domenica 11 febbraio 2024

Questo scrittore indiavolato - La Ronda presenta Manalive (Le Avventure d'un uomo vivo) all'Italia, noi vi ripresentiamo con qualche ragione in più questo scritto...

Qui di seguito la presentazione de Le Avventure d'un uomo vivo, traduzione italiana di Manalive, al pubblico de La Ronda, la rivista letteraria di Vincenzo Cardarelli "pubblicista", Emilio Cecchi "esquire", Riccardo Bacchelli "possidente", Antonio Baldini "baccelliere in lettere", Lorenzo Montano "industriale", Bruno Barilli "compositore", Aurelio Emilio Saffi "docente nelle scuole governative" (così si definirono "i sette savi", ossia il gruppo redazionale che conduceva la rivista, oppure "i sette nemici").

Lo avevamo già proposto, oggi lo rifacciamo qualche ragione in più rispetto alla prima volta. Magari ne potrebbe nascere qualcosa.

Le ragioni per cui Manalive approdò in Italia (dopo un'osservazione iniziata diversi anni prima da parte di Cecchi) sono ben espresse dallo scritto non firmato che segue: esso non era mai stato tradotto in francese (la Francia era uno dei riferimenti culturali per questi uomini, e lo fu in specie a riguardo di Chesterton e Belloc: come si vede in questo blog, prima di approdare in Italia, le opere dei nostri eroi facevano spesso attracco in porti francesi, e successivamente ivi venivano notati -- si veda per esempio l'Ortodossia, o il San Francesco d'Assisi, notati e recensiti da Giovanni Battista Montini e da Domenico Giuliotti a seguito della lettura della versione francese); viene considerata opera prima di Chesterton in italiano. Ma qui c'è un equivoco: i rondisti (o forse è meglio dire Cecchi, l'ambasciatore italico in Albione) non s'erano accorti dell'esistenza di Berlino Barbara e delle Lettere ad un vecchio garibaldino, usciti in traduzione italiana come scritti propagandistici filobritannici durante la Grande Guerra -- questo lo lascia pensare la qualificazione di "prima opera di Chesterton che compare in italiano"; in ogni caso è di certo la prima opera di Chesterton, intesa come libro e non saggio sciolto, voluta e tradotta in Italia e dall'Italia. Da ultimo, la si definisce opera frutto del lavoro di "scrittori veri, di gran temperamento" e non con intenti programmatici, tanta è la distanza dello stile, il tutto non senza spirito polemico.

La presentazione preannuncia la successiva pubblicazione dell'opera, che uscirà sulla rivista a puntate, in un unico volume per l'editore Vallecchi. La traduzione di Cecchi ebbe un certo successo, se si considera che furono molti gli editori che negli anni la utilizzarono.

Vale la pena di ricordare che il primo scritto di Chesterton uscito in Italia, se si eccettuano appunto gli scritti propagandistici, fu La risposta del bambino su La Ronda, preceduto dal famoso articolo di Cecchi Ospiti, in cui il critico fiorentino esprime compiutamente la ragione della presenza degli inglesi nella rivista.

Per mera cronaca faccio rilevare che la foto che allego all'articolo ritrae una pagina della nostra collezione dei numeri de La Ronda ospitanti scritti di Chesterton e Belloc, presente nella nostra sede.

Ritorno sull'argomento perché tutto ciò mi sembra estremamente significativo di una temperie culturale che oggi sembra svanita, sostituita da apparenti mode, più imposte dall'alto che altro, spesso con contenuti pessimistici e nichilistici nei confronti dell'esistenza elevati ingiustamente al rango di arte, poesia, letteratura, ed anche per dire della forza che certe riviste ebbero nel favorire l'ingresso dei nostri amici in Italia. Sarebbe bello riuscire a fare qualcosa di simile oggi, senza servilismi e con il desiderio di dare speranza a questo mondo odierno così stranito e mortifero. Chesterton e Belloc regalarono speranza ai loro contemporanei e ne donano ancora a noi oggi.

Marco Sermarini


[Ed eccoci a queste Avventure d'un uomo vivo, le quali non sono altro che Manalive di G. K. Chesterton, nella traduzione del nostro amico Cecchi. Manalive uscì nel 1912 (Edit. T. Nelson, London), ed è uno dei più brillanti racconti, o romanzi metafisico-polizieschi che voglian chiamarsi, di questo scrittore indiavolato. Non è stato tradotto in francese, e anche per questo l'abbiamo prescelto.

Non occorre dire ch'è la prima opera di Chesterton che compare in italiano. L'editore Vallecchi, dopo che sarà uscita a puntate nella Ronda, provvederà a darle veste di libro. 

Intorno a Chesterton non sentiamo bisogno di trattenerci. Se n'è detto altre volte. Consigliamo ai lettori che vogliono saperne di più, il libro di Julius West: G. K. Chesterton (Edit. Martin Secker, London, 1915); il bellissimo studio di André Chevrillon: Une apologie du christianisme (in Nouvelles Etudes Anglaises, Hachette, Paris, 1918); e il volume, recentissimo, di Joseph đe Tonquédec: G. K. Chesterton (Edit. Nouvelle Librairie Nationale, Paris, 1921), che ha il difetto d'insistere troppo sull'aspetto teoretico dell'opera di Chesterton, a scapito delle qualità d'arte.

Un'avvertenza. Abbiamo sentito insinuare, più d'una volta, che noi presentiamo sulla Ronda certe autori stranieri come scoperte e programmi. Può darsi che alcuni dei nostri scrittori, a molti dei nostri critici sieno davvero apparsi come scoperte, anzi rivelazioni. È difficile misurare, fino a che punto, in Italia, arrivi l'ignoranza dei letterati. Quanto all'intenzione programmatica, queste Avventure d'un uomo vivo, persuaderanno anche i più duri. Nulla è più lontano da certe nostre tendenze estetiche, del folle barocchismo fumista di Chesterton. E forse, proprio per questo, ci piace.


Noi abbiamo presentato certi scrittori, fra i quali Chesterton, perchè scrittori veri, di gran temperamento. Finora in Italia, di stranieri modernissimi, non si vedeva che Gide, Claudel, Barrès, etc. Non è questo il luogo di discuterli. Ma ci sono altri. E dopo più di dieci anni che scriviamo di questi altri, visto che all'ignoranza letteraria indigena essi possono riuscire ancora nuovi, noi seguitiamo lietamente a scoprirli. Senza con questo pretendere di sostituire, come è stato detto, con squisito servilismo, uno di cotesti indigeni all'altare di Gide o di Claudel, l'altarino di Chesterton o di chicchessia: nojaltri e i nostri lettori, sappiamo far benissimo, anche in quest'epoca genuflessa, senza bisogno d'altari! - N. d. R.]




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