Il Notre Dame Stadium, come è oggi. |
Quella che vi apprestate a leggere è una bellissima storia e ci dà la cifra di quanto fosse affabile e piacevole Chesterton, e la sua grandezza d'animo.
Chesterton arrivò a Notre Dame per la prima volta con la moglie Frances lunedì 6 ottobre 1930 per volere del Presidente dell'Università Padre Charles O'Donnell, C.S.C. Più di 500 studenti e docenti assistettero alle sue lezioni di storia e letteratura vittoriana nella Washington Hall; divenne presto uno dei preferiti dagli studenti per le sue profonde intuizioni, per il suo essere alla mano e per il suo particolare stile di giovialità distratta.
Aneddoti sulla sua permanenza a Notre Dame
Dicono i presenti che non usasse appunti per le lezioni e che spesso la sua mente corresse così tanto avanti rispetto alla bocca che iniziava a ridere delle sue stesse battute diversi minuti prima di averle effettivamente pronunciate.
Ben presto si diffusero le storie delle sue imprese post-lezione, non ultima quella di non riuscire a uscire dall'auto per vedere la Grotta (quando gli fu consigliato di girarsi di lato, rispose presumibilmente: “Mio caro amico, non ho strade laterali”) e di entrare di nascosto nella Sorin Hall a mezzanotte con un gruppo di studenti e diversi fusti di birra (vietati dal proibizionismo) al seguito.
Dal sito dei Fighting Irish
Ma qui di seguito trovate un articolo tratto dal sito dei Fighting Irish, la squadra di football americano dell'Università che concorre al campionato universitario americano, in cui si racconta anche un fatto molto curioso: Chesterton assistette all'inaugurazione dello stadio del football americano dell'Università (molto famoso, contiene oltre 80.000 persone) e precisamente alla partita tra la squadra dell'università e quella della Navy Academy, l'Accademia Navale e dopo la partita compose anche una poesia al riguardo, definita "the most mystical approach to football ever taken" ed intitolata The Arena:
https://www.onefootdown.com/2013/7/23/4549512/our-ladys-golden-arena
Fu un'occasione memorabile, sia per gli studenti ed i tifosi, che per Chesterton. È bellissimo immaginarsi le scene di quest'uomo geniale immerso nelle cose normali dei giovani universitari, tra cui lo sport, e lo spirito e l'umore con cui si coinvolgeva.
Merita di essere tradotto un pezzetto dell'articolo per invogliarvi alla lettura, seppure in inglese:
“Hullo, ecco il vecchio professor Gilbert!”, gridò uno degli studenti quando quel magnifico fascio di panni con il pince-nez (gli occhialini stretti al naso, ndr) apparve sugli spalti. “Un applauso per il professore!”.
“È un uomo! Chi è un uomo? È un uomo di Notre Dame!” (tipico incitamento della squadra di football, solitamente riservato ai giocatori, ndr), scandivano gli studenti riuniti, e questo saluto esuberante fu presto ripreso dalle sezioni vicine. Preso alla sprovvista, Chesterton mormorò nervosamente a Johnny (lo studente che gli faceva da autista, ndr): “Spero che non siano arrabbiati per la comparsa del loro vecchio professore, vero?”.
“Arrabbiati!”, esclamò Johnny stupito. “Probabilmente stanno esultando perché vogliono che lei scriva una poesia sulla nostra vittoria!”. Questa osservazione stuzzicò talmente Gilbert che ebbe uno dei suoi soliti attacchi di risate acute e di stridore di denti, tanto che alcuni spettatori si preoccuparono e chiesero se stesse soffocando. Gilbert li scansò e si tamponò le lacrime dagli occhi; non si aspettava una tale allegria in quella che pensava sarebbe stata una gara seria.
C'è molto, molto altro, ma più di questo il diritto d'autore non mi consente.
Non so cosa pagherei per assistere a questa scena...
Marco Sermarini
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