martedì 4 giugno 2019

Una lettera di Belloc a Chesterton.

Reform Club, Manchester,
11 Dic. 1907.

Mio caro Gilbert,

sono un uomo che ha paura dell'impulso sulle barche, sui cavalli e in tutte le azioni, anche se vi sono portato. Non ho mai scritto una lettera come quella che sto scrivendo ora, anche se ho desiderato scriverne sei o sette da quando sono diventato un uomo adulto. Nella questione che abbiamo discusso a Oxford ho una parola da dire che è più facile da esprimere sulla carta che con un discorso, o piuttosto, più utile. Tutto il processo intellettuale è dubbio, tutto inconcludente, tranne la pura deduzione, che è un gioco se le prime certezze sono ipotetiche e di immenso valore se la prima certezza è fissa, ma rimane totalmente dipendente da questo.

Ora, se differissimo in tutti i punti principali non scriverei così, ma ce ne sono uno o due su cui siamo d'accordo. Uno è "Vere passus, immolatus in cruce pro homine". Un altro è in uno sguardo verso la nostra Cara Signora, la Beata Madre di Dio.

Ti raccomando questo, che tu Le suggerisca una comprensione di te stesso, di quella che è davvero la casa permanente dell'anima. Se è qui la vedrete, se è lì la vedrete. Lei non ci delude mai. Lei non mi ha mai abbandonato in nessuna richiesta.

Non ho mai scritto così - come dico io - e ti prego di non vederci altro che quello che dico. Non c'è nessuna connessione che la ragione possa cogliere, ma è così. Se dici "voglio questo" come nel tuo caso di conoscere in un modo o nell'altro, Lei te lo darà: come Lei darà la salute o il denaro necessario o il successo in un amore puro. Lei è la nostra Madre.

Non ho usato il giudizio in questa lettera. Sono propenso a distruggerla, ma la manderò. Non rispondere.

Tuo sempre
H. Belloc

Il punto è che: se è giusto, Lei lo sa. Se non è giusto, Lo sa.

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