Da diverso tempo leggiamo in giro sui giornali e sul web l'idea ricorrente del "Chesterton conservatore".
Ma è vero? E' realmente così?
Ora, in questi mesi sono usciti diversi testi che consentono di farsi un'idea molto più chiara sull'argomento: parliamo di Cosa c'è di sbagliato nel mondo, Il profilo della ragionevolezza, Utopia degli usurai, La nonna del drago, prima assolutamente ignoti al pubblico italiano e pure ai cosiddetti "intellettuali", i quali in Italia hanno contribuito non poco a dare in generale un'idea parziale di Chesterton (difatti lo sforzo di questi ultimi giorni da parte del nostro blog, e grazie anche ai nostri collaboratori che crescono di numeri, è quello di rendere noti tutti gli spunti relativi al giudizio critico su Chesterton da parte degli uomini di cultura che l'hanno letto, uno sforzo, il nostro, ancora embrionale, ma c'è).
Poiché ci sono stati segnalati due articoli che toccano il rapporto tra Chesterton e l'idea di conservazione, e ci sembrano di tenore differente l'uno dall'altro (l'argomento tra l'altro è uscito in maniera chiara anche durante l'incontro di Roma lo scorso 17 Maggio, e padre Boyd ha dato una sua lettura della quale vorremmo presto darvi conto), ve li proponiamo qui di seguito attraverso due collegamenti (per non ingombrare troppo il blog e per consentire di accedervi autonomamente).
Uno è l'articolo di Lorenzo Fazzini apparso su Avvenire dell'11 Giugno 2011 e prende il passo dalla pubblicazione (di cui vi abbiamo tempestivamente dato conto giorni fa) da parte delle edizioni Paoline de La superstizione del divorzio, tradotto dall'amico Pietro Federico (il collegamento è al sito del Centro Culturale Gliscritti, per comodità ve lo rilanciamo da lì perché la nostra collaboratrice Maria Grazia Gotti, che ringraziamo, lo ha trovato lì). Al di là del titolo, si sostiene una certa opinione sul pensiero di Chesterton.
L'altro è di Marco Respinti ed è apparso su La Bussola Quotidiana ieri 14 Giugno 2011, e allo stesso modo parte dalla pubblicazione del volume sul divorzio, citando anche l'articolo di Fazzini di cui probabilmente non condivide tutto.
Diteci che cosa ne pensate: non tanto degli articoli quanto della domanda che dà il titolo del nostro post.
1 commento:
Come dice giustamente Prisco, 'conservatore' è una parola ambigua.
Chesterton era distributista e pertanto né Tory né Whig, né di destra né di sinistra. Era avanti!
Ha ragione Fazzini, Chesterton "si posizionava ben oltre la diatriba, antica e attuale, tra progressisti e conservatori."
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