di Fareed Khan
Arshed Masih, 38enne cristiano pakistano, è deceduto ieri sera alle 7.45 per le gravissime ferite riportate. La famiglia chiede che venga eseguita l’autopsia prima dei funerali. Associazioni cristiane e attivisti per i diritti umani manifestano all’esterno dell’ospedale. Leader cattolico: il governo federale e provinciale non punisce i colpevoli.
Islamabad (AsiaNews) – È morto ieri sera in ospedale per le gravissime ferite riportate – ustioni sull’80% del corpo – Arshed Masih, 38enne cristiano pakistano, bruciato vivo perché ha rifiutato di convertirsi all’islam. I funerali dell’uomo, deceduto dopo tre giorni di agonia, dovrebbero svolgersi nel tardo pomeriggio di oggi, ma la famiglia chiede che “prima venga eseguita l’autopsia”. La comunità cristiana pakistana condanna “con fermezza” l’ennesimo episodio di violenza e denuncia la “lentezza” del governo federale e provinciale nel punire i responsabili.
Il 19 marzo scorso un gruppo di estremisti islamici ha bruciato vivo Arshed Masih, autista alle dipendenze di un ricco uomo d’affari musulmano di Rawalpindi. La moglie lavorava come domestica nella stessa tenuta, situata di fronte a una caserma di polizia. Negli ultimi tempi erano emersi dissapori fra il datore di lavoro, Sheikh Mohammad Sultan, e la coppia a causa della loro fede cristiana. I coniugi avevano subito minacce e intimidazioni perché si convertissero all’islam.
Arshed Masih (nella foto) è deceduto ieri sera alle 7.45 ora locale dopo tre giorni di agonie e sofferenze all’ospedale della Sacra famiglia a Rawalpindi, provincia del Punjab. La moglie Martha Arshed è stata stuprata dai poliziotti ai quali voleva denunciare le violenze inflitte al marito. I tre figli della coppia – dai 7 ai 12 anni – sono stati costretti “con la forza” ad assistere ai supplizi inflitti ai genitori.
Dal 2005 Arshed Masih e la moglie lavoravano e vivevano nella tenuta di Sheikh Mohammad Sultan. Le pressioni perché abbandonassero il cristianesimo, negli ultimi tempi, si erano fatte incessanti. Il padrone era giunto persino a minacciare “terribili conseguenze”, per convincerli ad abbracciare l’islam. I coniugi erano stati anche accusati di un furto avvenuto di recente nella villa dell’uomo, il quale ha promesso di lasciar cadere la denuncia in caso di conversione.
I funerali di Arshed Masih si dovrebbero svolgere nel tardo pomeriggio di oggi, anche se nella zona resta alta la tensione. Testimoni locali riferiscono ad AsiaNews che “l’intera famiglia è sotto shock e chiede che venga eseguita l’autopsia prima delle esequie”. Numerose associazioni cristiane e attivisti per i diritti umani – fra cui Life for All, Christian Progressive Movement, Pakistan Christian Congress and Protect Foundation Pakistan – “stanno attuando manifestazioni di protesta all’esterno dell’ospedale”.
Peter Jacob, segretario esecutivo di Giustizia e pace della Chiesa cattolica pakistana (Ncjp), esprime ad AsiaNews “la più ferma condanna” per i delitto dell’uomo e lo stupro della donna, perpetrato da poliziotti che dovrebbero tutelare l’ordine e la legalità. L’organismo cattolico si è attivato per garantire tutela alla donna e ai figli, dei quali non si hanno al momento notizie.
L’attivista cattolico sottolinea con rammarico il silenzio del Ministro federale per le minoranze, il cattolico Shahbaz Bhatti, e denuncia “la lentezza e l’immobilismo del governo federale e provinciale”. “L’esecutivo – sottolinea Peter Jacob – non ha ancora compiuto passi concreti per impedire violenze e abusi sulle minoranze e punire i colpevoli”.
Il sito BosNewsLife.com aggiunge che ieri il governo provinciale del Punjab ha bloccato marce di protesta dei cristiani, con il pretesto di “minacce terroristiche”. La comunità locale intendeva dimostrare contro il “rifiuto” della polizia di arrestare i colpevoli del crimine.
Nessun commento:
Posta un commento