sabato 31 agosto 2024

Book Review; G K Chesterton’s The Everlasting Man - Reviewed by Joseph Pearce - The Catholic Telegraph

Dale Ahlquist is the greatest living expert on the life and literary legacy of G.K. Chesterton and both the longtime President of the Society of Gilbert Keith Chesterton and founder of the Chesterton Schools Network. Thus, it was perfectly appropriate for Word on Fire to select Ahlquist to guide readers through this new edition of The Everlasting Man, arguably Chesterton’s greatest book.

This edition’s subtitle, “A Guide to G. K. Chesterton’s Masterpiece,” is a little misleading as it suggests that it’s a book about the “masterpiece,” not the masterpiece itself. In fact, this is an annotated new edition of Chesterton’s book, with an introduction, notes and commentary by Ahlquist.

The Everlasting Man, published in 1925, was Chesterton’s contribution to the controversy surrounding the publication of H. G. Wells’ Outline of History (1920). Wells’ approach, animated by philosophical materialism and scientistic progressivism, was to show humanity’s history as an inexorable ascent from the primitive to the civilized, the latter predicated on the shedding of religious superstition in favor of scientific and technological progress. The Everlasting Man is Chesterton’s riposte of Wells’ history.

Il resto della recensione in questo collegamento:

https://www.thecatholictelegraph.com/book-review-g-k-chestersons-the-everlasting-man?fbclid=IwY2xjawE8hjZleHRuA2FlbQIxMQABHaugSGxGogoo-7yZjsRZaf5cd5qJOrvS3BzbtIwQkgmAq-HcRrXLMWS3aQ_aem_u2dbo_lKCVcdTzZDS18UhA



venerdì 30 agosto 2024

Ripagare il male con il male - Una riflessione d'attualità di Umberta Mesina sulla scorta di Chesterton.

Di una cosa – e solo una – in futuro potremo ringraziare il premier israeliano Netanyahu, ed è questa sua frase:

“Faremo del male a chiunque vorrà farci del male”.

L’avevo sentita ieri al TG2 delle 13, poi al TG1 non l’hanno riferita, ma sapevo che in rete l’avrei trovata. Le virgolette sono quelle dell’articolo; a me pareva che avesse detto “Ripagheremo il male con il male”, ma non sono brava a ricordare le parole alla lettera. 

(Se l’articolo dovesse sparire, ecco qui un pdf.)

Perché ringraziarlo per questa frase?

Si tratta di una questione culturale assai mal compresa.

Soltanto i cristiani hanno avuto la raccomandazione di ripagare il male con il bene. Questa è un’idea che nasce da Cristo e che oggi è diventata una delle molte virtù impazzite che ci rendono difficile la vita.

Il resto in questo collegamento:

https://initaliano.wordpress.com/2024/08/26/ripagare-il-male-con-il-male/?fbclid=IwY2xjawE6WG1leHRuA2FlbQIxMQABHffL_VEsOC2N8_FJizauyD8y_kSDphx0fRdfF4F83bP5AqLGgJoWFiYpNQ_aem_kXg33cNONik0atNomL3EmA



giovedì 29 agosto 2024

Il bel popolo di Chesterton, Pellegrinaggio 2024!

Echi di Chesterton - The Transforming Imagination of Dorothy L. Sayers - Un interessante articolo su Dorothy L. Sayers di Crystal Downing sul sito del Wheaton College.

Dorothy L. Sayers fu una grande ammiratrice di GKC, e fu fondatrice assieme a lui e ad altri scrittori del Detection Club. Mi sembra utile fornire un riferimento letterario a proposito di questa scrittrice che considerò Chesterton così rilevante nella sua vita. Ebbe una vita travagliata dal punto di vista affettivo, questa brava scrittrice che tradusse anche La Divina Commedia di Dante.

Una curiosità: Dorothy L. Sayers lavorò per una grande agenzia pubblicitaria che si chiamava Benson, e che fu quella che preparò le immagini pubblicitarie più belle e popolari della birra irlandese Guinness. Fu lei a suggerire l'introduzione del famoso tucano associato ancor oggi all'immagine della bevanda irlandese. La poesiola ai piedi delle pinte e del tucano è sua. Scusate ma a me queste cavolate piacciono...



Marco Sermarini

Imagination and the arts transformed Dorothy L. Sayers (1893-1957), turning her into an agent of transformation for others. In the early 1940s, Sayers led thousands of people to take the gospel message seriously for the first time in their lives. She did so not by employing sophisticated philosophical arguments or astute apologetics, but by engaging imagination and the arts. Her life story might help Christians today think about the powerful way visual and literary art can generate the aroma of Christ to those who are perishing (2 Cor. 2:15).

The only child of an Anglican clergyman, the adolescent Dorothy considered works of fiction far more aromatic than homilies in church. Though she did not embrace atheism as did the adolescent C. S. Lewis, she found the pieties and proprieties of conventional Christianity annoying. In her mid-teens she composed a poem that compared rainwater running through the mouth of a gargoyle outside a church to a sermon spouted by the parson inside, concluding that she found the gargoyle much more delightful. Feeling compelled during boarding school to be confirmed at Salisbury Cathedral, she later complained that this ritual expectation led her to resent religion for years. Indeed, when she received a scholarship from Oxford University, she was delighted that her college did not require chapel attendance, and she spent more time asking people for cigarettes than for spiritual advice.

Il resto nel collegamento qui sotto:

https://www.wheaton.edu/magazine/winter-2021/the-transformation-imagination-of-dorothy-l-sayers/




mercoledì 28 agosto 2024

GK Chesterton is still going strong despite the naysaying   - il nostro amico Stuart McCullough parla del Pellegrinaggio da Kensington a Beaconsfield sul Catholic Herald!

(Traduzione del titolo: GK Chesterton continua ad andare forte nonostante le voci negative).

This year saw the 150th anniversary of the birth of Gilbert Keith Chesterton in London's Notting Hill on 29 May 1874.

It has been suggested that 150 years on from his birth, GK Chesterton has largely been forgotten. But so far this year we have seen Chesterton Conferences in the United States, Argentina, England, Croatia and Italy, with more to follow before the year ends, including at least one in Australia this November.

In 2014, Bishop Peter Doyle, the then Bishop of the Diocese of Northampton, asked Canon John Udris to make an investigation into whether the Cause for the Beatification of Gilbert Keith Chesterton should be opened or not.

Sadly, the bishop’s subsequent decision in 2019 was not favourable. Bishop Doyle stated that he chose not to open the Cause for three reasons, while emphasising: “Firstly, and most importantly, there is no local cult.”

On 27 July this year, the 14th annual GK Chesterton Walking Pilgrimage took place. A dozen or so pilgrims started outside Saint George’s Anglican church, Notting Hill, where GK Chesterton was baptised as a child.

Il resto dell'articolo è qui sotto:


Padre Neil Brett

I pellegrini partecipano alla santa messa
in rito antico




Chesterton in altre parole - Dorothy L. Sayers: Chesterton una bomba benefica.

Per i giovani della mia generazione, G. K. C. era una specie di liberatore cristiano. Come una bomba benefica, fece esplodere dalla Chiesa una quantità di vetri colorati di un'epoca molto povera e fece entrare una ventata di aria fresca.

Dorothy L. Sayers, prefazione all'edizione del 1952 de La Sorpresa.

Dorothy L. Sayers da giovane


martedì 27 agosto 2024

Un apocrifo chestertoniano poco noto in Italia, quello della staccionata...

Si dice che Chesterton abbia pronunciato la seguente frase: 

Don’t ever take a fence down until you know the reason why it was put up,

che in italiano può essere tradotta: 

Non abbattere mai una recinzione finché non conosci il motivo per cui è stata eretta.


Ora, si dice che in questa forma essa sia stata attribuita a Chesterton da John F. Kennedy, il famoso presidente degli Stati Uniti d’America, in un suo taccuino del 1945. Questo lo sostiene un libro americano, Bartlett's Familiar Quotations, una raccolta di citazioni celebri che viene aggiornata ciclicamente dal 1855, anno della sua prima uscita; questo libro pare non sia molto accurato in queste attribuzioni. Difatti è così, in questo caso, per lo meno nella forma.


La citazione di cui parliamo è in realtà tratta dal libro di Chesterton del 1929 intitolato The Thing (uscito in Italia prima negli anni ’50 col titolo La Chiesa viva, edizioni Paoline, poi negli anni Duemila col titolo La mia fede, edizioni Lindau), precisamente dal capitolo intitolato “La deriva della domesticità”, ma non ha la forma con cui abitualmente circola, che invece trovate qui sotto:


Per quanto riguarda la questione del riformare le cose, distinta dal deformarle, c'è un principio chiaro e semplice; un principio che probabilmente sarà chiamato paradosso. In questo caso esiste una certa istituzione o legge; diciamo, per comodità, una recinzione o un cancello eretto attraverso una strada. Il tipo di riformatore più moderno si avvicina allegramente e dice: “Non ne vedo l'utilità; eliminiamolo”. Al che il tipo di riformatore più intelligente farà bene a rispondere: “Se non ne vedete l'utilità, di certo non vi permetterò di eliminarlo. Andate via e riflettete. Poi, quando tornerete e mi direte che ne vedete l'utilità, vi permetterò di distruggerla”.


È come la famosa storia della più romantica delle avventure (apocrifo di nascita italiana) o della questione dei draghi e dei bambini, citata in mille modi e resa famosa da Neil Gaiman, e cioè è un libero riadattamento di un concetto espresso da Chesterton in altro modo.


È quindi un apocrifo nella forma ma non nella sostanza.


Uno dei più inossidabili apocrifi è quello relativo a chi non crede più in Dio e quindi crederà a tutto, che non è mai attestato neppure come riadattamento tra le citazioni di Chesterton, anche se lo si può considerare chestertoniano nella sostanza.


Un'edizione della famosa raccolta
Bartlett's Familiar Quotations.



lunedì 26 agosto 2024

G.K. Chesterton: The Man Behind the Fence, di Joel J. Miller.

Certain authors have way of staying relevant for their core readers while finding new audiences, sometimes for surprising and roundabout reasons. Though G.K. Chesterton is best known for his essays, poetry, apologetics, and detective stories—Father Brown being a favorite character—today you’re just as likely to find economists and thought leaders talking about Chesterton’s Fence.

Il resto in questo collegamento:

https://www.millersbookreview.com/p/beyond-chestertons-fence



domenica 25 agosto 2024

Chesterton in altre parole - T. S. Eliot, una continua pretesa della nostra lealtà.

Chesterton lascia dietro di sé una continua pretesa della nostra lealtà, per far sì che il lavoro che ha fatto durante la sua vita venga continuato nella nostra. 

Thomas Stearns Eliot, The Tablet, 20 Giugno 1936.



sabato 24 agosto 2024

Chesterton in altre parole - Ronald Arbuthnott Knox.

Se la posterità trascurerà Chesterton, pronuncerà il giudizio non su di lui, ma su se stessa”. 

Mons. Ronald Arbuthnott Knox, dal suo panegirico su Chesterton pronunciato in occasione della santa messa per il trigesimo dalla morte, nella Cattedrale di Westminster.



venerdì 23 agosto 2024

Chesterton in altre parole - Dorothy Sayers.

I libri di G. K. sono diventati parte della mia struttura mentale più di quelli di qualsiasi scrittore tu possa nominare.

Dorothy Sayers a Frances Chesterton, lettera.



giovedì 22 agosto 2024

Il ricordo bello, affettuoso e divertente di Aidan Mackey - Dale Ahlquist, Gilbert, July - August 2024.

Echi di Chesterton / Chesterton in altre parole | Giuseppe Tomasi di Lampedusa - Curiosità intellettuale alla Goethe e alla Cestertonio...

 


Il Mostro*, mosso da quella nobile curiosità intellettuale che lo accosta a Goethe e allo Cestertonio, si recò adunque Domenica scorsa nella illustre chiesa di S. Margherita all'ora del servizio...

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Viaggio in Europa - epistolario 1925-1930.


* Tomasi di Lampedusa parla di sé...

mercoledì 21 agosto 2024

Un aforisma al giorno - La battaglia per la cultura è la battaglia contro la subcoscienza.


La battaglia per la cultura è soprattutto una battaglia per la coscienza: quella che alcuni chiamano autocoscienza, ma comunque contro la mera subcoscienza.

Gilbert Keith Chesterton, La mia fede.


Echi di Chesterton / Chesterton in altre parole - Giuseppe Tomasi di Lampedusa è talmente "di casa" che osa chiamare il Nostro Eroe "Cestertonio" (ma che bello!)...

... ma nulla mi vieta di raccomandarti, tanto per alzare di più alte vette lo spirito, la lettura dell'Everlasting Man dello Cestertonio, a mia opinione il più nobile libro di apologetica cattolica dal Manzoni in poi, colmo di alta poesia...

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Viaggio in Europa - epistolario 1925-1930.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa




martedì 20 agosto 2024

Un aforisma al giorno - Superbia, il male umano supremo.

Penso che l’istinto dell’umanità contro la superbia, considerata il male umano supremo, possa essere provato dai dettagli più prosaici o dagli esordi più immaturi. Noi non ci indigniamo particolarmente se uno scolaro si innamora ogni settimana di una ragazza diversa, nemmeno se si innamora di tutte loro nel corso della stessa settimana. Il nostro fioco eppur divino desiderio di prenderlo a calci arriva soltanto quando dice che loro sono tutte innamorate di lui.

Gilbert Keith Chesterton, Pride: The Supreme Evil, in Illustrated London News, 22 August 1914, a sua volta riportato in G. K. Chesterton Collected Works. Illustrated London News 1914-1916.



lunedì 19 agosto 2024

Umberta Mesina lotta con Chesterton lavorando in campagna e traducendo.

La nostra amica, socia e traduttrice di Chesterton Umberta Mesina negli anni ha fatto un gran lavoro, parte del quale è finito in forma cartacea (numerose le opere di GKC da lei tradotte per l'iniziativa della Strenna Natalizia Chestertoniana), parte invece è finito nel nostro blog e prima ancora nel suo, di cui ora vi diamo traccia e modo di frequentarlo:

https://initaliano.wordpress.com/traduzioni/gkc-online/

Umberta anni fa partecipò ad uno dei nostri Chesterton Day e ha sempre mantenuto una relazione attiva con il Nostro Eroe, per cui riteniamo utile segnalarvi i suoi contributi, che comunque trovate anche qui, nel nostro piccolo pazzo mondo di questo blog.

È una delle persone coinvolte nell'opera concreta di diffusione del pensiero e dei lavori del nostro caro Chesterton, allora merita di essere ricordata e segnalata.

Umberta ha anche un'azienda agricola biologica e ve la segnaliamo (dopo dite che non c'è il distributismo, però bisogna mettersi gli occhiali):

https://www.facebook.com/achilometri20/

Le due cose vanno perfettamente d'accordo, per chi legge e segue Chesterton, forse un po' meno per chi ama tenere tutte le cose divise (che non è una buona cosa, a parere di qualche vero chestertoniano).



domenica 18 agosto 2024

È morto il povero Alain Delon e stasera passano Il Gattopardo e Chesterton c'entra pure qua...

Oggi è morto l'attore Alain Delon, all'età di 88 anni. Ho pregato per la sua anima.

Ora sono (stranamente) davanti al televisore e vedo che RAI 1 ripropone il film Il Gattopardo, di cui Delon fu uno dei protagonisti nei panni di Tancredi Falconeri (oh, per la cronaca la sceneggiatrice fu Suso Cecchi D'Amico, figlia di Emilio Cecchi, sempiterno mentore italico del Nostro Eroe).

Da malato qual sono non posso esimermi dal dire che Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del romanzo da cui è tratto questo famoso film, è stato un sincero e convinto lettore ed ammiratore di Chesterton, che chiamava familiarmente 

"Cestertonio"...

Qualche post allora non ci farà male. E mentre li leggete un Requiem per Alain Delon e uno per il grandissimo chestertoniano Giuseppe Tomasi di Lampedusa...

https://uomovivo.blogspot.com/2014/02/cristina-lamanna-tira-fuori-nuovamente.html

https://uomovivo.blogspot.com/2010/10/di-nuovo-su-tomasi-di-lampedusa-e.html

https://uomovivo.blogspot.com/2010/10/chesterton-in-altre-parole-ancora-su.html

https://uomovivo.blogspot.com/2010/10/il-gattopardo-e-chesterton.html

Marco Sermarini

Giuseppe Tomasi di Lampedusa




Alain Delon nei panni di Tancredi Falconeri

Chesterton è attuale / Chesterton in altre parole - Ubaldo Casotto: Il san Francesco “innamorato” raccontato da Chesterton.

Il poverello d'Assisi raccontato dal grande scrittore inglese è una continua sorpresa. Una sfida a conoscere, veramente, il santo: la sua povertà, il suo misticismo, la sua libertà.

«Un giovane demente o mascalzone viene sorpreso a derubare il proprio padre e a vendere le merci che avrebbe dovuto tener d’occhio, e l’unica giustificazione che riesce a dare è di aver sentito una forte voce proveniente da nessun luogo che, parlandogli nell’orecchio, gli aveva detto di riparare le crepe e i buchi di un certo muro. Dopo di che dichiara di essere per natura indipendente da tutte le autorità come la polizia o la magistratura, e si rifugia presso un vescovo compiacente che è costretto ad ammonirlo e a dirgli che ha torto. Allora lui si spoglia in pubblico, scaraventa tutti i suoi indumenti contro il padre e proclama che suo padre non è affatto suo padre. Poi scorrazza per la città chiedendo a tutti quelli che incontra di dargli dei pezzi di muratura o dei materiali da costruzione, con evidente riferimento alla sua fissazione monomaniacale di riparare il muro. Riparare le crepe può essere anche un’attività lodevole, ma non se a farlo è qualcuno a sua volta pieno di crepe; e il restauro architettonico, come altre cose, è meglio affidarlo a costruttori cui non manchi, come si vuol dire, la terra sotto i piedi. Il disgraziato giovane diventa uno squallido straccione e praticamente striscia nelle fogne. Questo è lo spettacolo che Francesco deve aver presentato a un gran numero di vicini e amici».

Il resto nel collegamento qui sotto:

https://www.tempi.it/san-francesco-chesterton/



Ricordiamo a tutti i lettori che esiste la nostra recentissima edizione della biografia di San Francesco d'Assisi, a disposizione presso www.pumpstreet.it.

sabato 17 agosto 2024

Ma chi era John Ernest Hodder-Williams, a cui dobbiamo essere molto, molto grati? E come arrivò Chesterton a fare il giornalista? ©

Come si legge nel primo post di oggi, Chesterton ebbe una spinta determinante ad intraprendere il mestiere di giornalista proprio dal suo compagno di studi (studi mai finiti, per il Nostro Eroe) John Ernest Hodder-Williams. Fu una spinta determinante, perché - come scrisse il compianto William Oddie - fu lo spunto per il "long journey round the world" di Chesterton. Senza di lui probabilmente non sarebbe mai partito per il suo viaggio lungo tutto una vita per dire al mondo che è meglio essere vivi ed è meglio essere grati. In molti ricorderete le difficoltà e le ubbie che si sciolsero definitivamente un bel giorno del 1894 grazie anche alla lettura di alcuni libri (L'Isola del Tesoro di Stevenson, alcune poesie di Walt Whitman e il Libro di Giobbe) e che culminarono in una specie di esperienza mistica.

Ma chi è l'uomo a cui dobbiamo tanto?

Sir John Ernest Hodder-Williams (1876 - 1927) fu uno scrittore ed editore britannico comproprietario della casa editrice Hodder & Stoughton di Londra (oggi acquisita dalla casa editrice francese Hachette ma ancora in vita col suo marchio), che fu la prima casa editrice che pubblicò lavori di Chesterton, per l'appunto le note recensioni sul periodico The Bookman che gli diedero la prima notorietà assieme agli articoli usciti su The Speaker e su altri periodici. 

The Bookman veniva pubblicato la prima settimana di ogni mese e si proponeva di raccontare "la vita letteraria del giorno"e di essere "la migliore guida illustrata ai migliori libri del momento".

Qui trovate il testo integrale con le illustrazioni del volumetto su Thomas Carlyle, che si presenta firmato sia da Chesterton che da Hodder-Williams. Al volume dedicammo parte di un altro post circa un anno fa.

Ma torniamo al nesso tra Chesterton e questo distinto signore e al contesto in cui questo rapporto si colloca. Vedremo come non fu l'unico ad creare la "bomba Chesterton", anche se di certo possiamo dire che ne costituì l'innesco.

Troviamo traccia di questo primo innesco, come accennato nel precedente post, nell'Autobiografia, in cui Chesterton afferma, a proposito dei suoi anni giovanili: 

"(...) il centro di gravità della mia vita si era spostato da ciò che (per amor di cortesia) chiameremo Arte a ciò che (per amor di cortesia) chiameremo Letteratura. L'intermediario di questo cambiamento di intenzioni fu innanzitutto il mio amico Ernest Hodder Williams, più tardi a capo della ben nota casa editrice (Hodder & Stoughton, ndr). Frequentava le lezioni di inglese e latino all'University College (di Londra, ndr), mentre io frequentavo, o fingevo di farlo, i corsi alla Slade School. Seguii con lui il corso di inglese e, per questo motivo, ho l'onore di essere tra i numerosi allievi che sono grati all'insegnamento straordinariamente vivo e stimolante del professor W. P. Ker. In genere, gli studenti studiavano per l'esame, ma io non avevo neppure quello, di scopo, in quel periodo della mia vita così privo di scopi. Mi conquistai così la reputazione, del tutto immeritata, di coltivare una devozione disinteressata e gratuita per la cultura, e una volta ebbi l'onore di rappresentare da solo l'intero pubblico del professor Ker. In quell'occasione, fece una lezione esauriente e traboccante di idee come non avevo mai sentito, riservandosi soltanto uno stile più familiare. Mi fece qualche domanda sulle mie letture e, al mio vago accenno alla poesia di Pope, rispose soddisfatto: «Ah, vedo che è stato educato bene». Pope non riceveva neppure il minimo riconoscimento dalla generazione di ammiratori di Shelley e di Swinburne. Hodder Williams e io parlavamo spesso di letteratura, durante il corso, e lui si mise in testa che io potessi davvero scrivere, illusione che gli rimase fino al giorno della morte. Di conse-guenza, e in rapporto ai mie studi, mi passò alcuni libri d'arte, perché ne facessi la recensione sul «Bookman», la celebre rivista della casa editrice e della sua famiglia. Non mi dilungherò a raccontare che, non essendo riuscito a imparare né l'arte né il disegno, fui invece capace di buttar giù qualche riga critica sui punti deboli di Rubens o sui talenti non sfruttati di Tintoretto: avevo scoperto la più facile tra tutte le professioni e da allora non l'ho mai abbandonata. Se mi guardo indietro e contemplo questi momenti e, in generale, le vicende della mia vita, a colpirmi è la mia fortuna straordinaria. Mi sono già schierato a difendere i pregi della Favola con Morale, ma è contro ogni sano principio il fatto che i doni generosi della fortuna fossero prodigati all'Apprendista Ozioso. Nel caso del mio rapporto con Hodder Williams, è illogico che una persona tanto negata negli affari potesse intendersi con un'altra invece così versata. Nel caso della scelta di un mestiere, era scandaloso che uno riuscisse a diventare giornalista solo perché aveva fallito come artista. Ho detto mestiere, non professione, perché l'unica cosa che posso dire a mia difesa, sia per un lavoro che per l'altro, è che non mi sono mai montato la testa. Forse ho avuto una professione, ma non sono mai stato professore. Ma, in un altro senso, c'era in questa prima fase un elemento di fortuna e perfino di caso. Intendo dire che la mia mente rimaneva svagata, stupefatta quasi, e queste opportunità erano solo accadimenti che mi capitavano, quasi delle disgrazie. Dire che non ero ambizioso sembra alludere a una virtù, mentre in realtà era solo un difetto, neppure tanto grave: era quella cecità singolare tipica della gioventù, che siamo capaci di scorgere negli altri, ma incapaci di spiegare in noi stessi. Ne parlo qui, perché è in relazione con il perdurare di quell'enigma irrisolto della mente, di cui ho parlato all'inizio del capitolo. Il fatto è che i miei occhi erano rivolti verso l'interno piuttosto che verso l'esterno, conferendo alla mia personalità morale, io credo, uno sgradevole strabismo. Ero ancora gravato dall'incubo metafisico di negazioni dell'anima e della materia, dalle morbose rappresentazioni del male, dal fardello del mio corpo e del mio cervello, stranamente misteriosi. Eppure, già mi rivoltavo e tentavo di elaborare una versione più costruttiva della vita cosmica, per quanto peccassi di un eccesso di positività. Mi definivo ottimista, perché tendevo pericolosamente al pessimismo: è l'unica scusa che posso dare" (1).

A titolo meramente informativo il professor W. P. Ker fu negli interessi e nella stima anche di J. R. R. Tolkien.

Chesterton iniziò allora questa collaborazione con Hodder & Stoughton nel 1899.

Ci spiega William Oddie che

"naturalmente non era il suo primo articolo su artisti o storici dell'arte (la sua prima recensione pubblicata, su The Academy, era stata quella di una raccolta di estratti dalle opere di John Ruskin), e non fu nemmeno l'ultimo: nel corso dell'anno successivo, insieme a Ernest Hodder Williams (che aveva conosciuto come compagno di studi all'University College di Londra), avrebbe scritto, per The Bookman, un lungo studio in tre parti sulla scena artistica contemporanea; e nel dicembre del 1900 contribuì con un importante articolo su G. F. Watts, che abbiamo visto essere il suo primo articolo  su G. F. Watts, che possiamo considerare il precursore del suo studio completo sull'artista, pubblicato nel 1904" (2). 

Oddie ci dice poi che questo primo articolo sul Bookman colpiva 

"non solo per la fluidità dello stile, ma anche per l'audacia intellettuale - come tutto ciò che scriverà nella sua maturità. Mostra già alcune delle qualità che lo avrebbero reso uno dei più grandi critici della sua epoca: la capacità di fare analogie sorprendentila comprensione del mezzo in cui opera l'oggetto della critica; l'abilità analitica scientifica che sapeva impiegare per eliminare una falsa percezione; il modo in cui, al meglio, usava sempre l'umorismo come mezzo di discernimento serio piuttosto che come semplice intrattenimento leggero" (3).

I primi pezzi di Chesterton per il Bookman (in particolare quelli firmati con Ernest Hodder Williams) ci danno l'occasione per ricordare il ruolo svolto dagli amici nel lancio della carriera letteraria del nostro eroe. Abbiamo visto che era stato Hodder Williams (con cui Chesterton aveva frequentato le lezioni di letteratura inglese del professor Ker dal 1893 al 1895) che aveva suggerito a Gilbert di scrivere per la testata letteraria quando la Hodder & Stoughton l'aveva lanciata nel 1899. Ma ancora più importante fu il sostegno ricevuto - e la pressione e l'incoraggiamento - dei suoi amici dei tempi della scuola superiore. Il suo futuro cognato Lucian Oldershaw affermò in seguito che

 “non fece nulla per se stesso finché non scendemmo da Oxford e lo spingemmo” (4). 

Quest'opera di persuasione e di incoraggiamento degli amici portarono all'ingaggio da parte di The Speaker, testata rilevata da un gruppo di giovani liberali antimperialisti di Oxford e da loro trasformato in uno dei principali organi di opposizione alla guerra boera. Di questo gruppo facevano parte appunto i vecchi compagni di scuola ed amici di sempre Lucian Oldershaw e Edmund Clerihew Bentley, che iniziarono subito a convincere il direttore J. L. Hammond e il redattore letterario F. Y. Eccles a pubblicare articoli e recensioni di libri scritte da Chesterton.

Questo marchio d'amicizia sarà tanto amato da Chesterton fino alla fine, e su quest'esperienza baserà tante sue riflessioni sul tema delle relazioni sincere. Tutto questo non è trascurabile nella storia di quest'uomo e va quindi raccontato.

Marco Sermarini

(1) Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia, Lindau, Torino 2010, pp. 110 - 112.

(2) William Oddie, Chesterton and the Romance of Orthodoxy. The Making of GKC 1874 - 1908, Oxford University Press, Oxford 2008, p. 173 (mia traduzione).

(3) ibidem.

(4) William Oddie, Chesterton and the Romance of Orthodoxy. The Making of GKC 1874 - 1908, p. 176 (mia traduzione). 

(riproduzione riservata ©)

John Ernest Hodder - Williams

Ecco una delle prime creazioni...

Un aforisma al giorno - John Ernest Hodder Williams, l'uomo a cui non saremo mai abbastanza grati.

(John Ernest, ndr) Hodder Williams e io parlavamo spesso di letteratura, durante il corso, e lui si mise in testa che io potessi davvero scrivere, illusione che gli rimase fino al giorno della morte. Di conseguenza, e in rapporto ai mie studi, mi passò alcuni libri d'arte, perché ne facessi la recensione sul «Bookman», la celebre rivista della casa editrice e della sua famiglia. Non mi dilungherò a raccontare che, non essendo riuscito a imparare né l'arte né il disegno, fui invece capace di buttar giù qualche riga critica sui punti deboli di Rubens o sui talenti non sfruttati di Tintoretto: avevo scoperto la più facile tra tutte le professioni e da allora non l'ho mai abbandonata.

Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia.


Sir Ernest Hodder-Williams


venerdì 16 agosto 2024

Un aforisma al giorno - Le avventure capitano nei giorni di noia.

Scoprì il fatto che tutti i romantici sanno... che le avventure capitano nei giorni di noia e non in quelli di sole. Quando la corda della monotonia è tesa al massimo, allora si rompe con un suono simile a quello di una canzone.

Gilbert Keith Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill.




giovedì 15 agosto 2024

Riproposizioni dieci anni dopo - il 12 Agosto 2014 dicevamo che ad essere umili sono sempre le persone sicure.

A essere umili sono sempre le persone sicure.


Gilbert Keith Chesterton, L'imputato.




Un aforisma al giorno - Pazzia e serietà.

I pazzi sono sempre seri; impazziscono per mancanza di umorismo.

Gilbert Keith Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill.




mercoledì 14 agosto 2024

Riproposizioni dieci anni dopo - Il 14 Agosto 2014 scrivevamo che quando si vuole fare qualcosa di serio bisogna chiamare dodici uomini ordinari che stanno in giro.

Quando si vuole fare il catalogo di una biblioteca, o scoprire il sistema solare, o qualsiasi inezia di questo tipo, ci si serva pure degli specialisti. Ma quando si desidera fare qualcosa di estremamente serio, si raccolgano dodici tra gli uomini ordinari che stanno in giro. La stessa cosa fece, se ben ricordo, il Fondatore del Cristianesimo.


Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del drago e altre serissime storie.




Un aforisma al giorno - Una profezia del giornalismo moderno.

Beati quelli che non hanno visto eppure hanno creduto: un passo che alcuni hanno considerato una profezia del giornalismo moderno.

Gilbert Keith Chesterton, All Things Considered.




martedì 13 agosto 2024

Un aforisma al giorno - La città è più poetica della campagna.

 

La famosa copertina della
prima edizione de
Il Napoleone di Notting Hill.




... Perché c'è un aspetto in cui una città deve essere più poetica della campagna, in quanto è più vicina allo spirito dell'uomo; perché Londra, se non è uno dei capolavori dell'uomo, è almeno uno dei suoi peccati. Una strada è davvero più poetica di un prato, perché una strada ha un segreto. Una strada va da qualche parte, mentre un prato non va da nessuna parte.

Gilbert Keith Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill.


lunedì 12 agosto 2024

Chesterton, un cercatore della verità fuori dagli schemi a cavallo tra fede e ragione | Marco Respinti su Il Secolo d'Italia.



«Non sono le fiabe a trasmettere al bambino la sua prima idea del cattivo. Ciò che le fiabe trasmettono al bambino è la sua prima idea chiara che il cattivo sia possibile sconfiggerlo. Il bambino conosce intimamente il drago sin dal momento in cui ha avuto l’immaginazione. Ciò che la fiaba gli fornisce è un San Giorgio che uccide il drago»…

Chesterton, un battitore libero che ruppe gli schemi e sparigliò le carte

Molti, probabilmente troppi, definiscono lo scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) “eccentrico”. È il riflesso pavloviano del pensiero poco, altro che debole, quando si trova a corto di parole. Perché Chesterton era più centrato ed equilibrato della gran parte del proprio mondo e di quello che lo ha seguito, descritto perfettamente da parole che il poeta angloamericano T.S. Eliot vergò per altra occasione: «In un mondo di gente che fugge, chi si muove nella direzione opposta sembrerà scappare» (The Family Reunion, 1939, Parte II, The Library, after Dinner, Scena II). Si parva licet, concetto uguale lo esprime il gruppo rock italiano The Sun, passato dal melodic hardcore punk al cattolicesimo, nella canzone Outsider, del 2013: «Di questi tempi noto spesso/quanto le mie scelte vadan dritte ma all’inverso».

La sua “normalità anormale”

L’uomo comune di main street (o, meglio, di qualche viottolo rurale della Merry England): l’eroe chestertoniano è questo, con pregi e difetti, ma normale, benedettamente normale. Cioè nella norma, o che prova a rispettare la norma: la norma della natura di cui è fatto e che per questo, secondo una lunga ma spesso negletta tradizione culturale, si chiama natura normativa. Una sua frase, tanto ripetuta quanto probabilmente incompresa nel trionfo del transumanesimo, lo illustra a pennello: «Fuochi verranno accesi per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che in estate le foglie sono verdi» (Eretici, 1905). Fu nel 1927 che il manifesto di questa sua normalità anormaleIl profilo della ragionevolezza, vide la luce.

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