martedì 8 giugno 2010

Marco Testi su SIR - Ancora conversioni, e Chesterton c'entra sempre

LEGGERE È PENSARE
Conversioni d'oggi
In Europa ci sono nuovi cristiani

Marco Testi
La strada della conversione sembra sempre quella. Si va da una parte e poi ci si accorge che la via non era giusta. Chi ne ha avuto esperienza vorrebbe avvisare gli altri, ma poco da fare. Anche gli altri vogliono percorrere la loro strada. È così che talvolta, quando si parla delle nuove conversioni, quelle del secondo millennio, si ha la sensazione del già visto, se non fosse che ogni singola storia è talmente unica da non poter sopportare paralleli.
Quella sensazione del già visto ha però delle eccezioni. Se infatti leggiamo "Nuovi cristiani d'Europa" di Lorenzo Fazzini (Lindau, 212 pagine), ci accorgiamo che alcune, soprattutto una, sono davvero sorprendenti. Molti di questi nomi diranno nulla o poco al lettore italiano, con l'eccezione di Marco Tosatti e Marcello Pera: Eric-Emmanuel Schmitt e Jean-Claude Guillebaud sono scrittori, Fabrice Hadjadj è un filosofo, Joseph Pearce è critico, Gabriele Kuby una sociologa, Jeanne Haaland Matlary una diplomatica, John Waters è giornalista. C'è un nome però che farà sobbalzare chi ha seguìto la musica progressiva italiana qualche anno fa. Il nome è quello di Giovanni Lindo Ferretti, leader storico dei CCCP - poi CSI -, un gruppo cui l'etichetta punk va addirittura stretta, perché ha rappresentato un momento di creatività nuova, arrabbiata, che rivelava la situazione di conflitto e di perdita di identità delle nuovi generazioni.
Ora Ferretti ha lasciato quel tipo di espressione musicale, canta nei PGR (Per Grazia Ricevuta) e vive sull'appennino emiliano, in un paese di 70 abitanti. Che ci sta a fare il leader di uno dei gruppi più militanti in un paese di vecchietti, tra cavalli e immagini sacre? Prega, legge la Bibbia, va a messa, incide, bada ai suoi cavalli. "Alla sera, quando io e mia madre diciamo il rosario, accendo il cero alla Madonna che è passata da mio nonno a me. Ogni volta che a pro la finestra, alla mattina e alla sera, vedo la chiesa, il suono delle campane dell'Ave Maria mi accompagna e ritma le mie giornate. Vivere in montagna senza avere un rapporto con il Creatore e la creazione è impossibile, mentre abitare in città ci fa condurre un'esistenza allo stesso livello dell'asfalto". Non ci potrebbe essere nulla di più stravolgente di questa visione di un leader punk-rock che recita il rosario con la madre in uno sperduto paese di neanche cento abitanti.
Ecco perché ogni conversione è un universo a parte e non è possibile generalizzare. San Paolo era un nemico dei cristiani, ma era già imbevuto di religione. Chiunque avesse osato predire che Giovanni Lindo Ferretti, leader punk tra i più acidi e trasgressivi, avrebbe dimesso chiome stravaganti e allusioni neo-comuniste per ritirarsi in montagna a recitare il rosario sarebbe stato linciato per offesa alla bandiera alternativa degli anni Ottanta.
Ma, al di là dello choc, si dovrebbe prestare più attenzione alle parole del cantante, quando parla della vita in città condotta allo stesso livello dell'asfalto. Ferretti non ha perso la poesia, anche quando parla nel corso di un'intervista. Non è solo poesia, in realtà, ma visione: il punto di vista dell'uomo rischia di diventare semplice prospettiva materiale in uno scenario fatto di cose. L'uomo rischia di divenire cosa.
In questo libro il fenomeno della conversione appare nella sua complessità. Anche uno scrittore può convertire, sebbene tu non lo abbia mai conosciuto perché è morto settant'anni prima, come nel caso del giornalista, critico letterario e docente Joseph Pearce, "convertito" da Chesterton: "Mi ero perso nella selva oscura di Dante, in maniera così forte che forse ero già precipitato nell'inferno. Fu un lungo e arduo cammino, quello che mi riportò sulla cima del Purgatorio. C omunque ero in buona compagnia: se Dante aveva come guida Virgilio, io avevo Chesterton". Eppure il creatore di Padre Brown continua ad essere ignorato dai più, anche perché rappresenta una delle coscienze critiche della modernità: i suoi libri colgono contraddizioni nella borghesia intellettuale del suo tempo che ancora oggi sono evidenti. Soprattutto il limite di corteggiare mode esotiche in cerca di brividi metafisici, attraverso scorciatoie che nascondono quanto di autenticamente spirituale ed anticonformistico c'è ancora da noi in occidente, nei monasteri, nelle chiese, in quegli stessi luoghi da cui il borghese colto e sazio sfugge come dalla peste.
Libro assai utile, questo "Nuovi cristiani d'Europa", perché ci informa di eventi che invano avremmo cercato nei media, e ci mostra come i valori cristiani arrivino proprio là dove uno non se lo aspetterebbe, nei raduni degli skinheads, nei concerti punk, nelle redazioni di giornali ultra-radicali.

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