mercoledì 16 dicembre 2015

Il Chesterbelloc - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)

"L'Europa tornerà alla Fede o perirà. Poiché la Fede è l'Europa e l'Europa è la Fede".

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Con questa frase riportata in corsivo Hilaire Belloc (1870-1953) chiudeva il grande saggio storico: "L'Europa e la Fededel 1920. Belloc era tanto amico di Chesterton da costituire, agli occhi di George Bernard Shaw, il granitico e cattolico sodalizio "Chesterbelloc". Belloc, che scrisse circa centocinquanta libri, soprattutto di carattere storico, aveva portato a Chesterton la bellezza della Fede (con la F maiuscola) e una precisa identità cristiana fondata sulla conoscenza dei fatti avvenuti nel tempo (egli si era diplomato a pieni voti nel prestigioso Balliol College, ma gli era stato impedito in quanto cattolico di insegnare storia). Non si può quindi conoscere il pensiero di Chesterton senza valutare il benefico apporto di Belloc. Credo che l'attualità e la grandezza di questi due grandi scrittori cattolici sia ancor più riscontrabile ai giorni nostri, nell'approssimarsi del Santo Natale e nella vergognosa debolezza di tanti uomini d'oggi nel difendere quelle sacre tradizioni (dal presepe all'identità cristiana, dalla Sacra Famiglia di Nazareth al Crocifisso).

Belloc aveva insegnato a Chesterton cosa fosse la coscienza cattolica della storia. Ecco cosa scriveva nell'introduzione al menzionato saggio del 1920: "Io dico con intenzione la "coscienza" cattolica della storia: parlo di "coscienza", cioè di conoscenza intima raggiunta attraverso l'identità…e non di un "punto di vista cattolico della storia". Questo indugiarsi su "punti di vista" è cosa moderna e perciò segno e manifestazione di decadenza…Vi può essere un punto di vista protestante come ve n'è uno ebraico, o mussulmano, o giapponese: ché tutti questi considerano l'Europa dal di fuori. Il cattolico invece guarda l'Europa dall'interno: non può esistere quindi un "punto di vista" cattolico della storia europea allo stesso modo che una persona non può avere un punto di vista su se stessa". 

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A distanza di quasi un secolo tutt'al più ora si sentono timidamente menzionare le "radici cristiane" dell'Europa! Questa grande consapevolezza cattolica, mutuata da faticose e precise indagini storiche, spingeva Belloc a difendere la Fede e l'Europa, quella vera, testimoniata dalle grandiosi Cattedrali gotiche, dalle Università, dalle corporazioni di arti e mestieri e dalla centralità di Dio nella vita dell'uomo e delle famiglie cristianamente ispirate. Così egli continuava: "La visione che io ho di me non è un "punto di vista", è una comprensione, così è di noi che abbiamo la Fede e della grande storia dell'Europa. Un cattolico che legge questa storia non le brancola d'attorno dal di fuori, ma l'afferra dal di dentro". Chesterton aveva quindi assimilato queste rigorose ricostruzioni storiche e questi importanti concetti dall'amico Hilaire Belloc, a cui era davvero strettamente legato.

Dinanzi al mare del relativismo in cui siamo immersi e di fronte alla minaccia islamica che stiamo sempre più sperimentando, penso che la lezione di Belloc sia ancora magistrale. Abbiamo coscienza di questa identità? Ci assumiamo conseguentemente, da cattolici,  precise e urgenti responsabilità verso Dio e gli uomini, come le indicava il grande storico franco-inglese? Ai sacerdoti e laici che già allora chiedevano tiepidamente a Belloc di attenuare la sua sana appartenenza alla "Chiesa Cattolica Romana" (come lui e Chesterton amavano coraggiosamente definirla) egli non rifiutava, anche in pubblico, di manifestare la ricchezza della Fede: "In questo momento cruciale rimane salda la verità storica che questo nostro organismo europeo, eretto sulle nobili fondamenta dell'antichità classica, fu plasmato dalla Chiesa cattolica, grazie ad essa esiste, ad essa consona, soltanto nella forma di essa persisterà". Credo che il cosiddetto "Chesterbelloc" sia stata l'avanguardia gagliarda e stimolante del pensiero cattolico e mi chiedo: "Ce ne siamo accorti? Crediamo che questi autori siano superati? Perché non  studiamo le loro opere? Perché ci affaccendiamo in sterili e talvolta equivoche questioni quando il patrimonio delle loro idee sarebbero ancora capaci di farci comprendere a quale rotta stiamo navigando?". 

Con tutti questi interrogativi e auspici auguro a tutti un fervido Santo Natale e concludo con il monito di Hilaire Belloc: "Ripeto pertanto dando nuova forma ai termini che la Chiesa è l'Europa e l'Europa è la Chiesa".



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