sabato 1 agosto 2015

Le buone letture dell'uomo comune- di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)

"Il primo vantaggio della buona letteratura è che impedisce all'uomo di essere soltanto moderno. Essere soltanto moderni significa condannarsi alla più profonda meschinità"

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Nell'avvicinarsi delle ferie estive, molti sono coloro che si dilettano a consigliare quali libri portarsi da leggere sotto l'ombrellone o nei rifugi montani, alla sera prima di addormentarsi, dopo una faticosa camminata sui sentieri e tra i boschi. Anche Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) aveva affrontato questo tema: "Sulla lettura" in un breve ma profondo saggio che si può leggere nel volume: "L'uomo comune". Ancora una volta è stupefacente l'attualità delle sue osservazioni che stimolano le nostre riflessioni: "Il cammino dei secoli antichi è disseminato di uomini moderni deceduti". 

Cosa intendeva dire il grande scrittore inglese, in quel suo inimitabile stile intelligente e paradossale? Intendeva farci riflettere sul significato di ciò che è "classico" e di ciò che viene chiamato "moderno": "La letteratura, quella classica e immortale, fa di tutto per ricordarci continuamente la verità nella sua totalità e per bilanciare le idee antiche e diverse con le idee che ci potrebbero per un momento attrarre". Chesterton ci proponeva (e ci propone tuttora) il confronto tra un vecchio mondo che si vorrebbe abbandonare per le lusinghe e gli allettamenti del mondo moderno. Ecco come impostava la questione in modo preciso ed avvincente: "Di tanto in tanto nella storia dell'umanità, ma soprattutto in epoche inquiete come la nostra, compare una certa classe di cose. Nel vecchio mondo si chiamavano eresie. Nel mondo moderno si chiamano mode". Nel classico e antico confronto tra le eresie e l'ortodossia, tra le pazzie del mondo moderno e la verità tutta intera sull'uomo comune stavano accesi i riflettori su questa vitale questione.

Che cos'era quindi l'eresia? Cosa aveva a che fare tutta questa meditazione sul valore della lettura? Chesterton, nel prosieguo del saggio, definiva in questo modo l'eretico: "L'eretico, come il fanatico, non è un uomo che ama troppo la verità, nessun uomo può amarla troppo. L'eretico è un uomo che ama la sua verità più della verità stessa. Alla verità piena che ha scoperto l'umanità egli preferisce la mezza verità che ha scoperto lui". Il grande scrittore londinese, nel richiamare la verità piena dell'umanità, non si riferiva in alcun modo ai progressismi ideologici di una massa di uomini dedita alla liberazione da fardelli ritenuti iniqui. Ribadiva invece in modo inequivocabile il principio da cui muoversi, con queste sostanziali parole: "La tesi è questa: l'emancipazione moderna si è rivelata una nuova persecuzione dell'uomo comune… l'unica cosa che ha vietato è il senso comune, per come sarebbe stato compreso dalla gente comune". Ed ancora sottolineava, a scanso di equivoci: "Il progresso, inteso come il progresso che è progredito a partire dal XVI secolo, ha perseguitato soprattutto l'uomo comune". 


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1° agosto 2015

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Le buone letture dell'uomo comune       = = = = = = = = =     

di Fabio Trevisan

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"Il primo vantaggio della buona letteratura è che impedisce all'uomo di essere soltanto moderno. Essere soltanto moderni significa condannarsi alla più profonda meschinità"

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Nell'avvicinarsi delle ferie estive, molti sono coloro che si dilettano a consigliare quali libri portarsi da leggere sotto l'ombrellone o nei rifugi montani, alla sera prima di addormentarsi, dopo una faticosa camminata sui sentieri e tra i boschi. Anche Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) aveva affrontato questo tema: "Sulla lettura" in un breve ma profondo saggio che si può leggere nel volume: "L'uomo comune". Ancora una volta è stupefacente l'attualità delle sue osservazioni che stimolano le nostre riflessioni: "Il cammino dei secoli antichi è disseminato di uomini moderni deceduti". 

Cosa intendeva dire il grande scrittore inglese, in quel suo inimitabile stile intelligente e paradossale? Intendeva farci riflettere sul significato di ciò che è "classico" e di ciò che viene chiamato "moderno": "La letteratura, quella classica e immortale, fa di tutto per ricordarci continuamente la verità nella sua totalità e per bilanciare le idee antiche e diverse con le idee che ci potrebbero per un momento attrarre". Chesterton ci proponeva (e ci propone tuttora) il confronto tra un vecchio mondo che si vorrebbe abbandonare per le lusinghe e gli allettamenti del mondo moderno. Ecco come impostava la questione in modo preciso ed avvincente: "Di tanto in tanto nella storia dell'umanità, ma soprattutto in epoche inquiete come la nostra, compare una certa classe di cose. Nel vecchio mondo si chiamavano eresie. Nel mondo moderno si chiamano mode". Nel classico e antico confronto tra le eresie e l'ortodossia, tra le pazzie del mondo moderno e la verità tutta intera sull'uomo comune stavano accesi i riflettori su questa vitale questione.

Che cos'era quindi l'eresia? Cosa aveva a che fare tutta questa meditazione sul valore della lettura? Chesterton, nel prosieguo del saggio, definiva in questo modo l'eretico: "L'eretico, come il fanatico, non è un uomo che ama troppo la verità, nessun uomo può amarla troppo. L'eretico è un uomo che ama la sua verità più della verità stessa. Alla verità piena che ha scoperto l'umanità egli preferisce la mezza verità che ha scoperto lui". Il grande scrittore londinese, nel richiamare la verità piena dell'umanità, non si riferiva in alcun modo ai progressismi ideologici di una massa di uomini dedita alla liberazione da fardelli ritenuti iniqui. Ribadiva invece in modo inequivocabile il principio da cui muoversi, con queste sostanziali parole: "La tesi è questa: l'emancipazione moderna si è rivelata una nuova persecuzione dell'uomo comune… l'unica cosa che ha vietato è il senso comune, per come sarebbe stato compreso dalla gente comune". Ed ancora sottolineava, a scanso di equivoci: "Il progresso, inteso come il progresso che è progredito a partire dal XVI secolo, ha perseguitato soprattutto l'uomo comune". 

Sulla scorta di queste audaci considerazioni possiamo quindi cercare di capire quali letture si potrebbero consigliare, che non traviassero ma semmai elevassero l'uomo comune: "Tutte le idee nuove si possono trovare nei libri vecchi… I grandi scrittori non trascuravano una moda solo perché non l'avevano pensata, ma perché, pensandoci, ne avevano trovato anche tutte le risposte". Con un'immagine che lascio anch'io, come Chesterton, alla riflessione sul valore della lettura, propongo quella di vederci su una carrozza di un treno, interpellandoci su quali binari la locomotiva ci sta portando: "La mentalità moderna sono i binari, la nostra abitudine a essere soddisfatti di stare nei binari perché ci viene detto che sono binari di cambiamento… Faccio notare che della mente moderna si dice spesso che procede entro i binari, piuttosto che in carreggiata. Il termine "carreggiata" era comunemente usato in riferimento ai solchi lasciati dai carri, in un tempo in cui a trainarci erano cavalli in carne e ossa… E'questa la sostanza di ciò che intendo dire quando parlo di binari moderni, ossia che la loro unica forma di progresso è il procedere sempre più velocemente lungo una sola linea, in un'unica direzione. Questo mi pare il segno distintivo di ciò che nel mondo chiamiamo "pensiero progressista". Esso è limitato nel senso più esatto del termine. E' tutto in una direzione, è limitato dal suo progredire, dalla sua velocità". 

Credo che anche dei sani e buoni libri ci possano indicare su quali binari stiamo procedendo. Chesterton ci ha indicato la strada. Spetta a noi decidere quale intraprendere. Buona lettura a tutti!


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