giovedì 7 gennaio 2010

India - «Io, bramino e discepolo di Gandhi, ho abbracciato Cristo “luce che vince le tenebre”».



di Nirmala Carvalho (qui a fianco nella foto con Pandit Dharam Prakash Sharma)

Pandit Dharam Prakash Sharma è figlio di due eroi dell’indipendenza dell’India. All’età di 17 anni legge il Discorso della montagna, che gli fa incontrare Gesù. Dopo 20 anni di ricerca, una carriera nel cinema, negli affari e nella politica, la conversione e il battesimo. Solo Cristo “spezza la catena del peccato e trionfa sulla morte”.


New Delhi (AsiaNews) – Per la prima volta all’età di 17 anni, mentre leggeva il Discorso della montagna di Gesù, ha sentito una voce che gli diceva: “Sono Io, sono Colui che stai cercando sin dall’infanzia”. Queste parole lo hanno accompagnato per più di 20 anni, fino alla conversione al cristianesimo avvenuta nel 1976. La storia di Pandit Dharam Prakash Sharma, un bramino, figlio unico di due eroi dell’indipendenza dell’India, nato in carcere e cresciuto sotto l’ala protettrice del Mahatma Gandhi, è un cammino di fede che lo ha spinto a seguire le orme di Cristo, la “luce” che vince “l’oscurità”, colui che “ci libera dai peccati”.

“In una sera del 1954, quando ero ancora studente – racconta ad AsiaNews – mi sono imbattuto in un testo in lingua inglese che riportava il Discorso della montagna. L’ho letto tutto d’un fiato. Ha ispirato la vita e l’opera di Gandhi e di tutto il movimento per l’indipendenza indiano. È stato un momento memorabile: all’improvviso ho sentito una voce che mi diceva ‘Sono Io, sono Colui che stai cercando sin dall’infanzia’ e il mio cuore ha provato una improvvisa sensazione di pace…”.

Egli racconta di aver letto più volte il Discorso, con una preghiera sulle labbra e la sensazione di una presenza attorno a sé: “Dio, puoi rispondermi – si domandava – Ci sei?”.

Pandit Dharam Prakash Sharma (nella foto con la corrispondente di AsiaNews) è nato il 23 dicembre 1937 nel carcere di Fatehpur, nell’Uttar Pradesh, figlio unico di uno dei più importanti leader religiosi di Pushkar – nel Rajastan – una città santa per gli indù e meta di continui pellegrinaggi. Il padre Pandit Sohan Lal Sharma e la madre, Gyaneshwary Devi, sono due figure di primo piano del movimento di indipendenza e hanno più volte sofferto la prigionia.

All’età di cinque anni è stato accolto nell’ashram di Pavanar, vicino a Nagpur, ed è cresciuto sotto la guida amorevole e attenta del Mahatma Gandhi. Dharam ha intrapreso una brillante carriera cinematografica, poi è passato agli affari, fino alla nomina parlamentare: dal 1969 al 1973 ha ricoperto un seggio nel Rajya Sabha, il Senato indiano. Egli ha rassegnato le dimissioni il 1 gennaio 1977, dopo aver abbracciato il cristianesimo, nonostante le pressioni dell’allora premier Indira Gandhi. Durante gli anni di prigionia l’ex Primo Ministro si rivolse proprio a Dharam, chiedendogli di “pregare Dio” per la sua salvezza.

Il cammino che ha portato Pandit Dharam Prakash Sharma alla conversione, testimonia la ricerca profonda avviata sin dalla prima giovinezza e che solo in età adulta ha trovato pieno compimento. Dopo aver letto il Discorso della montagna di Gesù, egli si è rivolto al suo professore di inglese, che non seppe però soddisfare la sua sete di ricerca. Quindi l’incontro con un sacerdote di origini italiane, che prima di rispondere alle sue domande esigeva la conversione e il battesimo.

Dharam, però, non era ancora pronto ad abbracciare il cristianesimo, perché associava la religione agli invasori inglesi, fonte di sofferenze e dolori per la famiglia. “Odio l’idea di diventare cristiano” affermava deciso, mentre la ricerca di una risposta sull’incontro con Gesù si faceva sempre più forte.

La conversione al cristianesimo arriva molti anni più tardi, nel 1976, mentre si trova in missione diplomatica nel Gujarat. Dharam incontra il cristiano evangelico Bakht Singh – figura conosciuta in tutta l’Asia del Sud – e con lui trascorre otto giorni approfondendo lo studio della Bibbia e delle Sacre Scritture. Il 16 maggio riceve il sacramento del battesimo, portando a compimento il cammino di fede “verso il vero Dio e la sua grazia”.

Una conversione coltivata anche negli anni di matrimonio – Dharam ha sposato una cristiana – e che ha spinto i genitori, in età avanzata, a seguire l’esempio del figlio. Dieci giorni prima di morire il padre, Pandit Sohan Lal Sharma, gli confessa: “Figlio mio per dieci anni ho osservato la tua vita, i cambiamenti e la pace che hai raggiunto. Sei sulla strada giusta. Il tuo Dio è il mio Dio”.

A chi gli chiede come si raggiunge il Moksha, la piena realizzazione spirituale che nella religione indù porta alla liberazione dal ciclo vita/morte, egli risponde: “In un momento in cui tutto era buio, è apparsa una luce argentata nel cielo… e l’Altissimo si è fatto uomo nella persona di Gesù Cristo… per spezzare la catena del peccato e trionfare sulla morte”.

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