Proseguiamo con le notizie dei nostri amici in missione in Sierra Leone.
Confesso che vedere la faccia di Chesterton sui sacchi di granturco mi ha commosso. Prendersi il lusso di sostenere una cosa così non ha prezzo.
Marco Sermarini
Il granturco distributista con la faccia del nostro Chesterton. Di certo Chesterton ha contribuito alla grande alla sua produzione. |
15/09/2023.
Questo viaggio sta entrando nel vivo già dalla colazione, John ci anticipa la giornata e ci racconta che andremo a Kono, il distretto dove lavora abitualmente il SLCC (Sierra Leone Chesterton Center, ndr) che si trova nella parte centro orientale del paese, ma la cosa interessante è la storia che ci porta lì, perché qualche settimana fa John, dopo due anni di tentativi è riuscito a conoscere un italiano che ha un grosso allevamento di polli, ma compra il mais dalla Guinea o dall'Europa e spende anche fino a 40.000 dollari l'anno per questo. John ha visto un'opportunita in quest'uomo, è partito ed è andato a conoscerlo. Questo perché nelle sue cooperative il nostro eroe ha condotto una lotta con le comunità per farle iniziare a coltivare mais: prima era solo riso perché loro mangiano solo riso, e ha spiegato a chi obiettava che il mais può essere coltivato per essere venduto al mercato per avere dei soldi che possono servire per una vita migliore e per mandare i figli a scuola. In breve tempo purtroppo il mercato è diventato saturo e il mais si è svalutato facendo scendere la produzione. John che immaginava già chi avrebbe incontrato con il suo viaggio, ha preparato uno studio sulle quantità di mais che le sue cooperative avrebbero potuto produrre in un'anno, all'incirca 80 tonnellate. Immaginate adesso un grosso imprenditore italiano con la sua attività in Sierra Leone che incontra un uomo del posto che gli vuole parlare di una collaborazione lavorativa. John si è accorto che l'italiano era un po' scettico e che da buon capitalista ha iniziato a fargli dei conti in tasca per poter risparmiare, dicendo a John che non sarebbe stato possibile tutto quel raccolto, ha forse percepito - sbagliando - che John potesse essere un imprenditore che vuole fare soldi con il mais, ma il nostro eroe ha spiegato con calma che il suo business non sono né i soldi né il mais ma aiutare le famiglie ad avere una vita comunitaria, ad avere un lavoro e ad avere il necessario per permettere ai figli di crescere e sostenersi sulle proprie gambe. La carta vincente però non era ancora stata scoperta...
Il resto qui sotto:
http://piergiorgiofrassati.blogspot.com/2023/09/viaggio-in-sierra-leone-diario-di-bordo_17.html
Un gigantesco albero di mango e il pick up di John Kanu nella regione di Makeni. |
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