Dal sito Cultura Cattolica vi proponiamo questo approfondimento di suor Marzia Platania (peraltro autrice di altri numerosi e interessanti saggi su Chesterton, sempre presenti sul sito citato) sull'argomento del mito in Chesterton.
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Innanzitutto la risposta mitologica, che era anche quella più propriamente popolare e quindi la più diffusa, risponde al bisogno umano che il destino, il significato totale ed esauriente, cioè il dio, possa essere realmente esperito. Questo accade attraverso i riti e le feste pagane: esse scandiscono un tempo sacro in cui il significato, il dio, è presente. Il rito e la festa stabiliscono un tempo che è sacro in quanto stabilisce un nesso con ciò che è fuori del tempo, con l'eterno, eterno che entrando in rapporto col tempo si fa esperibile dalle creature che vivono nel tempo. Così come è per il tempo, è anche per lo spazio: la divinità pagana è anche e sempre una divinità locale; ed ecco anche il perché di tante difficili identificazioni e della impossibilità di stabilire o riconoscere un ordine ed una gerarchia relativa tra gli dèi. C'è un dio dell'acqua, ma molto più facilmente, un dio di ogni particolare ruscello, o fiume o mare, un dio dei boschi che è più facilmente un dio di un particolare boschetto. Anche la fisicità del luogo è sentita dal paganesimo come parte integrante della ierofania. Si ingannano i moderni, quando immaginano gli dèi come allegorie di forze naturali astratte.
Si è detto che la mitologia pagana fosse una personificazione delle forze naturali. La frase in un certo senso è esatta, ma non è esauriente, perché implica che le forze siano astrazioni e che la personificazione sia artificiale [...] La personificazione non è qualche cosa di impersonale, è anzi la personalità che perfeziona l'acqua dandole un significato. (GKC, L'uomo eterno, pag. 111)
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