mercoledì 17 aprile 2013

Luisella Saro da Cultura Cattolica - Staremo sempre insieme, papà?

"«Geppetto lo conduceva per mano per insegnargli a mettere un passo dietro l'altro» (cap. III). Come non percepire qui l'eco delle parole del Signore, testimoniate nelle profezie di Osea?: «Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro (Os 11,3)»"
(Giacomo Biffi, Pinocchio, Peppone, l'Anticristo e altre divagazioni)
Hanno fatto il giro del mondo, i botti delle due bombe alla maratona di Boston. Anche l'immagine di Martin, 8 anni. Stava aspettando il suo papà al traguardo. E' morto dilaniato, ed è diventato l'emblema di questa violenza cieca, che colpisce innocenti e non risparmia i bambini.
E mentre prego per Martin, per tutti i bambini feriti (anche la sua sorellina, sei anni, una gamba amputata), la mente si ferma ad un fotogramma prima del boato. Prima che il suo piccolo cuore cessasse di battere. Prima che i suoi occhietti vispi di bambino si chiudessero per sempre.
E' questa l'immagine che porto nel cuore: un bambino che attende sua padre. Che scruta, si sporge, poi lo intravede, forse, lontano (lo dice il cuore impaziente che batte più forte, il desiderio di quel volto, di quell'abbraccio… Ritrovarlo, far festa con lui…) Due occhi grandi e, silenziosa, quella domanda che è domanda di tutti. Staremo sempre insieme, vero, papà?
Quelle bombe che han fermato la corsa, è quello sguardo, quell'attesa del padre che hanno violato. E non c'è colpa più grande. Senza questo sguardo, che è nostalgia, la società è minata alle fondamenta, è destinata a disgregarsi. A morire.
Non so chi c'è dietro le due bombe, non so quale rabbia, ma è a questi occhi bambini sulla vita e sul mondo che s'è voluto mirare. E non c'entra l'età di chi muore: bambino o adulto, uomo o donna che sia. E allora è lo sguardo di Martin che dobbiamo salvare per noi, e portare per sempre nello scrigno del cuore. Di un figlio che cerca, tra mille, suo padre. E' lì la sua forza: in quel legame. Perché un padre genera e non abbandona: crea ed educa e accompagna per sempre fedele. Insegna a diventare grandi, a vivere da protagonisti la vita. E a generare di nuovo.
Custodiamo nel cuore il volto di Martin, il suo sguardo bambino. Se lo faremo nostro, in noi il piccolo Martin continuerà a vivere, e noi, figli, ritroveremo il Padre, faremo festa con Lui. 
Non c'è attentatore che tenga. Di chi avremo paura?

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