di Aldo Vitale - Il Giornale del 30.03.2010
«Non ci sono più le mezze stagioni» e «i preti sono pedofili a causa del celibato», sono due affermazioni che formalmente non hanno nulla in comune, tranne il fatto di essere entrambe luoghi comuni. Il celibato del sacerdozio cattolico non può essere considerato la causa dei casi di pedofilia per motivi logici e non solo. Se, infatti, così fosse, i casi di pedofilia o di abusi sessuali dovrebbero riguardare percentuali molto alte, prossime al 99%, troppo lontane, quindi, da quell’1-2% che invece si registra nella realtà. Insomma, la pedofilia nella Chiesa è un’eccezione, piuttosto che la regola. Quindi la regola del celibato funziona. Può essere proposto un paragone: non perché alcuni siciliani sono mafiosi, la Sicilia è interamente mafiosa; e da ciò non si può ricavare l’idea dell’inefficacia del codice penale, richiedendone la sua cancellazione. Occorrerebbe una maggiore facoltà di discernimento, spesso offuscata da un patente anticlericalismo.
Se poi si desidera entrare nel merito dei numeri, si scopre che: a) su 100 sacerdoti (almeno negli Usa in cui le cifre del fenomeno sono già note da tempo), solo il 4% è stato accusato di abusi sessuali, ma solo l’1% è stato riconosciuto effettivamente colpevole e condannato; b) su 100 pedofili non sacerdoti, la maggior parte è sposata; c) la maggior parte degli abusi sessuali contro i minori viene perpetrata in Paesi in cui la Chiesa non c’è, o rappresenta un’assoluta minoranza, tanto da essere spesso, perfino, oggetto di persecuzione. Si pensi al caso dell’India. Il sito Asiasentinel, riporta, per esempio, i dati rilevati dall’associazione Samvada, dalle ricerche della quale risulta che in 11 scuole il 47% di ragazze trai 15 e i 21 anni è stato oggetto di molestia sessuale, e che il 15% aveva meno di 10 anni. Asiasentinel, già nel 2007, rivela che l’India è la patria di più di 375 milioni di bambini, che rappresentano il 40% della popolazione. Nonostante il suo ethos della non-violenza, la tolleranza e la spiritualità, prosegue Asiasentinel, l’India ospita il maggior numero al mondo di bambini abusati sessualmente, a un tasso molto superiore rispetto a qualsiasi altro paese. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, una bambina ogni quattro e un bambino su sette nel mondo sono vittime di abusi sessuali; ma questi dati poco incoraggianti, sono ancora ben al di sotto dei totali dell'India. Il triste primato, spetta quindi ad un Paese non cristiano; ancora una volta, questa volta per tabulas, si comprende che il celibato dei sacerdoti cattolici non può essere considerato la causa della pedofilia di alcuni ecclesiastici, posto che il terribile fenomeno è diffuso maggiormente in luoghi in cui non si pratica il celibato. A questo desolante scenario si aggiunga che in molte parti del mondo, la pedofilia non solo è tollerata, ma è perfino istituzionalizzata, come in molti Paesi di matrice islamica e non solo. Ci si riferisce al fenomeno delle «spose bambine», cioè bambine tra i 7 e i 13-14 anni che sono obbligate a sposarsi. L’organizzazione americana International Center for Research on Women ha compilato la lista dei Paesi in cui il fenomeno è maggiormente diffu- so, con tassi che raggiungono e superano il 76% delle bambine: Niger, Bangladesh, Ciad, Mali, Nepal, Mozambico, Uganda, Burkina Faso, Guinea, India, Liberia, Yemen, Camerun, Eritrea, Nigeria, Zambia, Malawi. Come non ricordare, inoltre, i 5000 casi di abusi su minori che negli Stati Uniti hanno riguardato i Testimoni di Geova, o i vari casi di abusi sessuali commessi da alcuni rabbini, come già aveva scritto nel lontano 1999 il Rabbino Arthur Gross Schaefer. E che dire, infine, di quelle istituzioni secolari che addirittura legittimano la pedofilia? Si pensi al caso del 1998 dello Psychological Bulletin, organo della American Psychological Association, in cui si affermava che gli abusi sessuali sui minori «non causano danni profondi e permanenti così gravi».
Come è allora fin troppo evidente, il problema non sembra riguardare per nulla né solamente la Chiesa cattolica, né il celibato sacerdotale da essa praticato. Anzi, si potrebbe dire, confrontando la totalità dei dati, che i Paesi cristiani in genere, e quelli cattolici in particolare, registrano non solo i minor casi di pedofilia come fenomeno criminale socialmente diffuso, ma anche il più basso tasso tra i ministri di culto. Ciò che stupisce, insomma, è che la pedofilia sia diventata moralmente con- dannabile grazie all’avvento del Cristianesimo, come testimoniano gli storici, ma oggi, per reconditi secondi fini, vie- ne imputata alla Chiesa cattolica come fosse un elemento costitutivo di questa. L’ennesima falsità che pretende di condannare la pagliuzza della Chiesa, senza guardare la trave del mondo: con non poca divina ironia ciò accade proprio nel periodo in cui la Chiesa si prepara per festeggiare la Pasqua, cioè la liberazione dalle menzogne del mondo, e la resurrezione dal peccato.
«Non ci sono più le mezze stagioni» e «i preti sono pedofili a causa del celibato», sono due affermazioni che formalmente non hanno nulla in comune, tranne il fatto di essere entrambe luoghi comuni. Il celibato del sacerdozio cattolico non può essere considerato la causa dei casi di pedofilia per motivi logici e non solo. Se, infatti, così fosse, i casi di pedofilia o di abusi sessuali dovrebbero riguardare percentuali molto alte, prossime al 99%, troppo lontane, quindi, da quell’1-2% che invece si registra nella realtà. Insomma, la pedofilia nella Chiesa è un’eccezione, piuttosto che la regola. Quindi la regola del celibato funziona. Può essere proposto un paragone: non perché alcuni siciliani sono mafiosi, la Sicilia è interamente mafiosa; e da ciò non si può ricavare l’idea dell’inefficacia del codice penale, richiedendone la sua cancellazione. Occorrerebbe una maggiore facoltà di discernimento, spesso offuscata da un patente anticlericalismo.
Se poi si desidera entrare nel merito dei numeri, si scopre che: a) su 100 sacerdoti (almeno negli Usa in cui le cifre del fenomeno sono già note da tempo), solo il 4% è stato accusato di abusi sessuali, ma solo l’1% è stato riconosciuto effettivamente colpevole e condannato; b) su 100 pedofili non sacerdoti, la maggior parte è sposata; c) la maggior parte degli abusi sessuali contro i minori viene perpetrata in Paesi in cui la Chiesa non c’è, o rappresenta un’assoluta minoranza, tanto da essere spesso, perfino, oggetto di persecuzione. Si pensi al caso dell’India. Il sito Asiasentinel, riporta, per esempio, i dati rilevati dall’associazione Samvada, dalle ricerche della quale risulta che in 11 scuole il 47% di ragazze trai 15 e i 21 anni è stato oggetto di molestia sessuale, e che il 15% aveva meno di 10 anni. Asiasentinel, già nel 2007, rivela che l’India è la patria di più di 375 milioni di bambini, che rappresentano il 40% della popolazione. Nonostante il suo ethos della non-violenza, la tolleranza e la spiritualità, prosegue Asiasentinel, l’India ospita il maggior numero al mondo di bambini abusati sessualmente, a un tasso molto superiore rispetto a qualsiasi altro paese. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, una bambina ogni quattro e un bambino su sette nel mondo sono vittime di abusi sessuali; ma questi dati poco incoraggianti, sono ancora ben al di sotto dei totali dell'India. Il triste primato, spetta quindi ad un Paese non cristiano; ancora una volta, questa volta per tabulas, si comprende che il celibato dei sacerdoti cattolici non può essere considerato la causa della pedofilia di alcuni ecclesiastici, posto che il terribile fenomeno è diffuso maggiormente in luoghi in cui non si pratica il celibato. A questo desolante scenario si aggiunga che in molte parti del mondo, la pedofilia non solo è tollerata, ma è perfino istituzionalizzata, come in molti Paesi di matrice islamica e non solo. Ci si riferisce al fenomeno delle «spose bambine», cioè bambine tra i 7 e i 13-14 anni che sono obbligate a sposarsi. L’organizzazione americana International Center for Research on Women ha compilato la lista dei Paesi in cui il fenomeno è maggiormente diffu- so, con tassi che raggiungono e superano il 76% delle bambine: Niger, Bangladesh, Ciad, Mali, Nepal, Mozambico, Uganda, Burkina Faso, Guinea, India, Liberia, Yemen, Camerun, Eritrea, Nigeria, Zambia, Malawi. Come non ricordare, inoltre, i 5000 casi di abusi su minori che negli Stati Uniti hanno riguardato i Testimoni di Geova, o i vari casi di abusi sessuali commessi da alcuni rabbini, come già aveva scritto nel lontano 1999 il Rabbino Arthur Gross Schaefer. E che dire, infine, di quelle istituzioni secolari che addirittura legittimano la pedofilia? Si pensi al caso del 1998 dello Psychological Bulletin, organo della American Psychological Association, in cui si affermava che gli abusi sessuali sui minori «non causano danni profondi e permanenti così gravi».
Come è allora fin troppo evidente, il problema non sembra riguardare per nulla né solamente la Chiesa cattolica, né il celibato sacerdotale da essa praticato. Anzi, si potrebbe dire, confrontando la totalità dei dati, che i Paesi cristiani in genere, e quelli cattolici in particolare, registrano non solo i minor casi di pedofilia come fenomeno criminale socialmente diffuso, ma anche il più basso tasso tra i ministri di culto. Ciò che stupisce, insomma, è che la pedofilia sia diventata moralmente con- dannabile grazie all’avvento del Cristianesimo, come testimoniano gli storici, ma oggi, per reconditi secondi fini, vie- ne imputata alla Chiesa cattolica come fosse un elemento costitutivo di questa. L’ennesima falsità che pretende di condannare la pagliuzza della Chiesa, senza guardare la trave del mondo: con non poca divina ironia ciò accade proprio nel periodo in cui la Chiesa si prepara per festeggiare la Pasqua, cioè la liberazione dalle menzogne del mondo, e la resurrezione dal peccato.
1 commento:
Bel post!,mi spiace molto per tutto il male che si dice alla chiesa ingiustamente!,anche di questi periodi
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