domenica 25 dicembre 2011

Paolo Gulisano su GKC e il Natale sull'Avvenire Bologna di oggi. E ancora auguri

CHESTERTON: IL NATALE COME PARADOSSO E STUPORE

 

Nel Natale del 1894, Gilbert Keith Chesterton, allora ventenne che aveva appena superato una grave crisi esistenziale che lo aveva condotto sull'orlo del suicidio, scrisse sul suo diario queste righe:"L'uomo è una scintilla che vola verso l'alto. Dio è eterno. Chi siamo noi, a cui è data questa coppa della vita umana, per chiedere di più? Coltiviamo la pietà e camminiamo umilmente. Che cosa è mai l'uomo perché tu lo debba considerare tanto importante? L'uomo è una stella inestinguibile. Dio si è incarnato in lui. La sua vita è preordinata su scala colossale, della quale egli vede solo pochi scorci. Che osi tutto e tutto pretenda: è il Figlio dell'Uomo, che verrà in nuvole di gloria."

Queste parole, con cui il futuro inventore di Padre Brown accoglieva nella speranza ritrovata il mistero del Natale, riassumono la sua visione del Cristianesimo, poetica, militante, fiera senza arroganza, perché mai dimentica che non si dà verità senza carità. Egli, che visse come una sorta di cavaliere medievale finito in qualche modo nel ventesimo secolo, sapeva che il Cristiano combatte per la verità, ma lo fa guardando a Cristo, che era mite ed umile di cuore. Quel Gesù che aveva preparato a lungo la sua missione nel nascondimento, all'ombra dell'umiltà e della semplicità di sua madre, e che infine aveva affronta il dolore dell'orto degli ulivi, del Getsemani e della Croce prendendo su di se il male del mondo e facendolo inchiodare, insieme al suo corpo, sul legno del supplizio, offrendo in cambio la salvezza.

Per questo era stato necessario che il Figlio di Dio entrasse nel mondo. Chesterton meditando sulla Natività la vedeva come un momento di estrema tenerezza, ma anche come l'inizio di un'epica battaglia. Gli Angeli erano scesi sulla terra nella notte di Betlemme per annunciare, ma anche per proteggere quel bambino che iniziava la sua straordinaria avventura, l'avventura di un Dio vivo venuto a dare la vita agli uomini.

Questo perché, come afferma Chesterton, l'essenza del cristianesimo risiede nell'incarnazione, cioè nella sconcertante verità di un Dio-uomo, e quindi sia l'essere umano nella sua unità di mente e corpo, che il mondo naturale nella sua meravigliosa armonia non gli sono affatto estranei.

Un paradosso che genera stupore. . Il paradosso in Chesterton è un apparente mancanza di senso che in realtà rivela l'anti-buonsenso che avvelena la quotidianità.

Chesterton, attraverso Padre Brown e i suoi tanti altri fantastici personaggi, fece uso del paradosso e dello stupore per riportare i suoi lettori in primo luogo al buon senso. Aveva fatto uso dell'umorismo, perché la risata e l'allegria è un vantaggio che non si può e deve concedere ai nemici della Fede, i quali, più che al buon umore, puntano al sarcasmo, a deridere piuttosto

che a sorridere.  "

Dio si era incarnato, era divenuto bambino, per restituire all'uomo l'innocenza degli inizi. "Ciò che è meraviglioso nella fanciullezza – scrisse- è che in essa tutto è meraviglia. Non è semplicemente un mondo pieno di miracoli, ma un mondo miracoloso."

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