mercoledì 8 novembre 2017

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"G. K. Chesterton. La sostanza della fede"

Mons. Cecchin e Paolo Gulisano

Doveva essere una serata più "in grande": per la presentazione del libro su "G.K.Chesterton/La sostanza della fede" di Paolo Gulisano e Daniele De Rosa (ediz. Ares) era prevista la presenza del comico Enrico Beruschi, per la lettura e l'interpretazione di alcuni passi salienti. L'attore-regista Beruschi non c'è stato, per un malanno improvviso; e anche uno dei due autori, don Daniele De Rosa – appena nominato parroco – non ha potuto prendere parte all'incontro lecchese. Ma c'era tutto il primo co-autore, Paolo Gulisano, noto medico lecchese e uomo di cultura umanistica varia, in particolare di letteratura inglese e americana; e c'era il moderatore mons. Franco Cecchin, che i lecchesi conoscono bene in quanto loro prevosto in S. Nicolò.

A patrocinare l'iniziativa il Centro Culturale S. Nicolò di Lecco; con il contributo della Provincia di Lecco che ospitava in Sala Ticozzi la serata d'approfondimento.

Gulisano, fin da subito, presentando al pubblico le ragioni dell'assenza del comico Beruschi, ha sottolineato il fine umorismo dello scrittore inglese, anglicano convertito al cattolicesimo, che tratta di fede cristiana cattolica come "gioia dell'esistere". Ma Cecchin incalza con le sue "dieci domande", nate dalla lettura attenta del libro: viene in risalto, immediatamente, la personalità poliedrica di questo intellettuale inglese, brillante nella forma quanto profondo nei contenuti, che sa spaziare dalla letteratura (è anche autore di romanzi gialli) alla storia, alla filosofia, alla teologia, alla economia, e non trascura l'attenzione alle cose minute della realtà, come deve fare il bravo giornalista. Ma Cecchin punta soprattutto sulla attualità del messaggio di Chesterton, sull'umanesimo della fede: viene prima l'uomo e poi la dottrina, il Cristianesimo non annulla l'uomo ma lo esalta.

Come è nato l'interesse di Gulisano e De Rosa per questo autore straniero? Dalla lettura, da giovani, delle vicende romanzate di Padre Brown; in quei racconti, dietro la fervida vena fantastica, e mediante una forma accattivante (l'uso del paradosso), viene alla luce una concezione di vita che attrae i giovani non solo per la soluzione degli enigmi (propria della letteratura specifica) ma per la combinazione tra "Bello, Buono e Vero", che è tutto il segreto di quest'uomo di cultura impegnato nella sua attualità. Oltre ai racconti di Padre Brown, vengono citati romanzi come "Il Napoleone di Notting Hill", e "L'Osteria Volante", e "L'uomo che fu Giovedì".

Segue un profilo essenziale di questa ricca personalità culturale: non solo letteratura ma anche saggistica; dalle biografie di santi, come Francesco d'Assisi e Tommaso d'Aquino, si passa ai trattati veri e propri, come "Ortodossia", "La nuova Gerusalemme", "Eugenetica e altri malanni". Fin dall'inizio della sua attività culturale, nel giornalismo, Chesterton fu anticonformista: rispetto alla "Guerra dei Boeri" sottolinea come gli Inglesi fossero "interessati" alla conquista di quella zona d'Africa, e non al di sopra di ogni sospetto: egli non cerca di rimanere sulla cresta dell'onda, ma indaga e difende la verità.

Interessante, in materia filosofica e sociologica, la teoria del Distributismo, che Chesterton definisce man mano, con il suo amico Belloc e con padre O'Connor (religioso irlandese, il cui modo di fare reale ispirò il personaggio di Padre Brown): il Distributismo è una via alternativa al Capitalismo e al Comunismo, che sono agli antipodi tra loro; gli assolutismi economici e statuali annullano la libertà dell'uomo, e perciò è meglio pensare alla "distribuzione della proprietà privata" in piccole aziende agricole, come in piccole imprese artigianali, che salvaguardano la vita delle famiglie, e in particolare la cura dei deboli. Meglio le corporazioni e le cooperative che il comunismo di Stato, o il capitalismo sfrenato che accentra la ricchezza in mano di pochi a scapito dei molti.

E la conversione al Cattolicesimo? Anche nella conversione il suo percorso fu aiutato dagli amici (Belloc e O'Connor) e più ancora dalla moglie Frances: come nel Medio Evo S. Tommaso è preferibile a S. Agostino, in quanto non abbandona l'uomo nella sua "impotenza" di fronte alla "onnipotenza" di Dio, ma riscatta la dignità umana come voluta da Dio stesso; così in epoca di Riforma e Controriforma non va certo difesa una Chiesa corrotta, - che Lutero (agostiniano) giustamente combatteva – ma una Chiesa vicina all'uomo. E in epoca più avanzata la Ragione assolutizza l'uomo, come se potesse fare a meno di Dio – e da ciò deriva tanto il Capitalismo quanto la sua negazione nel Comunismo – ma questi assolutismi di umanesimo sono esagerazioni e vanno ricondotti alla verità evangelica, che colloca l'uomo a mezza strada tra Dio-Assoluto e la materia.

Dio c'è, e non vive isolato dal mondo che Egli ha creato, e non relega le creature umane a "nullità" rispetto alla sua "verità"; e non è contrario all'uomo ma vuole l'esaltazione di esso sopra a tutte le altre creature. L'essenza del Cristianesimo è nell'essere una religione di gioia: perfino il rospo (la più brutta delle creature) seppe ringraziare il Creatore per la sua sola capacità di "saltare", perché c'è sempre un aspetto positivo nelle cose – e in particolare nell'uomo - per cui occorre esprimere "contentezza" e "gratitudine" e "gioia di esistere".

Anche la modernità della scienza attuale è come precorsa da Chesterton: in "Eugenetica" egli combatte ogni invenzione moderna che distrugga la famiglia tradizionale. Già alla fine della 1° Guerra Mondiale taluni scienziati si ponevano l'obiettivo di "migliorare la specie umana", e pensavano alla soppressione dei deboli, dei malati e dei disabili. Di fronte a queste prime avvisaglie di razzismo e di "hitlerismo" Chesterton gridò all'orrore: l'eugenetica, come le altre forme di assolutismo della Ragione, "schiaccia la dignità umana".

Il tutto con uno stile "umoristico" che usa il "paradosso", cioè la contrapposizione voluta tra termini estremi, per rendere brillantemente un'idea. Si tratta di un umorismo che non deride né demolisce l'avversario né la dottrina avversa, ma fa venire alla luce la verità scherzandoci sopra, e giocando con le assurdità degli estremismi contrapposti. Anche il Crocefisso è un paradosso: "il vinto" (agli occhi della storia del uomini) è in realtà il vero ed eterno "vincitore".

E' come se Chesterton, per la sua epoca, fosse una specie di "padre della Chiesa", un padre "laico". Egli colloca l'ortodossia non come un arzigogolare filosofico e teologico ma come una verità che si pone all'attenzione nella semplicità del "retto pensare". Ecco, così, che viene opportuno un richiamo di mons. Cecchin al nuovo Arcivescovo di Milano: non paludamenti e dottrine rigide, ma umiltà che si pone di fronte ai fratelli in spirito di dialogo, alla ricerca del vero. Così – alla fine – Gulisano pone rapporto tra Padre Brown e il don Camillo di Guareschi: ridendo si impara a vivere.

E la Chiesa, soprattutto quella Cattolica, è gioia, buon umore, partecipazione dell'uomo alla grandezza di Dio, anche nel chiedere perdono e nel riconoscere il suo errore. Nel Cristianesimo si cresce e si scopre sempre più la "grandezza del candore infantile"; ecco un paradosso di conclusione. Se questa è la teologia, ben vengano le serate teologiche, che non stancano ma semplicemente incoraggiano alla vita.

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