Con il permesso dell'autore traduciamo e pubblichiamo questo interessante articolo del nostro amico Dale Ahlquist, presidente della American Chesterton Society e della Chesterton Academy di Edina (Minnesota, USA).
E' interessante perché mette il dito su una questione fondamentale ed attuale: il nostro rapporto con il mondo.
L'articolo è uscito nella sezione della American Chesterton Society del sito Campaign-Archive:
Ringraziamo Dale per la cortesia (e la giovane Hanna Wolney per la traduzione) e attendiamo il suo arrivo qui in Italia per una monumentale ed indimenticabile edizione del Chesterton Day.
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GKC dice: "In un mondo dove tutto è ridicolo, nulla può essere ridicolizzato. Non si può smascherare una maschera". Ci sono alcune persone che affermano di non capire che cosa significano queste righe. Quindi vi spiegherò.
La nostra arte e i nostri spettacoli deridono la morale tradizionale, al punto che ciò che è normale è ritratto come sbagliato e ciò che è aberrante è ritratto come perfettamente normale e giusto. Il nostro giornalismo distorce la verità ed esclude i fatti pertinenti e degrada le credenze religiose semplicemente aggiungendo qualche aggettivo dubitativo. Le nostre scuole insegnano filosofie transitorie e ignorano la saggezza dei secoli. Nel tentativo di affrontare tutto questo con una certa penetrante intelligenza per rivelare la follia di questo mondo, i credenti sono stati derubati di una delle grandi armi della retorica: il ridicolo. Non si può far sembrare queste cose ridicole quando esse sono già ridicole. Non si può fare la parodia di qualcosa che è già di per sé una parodia. Non si può far sembrare pazzo un pazzo; un simile sforzo su di lui è vano.
Il mondo moderno è diventato irreale. È diventato irreale perché rifiuta la realtà ultima. Rifiuta Dio. Offre invece distrazioni e diversivi, tutti diretti verso un vicolo cieco. Riempie l'etere di persone che si atteggiano, il cui commento non è altro che scherno, senza nulla di sostanziale da offrire. Quando solleviamo le loro maschere, non c'è nulla dietro di loro. Non si può smascherare una maschera.
Allora perché dico questo?
Ha a che fare con le ultime elezioni. Ho osservato quanto alcuni cristiani, sia cattolici che protestanti, fossero enormemente frustrati quando hanno tentato di discutere le questioni per loro più importanti ed hanno semplicemente incontrato sguardi fissi nel vuoto. Sembrava uno sforzo inutile segnalare le idee vuote e fallaci che guidano alcune macchine politiche. Lì non c'è nient'altro che immagine. E non si può smascherare una maschera.
Nel frattempo, l'infinita crescita del governo diventa una crescente preoccupazione per le persone di fede. Chesterton sottolineava profeticamente che le leggi sono state fatte non solo per sfidare le credenze cristiane, ma per sfidare il buon senso: "La recente legislazione ha maltratto gli istinti delle persone innocenti e semplici e ancora molto sensibili". Una volta che la religione è stata esclusa per legge dalla nostra società, le leggi che ne risulteranno non solo non terranno in considerazione i principi religiosi, ma sostituiranno i principi religiosi. Come dice Chesterton, togli il Dio e il governo diventa dio.
Poiché il ruolo della religione diventa ridotto nella pubblica piazza, diventa un compito difficile, se non disperato, condannare i peccati come peccati. Non possiamo dibattere i temi morali quando non condividiamo una base morale comune con il resto della società. E questo è il punto che troppi cristiani non comprendono: non viviamo in una società cristiana.
Ci sono due modi di affrontare questa situazione.
Un modo è quello di non fare nulla per la società, ma semplicemente concentrarsi sulla nostra fede. È possibile vivere da cristiani in un società non cristiana. È possibile vivere da cattolici in una società non cattolica. Ma significa che probabilmente si soffrirà per la propria fede. Potrebbe significare alla fine persecuzione aperta. In una società non cristiana, qualsiasi espressione della fede cristiana sarà sottoposta a restrizioni. Potrebbe portare all'odio istituzionalizzato verso il cristianesimo. I cristiani non saranno visti come una semplice seccatura, che tormenta la coscienza pubblica, ma come nemici dello Stato. Può diventare contrario alla legge essere un cristiano. La Chiesa sarebbe costretta a trasferirsi nelle catacombe. I credenti potrebbero braccati, imprigionati, giustiziati. È già successo. Sta accadendo proprio ora in altri paesi. La persecuzione a volte rafforza la Chiesa, come accadde nella sua storia antica, bagnata del sangue dei martiri. A volte indebolisce e quasi cancella la Chiesa, come accadde in Giappone nel XVII secolo, dove quasi ogni traccia di cristianesimo scomparve.
Il secondo mondo di affrontare la situazione è quello di fare qualcosa per cambiare la società. Ma questo non si fare sedendosi tutti insieme a lamentarsi. E probabilmente non si può fare solo votando - che significa attendere qualcun altro che risolva i nostri problemi. Significa coinvolgersi attivamente per porre fine alla morsa del secolarismo nel nostro governo, nelle nostre scuole e nelle nostre arti e nello spettacolo. Significa farci eleggere nei consigli della città e nei consigli di istituto delle scuole. Significa iniziare nuove scuole noi stessi. Significa fare nuovi film, scrivere nuovi libri e mettere la verità davanti alle loro facce in tutti modi possibili.
Entrambe la strategie comportano sacrificio, perché significano essere disposti a darci totalmente a Dio. In un società non cristiana, anti-cattolica, potremmo davvero soffrire enormi persecuzioni, ma le nostre vite interiori fiorirebbero riccamente. Oppure potremmo combattere la buona battaglia di cercare di trasformare la società e il mondo. Dobbiamo essere sacrifici viventi, come San Paolo ci esorta ad essere. È sorpendentemente più difficile essere un sacrificio vivente che un sacrificio morto. Significa morire tutti i giorni.
Ma in ogni caso, non possiamo andare avanti con quello che Chesterton chiama nostra "tregua unilaterale" con il mondo moderno.Non è altro che uno svantaggio per i cristiani. Ci asteniamo da attaccare il mondo moderno, ma permettiamo che esso continui ad attaccarci. La cosa migliore da fare, dice Chesterton, è ammettere che non viviamo in una società cristiana, e poi "lanciare una crociata per convertire o conquistare il mondo moderno".
(traduzione di Hannah Wolney - ha collaborato Marco Sermarini)
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