Il bilancio è di un morto e 100 feriti. Da cinque anni l’ateneo di Mosul è nel mirino degli estremisti islamici che vogliono convertire studenti e uccidere le ragazze che non indossano il velo.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – Un attacco mirato alla minoranza cristiana. Così la polizia irachena spiega il duplice attentato avvenuto ieri nel nord del Paese, dove ormai si concentra la comunità decimata da anni di persecuzione religiosa. Gli attentatori si sono servito di un'autobomba e un ordigno artigianale, fatti esplodere al passaggio di autobus che trasportavano studenti residenti nella città di Hamdaniya, 40 chilometri a est di Mosul. Il bilancio è di 100 feriti e un morto; si trattava di un cristiano, proprietario di un negozio situato proprio vicino al luogo delle esplosioni.
Gli studenti, tutti cristiani, “si stavano recando in autobus all’università di Mosul, nonostante le costanti minacce sotto cui vivono”, ha detto Nissan Karoumi, sindaco di Hamdaniya. L’ateneo è già da cinque anni nel mirino di gruppi estremisti islamici che lottano per la conversione dei giovani studenti. Spesso in università circolano volantini che promettono di “uccidere tutte le irachene che non indossano il velo” e minacciano di morte chiunque indossi vestiti “all’occidentale”.
Mosul stessa è ormai da tempo la zona più pericolosa d’Iraq per la minoranza cristiana. La diaspora aumenta e in molti ormai sostengono che in breve tempo la città potrebbe diventare completamente musulmana, se le autorità non prenderanno serie misure per arginare le violenze e punire i responsabili delle aggressioni che per lo più rimangono sconosciuti.
La tensione politica e interconfessionale è in crescita dalle elezioni parlamentari del 7 marzo scorso, che ancora non hanno indicato un reale vincitore. Il Paese è lasciato in un vuoto di potere, mentre le varie fazioni lottano per un posto nel nuovo governo, sotto le pressioni di potenze esterne rivale come Iran e Arabia Saudita.
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