Si attende il sostegno anche dei musulmani, oltre che da ebrei e cristiani nel mondo. Si può firmare pure via internet, all’indirizzo www.PetitionOnline.com/sabahan/petition.html . La diocesi di Kuala Lumpur continua la sua battaglia legale contro il governo per usare la parola “Allah” nelle pubblicazioni cattoliche.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Un gruppo di cristiani del Sabah ha lanciato una raccolta di firme per costringere il governo a togliere il divieto nell’uso della parola “Allah”, che secondo il ministero degli interni deve essere usato solo dai musulmani.
La campagna lanciata il 4 marzo scorso, andrà avanti fino al 29 marzo. In pochi giorni il sito ha raccolto migliaia di firme, anche da musulmani e indù locali. In aprile le firme, raccolte via internet e su carta, saranno presentati al primo ministro Abdullah Ahmad Badawi.
Autore della campagna è Jeffrey Kitingan, fratello del vice-primo ministro del Sabah, Joseph Pairin Kitingan. Il Sabah e il Sarawak, le province malaysiane nell’isola del Borneo, sono la zona a maggiore densità di cattolici. Su 900 mila fedeli in tutta la Malaysia, almeno 600 mila vivono nel Sabah e nel Sarawak.
Ronnie Klassen, imprenditore, un altro degli organizzatori della campagna, spera che almeno con la versione online, giunga a loro il sostegno anche dalla comunità internazionale e dal Vaticano. “Questo – ha detto – è un tema che è molto caro a tutti i cristiani e ai membri delle altre religioni abramitiche, ebraismo e giudaismo”.
Tutti possono firmare andando a questo indirizzo: www.PetitionOnline.com/sabahan/petition.html”
Il problema è scoppiato da almeno 2 anni, quando il ministero della sicurezza ha vietato l’uso della parola “Allah” (Dio) all’inserto in lingua malay del settimanale cattolico “Herald”, avocando “motivi di sicurezza” e di “possibile confusione” fra i fedeli musulmani che “potrebbe danneggiare l’ordine pubblico”. La Chiesa cattolica usa da secoli la parola “Allah” per definire “Dio”.
Il divieto colpisce anche pubblicazioni, canzoni, riti di tutte le altre chiese cristiane. Nel governo c’è confusione e sudditanza verso gruppi di elettori islamici. Il ministero della sicurezza è ritornato sulla sua decisione contro lo “Herald”, per riaffermarla tempo dopo. Allo stesso modo il ministero degli interni, lo scorso 16 febbraio ha dato il permesso di usare la parola “Allah”, purché sia espresso in modo evidente che le pubblicazione sono “per soli cristiani”. Ma alla fine di febbraio si è rimangiato il permesso e ha riaffermato il divieto, minacciando provvedimenti.
L’arcidiocesi di Kuala Lumpur ha citato il governo in tribunale, impugnando la Costituzione, che garantisce la libertà di religione. Lo scorso 27 febbraio vi è stata la prima udienza al processo, aggiornato al 28 maggio.
Riferendosi agli ultimi eventi, Klassen ha detto: “Ci sentiamo feriti, insultati e messi in ridicolo da un governo che pretende di essere solo lui nel giusto”.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Un gruppo di cristiani del Sabah ha lanciato una raccolta di firme per costringere il governo a togliere il divieto nell’uso della parola “Allah”, che secondo il ministero degli interni deve essere usato solo dai musulmani.
La campagna lanciata il 4 marzo scorso, andrà avanti fino al 29 marzo. In pochi giorni il sito ha raccolto migliaia di firme, anche da musulmani e indù locali. In aprile le firme, raccolte via internet e su carta, saranno presentati al primo ministro Abdullah Ahmad Badawi.
Autore della campagna è Jeffrey Kitingan, fratello del vice-primo ministro del Sabah, Joseph Pairin Kitingan. Il Sabah e il Sarawak, le province malaysiane nell’isola del Borneo, sono la zona a maggiore densità di cattolici. Su 900 mila fedeli in tutta la Malaysia, almeno 600 mila vivono nel Sabah e nel Sarawak.
Ronnie Klassen, imprenditore, un altro degli organizzatori della campagna, spera che almeno con la versione online, giunga a loro il sostegno anche dalla comunità internazionale e dal Vaticano. “Questo – ha detto – è un tema che è molto caro a tutti i cristiani e ai membri delle altre religioni abramitiche, ebraismo e giudaismo”.
Tutti possono firmare andando a questo indirizzo: www.PetitionOnline.com/sabahan/petition.html”
Il problema è scoppiato da almeno 2 anni, quando il ministero della sicurezza ha vietato l’uso della parola “Allah” (Dio) all’inserto in lingua malay del settimanale cattolico “Herald”, avocando “motivi di sicurezza” e di “possibile confusione” fra i fedeli musulmani che “potrebbe danneggiare l’ordine pubblico”. La Chiesa cattolica usa da secoli la parola “Allah” per definire “Dio”.
Il divieto colpisce anche pubblicazioni, canzoni, riti di tutte le altre chiese cristiane. Nel governo c’è confusione e sudditanza verso gruppi di elettori islamici. Il ministero della sicurezza è ritornato sulla sua decisione contro lo “Herald”, per riaffermarla tempo dopo. Allo stesso modo il ministero degli interni, lo scorso 16 febbraio ha dato il permesso di usare la parola “Allah”, purché sia espresso in modo evidente che le pubblicazione sono “per soli cristiani”. Ma alla fine di febbraio si è rimangiato il permesso e ha riaffermato il divieto, minacciando provvedimenti.
L’arcidiocesi di Kuala Lumpur ha citato il governo in tribunale, impugnando la Costituzione, che garantisce la libertà di religione. Lo scorso 27 febbraio vi è stata la prima udienza al processo, aggiornato al 28 maggio.
Riferendosi agli ultimi eventi, Klassen ha detto: “Ci sentiamo feriti, insultati e messi in ridicolo da un governo che pretende di essere solo lui nel giusto”.
1 commento:
Non riesco a capire come l'uso della parola "Allah" possa ingengerare confusioni nei musulmani. Credo che abbiano apura che possa essere un ponte per la conversione.
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