna dalla nascita, dentro tutte le esperienze più forti. Egli ha denunciato tante menzogne, tante coltri di nebbia che hanno cercato di ottunderlo, ridurlo ed offuscarlo, sostenuto in questo non dallo stoicismo di una volontà isolata, ma dalle consolazioni grandi e piccole e ancor più dagli sguardi e dai rapporti di amore, amicizia e verità che non hanno mai smesso di farsi strada fino a lui.


Annalisa Teggi, visitare la mostra sarà come letteralmente intrufolarsi nella casa di Chesterton, nella sua cucina, nel suo salotto, nel suo studio. Perché avete pensato a questo tipo di allestimento? Che immedesimazione sarà chiesta al visitatore?

Il visitatore dovrà sentirsi in tutto e per tutto un ladro. Ma deve anche aver chiaro che andrà a rubare in casa propria: è vero infatti che chi visiterà la mostra s’intrufolerà a casa Chesterton, ma ancor di più si addentrerà nel modo con cui Chesterton guardò la sua casa (il suo io, tanto quanto la trama di vita che lo circondava). 
I comandamenti ci insegnano a non desiderare la roba d’altri e Chesterton li prese sul serio, deducendone in modo perfettamente logico che è doveroso guardare le proprie cose desiderandole. Si può essere ladri a casa propria e forse - per mantenersi vivi e sani - si deve proprio esserlo. Questa è la chiave con cui si apre casa Chesterton, e anche casa nostra. Ogni uomo abita un tempo e un luogo particolare, conosce se stesso e il mondo dentro un recinto di cose; questo non è un limite, è - anzi - un entusiasmante punto di forza. Perché la conoscenza non è qualcosa di generico che semplicemente si espande, ma è qualcosa di prepotente e profondo che s’innesca a tu per tu con ogni dettaglio di vita che incontriamo. Dunque, bisogna stare all’erta e avere una smisurata voglia di avventura, perché non si sa mai cosa può accadere tra quattro semplici e ordinarie mura domestiche.


Andrea Monda, cos’ha da dire all’uomo di oggi Chesterton? Sono ancora attuali le sue opere?

Se Chesterton fosse solo una colorita “espressione del suo tempo”, non si spiegherebbe il continuo interesse che le sue opere suscitano anche a quasi 80 anni dalla sua morte. Questo vale per GKC ma per ogni vero artista: Dante non è solo una bella espressione del ‘300. È chiaro che attraverso Dante o GKC comprendiamo molto della Firenze medioevale e dell’Europa a cavallo tra XIX e XX secolo, ma, per fortuna, l’arte non è sociologia bensì rovesciamento della nostra prospettiva solita, rassicurante. Da questo punto di vista GKC, ad un tempo cavallo selvaggio e umile asinello della Verità, è artista sommo, prezioso oggi più di ieri, visto che il nostro oggi è così appiattito sul dogma dell’attualità e della verità (mal) ridotta dall’intellettualismo scientista o moralista. Lo schiaffone (o il calcione equino), pieno di energico buon umore, che GKC molla al lettore è così sonoro e carico di amore per la vita che risuona ancora oggi e lo farà fino alla fine dei tempi ogni volta che un lettore proverà ad avvicinarsi a qualsiasi sua pagina, uno schiaffone che, per dirla con la O’ Connor, ci fa ri-vedere il mondo da un’altra angolazione.
giovedì 30 maggio 2013

1 commento:

Giova ha detto...

grazie dell'anticipazione; ne approfitto; sapete già chi pubblicherà il catalogo? buon lavoro e arrivederci a Rimini...Giovanni