Forse pochi sanno dell'interesse e dell'ammirazione che Marshall McLuhan (1911 - 1980) aveva nei confronti di Chesterton.
Herbert Marshall McLuhan era l'autore di studi che molti amano sintetizzare nella famosa frase "il mezzo è il messaggio", riguardanti la comunicazione e l'uso dei mezzi di comunicazione di massa. Pochi sanno che egli era molto religioso e cattolico. Qualcuno saprà che a farlo conoscere in Italia è stato principalmente Giampiero Gamaleri.
Marshall McLuhan, canadese di Edmonton, scrisse il primo saggio su Chesterton nel 1936 (l'anno della morte di Gilbert), quando lo studioso era in procinto di esere accolto nella Chiesa Cattolica. Esso fu pubblicato sulla Dalhousie Review, una rivista di critica ancora esistente, e il suo titolo era G. K. Chesterton: un mistico concreto (Gennaio 1936). Il 30 Marzo del 1937 McLuhan veniva battezzato e diventava cattolico. Questo è l'unico saggio su Chesterton a firma di McLuhan tradotto e pubblicato in Italia, oggi disponibile all'interno del volume La Luce e il Mezzo - Riflessioni sulla religione, pubblicato da Armando Editore (€ 16.00).
Pochissimi sapranno che questo non è l'unico saggio su Chesterton: sappiamo che ne ha scritti almeno altri due che sono stati ospitati dalla prestigiosa Chesterton Review, la rivista del Chesterton Institute for Faith and Culture, l'Istituto di padre Ian Boyd. Esattamente essi sono tratti il primo dal numero Spring / Summer 1975 e si intitola The Origins of Chesterton’s Medievalism, il secondo dal numero Spring / Summer 1976 e si intitola Formal Causality in Chesterton.
Quello che McLuhan dice di Chesterton è molto interessante, e lo è anche perché riesce a farci capire molto del Nostro, oltre che di tante altre cose. Ci torneremo sopra appena possibile.
Il saggio tradotto in italiano termina con queste parole:
"Se Chesterton fosse stato un mero intellettuale con una normale quantità di energie, certamente sarebbe stato preso sul serio da quei tremila europei acculturati; Lo stesso si potrebbe dire di Dickens. Ma in un'epoca di basso ottimismo, di credi che si sgretolano e di fedi vacillanti, egli ha camminato con sicurezza e selvaggiamente, elogiando la vita e benedicendo i decadenti. E' diventato una leggenda quando ancora erta in vita. Nessuno potrebbe desiderarlo diverso da come è".
Herbert Marshall McLuhan era l'autore di studi che molti amano sintetizzare nella famosa frase "il mezzo è il messaggio", riguardanti la comunicazione e l'uso dei mezzi di comunicazione di massa. Pochi sanno che egli era molto religioso e cattolico. Qualcuno saprà che a farlo conoscere in Italia è stato principalmente Giampiero Gamaleri.
Marshall McLuhan, canadese di Edmonton, scrisse il primo saggio su Chesterton nel 1936 (l'anno della morte di Gilbert), quando lo studioso era in procinto di esere accolto nella Chiesa Cattolica. Esso fu pubblicato sulla Dalhousie Review, una rivista di critica ancora esistente, e il suo titolo era G. K. Chesterton: un mistico concreto (Gennaio 1936). Il 30 Marzo del 1937 McLuhan veniva battezzato e diventava cattolico. Questo è l'unico saggio su Chesterton a firma di McLuhan tradotto e pubblicato in Italia, oggi disponibile all'interno del volume La Luce e il Mezzo - Riflessioni sulla religione, pubblicato da Armando Editore (€ 16.00).
Pochissimi sapranno che questo non è l'unico saggio su Chesterton: sappiamo che ne ha scritti almeno altri due che sono stati ospitati dalla prestigiosa Chesterton Review, la rivista del Chesterton Institute for Faith and Culture, l'Istituto di padre Ian Boyd. Esattamente essi sono tratti il primo dal numero Spring / Summer 1975 e si intitola The Origins of Chesterton’s Medievalism, il secondo dal numero Spring / Summer 1976 e si intitola Formal Causality in Chesterton.
Quello che McLuhan dice di Chesterton è molto interessante, e lo è anche perché riesce a farci capire molto del Nostro, oltre che di tante altre cose. Ci torneremo sopra appena possibile.
Il saggio tradotto in italiano termina con queste parole:
"Se Chesterton fosse stato un mero intellettuale con una normale quantità di energie, certamente sarebbe stato preso sul serio da quei tremila europei acculturati; Lo stesso si potrebbe dire di Dickens. Ma in un'epoca di basso ottimismo, di credi che si sgretolano e di fedi vacillanti, egli ha camminato con sicurezza e selvaggiamente, elogiando la vita e benedicendo i decadenti. E' diventato una leggenda quando ancora erta in vita. Nessuno potrebbe desiderarlo diverso da come è".
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