lunedì 26 novembre 2007

L'ultimo libro di Paolo Gulisano


Dal sito dell'Avvenire la recensione di Colombano - Un santo per l’Europa - Ancora, pagine 160 - € 15,00, l'ultima fatica del nostro amico Paolo Gulisano, vicepresidente della Società.

Il libro merita, e reca la prefazione del neocardinale Sean Baptist Brady, arcivescovo di Armagh e Primate di Tutta l'Irlanda.

E' la storia di questo grande eroico santo, in tutto specchio della grandezza del suo popolo. Giustamente alcuni chiedono di renderlo uno dei copatroni d'Europa.

Leggete.

Colombano, monaco irlandese che diede la birra agli italiani

DI MICHELE DOLZ
P
er noi che abbiamo una vi­sione italocentrica della sto­ria della Chiesa, una figura come quella di Colombano è tal­mente atipica che diventa più co­modo ignorarla. Eppure lo abbia­mo sepolto in casa nostra, a Bob­bio, accanto a due altri irlandesi dal nome difficile. Perché dalla lon­tana Irlanda arrivò in Lombardia nel VI-VII secolo il monaco Colom­bano, portando una nuova ondata di evangelizzazione in queste terre che, se potevano vantare grandi nomi della patristica (da Ambrogio a Eusebio), erano state in seguito occupate e riorganizzate dai popoli migratori. Arriva ora una sua nuo­va biografia ad opera di Paolo Guli­sano, che sull’Irlanda e sulla tradi­zione cristiana anglossassone ha sfornato interessanti volumi. Il pel­legrinaggio a Roma di Colombano e compagni diventò, un po’ per vo­lontà un po’ per «caso», un’evange­lizzazione europea: dalla Francia, alla Baviera, alla Svizzera, fino al­l’abbazia di Bobbio sull’Appennino piacentino. L’autore lo chiama per questo il «primo uomo europeo».
Ma al tempo stesso la vita di Co­lombano ci presenta quel singolare monachesimo irlandese votato in­trinsecamente alla missione. Co­lombano di Luxeuil o Colombano di Bobbio (543?-615) è venerato co­me santo dalla Chiesa, che ne cele­bra la memoria domani, e può es­sere a buon diritto definito uno dei fondatori del monachesimo occi­dentale. La sua educazione, legata al latino e allo studio dei testi, lo re­se eccellente scrittore, in grado di usare un latino correttissimo come non accadeva in nessun altro luo­go d’Europa. Divenne monaco presso il monastero di Bangor (Ir­landa), sotto la guida del severissi­mo abate Comgall. Ma l’originalità del monachesimo celtico si mani­festa anche attraverso altre caratte­ristiche: era consueto in questo pe­riodo portare avanti la cosiddetta

peregrinatio pro Domino
per mare, ovvero la partenza in nave e l’arri­vo in una terra isolata dove sarebbe sorto un nuovo monastero. Fu così che Colombano partì da Bangor verso il 575 e approdò sulle coste della Francia. Grazie alle conces­sioni del re merovingio Gontrano, Colombano fondò tre monasteri: Luxeuil, Fontaines e Annegray. In seguito a diversi conflitti con l’epi­scopato francese (Colombano era deciso a far valere le tradizioni pa­trie sulle terre francesi, consideran­do i suoi monasteri come fazzoletti d’Irlanda) nel 610 fu costretto a fuggire. Si diresse così verso sud fondando altri monasteri, tutti le­gati alla Regola da lui stesso elabo­rata (Benedetto XVI ha ricordato che la Baviera fu evangelizzata da monaci irlandesi dell’ordine di Co­lombano). Dalla Svizzera si recò a Roma per cercare l’approvazione di papa Bonifacio IV; risalì poi a Milano e, sotto la protezione del re longobardo Agilulfo, ariano ma tol­lerante, costruì una nuova abbazia a Bobbio, dove morì nel 615.

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