Papa Benedetto XVI ha un debole per l’Asia. Nessun favoritismo, sia chiaro, ma un’attenzione speciale quella sì. Lo confermano le ultime due decisioni prese dalla Santa Sede. E’ indiano il vescovo che quest’anno scriverà le meditazioni che il Pontefice leggerà durante la Via Crucis del Venerdì Santo. E’ il cinese la prima lingua extraeuropea adottata dal sito del Vaticano.
Dopo il cardinale Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, sarà monsignor Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati, nello Stato dell’Assam, a redigere le meditazioni che verranno lette Venerdì Santo, 10 aprile, nella Via Crucis che Benedetto XVI percorrerà al Colosseo, a Roma.
L’India, nell’agosto scorso, ha visto esplodere la violenza dei fondamentalisti indù ai danni della minoranza cristiana, cattolici compresi. Veri e propri pogrom si sono registrati in Orissa, Madhya Pradesh e Assam. In quest’ultimo Stato i terroristi di fede induista (ribattezzati “talebani indù”) hanno attaccato anche la minoranza musulmana, dando vita a delle persecuzioni religiose che nemmeno il governo centrale di Nuova Delhi ha saputo fermare. Ci è invece riuscito monsignor Menamparampil, che il 5 febbraio ha fatto sedere allo stesso tavolo i capi tribali indù e musulmani per porre fine alle violenze che hanno provocato almeno 50 morti e oltre 45mila sfollati.
Nato a Palai, città sull’Oceano Indiano nello Stato del Kerala, monsignor Menamparampil è stato ordinato sacerdote salesiano nel 1965. Ha sempre svolto la sua missione pastorale nell’arcidiocesi di Guwahati, prima come vescovo di Dibrugarh e poi – dal 1992 – di Guwahati. La scelta di un religioso indiano, così come lo scorso anno di uno cinese, è un chiaro segnale della Santa Sede verso le comunità cattoliche che vivono spesso nella persecuzione la loro condizione di minoranza religiosa, in particolare nel continente asiatico, come ha sottolineato lo stesso monsignor Menamparampil intervistato da Asianews, l’agenzia del Pontificio istituto missioni estere. Il vescovo vede in questa scelta un segno della “grande attenzione di Sua Santità verso l’Asia”.
E che questo spicchio di mondo sia in cima alle attenzioni di Benedetto XVI lo conferma anche la scelta di creare una versione cinese del sito del Vaticano. Inaugurata il 19 marzo – festa di San Giuseppe, uno dei più importanti santi cattolici – la pagina web è disponibile sia in caratteri tradizionali sia in quelli semplificati, perché l’obiettivo è raggiungere quanti più fedeli possibile.
Il cinese è la prima lingua extraeuropea voluta dalla Santa Sede per il suo sito, finora disponibile in latino, italiano, francese, inglese, spagnolo e portoghese. Si tratta di un evento, vista la particolarissima situazione della Chiesa in Cina, spaccata tra quella ufficiale di Stato fedele al Partito comunista di Pechino e quella clandestina messa al bando perché obbediente al Vaticano. Questa versione cinese si fa portavoce della volontà del Papa: avere sempre a cuore i cattolici più lontani (e perseguitati).
Dopo il cardinale Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, sarà monsignor Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati, nello Stato dell’Assam, a redigere le meditazioni che verranno lette Venerdì Santo, 10 aprile, nella Via Crucis che Benedetto XVI percorrerà al Colosseo, a Roma.
L’India, nell’agosto scorso, ha visto esplodere la violenza dei fondamentalisti indù ai danni della minoranza cristiana, cattolici compresi. Veri e propri pogrom si sono registrati in Orissa, Madhya Pradesh e Assam. In quest’ultimo Stato i terroristi di fede induista (ribattezzati “talebani indù”) hanno attaccato anche la minoranza musulmana, dando vita a delle persecuzioni religiose che nemmeno il governo centrale di Nuova Delhi ha saputo fermare. Ci è invece riuscito monsignor Menamparampil, che il 5 febbraio ha fatto sedere allo stesso tavolo i capi tribali indù e musulmani per porre fine alle violenze che hanno provocato almeno 50 morti e oltre 45mila sfollati.
Nato a Palai, città sull’Oceano Indiano nello Stato del Kerala, monsignor Menamparampil è stato ordinato sacerdote salesiano nel 1965. Ha sempre svolto la sua missione pastorale nell’arcidiocesi di Guwahati, prima come vescovo di Dibrugarh e poi – dal 1992 – di Guwahati. La scelta di un religioso indiano, così come lo scorso anno di uno cinese, è un chiaro segnale della Santa Sede verso le comunità cattoliche che vivono spesso nella persecuzione la loro condizione di minoranza religiosa, in particolare nel continente asiatico, come ha sottolineato lo stesso monsignor Menamparampil intervistato da Asianews, l’agenzia del Pontificio istituto missioni estere. Il vescovo vede in questa scelta un segno della “grande attenzione di Sua Santità verso l’Asia”.
E che questo spicchio di mondo sia in cima alle attenzioni di Benedetto XVI lo conferma anche la scelta di creare una versione cinese del sito del Vaticano. Inaugurata il 19 marzo – festa di San Giuseppe, uno dei più importanti santi cattolici – la pagina web è disponibile sia in caratteri tradizionali sia in quelli semplificati, perché l’obiettivo è raggiungere quanti più fedeli possibile.
Il cinese è la prima lingua extraeuropea voluta dalla Santa Sede per il suo sito, finora disponibile in latino, italiano, francese, inglese, spagnolo e portoghese. Si tratta di un evento, vista la particolarissima situazione della Chiesa in Cina, spaccata tra quella ufficiale di Stato fedele al Partito comunista di Pechino e quella clandestina messa al bando perché obbediente al Vaticano. Questa versione cinese si fa portavoce della volontà del Papa: avere sempre a cuore i cattolici più lontani (e perseguitati).
di Simona Verrazzo
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