Leggete questo passo di Hanna Arendt su Chesterton, Péguy e Bernanos (stimolati da un nostro socio lo abbiamo ritrovato...).
L'incipit che abbiamo omesso solo per brevità riguarda la possibilità di una rinascita cristiana in Francia e i cosiddetti "cattolici senza fede".
A parte il giudizio non lusinghiero su Belloc (sul quale non è l'unica che indugia, e sul quale andrebbe fatta maggiore luce), dice molte cose interessanti.
Chi vuole, può interagire.
"Ma proprio al fianco di questi fascisti dilettanti spuntò un movimento di rinascita cattolico ben diverso, i cui principali rappresentanti furono Péguy e Bernanos in Francia e Chesterton in Inghilterra. Anch'essi cercarono di sfuggire al mondo moderno e, pertanto, di quando in quando incapparono in alcune infelici alleanze con i «cattolici senza fede», alleanze in cui erano ovviamente destinati a fare la parte dei gonzi. Ne sono prova le relazioni di Jacques Maritain con l'Action Française, o la strana amicizia tra G.K. Chesterton e Hilaire Belloc. Infatti, ciò che questi uomini odiavano nel mondo moderno non era la democrazia, ma la sua mancanza. Essi sapevano che cosa si nascondeva dietro le parvenze di democrazie, che sarebbe meglio definire plutocrazie, e dietro gli ornamenti di una repubblica che era piuttosto una macchina politica. Ciò a cui aspiravano era la libertà per il popolo e la ragione per le menti. In loro vi era un odio profondo per la società borghese, che sapevano essere essenzialmente antidemocratica e fondamentalmente corrotta. Ciò contro cui si battevano senza requie era l'insidiosa invasione della morale e dei valori borghesi in tutti gli stili di vita e in tutte le classi sociali. In effetti combattevano contro qualcosa di molto sinistro di cui raramente i socialisti - il cui partito politico, secondo Péguy, «era composto unicamente da intellettuali borghesi» - si rendevano pienamente conto, mi riferisco all'influenza onnipervasiva della mentalità borghese nel mondo moderno.
E' un fenomeno degno di nota, e qualcosa che dovrebbe far riflettere i nostri progressisti, che in termini di mera polemica tali cattolici convertiti o neocattolici si sono rivelati i veri vincitori. Non vi sono polemiche più devastanti, divertenti o meglio scritte contro quell'insieme di superstizioni moderne che vanno dalla scienza cristiana alla ginnastica come mezzo di salvezza, dal proibizionismo a Krishnamurti, di quelle contenute nei saggi di Chesterton. Fu Péguy a scoprire e definire la differenza essenziale tra la povertà - che è sempre stata una virtù per i repubblicani romani così come per i cristiani medioevali - e la miseria, che è la piaga moderna riservata a coloro che rifiutano la corsa all'arricchimento e l'umiliazione del successo. E, infine, fu Bernanos a scrivere la denuncia più appassionata del fascismo - Les grands cimetières sous la lune - un cavaliere senza macchia e senza paura, sgravato da ogni ammirazione per la "grandezza storica" e non toccato da alcun desiderio segreto per la necessità del male".
L'incipit che abbiamo omesso solo per brevità riguarda la possibilità di una rinascita cristiana in Francia e i cosiddetti "cattolici senza fede".
A parte il giudizio non lusinghiero su Belloc (sul quale non è l'unica che indugia, e sul quale andrebbe fatta maggiore luce), dice molte cose interessanti.
Chi vuole, può interagire.
"Ma proprio al fianco di questi fascisti dilettanti spuntò un movimento di rinascita cattolico ben diverso, i cui principali rappresentanti furono Péguy e Bernanos in Francia e Chesterton in Inghilterra. Anch'essi cercarono di sfuggire al mondo moderno e, pertanto, di quando in quando incapparono in alcune infelici alleanze con i «cattolici senza fede», alleanze in cui erano ovviamente destinati a fare la parte dei gonzi. Ne sono prova le relazioni di Jacques Maritain con l'Action Française, o la strana amicizia tra G.K. Chesterton e Hilaire Belloc. Infatti, ciò che questi uomini odiavano nel mondo moderno non era la democrazia, ma la sua mancanza. Essi sapevano che cosa si nascondeva dietro le parvenze di democrazie, che sarebbe meglio definire plutocrazie, e dietro gli ornamenti di una repubblica che era piuttosto una macchina politica. Ciò a cui aspiravano era la libertà per il popolo e la ragione per le menti. In loro vi era un odio profondo per la società borghese, che sapevano essere essenzialmente antidemocratica e fondamentalmente corrotta. Ciò contro cui si battevano senza requie era l'insidiosa invasione della morale e dei valori borghesi in tutti gli stili di vita e in tutte le classi sociali. In effetti combattevano contro qualcosa di molto sinistro di cui raramente i socialisti - il cui partito politico, secondo Péguy, «era composto unicamente da intellettuali borghesi» - si rendevano pienamente conto, mi riferisco all'influenza onnipervasiva della mentalità borghese nel mondo moderno.
E' un fenomeno degno di nota, e qualcosa che dovrebbe far riflettere i nostri progressisti, che in termini di mera polemica tali cattolici convertiti o neocattolici si sono rivelati i veri vincitori. Non vi sono polemiche più devastanti, divertenti o meglio scritte contro quell'insieme di superstizioni moderne che vanno dalla scienza cristiana alla ginnastica come mezzo di salvezza, dal proibizionismo a Krishnamurti, di quelle contenute nei saggi di Chesterton. Fu Péguy a scoprire e definire la differenza essenziale tra la povertà - che è sempre stata una virtù per i repubblicani romani così come per i cristiani medioevali - e la miseria, che è la piaga moderna riservata a coloro che rifiutano la corsa all'arricchimento e l'umiliazione del successo. E, infine, fu Bernanos a scrivere la denuncia più appassionata del fascismo - Les grands cimetières sous la lune - un cavaliere senza macchia e senza paura, sgravato da ogni ammirazione per la "grandezza storica" e non toccato da alcun desiderio segreto per la necessità del male".
Hanna Arendt, in Archivio Arendt, 1. 1930-1948, a cura di Simona Forti, Feltrinelli, Milano. Originariamente pubblicato in The Nation, 161/12, 22 settembre 1945
3 commenti:
Curioso, anch'io a volte ho l'impressione che Belloc sia un "cattolico senza fede". Veramente non so se intendiamo la medesima cosa, io e H.A., con questa espressione, ma non mi pare che possa avere più di un significato.
Quanto a Peguy, sono felice di non essere la sola a vedere quella differenza! Forse è un privilegio dell'esser poveri. Non ho mai letto niente di suo, tranne qualcosa dei Misteri. Dovrò rimediare.
Secondo me è un pregiudizio della Arendt perché a lei non piaceva la sfacciataggine di Belloc, che invece era davvero un uomo di grande fede. Sono diversi quelli che lo dipingono (sbagliando) come l'anima nera di Chesterton, il più delle volte perché non hanno letto Chesterton a fondo (in quel caso vedrebbero che Chesterton è ancora meno politicamente corretto di Belloc); spessissimo perché (e sono in molti a pensarlo) Chesterton viene dipinto come uno a cui andava bene tutto e il contrario di tutto perché era uno buono. Era buono ma questo non significa che confondesse la Verità con l'eresia, ed oggi spiace.
Ciò non toglie che l'intuizione sulla rinascita cattolica sia vera. Belloc comunque era davvero un grande, ed ha sofferto veramente tanto nella vita (ha perso la moglie molto presto, e quanto la amava! perse anche un figlio in guerra, ne abbiamo parlato nel blog) senza perdere mai la fede. Un Belloc che inizia i comizi per la General Election con la corona del Rosario in mano e che dice che lo recita tutti i giorni in ginocchio di fronte ad una canea rossa urlante (come disse la buon'anima di un mio caro amico) per poi ottenere un applauso a scena aperta non ha nessun prezzo ed ha solo la statura del simpatico gigante. Meriterebbe di essere letta la sua biografia (The Old Thunder) scritta da Joseph Pearce, molto bella. Old Thunder era il nomignolo appioppatogli dalla mamma, convertita al cattolicesimo non senza travagli e grandi ostracismi...
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