Grazie al nostro Paolo Pegoraro, l'Uomo Vivo si entusiasma sempre come un bambino quando qualcuno parla bene del Capolavoro, è come se gli dicessero che sua moglie e i suoi figli sono bellissimi, che la vita vale la pena di essere vissuta e che il mondo è bellissimo!
UNA PALLOTTOLA PER SVEGLIARE GLI ZOMBIE DELLO SPIRITO
Innocent Smith, l’indimenticabile protagonista di Uomovivo, viene colto in flagrante felicità. Va processato: al lettore il verdetto.
Tra i suoi lettori ci sono stati John Kennedy, Martin Luther King e Paolo VI. Le sue pagine ispirarono l’indipendenza dell’India a Gandhi e quella dell’Irlanda a Michael Collins. Influenzò una moltitudine di scrittori, da George Orwell ad Agatha Christie, da J.R.R. Tolkien fino a J.K. Rowling. Stiamo parlando dello scrittore inglese Gilbert K. Chesterton, il papà del prete-investigatore padre Brown e l’autore di romanzi come L’uomo che fu Giovedì. Nella nuova traduzione di Paolo Morganti è tornato in libreria il suo capolavoro, Uomovivo, un romanzo anticonvenzionale che spiazza e disorienta a ogni pagina. Preannunciato da un vento soprannaturale, un uomo gigantesco vestito di verde piomba in una tranquilla pensione inglese, scatenando il finimondo. È il fanciullesco Innocent Smith, che organizza picnic sui tetti, istituisce strane regole, volteggia come un acrobata tra alberi e steccati, farfuglia filastrocche, gioca con gli oggetti più improbabili. I giovani inquilini ne sono prima travolti, poi coinvolti, infine stravolti al punto di poter «fare una di quelle cose che sappiamo di non poter fare». Atti imprudenti e sconsiderati. Come, ad esempio, manifestare i propri sentimenti. O addirittura giurarsi amore eterno e sposarsi. Ma chi è Innocent Smith? Un angelo strampalato? un buffone allegorico? O piuttosto, come sostengono i due criminologi che lo inseguono, uno psicopatico che gira armato, pluriomicida, scassinatore, nonché incallito seduttore e poligamo? Per stabilirlo verrà improvvisato un surreale processo casalingo, con un paio di inquilini nei panni della difesa, un medico e terzo inquilino all’accusa. Fatti evidenti contro spiegazioni sorprendenti, mitragliate di colpi di scena, humor e retorica da tribunale creano un ritmo indiavolato. Mentre si scopre che Smith si dibatte nella più colossale delle battaglie: mostrare la bellezza della vita a uomini che vivono come morti. Anche a costo d’impugnare una pistola. Il reato di Smith è di essere stato colto in «flagrante felicità», una colpa che i tristi zombie dello spirito raramente perdonano. Chi avrà l’ultima parola? l’incontenibile Uomovivo o i savi morti viventi? Bizzarro e paradossale, Uomovivo è un romanzo che vale la pena di essere gustato dalla prima all’ultima riga. Anche perché, nella giuria, un posto è riservato al lettore: a lui il verdetto finale.
Paolo Pegoraro
IL GIUDIZIO DI FC: * * * * *
Tra i suoi lettori ci sono stati John Kennedy, Martin Luther King e Paolo VI. Le sue pagine ispirarono l’indipendenza dell’India a Gandhi e quella dell’Irlanda a Michael Collins. Influenzò una moltitudine di scrittori, da George Orwell ad Agatha Christie, da J.R.R. Tolkien fino a J.K. Rowling. Stiamo parlando dello scrittore inglese Gilbert K. Chesterton, il papà del prete-investigatore padre Brown e l’autore di romanzi come L’uomo che fu Giovedì. Nella nuova traduzione di Paolo Morganti è tornato in libreria il suo capolavoro, Uomovivo, un romanzo anticonvenzionale che spiazza e disorienta a ogni pagina. Preannunciato da un vento soprannaturale, un uomo gigantesco vestito di verde piomba in una tranquilla pensione inglese, scatenando il finimondo. È il fanciullesco Innocent Smith, che organizza picnic sui tetti, istituisce strane regole, volteggia come un acrobata tra alberi e steccati, farfuglia filastrocche, gioca con gli oggetti più improbabili. I giovani inquilini ne sono prima travolti, poi coinvolti, infine stravolti al punto di poter «fare una di quelle cose che sappiamo di non poter fare». Atti imprudenti e sconsiderati. Come, ad esempio, manifestare i propri sentimenti. O addirittura giurarsi amore eterno e sposarsi. Ma chi è Innocent Smith? Un angelo strampalato? un buffone allegorico? O piuttosto, come sostengono i due criminologi che lo inseguono, uno psicopatico che gira armato, pluriomicida, scassinatore, nonché incallito seduttore e poligamo? Per stabilirlo verrà improvvisato un surreale processo casalingo, con un paio di inquilini nei panni della difesa, un medico e terzo inquilino all’accusa. Fatti evidenti contro spiegazioni sorprendenti, mitragliate di colpi di scena, humor e retorica da tribunale creano un ritmo indiavolato. Mentre si scopre che Smith si dibatte nella più colossale delle battaglie: mostrare la bellezza della vita a uomini che vivono come morti. Anche a costo d’impugnare una pistola. Il reato di Smith è di essere stato colto in «flagrante felicità», una colpa che i tristi zombie dello spirito raramente perdonano. Chi avrà l’ultima parola? l’incontenibile Uomovivo o i savi morti viventi? Bizzarro e paradossale, Uomovivo è un romanzo che vale la pena di essere gustato dalla prima all’ultima riga. Anche perché, nella giuria, un posto è riservato al lettore: a lui il verdetto finale.
Paolo Pegoraro
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5 commenti:
Sto scrivendo in questo momento il capitolo della mia tesi su GKC dedicato all'uomovivo. E ho appena dichiarato che se potessi regalare un libro ad ogni uomo sulla terra regalerei proprio Manalive. Grazie della bellissima recensione e della provocazione. Ed effettivamente, "chi di noi ci si e' provato?"
Se non avessi letto Uomo vivo dubiterei della sua ortodossia dopo una recensione favorevole di Famiglia Cristiana!
Proprio oggi ho ordinato da Morganti la mia copia: non vedo l'ora che arrivi!
L'oste
Caro Giovanni, il recensore è un uomo sano, anzi un Uomovivo...
eh, Marco, sempre troppo generoso! mi avoco solamente il diritto di essere un testone, ma non una testata, e di poter usare la testa che il buon Dio m'ha voluto attaccare sul collo in molti modi, anche per sfondare porte
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