martedì 9 gennaio 2007

Alla ricerca non serve sacrificare embrioni

Ecco l'interessante articolo sulla storia delle staminali.
Allora è proprio vero che quelli del referendum dell'anno scorso erano dei "sòla" clamorosi... Inventavano, creavano, e qualcuno beveva... Però col flop dei referendum ci sono rimasti malissimo... ancora si devono riprendere. E noi ancora godiamo.
Loro suonano i loro tromboni dalle repubbliche e dai corrieri, noi saliamo sulle nostre scatole di sapone e gridiamo: "Il re è nudo e voi siete dei sòla!".

LE FRONTIERE DELLA BIOETICA
La bioeticista Di Pietro: bene purché non si tratti di amniocentesi effettuate solo per questo scopo. Il biologo Pessina: buoni dati preliminari, ma troppo clamore mediatico

Alla ricerca non serve sacrificare embrioni

Dallapiccola: atteso un salto significativo nei prossimi 5 anni Vescovi: sono state trovate cellule con un potenziale equiparabile a quello delle embrionali E una metodologia per moltiplicarle per uso terapeutico

Da Milano Enrico Negrotti

Apprezzamento per la ricerca di strade alternative all'utilizzo degli embrioni per ricavare cellule staminali pluripotenti accompagnata da fiduciosa cautela sull'iter di verifiche e conferme che anche questa scoperta dovrà ottenere prima di produrre risultati utili per i pazienti. Anche se non vanno trascurate le precauzioni etiche che non possono mancare e senza dimenticare qualche interrogativo sul clamore mediatico che lo studio pubblicato su Nature Biotechnology ha ottenuto mentre analoghe e precedenti ricerche non avevano «sfondato» sui mass media alla stessa maniera. Sono le valutazioni degli scienziati sugli orizzonti che si aprono dopo gli esperimenti di Paolo De Coppi e Anthony Atala e collaboratori sull'isolamento dal liquido amniotico di cellule staminali con un potenziale differenziativo in diverse linee cellulari.
«Si sapeva da tempo che esistono cellule staminali nel liquido amniotico - osserva Bruno Dallapiccola, genetista direttore dell'Istituto Mendel e copresidente dell'Associazione "Scienza & Vita" -, la novità sta nell'aver dimostrato con sistematicità che con opportuni stimoli possono diventare grasso, osso, tessuto endoteliale, neurologico ed epatico. Si tratta di dati preliminari ma significativi in modelli di topo. Ora occorrerà vedere se sarà possibile trasferire sull'uomo quanto fatto sull'animale. E anche verificare chi può fare che cosa, con quali costi e risorse». «In ogni caso - aggiunge Dallapiccola - credo che nei prossimi cinque anni si possa fare un salto significativo. E posso vantarmi di essere stato tra quelli che da tempo sostenevano che la ricerca avrebbe trovato risultati significativi senza utilizzare embrioni prima che gli studi con staminali embrionali dessero esiti altrettanto positivi».
E sul valore etico della ricerca punta anche Maria Luisa Di Pietro, bioeticista dell'Università Cattolica di Roma e copresidente dell'Associazione «Scienze & Vita»: «Diversi sono gli aspetti po sitivi, a partire dall'aver trovato una fonte di cellule staminali con capacità molto elevata di differenziarsi senza distruggere embrioni umani. Inoltre sembra che basti isolare quantità minime di cellule da moltiplicare in vitro e le stesse cellule parrebbero non avere proprietà tumorigeniche (come accade con le embrionali)». I dubbi etici, sottolinea Maria Luisa Di Pietro, sono legati alle modalità del prelievo: «Se le cellule provengono da un'amniocentesi diagnostica è un conto; ben diverso, se venisse fatto un prelievo apposito per queste cellule. È interessante notare che l'articolo segnala di avere ottenuto cellule simili da biopsie dei villi coriali (tecnica molto invasiva e ad alto rischio di abortività) e da biopsie su placente al termine della gravidanza, che non porrebbero invece alcun problema etico».
Proprio allo studio delle cellule staminali presenti nelle membrane placentari al termine della gravidanza si dedica da anni a Brescia il gruppo coordinato da Ornella Parolini, direttore del Centro di ricerca «E. Menni» della Fondazione Poliambulanza: «Abbiamo dimostrato (e pubblicato sulla rivista Transplantation nel 2004) che cellule prelevate dai tessuti placentari hanno un potenziale staminale: studi su modelli animali sono ancora in corso, ma quelli già effettuati mostrano che tali cellule sono ben tollerate dal punto di vista immunitario e sono in grado di raggiungere cervello, midollo e polmone. Lo studio su Nature Biotechnology offre un importante contributo dimostrando in modo chiaro la differenziazione delle cellule a produrre tessuto osseo». C'è però una differenza: «Come gli stessi autori dello studio americano segnalano, i risultati ottenuti con le cellule isolate dal liquido amniotico sono simili a quelli ottenuti da biopsie di placente a termine, che è il nostro campo di ricerca: allora - puntualizza la dottoressa Parolini - sarebbe forse meglio dedicarsi a questa ricerca, che non pone a nessun rischio né la madre né il bambino (perché utilizza la placenta che viene buttata via dopo il parto), come invece in minima parte avviene con l'amniocentesi, che è un esame invasivo».
«Questo studio apre una porta nuova nella ricerca - sottolinea Angelo Vescovi, codirettore dell'Istituto Cellule staminali del San Raffaele di Milano -: non solo è stato dimostrato che le cellule prelevate dal liquido amniotico hanno in vivo un potenziale equiparabile a quello delle cellule staminali embrionali, ma è stata anche trovata una metodologia per estrarle e moltiplicarle per uso terapeutico».
Di «dati preliminari» parla invece Augusto Pessina, responsabile del Laboratorio di colture cellulari del Dipartimento di sanità pubblica, microbiologia, virologia dell'Università di Milano: «La strada per le terapie è molto lunga, non basta un test in vitro o su un animale. Gli esperimenti, importanti, di questi studiosi si inseriscono in un filone di ricerca che procede da anni, con alcuni gruppi che hanno prodotto, anche in Italia, ottimi risultati, senza ottenere lo stesso clamore mediatico. E gli stessi autori hanno pubblicato lavori simili negli ultimi due anni».

da L'Avvenire di oggi 9 Gennaio 2007.

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